Doki Doki Literature Club: La Prima Volta Non Si Scorda Mai

Vorrei dire che ho cominciato a giocare Doki Doki Literature Club per piacere personale. Vorrei dire che, dato il mio amore per i manga e il cinema giapponese, vedendo questo titolo mi sono emozionato e l’ho provato. Vorrei dire che l’ho fatto per la trama e non perché  speravo di concludere qualcosa con Yuri.

Vorrei dire queste e tante altre cose riguardo alla mia esperienza con questo titolo, ma non posso. Perché non è vero. In realtà è stato tutto frutto di un pressing psicologico operato ai danni della mia persona da parte di ogni tipo di conoscente che mi gravita attorno:  noob vari che postano meme, amici di vecchia data, gente totalmente random che mi consigliava di provare il titolo.

Ma che cosa è preso a tutti quanti? Non ne sono sicuro, ma ad un certo punto penso di aver visto anche mia madre postare un meme su Sayori. Come biasimarla dopotutto, povera donna.

A questo punto, non avevo altra scelta che quella di giocare. Dovete sapere che io e i videogiochi per PC non siamo mai andati d’amore e d’accordo. Ho sempre preferito giocare solo su console, ma dal momento che Doki Doki era ed è gratuito, e non mi costava niente provarlo, ho deciso comunque di scaricare il gioco (potete farlo anche voi, cliccando qui)

Da lì ha avuto inizio la mia incredibile avventura nel mondo delle Visual Novel, e come ho scritto nel titolo, la prima volta non si scorda mai. 

 

Non avevo però la benché minima idea del guaio in cui mi sarei andato a cacciare…

“Il Club di Letteratura è pieno di ragazze adorabili, entra anche tu e cerca la via per il loro cuore! Gioco controindicato per bambini e soggetti facilmente impressionabili.”    Cosa?! Mi avevano avvertito che fosse un gioco particolare, ma resto comunque interdetto. La netta contrapposizione tra il Moe che straborda e le avvertenze per persone sensibili, mi ha lasciato un costante senso di intensa e pressante inquietudine che non mi ha abbandonato per tutta la durata del gioco.

Lo apro.

Ecco apparirmi, in un super-creepy bianco-e-nero sgranato, quattro meravigliose ragazze (tutte papabili Waifu), che accanto alla famigerata avvertenza menzionata poco fa, vengono presentate accanto ad una frase ancora più agghiacciante:

“gli individui affetti da ansia o depressione potrebbero non avere un’esperienza sicura giocando a questo gioco.” A questo punto sono turbato. Ma sono anche eccitato. Le scelte che ti si parano davanti non sono molte. Nuova storia, Carica partita, impostazione e infine aiuto. Cominciamo una Nuova Storia.

Mi ritrovo fuori casa, sto andando a scuola. Sono un ragazzo come tanti altri, una vittima di questa società. Tutti si aspettano qualcosa da me. Che aspettino pure. Ho 15 anni, non un problema al mondo, tranne cosa fare della mia vita. Beh, dopotutto c’è tempo per pensarci. “Heeeeeeeeey”. Oh, E’ Sayori. Siamo amici dalle elementari. Che cliché no? Sembra quasi di trovarsi in un Eroge.“Cosa fai, mi eviti?”. Non volevo evitarla. E’ sempre così felice di prima mattina, anche se in fondo il suo entusiasmo mi da ai nervi.

Come buon proposito, vuole a tutti i costi convincermi ad aderire ad un club. Un club, io? Questa è buona. L’unica cosa che mi interessa al mondo è leggere manga e giocare ai videogame. E se c’è ancora qualcosa di sacro a questo mondo, nel club dei manga non conoscerò nessuna ragazza carina e potrò continuare a crogiolarmi nella mia misoginia. Ma Sayori è insistente, e a me non va di discutere. “Ci penserò su, ok?” Lei sembra felice e finalmente siamo pronti per andare a scuola.

