Driveclub – Anteprima

Non è cosa di tutti i giorni arrivare negli studi di un prestigioso team inglese e vedersi presentare, un pezzo alla volta, tutte le fasi di creazione di un gioco. Non è usuale perché, nel 99% dei casi, i publisher vogliono mostrare solo la superficie del loro prodotto, farti insomma vedere il meglio del meglio e nascondere accuratamente tutti quegli aspetti, magari contraddittori, che potrebbero dare adito a polemiche o, più semplicemente, a domande scomode (che il più delle volte rimangono senza risposta). Ecco… non è proprio questo il caso di Driveclub, poiché i ragazzi di Evolution ci hanno accolto a braccia aperte nel loro quartier generale, quattro edifici in puro stile inglese, immersi nel verde, in quel di Runcorn, luogo che di cui onestamente non avevamo mai sentito parlare, ma che di base si trova a circa mezz’ora dalla ben più nota Manchester.

Bisogna, dicevamo, essere sicuri di se stessi a tal punto da mettere a nudo ogni singolo dettaglio della propria opera fin nei minimi particolari. Essere letteralmente guidati in un tour diviso in quattro “atti”, fra diversi reparti, compreso un piccolo ma efficiente studio di registrazione audio, è un’esperienza finanche formativa, dato che ti permette di osservare da vicino la creazione di un prodotto così sofisticato da richiedere oltre un centinaio di dipendenti. Driveclub oltretutto rappresenta una vera sfida per un titolo che, è bene ricordarlo, doveva arrivare sugli scaffali lo stesso giorno del lancio di PlayStation 4. Però qualcosa nello sviluppo non è andato per il verso giusto, tanto da aver sollevato ben più di una perplessità fra gli addetti ai lavori: un engine promettente ma ancoro molto rozzo e un gameplay non certo memorabile avevano portato a tutta una serie di feedback sufficientemente negativi da far riconsiderare l’idea di un lancio prematuro. Sony, del resto, non poteva certo perdere la faccia, soprattutto dal lato tecnico, nei confronti del plurilodato Forza Motorsport 5.

Ebbene, possiamo già dirvelo senza ombra di smentita: quel Driveclub lì è morto e sepolto sotto una montagna di poligoni, perché vi possiamo garantire che il gioco che abbiamo visto e provato per un’intera giornata è davvero una delle cose più impressionanti mai apparse su console. Certo, è vero che il tutto gira a 1080p a “soli” 30 frame al secondo, ma l’engine messo assieme dagli Evolution alza l’asticella a un livello mai visto prima. Non a caso una grossa fetta delle varie presentazioni alle quali abbiamo assistito erano incentrate sulla resa delle ambientazioni e sulla modellazione delle vetture. Non si tratta infatti solo di renderizzare con una precisione incredibile ogni dettaglio delle 50 macchine previste per la versione finale, ma di farlo riproducendo ogni singolo materiale nella maniera più verosimile possibile. Il livello di maniacalità è tale che si possono scorgere le cuciture dei lussuosi interni di alcune supercar da sogno, vedere le trama della fibra di carbonio, persino discernere sotto la vernice graffiata i vari strati che la compongono. A questo proposito, sappiate che in Driveclub i danni avranno unicamente una funzionalità estetica e si limiteranno a graffi, qualche crepa e poco altro, e non interferiranno in alcun modo sulla qualità della guida. Certo, si perdono punti quando si fanno degli incidenti, un fattore non di poco conto come vi illustreremo nel corso dell’articolo. In quanto a personalizzazione, saranno sbloccabili numerose livree, ma al momento non sembra sia previsto un vero e proprio editor in stile Forza.

Il sistema d'illuminazione è roba da stropicciarsi gli occhi.
Il sistema d’illuminazione è roba da stropicciarsi gli occhi.

