Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance – Recensione

I mondi Disney e Square Enix tornano a incontrarsi in Kingdom Hearts 3D, nella nostra recensione su GamesVillage.it.

Sono sicuro che fra un attimo troverò un mucchio di gente pronta a smentirmi… ma resta il fatto che dopo il primissimo Kingdom Hearts (su PS2!) ho perso del tutto di vista la trama generale della saga, in mezzo a spin-off sognanti, mezzi seguiti e storie secondarie. Non ho più alcuna idea di quali siano i buoni e i cattivi, di come funzioni l’universo di KH e del perché si debba procedere combattendo orde di nemici strampalati. La cosa buffa è che tutto è ancora alquanto divertente. Mi rimangono solo una manciata di punti fermi: Sora e Riku sono i protagonisti, la keyblade (quella strana spada a forma di chiave) resta l’arma principale dei nostri eroi e serve sia a mazzulare mostriciattoli che a schiudere porte di nuovi mondi e poi che andremo a esplorare ambienti ricchi di personaggi Disney e Square Enix, coloratissimi e pure interessanti; infine, le battaglie in tempo reale richiedono una certa abilità con i polpastrelli e un briciolo di strategia. Chi ha affrontato i Kingdom Hearts del passato e possiede un’approfondita conoscenza della storia può anche fare un bel riassunto qui sotto, a beneficio di tutti. Gli altri, quelli distratti come il sottoscritto o chi si addentrasse nel mondo di Kingdom Hearts per la prima volta, non dovrebbe perderci i sonni all’idea di non capirci troppo… le cose in questo gioco un po’ folle vanno prese come vengono e vi garantisco che c’è n’è per tutti i gusti.

In Dream Drop Distance troviamo Sora e Riku impegnati a esplorare mondi onirici, ciascuno per conto proprio, in una linea temporale quasi parallela. Capita spesso che anche gli ambienti siano i medesimi, solo popolati da incontri differenti e con obiettivi leggermente sfasati. Il “Drop System” scandisce l’ordine con cui i nostri si avvicendano al timone dell’avventura e benché sia possibile decidere per conto nostro chi controllare, c’è sempre un tempo limite che ci costringerà ad abbandonarne uno per metterci nei panni dell’altro. Impossibile, quindi, usare solo un eroe per tutto il tempo che vorremmo. La trovata avrebbe dovuto alzare il ritmo dell’impresa, spingendo verso rapide sessioni in perenne gara contro le lancette dell’orologio. Invece, si è raggiunto l’effetto opposto. Se il cambio forzato avviene nel bel mezzo di uno scontro con un boss, per dirne una, ci toccherà ricominciare daccapo quando lo sguardo torna a posarsi sull’eroe in questione. Ma è ancora peggio l’effetto di disorientamento che ci tocca quando nel cambiare protagonista non ci ricordiamo cosa abbiamo esplorato di una mappa e dove sia necessario andare; capita allora che i viaggi a vuoto si sprechino e non è una sensazione divertente.

I mondi di Kingdom Hearts sono sempre psichedelici… è un po’ il loro marchio di fabbrica.

Per il resto, tutto funziona benone e Kingdom Hearts è ancora sinonimo di esplorazione e combattimenti. Battaglie, soprattutto, con l’esplorazione limitata alla caccia degli onnipresenti forzieri nascosti, in scenari ben fatti e sempre molto ispirati. L’azione è ancora una volta immediata e resa persino più spettacolare dalle nuove mosse a disposizione di Sora e Riku che ora possono rimbalzare sulle pareti, grindare su cornicioni, volteggiare tra lampioni e colonne e lanciarsi in picchiata sui nemici… e a proposito di nemici, nei mondi di Dream Drop Distance non ci sono i soliti heartless ma i Mangiasogni, di due tipi. I Mangiasogni di tipo Incubo rappresentano gli avversari classici, mentre quelli di tipo Spirito possono affiancare i nostri e dare una sostanziosa mano nei frequenti conflitti. Ancora meglio, quando l’apposita barra è colma, Sora può scatenare il potere di uno Spirito e avvalersi di particolari poteri, tipo cavalcarne uno e schiacciare i nemici o addormentarli tutti con un semplice gioco musicale; Riku, d’altra parte, usa gli Spiriti per ottenere poteri elementali e accrescere la propria già considerevole potenza mazzulatoria. Per reclutare gli Spiriti occorre però trovare vari oggetti speciali e combinarli per ottenere un aiutante. Dopodiché bisogna far crescere uno Spirito stile Pokémon, offrendogli prelibatezze da mangiare e impegnandolo in varie attività per accrescere certi parametri. Al solito, le cose da fare non mancano mai a livello di gameplay, mentre si viaggia attraverso tanti mondi di fantasia, accompagnati da personaggi vecchi e nuovi.

Kingdom Hearts affascina e conquista una volta di più e se anche non tutte le idee sono “giuste”, Dream Drop Distance si presenta come una tappa memorabile alla saga di Square Enix.