Dirty Bomb – Anteprima

Londra, 2020. La capitale londinese è devastata da una non meglio precisata serie di attacchi nucleari che l’ha lasciata in balia di un gruppo di mercenari, impegnati a darsele santa ragione per portarsi a casa un po’ di spiccioli al soldo di misteriosi clienti. Questo è più o meno tutto quel che c’è da sapere sulla trama di Dirty Bomb, il nuovo titolo di Splash Damage (quelli di Wolfenstein: Enemy Territory, Quake Wars e lo sfortunato Brink). Pubblicato da Nexon, Dirty Bomb sarà uno shooter in prima persona esclusivamente online e free-to-play. In un universo di FPS più o meno riuscito, Splash Damage si è fissata un obiettivo alquanto ambizioso: dar vita a un titolo competitivo tosto, non alla portata di tutti (di certo non dei casual cresciuti su console), su misura di chi non (ri)conosce altra combinazione di gioco al di fuori di mouse e tastiera. Nei giorni scorsi siamo volati a Londra, in una vecchia (e gelida) fabbrica di birra, insieme a un’altra sessantina di giornalisti di tutta Europa, per cimentarci in una lunga giornata di battaglie cinque contro cinque sulle due mappe attualmente disponibili.
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MERCENARI DI CLASSE

All’inizio di ogni partita il giocatore può scegliere tre diversi mercenari tra quelli disponibili, e selezionarne uno diverso a ogni respawn: ciascun soldato rappresenta di fatto una classe diversa, e possiede caratteristiche e abilità differenti, in grado di assecondare diversi stili di gioco. C’è il tank grosso e cazzuto, ovviamente, come il medico e il supporto, con tante piccole variazioni sul tema capaci di soddisfare davvero gli appetiti di tutti quanti. Ogni soldato si porta appresso un paio di armi da fuoco e una melee, e a queste si affiancano una o due abilità – che possono essere richiamate dopo un adeguato tempo di cooldownche spaziano dagli attacchi aerei alle torrette difensive, dalla possibilità di auto-resuscitarsi dopo esser stati uccisi alle stazioni curative per gli altri giocatori. A ogni mercenario può inoltre essere assegnata una specifica Loadout Card, in grado di fornire alcuni perk aggiuntivi, o migliorare le sue caratteristiche di base (maggior resistenza, velocità, danno, minori tempi di cooldown delle abilità ecc.). Le carte di loadout si ottengono come drop al termine di ogni partita, e hanno valori di rarità differenti. Splash Damage ha introdotto un riuscito meccanismo di trade-in delle carte per ottenerne di più preziose: di fatto, se ne possono dar via alcune di tier più basso (magari relative a mercenari che non usiamo mai, o che non possediamo) per ottenerne una di tier superiore per uno dei nostri soldati preferiti.

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Le modalità di gioco attualmente disponibili sono due: Objective, in cui una squadra deve portare a termine determinati obiettivi e l’altra deve far di tutto per impedirglielo; StopWatch, in cui i due team si alternano nei ruoli di attacco e difesa. Al momento sono disponibili solo scontri 5vs5, ma nelle prossime release del gioco debutteranno anche quelli 8vs8.

DON’T BE A DICK

La regola d’oro di Dirty Bomb. Quel che emerge fin dalla primissima partita è che il gioco di squadra è essenziale. Inutile fare il tank se non c’è un medico dietro che ti fa rialzare o che lascia una stazione curativa a pochi metri; non ha senso girare per la mappa a sparare come un ossesso se il supporto non molla munizioni a tutti; il medico col defibrillatore deve ricordarsi di usarlo, non lasciare gli altri giocatori agonizzanti sul terreno mentre cerca inutilmente di portarsi a casa un paio di kill in più. Il gioco integra la chat vocale solo per il team, e avvisare gli altri della posizione dei nemici o chiedere aiuto al bisogno è più di un semplice orpello. Ce ne siamo resi conto a Londra, con squadre composte a casaccio tra sconosciuti, ed è stato evidente a tutti che un team affiatato goda di un vantaggio non indifferente rispetto a uno nel quale ogni membro si muove per conto proprio.