Un capitolo a parte lo meritano le ambientazioni, un aspetto sul quale Evolution ha investito molto tempo e parecchie risorse. Pur non essendoci delle riproduzioni di percorsi reali, i grafici si sono ispirati a paesaggi realmente esistenti, suddividendo il tutto in 5 nazioni (Cile, Canada, India, Norvegia e Scozia), per un totale di 55 percorsi. Un lavoro a dir poco certosino, dove la densità poligonale lascia davvero a bocca aperta. Ci è stato riferito che le riproduzioni digitali delle montagne canadesi presentano qualcosa come oltre 1 milione di alberi, tutti visibili senza l’ombra di un pop-up. Ecco, questo forse è l’aspetto più stupefacente, l’assenza pressoché totale di oggetti che compaiono dal nulla, anche a distanze siderali, questo nonostante una quantità esagerata di oggetti renderizzati, fra l’altro, con un sistema di illuminazione globale in tempo reale che rifiuta in toto ogni luce fissa o precalcolata. Anche se lo scorrere del tempo risulta accelerato, il sole sorge e tramonta, modificando il paesaggio, alterandone i colori e determinando una proiezione delle ombre che coinvolge ogni oggetto presente sulla scena. Guidare in notturna, poi, è un altro spettacolo, con le stelle e la luna posizionate proprio nel punto in cui dovrebbero essere… robe che a pensarci ti esplode il cervello. Ci è stato persino fatto notare che ogni filo d’erba viene renderizzato singolarmente, non è infatti il frutto di qualche trucchetto o texture semitrasparente: potete immaginare le nostre facce quando, in una particolare modalità debug, ci è stato mostrato che persino le foglie degli alberi sono trattate nello stesso modo, tanto che se ne riesce a scorgere persino la venatura.

Non vi basta? Che ne dite di un po’ di nubi volumetriche generate in tempo reale, godray e il vento che fa muovere ogni elemento delle vegetazione in maniera coerente? Ragazzi, inutile girarci attorno, Driveclub è uno spettacolo, inchiodato a 30 fps, anche quando ci sono 12 vetture superdettagliate su pista. Proprio non fa una piega. L’unica cosa che manca a questa beltade visiva sono le condizioni meteo, come la pioggia o la neve. “Per ora”, come ha tenuto a sottolineare uno dei ragazzi del team, sottolineando che visti gli elevatissimi standard imposti, se si opterà per qualcosa del genere dovrà essere qualcosa di altrettanto eccezionale, non una robetta dozzinale. E come dargli torto.

Il close up permette di ammirare un dettaglio mai visto prima.
Il close up permette di ammirare un dettaglio mai visto prima.

Ecco, un altro punto sul quale siamo stati invitati a soffermarci è l’audio. Troppe volte i giochi di guida ci hanno propinato macchine da centinaia di cavalli, dotate di un rombo ridicolo, degno al massimo di un Garelli smarmittato (a Yamauchi fischieranno le orecchie). Non è questo il caso. Non solo la brutale potenza di ogni motore è stata catturata con l’utilizzo di numerosi microfoni sensibilissimi ed estremamente costosi, ma è stata fatta una ricerca precisa sulla “fisicità del suono” e sul suo comportamento a seconda dei punti d’ascolto. Questo per far sì che ogni visuale e inquadratura garantisca la giusta resa, che deve essere coerente e oltremodo realistica. Insomma, chi dispone di un buon impianto audio o un paio di cuffie di qualità potrà davvero apprezzare la sinfonia di certe vetture, tanto cara ai ragazzi di Top Gear.