Senza nemmeno accorgermene, sono l’ultimo rimasto in classe. Che strano, erano qui un attimo fa! Oppure… eccola di nuovo. A quanto pare Sayori è vicepresidente del club di letteratura. Non avevo nemmeno idea che le interessasse leggere e a quanto pare ha promesso un nuovo membro al suo club: indovinate chi sarà? Odio queste cose… pare che una delle ragazze abbia preparato dei cupcake, però. Se devo vendere l’anima, i cupcake mi sembrano l’unico giusto compenso.

Mi trovo davanti 3 ragazze bellissime: Monika, nella mia classe l’anno scorso. E’ atletica, studiosa, perfetta, insomma completamente fuori dalla mia portata.

Yuri, una ragazza introversa, amante dell’horror e con almeno una terza di seno (che non guasta, mai).

E infine Natsuky, la Loli-Tsundere per antonomasia. Piccola, carina, completamente piatta e indifesa. Il sogno di ogni deviato.

Dopo avermi convinto ad iscrivermi al club le ragazze mi chiedono di scrivere una poesia, una poesia ogni giorno per i prossimi 3 giorni. Dopo un iniziale ritrosia, ho provato a scrivere. Tenendo in mente sempre Yuri (è lei che ho scelto come “route”), ho provato ad utilizzare i termini che più le si addicevano: “cimitero”,”dolore”, “morte”, “sofferenza”. Non so perché, ma alcuni di questi termini sembrano graditi anche alla tenera Sayori.

Non trovate che sia strano?

L’indomani, nell’aula del club, rimango per un po’ di tempo da solo con Yuri. È una ragazza così dolce, e sembra aprirsi con me in un modo diverso da quello che usa con le altre persone. Mi regala addirittura un libro, “La [qualcosa che non mi ricordo] di Markov”. Il libro ha sulla copertina un occhio orribilmente spalancato. Adoro le storie dell’orrore e con lei scenderei persino all’inferno. Mi chiede se vogliamo leggere insieme, è qualcosa che non ho mai fatto. Anzi, se ci penso anche leggere un libro di mia spontanea volontà è qualcosa che non ho mai fatto! Ma come dirle di no. Mentre lo mantiene, io giro le pagine. Siamo così vicini, è difficile rimanere concentrati sulla lettura.

“Non vorrei dire una stupidaggine, ma mi ricordi molto la protagonista della storia”. Non la prende molto bene. Le spiego che ,come il personaggio del racconto, anche lei ripensa continuamente a ciò che fa e che dice, come se avesse sempre paura di sbagliare.

“Anzi, se devo dirla tutta, penso proprio che sia una cosa carina”. Spero di averla conquistata. La vedo arrossire. È la prima volta che sto per così tanto tempo a contatto con delle ragazze, e comincio a capire perché è così difficile comprenderle nel profondo.

“Hey ragazzi, si comincia!!” grida Monika.

Ma da dove diavolo è uscita? Yuri sembra voler sprofondare. È come se fosse sempre stata lì. Monika non riesco proprio a definirla, non saprei nemmeno quali parole usare per descriverla.

Le ragazze adorano tutte le mie poesie, ed io adoro le loro. Quelle di Yuri sembrano nascondere qualcosa. Ad ogni passo che faccio nel conoscerla ne seguono dieci indietro. Credo che sia proprio questo che mi attira di lei.

Invece lo stile di scrittura di Natsuki è assolutamente in linea con il suo modo d’apparire, ma la lettura tra le righe è dissonante: utilizza simboli semplici per concetti universali, che ti travolgono completamente. Parla dell’eterno tentativo umano di arrivare a qualcosa che non conosce, utilizzando come metafora gli animaletti del bosco. Questo mi affascina molto. Leggere le loro poesie mi fa scoprire quello che di se stesse non riescono a mostrare.

Sayori passa da una poesia fatta in cinque minuti prima di uscire a qualcosa che mi lascia dentro un intricato miasma emotivo, difficile da superare. Chissà come fa a comunicare sensazioni così lontane dalla sua quotidianità. Dovrei preoccuparmi?

