Niente velo per Jasira (Towelhead)

Sono ben note le difficoltà di integrazione per le giovani mussulmane trasportate o anche nate in Occidente, strette fra famiglie che conservano usi e costumi d’origine per non perdere il proprio…

Regia: Alan Ball
Cast: Summer Bishil, Aaron Eckhart, Toni Collette, Maria Bello
Distribuzione: VIDEA-CDE
Voto: 65

Sono ben note le difficoltà di integrazione per le giovani mussulmane trasportate o anche nate in Occidente, strette fra famiglie che conservano usi e costumi d’origine per non perdere il proprio senso di identità, ed un nuovo ambiente pieno di lusinghe e promesse, ingannevoli spesso per le stesse ragazze occidentali. Se l’adolescenza e il risveglio dei sensi e i rapporti con l’autorità in famiglia sono sempre ostici, figurarsi per una tredicenne solitaria e incompresa, figlia di divorziati, un’americana superficiale e ignorante ed un libanese che lavora a Houston alla Nasa, entrambi alle prese con i propri personali problemi di felicità e integrazione. Jasira non è nemmeno mussulmana, è cristiana e libanese (non che per un americano medio faccia qualche differenza, qualcuno la prende semplicemente per messicana). Scaricata al padre dalla madre egoisticamente preoccupata dalla attenzioni riservate alla ragazzina dal proprio “fidanzato”, si ritrova a vivere in uno di quei quartieri da desperate housewives (ma qui disperati sono tutti), con un padre impreparato ed eccessivamente severo, senza amici, disprezzata e dileggiata dai compagni di scuola.

Non troverà che un’arma per imporsi, la sua nascente, esplosiva sessualità, i primi potenti impulsi fisici che nessuno le insegna a governare, che userà malamente come un’arma, per ottenere quell’attenzione, quel riconoscimento che il mondo degli adulti le nega. Cogliendo senza i filtri della preparazione culturale e perciò fraintendendo il giocoso (con calcolo) e illusorio messaggio di una rivista simil-Playboy, si getterà in un gioco di seduzione con il vicino di casa, un infelice riservista in procinto di essere richiamato alla prima Guerra del Golfo, ed anche con un compagno di scuola più grande, un ragazzo di colore, costeggiando da vicino la tragedia, accettando di essere usata ma anche conscia di poter essere lei stessa in qualche modo a manovrare gli adulti, con un pragmatismo che forse la salverà.

Nel suo difficile percorso sarà aiutata, anche se con qualche leggerezza, da due vicini di casa più sensibili, ma anche loro vittime però di pregiudizi libertari e perciò sganciati dalla complessa realtà della situazione. L’ambientazione è nei soliti anonimi sobborghi, squallidi anche se all’apparenza confortevoli, villette e vialetti e intorno il nulla, contenitori di vuoti spirituali ed esistenziali. Valida la giovane interprete Summer Bishil, che nella realtà ha 18 anni (una minorenne non avrebbe potuto girare certe scene) e coraggioso Aaron Eckhart ad accettare un ruolo ostico ed imbarazzante, che rende con grande umanità, riuscendo a conferire al suo personaggio tutta la stratificazione di sentimenti, tutto il background appena accennato, tali da non farne un semplice “mostro”. Ottimo anche il rigido e infelice padre interpretato da Peter Macdissi (Six Feet Under), cristiano e non mussulmano con bandiera a stelle e strisce nel giardino, ostile a Saddam Hussein in quanto libanese, ma genericamente considerato “arabo” e perciò profondamente incompreso, a sua volta razzista e sessista, pateticamente teso alla “normalità, quella normalità che non riconosce alla figlia. Maria Bello è la superficiale, egoistica genitrice, ancora bella e in cerca in fondo delle stesse gratificazioni della ragazzina, accettazione, amore, riconoscimento, in inconscia competizione con la figlia.

La sempre brava Toni Collette e Matt Letscher, che proviene da molte ottime serie tv, interpretano la giovane coppia liberale che troverà il coraggio di intervenire, semplicemente occupandosi della ragazzina, tendendole finalmente una mano senza giudicarla. Alan Ball è un autore ben noto, di culto per aver scritto la magnifica sceneggiatura di American Beauty, oltre alla innovativa serie tv Six Feet Under e all’attuale serie True Blood, originale storia di vampiri. Qui tratta un argomento spinosissimo, quello della sessualità nelle adolescenti (e oggi purtroppo anche nelle pre-adolescenti, come si mostrava nel film Thirteen), nella cui esposizione l’origine etnica della ragazza perde quasi valenza, lasciando una bambina, non importa di che razza, sola contro il mondo degli adulti, egoisti, gretti e crudeli. Non che i coetanei siano tanto migliori, comunque, e in questo appare lampante il collegamento fra genitori, figli e l’impotenza-indifferenza del sistema scolastico. La sceneggiatura è tratta dal romanzo Beduina di Alicia Erian (ed. Adelphi), libera traduzione del temine Towelhead, che è il titolo originale del film, cioè “testa di tovaglia” che indica quante vanno in giro con il capo coperto, modificato poi da Ball in Nothing is Private, dopo le proteste di molte associazioni islamiche. Ma anche da noi il film potrebbe sollevare polemiche, perché i personaggi e le situazioni sono molto stratificate e richiedono una lettura non prevenuta. Cosa non facile quando si trattano argomenti così scabrosi e delicati.