Amelia

Amelia Earhart è stata la prima aviatrice della storia americana a sorvolare in solitaria l’Oceano Atlantico, un’eroina in patria dove solo dal 1920 le donne avevano conquistato il diritto di voto…

Regia: Mira Nair
Cast: Hilary Swank, Richard Gere, Ewan McGregor
Distribuzione: Fox
Voto: 65

Amelia Earhart è stata la prima aviatrice della storia americana a sorvolare in solitaria l’Oceano Atlantico, un’eroina in patria dove solo dal 1920 le donne avevano conquistato il diritto di voto, molto meno nota da noi che forse abbiamo imparato a conoscerla grazie al film Notte al Museo 2, nel quale Ben Stiller si prendeva una cotta per lei. Nata nel 1897, nel corso della sua carriera ha stabilito sette record aeronautici, scritto libri e fondato l’associazione delle donne pilota. Nel 1937 mentre tentava la circumnavigazione del mondo, è scomparsa nelle acque Oceano Pacifico. Un personaggio come questo non poteva sfuggire all’industria cinematografica, né ad un attrice come Hilary Swank, che non a caso è stata anche protagonista del film Angeli d’acciaio, proprio sulla lotta per il voto alle donne.

Il film ci racconta gli ultimi dieci anni della avventurosa vita della giovane donna, il suo incontro con George P. Putnam, un magnate dell’editoria, un geniale uomo d’affari, precursore delle pubbliche relazioni moderne, che sposerà e che sarà l’amore della sua vita, malgrado una lunga relazione con Gene Vidal, pilota oltre che business man, che anche grazie ai suoi auspici verrà nominato da Roosevelt responsabile dell’Aviazione commerciale, padre di quel Gore Vidal, che nel film vediamo bimbetto, che sarebbe diventato lo scrittore e l’ intellettuale di spicco degli ultimi decenni che tutti conosciamo, oltre che gran personaggio mondano. Dopo la gloria della trasvolata in solitaria, anche se solo come passeggera, effettuata dopo quella celeberrima di Lindbergh, Amelia incontra George, che sarà il suo nume tutelare, riuscendo a recuperare tutti gli ingenti fondi di cui Amelia (che come donna veniva guardata con diffidenza) aveva necessità per portare a termine in prima persona le sue costose imprese, attraverso massicce e discusse campagne pubblicitarie e sponsorizzazioni che sfruttavano l’enorme popolarità conseguita, oltre che con convegni e apparizioni promozionali.

Tutto questo battage pubblicitario, oltre che i record femminili che la giovane donna continuava a rastrellare, la fecero diventare un simbolo di ottimismo negli anni della Grande Depressione, oltre che amica di potenti politici come la coppia presidenziale dei Roosvelt. Come molti appassionati sportivi, sempre all’inseguimento dell’estremo, anche Amelia però sarebbe andata incontro ad un destino nefasto, mentre sul suo Lockheed L-10 argento e arancio, insieme al celebre navigatore Fred Noonan molto dotato ma purtroppo forte bevitore, tentava la sua avventura più audace. Il messaggio di non permettere mai a nessuno di limitare i nostri sogni, che è insito nelle storie di tutti i grandi personaggi è sempre quello (un po’ ipocrita) tipico del “Sogno Americano” e di questo sogno Amelia, annoverata fra le 10 donne più famose d’America, è eroina perfetta per l’iconografia anglosassone, con l’esortazione ad affrontare qualunque ostacolo senza mai arrendersi, senza accettare ovviamente nessun condizionamento come poteva essere per lei quello del sesso. Prima donna a diventare un brand, oltre che aviatrice dalle indiscusse capacità, ritrovava se stessa solamente quando era da sola sospesa nel cielo, una ragazza forever, mascolina, alta, magra, coi capelli cortissimi, un personaggio perfetto per Hilary Swank, qui anche produttruice esecuiva.

Così come sembra tagliato sul garbo elegante di Richard Gere il ruolo dell’editore-imprenditore Putnam, della celebre dinastia americana. Gene Vidal è interpretato con voluta, elegante freddezza da un Ewan McGregor forse troppo british. Christopher Eccleston (The Others, 28 giorni dopo, Doctor Who) è Fred Noonan, forse responsabile, insieme ai molti problemi di comunicazione via radio, della tragica fine dell’impresa. La ricostruzione d’epoca molto attenta, le belle musiche di Gabriel Yared, i costumi e le scenografie precise, una rigorosa ricerca di aerei d’epoca, dal primo con la fusoliera in legno all’ultimo argenteo Lockheed, le molte location esotiche non sono sufficienti però a far decollare un film molto old style, un prodotto calligraficamente accurato ma scarsamente coinvolgente, con i personaggi che dichiarano le emozioni senza riuscire a comunicarle, limite frequente di tutte le biografie rispettose. Non stupisce che il progetto abbia attratto un’altra donna che deve aver lottato duramente per arrivare ad essere una delle registe più affermate al mondo, l’indiana Mira Nair , quella di Salaam Bombay, Monsoon Wedding, Il destino nel nome, La fiera delle vanità.