L’unica di cui non riesco ancora a farmi un’idea è Monika. È la migliore, a scrivere poesie. Mi da sempre consigli utili, e il suo stile di scrittura è il più creativo di tutti. Spazia dal verso libero ad una metrica ben strutturata ed elegante, e mi da sempre consigli su come migliorare. Lo apprezzo molto. Il fatto è che semplicemente non so come approcciare con lei, come se fosse sempre da un’altra parte, eppure così saldamente presente.

“Caricami” diceva la poesia di oggi. È INQUIETANTE. Sembra quasi che il gioco si riferisca direttamente a noi (me). Ogni tanto Monica fa queste uscite strane, come quando mi ha ricordato di salvare il gioco per poi giustificarsi e scusarsi subito dopo.

Da così carino e coccoloso il rapporto con le mie tre amiche sta diventando via via più morboso e non vedo l’ora di scoprire dove tutto questo andrà a parare. Forse. Credo che il Doki Doki Literature Club stia cominciando ad influenzarmi un po’ troppo. Meglio tornare con i piedi per terra. Tra qualche giorno ci sarà il Festival Scolastico.

Monika ha deciso che parteciperemo tutti, ognuno con una propria poesia. Le ragazze non sembrano prenderla molto bene, ma dopotutto Sayori e Monika si sono impegnate molto per dare al club una certa visibilità e il minimo che possiamo fare tutti e impegnarci e dare il massimo. Dopo un’iniziale riluttanza, anche Yuri e Natsuki sembrano essere d’accordo con me. Facciamo delle prove di lettura ad alta voce. Rimango esterrefatto. Sono bravissime! Sono sicuro che andrà tutto per il verso giusto.

Sulla via di casa, Sayori sembra essere più silenziosa del solito. Che strano… “Cos’hai?”. Mi domanda quale sia il mio rapporto con Yuri e se tornerei mai a casa con lei, se mai dovesse chiedermelo. “Nessuno nel club potrà mai rimpiazzarti”, le dico. Cos’altro avrei dovuto fare?

Il giorno dopo, a scuola, Sayori sembra essere su un altro pianeta. “Non è niente”, mi dice, “non devi preoccuparti”. Mi fa uno di quei suoi sorrisi, grandi, belli. Non me la bevo.

Forse dovrei parlarne a Monika. Lei saprà sicuramente cosa fare.

Non hai notato che, da quando sei entrato nel club, Sayori sembra brillare di luce propria? “. Non avevo mai pensato a Sayori in quel senso. Mi dice che proverà a parlarle, anche se dubito che potrò mai fidarmi di lei veramente.

Mi stavo arrovellando fra questi annosi pensieri quando, di colpo, comincio a sentirmi osservato. Mi giro. Yuri è davanti a me. Non l’avevo mai vista approcciarsi a qualcuno così spontaneamente. La musica cambia, si fa più allegra, intensa, estremamente invasiva. ”Dalla tua postura e dai tuoi gesti mi sei sembrato preoccupato”. Subito si ricompone, preoccupata.“Non che io stia li a fissarti o cose del genere! È solo che sono molto sensibile per questo genere di cose”. Le spiego cos’ è  successo. Sembra sinceramente preoccupata per me. È così carina quando è preoccupata. “Hey…ti andrebbe di leggere qualcosa insieme?”. Certo che ne ho voglia. Prima però vuol prepararmi del thè. Il modo in cui si muove, le sue gambe così lunghe e longilinee, tutto le dona un’eleganza che si discosta completamente dal suo modo di porsi e parlare. Ne rimango perdutamente attratto. Non riesco ad evitare di guardarla.

“Hey ragazzi, cosa succede qui?”. È di nuovo lei. “Stiamo semplicemente riempiendo il bollitore, Monika”. Sa essere sempre così fuori luogo…

“E servono due persone per farlo?”, ridacchia.

“Non ti sembra giusto cercare di coinvolgere il nostro nuovo membro nelle attività delle club?”. Quando lo dice, Yuri sembra essersi trasformata.

Monika rimane interdetta. L’altra mi prende da una manica e mi trascina fuori dall’aula. LA MUSICA SI BLOCCA. Una volta usciti, Yuri sembra essere cambiata di nuovo. Ha lo sguardo basso, le guance arrossate.