SPORCHIAMOCI LE MANI

Le mappe sono molto curate, con un design davvero eccellente: perfette per dimensioni al numero di giocatori, con zone per scontri all’aperto, ripari in quantità, aree dove tentare di camperare sapendo che prima o poi qualcuno ti trova, nessun riparo sicuro e ogni area debitamente collegata alle altre da almeno due o tre diverse vie di passaggio. Insomma, il pedigree di una casa come Splash Damage emerge evidente in quello che è, almeno fino a questo momento, l’aspetto migliore di Dirty Bomb. L’unico neo è che fino ad ora siamo riusciti a vedere solo tre mappe: un po’ pochine. All’uscita del gioco, quelle complessive dovrebbero essere cinque. Poi, intendiamoci: meglio tre mappe in croce curate alla perfezione come queste, che venti mediocri, quando non proprio brutte.

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L’esperienza della software house americana emerge anche negli scontri a fuoco, in quello che i fighetti chiamano “gunplay”: l’eccellente mobilità dei mercenari, la varietà di armi e abilità, e soprattutto l’assenza di qualsivoglia aiuto tipo autoaim o cose del genere fanno di Dirty Bomb uno shooter “puro”, nel quale occorrono grande precisione e buoni riflessi. I combattimenti, insomma, sono un vero spasso, complici l’ottimo bilanciamento delle diverse classi e il tangibile senso di progressione e miglioramento che si avverte dopo ogni partita, man mano che si diventa – letteralmente – più bravi.
C’è poi un terzo elemento che val la pena sottolineare: la sensazione di trovarsi in un gioco nel quale si riesce effettivamente a giocare. Che detta così sembra una fesseria, ma una volta presa confidenza con i personaggi, le loro abilità, la mappa, si passa più tempo a combattere che ad attendere il respawn, e di questi tempi non è poco; il proprio contributo, grazie anche al fatto che i team sono piccoli, emerge in maniera netta, a patto di fare bene gioco di squadra.

FREE TO PLAY? FREE TO WIN

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Quando si sente la parola “free-to-play” è facile drizzare le antenne, e per un sacco di buoni motivi. Come ci racconta Splash Damage nell’intervista che pubblicheremo domani, gli sviluppatori stanno però lavorando sodo per evitare di trasformare il loro – ottimo – shooter in un pay-to-win, costringendo la gente a pagare per portarsi a casa armi e mercenari in grado di assicurare vantaggi concreti sul campo di battaglia. Tutto quel che c’è nel gioco può essere acquistato, ma anche sbloccato grindando a dovere. Che poi è il vero nodo della questione, e dovremo per forza di cose aspettare l’uscita definitiva di Dirty Bomb per venirne a capo. Di certo c’è che, nella nostra prova, la quantità di crediti raggranellata al termine di ogni partita ci è sembrata decisamente generosa, lasciandoci quindi ottimisti, almeno da questo punto di vista. I due mercenari “base” saranno accessibili per tutti fin da subito, mentre gli altri verranno messi in rotazione settimanalmente, che pure non è una brutta idea, perché di fatto permette, nel tempo, di assaggiare ogni contenuto del gioco. Le casse che contengono i loadout dei mercenari – compresi quelle più rari – vengono generosamente droppate alla fine di ogni match, ma possono anche essere acquistate con i crediti (guadagnati in partita o acquistati). Al momento del lancio sarà disponibile poi un Merc Starter Pack (con un costo che si aggira sui venti euro) che permette di avere nel proprio roster in maniera definitiva sette dei dodici mercenari disponibili.

Per poter accedere alla beta potete registrarvi sul sito ufficiale.