Ma Driveclub non è solo un bel vestito. Dietro tutti questi mesi di ritardo ci sono principalmente due aspetti, il primo dei quali è l’interfaccia utente. Evolution ha voluto che questa fosse la più intuitiva, semplice e veloce possibile: sembra una banalità, eppure se pensate a Gran Turismo 5, vi renderete conto che non c’è niente di peggio del dover perdere minuti interi nel tentativo di raccapezzarsi fra schermate incomprensibili e caricamenti continui. Qui abbiamo una UI che, volendo, vi può proiettare in gara nel giro di una ventina di secondi. Tutto quello che vi serve è racchiuso in pochi essenziali menu, una scelta dovuto proprio per via della natura estremamente competitiva che caratterizza tutto il gameplay. E qui entra prepotente il secondo aspetto. Driveclub infatti vive letteralmente del concetto di sfida, di fatto il perno sul quale ruota tutto (o quasi) il gioco. Parliamo proprio dei Club, veri e propri team nei quali possono entrare fino a un massimo di sei giocatori. Sarà compito di questi diventare parte attiva nella crescita del gruppo, sfidando altri piloti/Club, ottenendo migliori risultati, bruciando i tempi degli avversari o, più semplicemente (si fa per dire), guidando meglio.

Quando si scende in pista, infatti, ci si ritrova a confrontarsi costantemente con le prestazioni degli altri player. Può trattarsi di seguire una traiettoria ideale di guida, effettuare spettacolari derapate o essere più veloci su determinati tratti di pista… tutto insomma può contribuire a incrementare il vostro punteggio e, di riflesso, quello del Club di appartenenza. In generale l’idea è quella di aumentare il proprio livello e quindi sbloccare vetture sempre più potenti, veloci, ma anche ben più difficili da controllare.

Manu snelli e comodi come non mai. GT5 è solo un brutto ricordo.
Manu snelli e comodi come non mai. GT5 è solo un brutto ricordo.

Per fortuna la gestione dell’auto attraverso il DualShock 4 è particolarmente apprezzabile, un altro aspetto sul quale gli Evolution si sono voluti soffermare per molto tempo, alla ricerca del risultato migliore. Ed è sbagliato pensare che, visto l’approccio prettamente arcade, ci si ritrovi a guidare come in un Need for Speed qualsiasi. Driveclub è un gioco duro, con una IA alquanto carogna, che richiede una notevole attenzione e concentrazione, ben più elevata di tanti altri prodotti simili (anche quelli teoricamente più simulativi). Il modello di guida, pur se semplificato, non è per nulla banale, tanto che abbiamo assistito a una sessione con tanto di volante Thrustmaster T80, i cui movimenti erano riprodotti 1:1 nella visuale da cruscotto. Persino giocare con i sensori di movimento del DS4 non è una follia e anche se rimarrà un’opzione poco appetibile per la maggior parte dei giocatori, innegabilmente funziona, e anche bene.

Per i fanatici del mobile è in corso di sviluppo una companion app detta My Driveclub, con la quale sarà possibile gestire ogni singolo aspetto del proprio account e del club di appartenenza, con tanto di feed in tempo reale di tutto quello che sta accadendo in quel preciso momento fra i vostri contatti. Se un pilota, per esempio, sta trasmetto in streaming la propria gara, la potrete seguire direttamente sul vostro smartphone/tablet, in qualsiasi momento, ovunque vi troviate. La connettività e l’aspetto social sono e rimangono le fondamenta sulle quali è stato costruito ogni singolo aspetto di questa ambiziosa produzione.

E qui chiudiamo con quello che rimane l’unico grosso punto interrogativo: quanto potrà reggere tutto questo impianto così votato al multiplayer, una volta passata l’euforia iniziale? Una bella domanda, che ci siamo posti in molti. Anche perché, almeno fino a questo momento, non si ha notizia di alcuna modalità carriera. Questo significa che qualsiasi pulsione single player rischia di morire in una serie di gare da compiere senza un filo conduttore, con la sola idea di far punti e sbloccare vetture via via più performanti. Un po’ poco, ma pur senza entrare nei dettagli, ci è stato sussurrato che qualcosa in merito verrà svelato nei prossimi mesi, magari già all’imminente E3 o, al più tardi, durante la gamescom. Per ora, comunque, di carne al fuoco ce n’è davvero tanta, ben più di quanto ci aspettassimo. Non resta quindi che attendere i prossimi appuntamenti, con una rinnovata (quanto giustificata) fiducia.