“Scusami, non so cosa mi sia preso. Certe volte sa essere così irritante”. Cerco di starle vicino e in fondo è contenta che io la capisca. Rientriamo in classe, e riprendiamo da dove avevamo lasciato. Mette le due tazze di thè a terra, e mi invita ad allungarci contro la parete. Uno affianco all’altro, ripetiamo la posizione dell’altra volta. Diventa sempre più difficile far caso a quello che stiamo leggendo, soprattutto quando devo stare attento a non toccarle il seno. Lei sembra non accorgersene affatto. Il suo sguardo è incredibilmente concentrato. Tutto quello che ha intorno sembra essersi volatilizzato. Mi ricordo di aver dei cioccolatini da qualche parte. Non vuole sporcarsi le mani, dice. Gliene metto uno tra le labbra, come se fosse la cosa più naturale del mondo.  Cosa diavolo stiamo facendo!? Ma non posso fermarmi ora, penserà che sono strano. Devo continuare, come se niente fosse. Prendo un altro cioccolatino. Questa volta le sue labbra gli si chiudono intorno. Non riesco a soffocare un sospiro. Immediatamente i suoi occhi si sgranano. Si gira verso di me visibilmente imbarazzata.

“Cosa stiamo facendo? È una cosa che fanno gli amici tra di loro?”. Sono in imbarazzo tanto quanto lei, ma cerco di tranquillizzarla.

“Amici, niente di più”. Lei volge di nuovo l’attenzione sulle pagine, ma si vede che non riesce a concentrarsi. Prendo in mano un’altro cioccolatino. Questa volta mi avvicino più lentamente, porgendole il bon-bon a qualche centimetro di distanza dalle labbra. Mentre l’avviluppa, sento il suo respiro caldo sulla mia mano.

“OOOOK RAGAZZI! È il momento di condividere le nostre poesie”. Monika compare all’improvviso e per la prima volta ho istinti omicidi nei suoi confronti . Yuri è sconvolta. Raccogliamo le tazze e metto via la busta di cioccolatini, tutto questo senza una parola. Chissà se avremo mai il coraggio di parlare di quello che è successo…

Quando passo il mio poema a Yuri, mi dice che era da tempo che non riusciva a condividere certi pensieri con qualcuno. Che si è sempre sentita fuori posto, diversa, e forse è vero. Ma che con me, riesce ad aprirsi come con nessun altro. Ne sono immensamente felice. La poesia che mi fa leggere oggi è molto più allegra delle altre che aveva scritto in precedenza. La virata stilistica è frutto di una decisione presa assieme a Natsuki dopo una piccola discussione avuta ieri, o così mi pare di aver capito.

La prossima a cui faccio leggere la mia poesia è Monika. Si complimenta, ma sembra essere più interessata a parlare di Yuri. Le sue parole sono ambigue, come se cercasse di comunicarmi qualcosa ma senza parlarne apertamente. Dopo qualche riluttanza, mi chiede se sono “preso da lei”. Dov’è che vuole andare a parare?

“Ma no, scherzo. E poi credo anche che abbia un ragazzo. O perlomeno ne ha sicuramente uno nei suoi libri…”. Quest’ultima parte la sussurra. Non mi piace come mi parla. Non mi piace il suo modo di scherzare. Sta diventando un po’ troppo invadente. Mi guarda con quel sorriso stampato in faccia. Come se sapesse cosa sto pensando. Guarda un po’, la sua poesia s’intitola “La donna che sapeva ogni cosa“. Sarà un caso?

“Contemplo i suoi occhi e non c’è fine al suo sguardo”. Alzo gli occhi dal foglio. Lei è lì, che mi guarda. Che mi VEDE. “Sai, ho notato una cosa”, le dico, “qui nel club, tutte prediligono quasi sempre i temi tristi a quelli felici”. A questo punto che dice una cosa molto strana. Un lapsus, o come si chiama. Parlando del fatto che senza pensieri tristi non avremmo nulla di cui scrivere, di colpo dice:

“Gli umani non sono creature bi-dimensionali, e tu dovresti saperlo più di tutte noi…”. Che cosa sta cercando di dirmi? Quando glielo faccio notare, scuote la testa e cambia discorso. È davvero strana a volte.

Natsuki ha scritto un poema allegro questo volta, parlando del mare, proprio come Yuri.

Sayori, leggendo il mio testo, rimane invece impassibile.”Hai scritto questo poema per qualcuno in particolare?”, mi chiede. Forse ha ragione, ma ferirei i suoi sentimenti dicendoglielo. Rimango sul vago. Lei, dopo essersi complimentata con me per essermi inserito così bene nel club, se ne va. Rimango interdetto. Perché va via senza di me? Cosa si agita nel suo animo? Non faccio in tempo a formularmi la domanda nelle mente che, di colpo, succede qualcosa di veramente bizzarro:

Hey! Aspetta! C’è qualcosa di strano“, esclama NatsukiMonika sembra interdetta. Yuri esclama qualcosa che mi fa raggelare il sangue: “L’aria stagnante è la prefigurazione che qualcosa di terribile sta per accadere…”

Ma che diavolo stai farneticando?! Nei tuoi libri, forse. L’unica cosa diversa che avverto è la mancanza di Sayori. Sono nervoso, e non so il perché . Natsuki non è d’aiuto:“Fra tutti i giorni in cui saresti potuto tornare a casa insieme a lei hai scelto proprio quello in cui sta male?”

Detto questo, Monika cambia discorso introducendo i compiti per il festival: “Beh, saremo tutte impegnate a fare qualcosa. L’unico che deve trovarsi un compito sei tu. Perché non aiuti me? Non abbiamo mai avuto molto tempo per conoscerci”.

Le altre ragazze sembrano irritate. Devo scegliere chi aiuterò. Ovviamente, scelgo di stare con Yuri. Dopotutto è con lei che ho legato di più ultimamente. Ci scambiamo i numeri di telefono e decidiamo di vederci Domenica. Yuri verrà a casa mia. Non posso crederci.

Domenica. Ci siamo. Mi sembra quasi di non aver mai vissuto prima di questo momento. Io e Yuri ci siamo sentiti per messaggio. All’inizio mi è sembrata molto apprensiva, quasi pressante. Ma dopotutto lei è fatta così. Non riesco però a non pensare a Sayori. Non ho sue notizie da quando è andata via, l’ultima volta. Non che la senta continuamente, ma non riesco a togliermi questa preoccupazione dalla testa. In questi giorni mi è sembrata troppo strana.

Ho deciso di andarla a trovare prima che arrivi Yuri. Suono al citofono. Nessuna risposta. Starà ancora dormendo? Dopotutto, quando eravamo alle elementari, entravo e uscivo da casa sua come se abitassi lì. Mi sembra un tempo così lontano… ho solo sensazioni sparse legate a quel periodo. Decido di entrare. Tutto è buio, ma riesco in qualche modo a vedere dove sono le scale. Che strano non vederla scendere dalle scale urlando, come fa sempre. Salgo la rampa ed ecco che la trovo di fronte a me.

“Non ti avevo sentito entrare”. Sayori è in pigiama. Sembra non metta piede fuori dal letto da giorni. La stanza è pervasa da un’aria stagnante. Apro la finestra e metto a posto qualche vestito buttato qui e lì. Ha ancora i peluche di quand’era piccola, che mi osservano come allora. “Non ti saresti dovuto vedere con Yuri oggi?”. Come fa a saperlo? “Me l’ha detto Monika. È normale per lei aggiornarmi sulle attività riguardanti il club, non ti pare?”. Non l’ho mai vista così. Forza un sorriso, ma i suoi occhi sono spenti. Sembra come se dentro di lei qualcosa si fosse spezzato. Lunghi silenzi scandiscono il tempo che scorre in quella camera. Decido di arrivare dritto al punto. “Sono venuto a vedere come stavi. Non puoi nascondermi le cose a lungo, ti conosco troppo bene”Sayori arrossisce.

“È colpa mia se le cose non sono rimaste com’erano. Non dovresti stare a pensare a me in questo momento. Cosa ci fai qui? Dev’essere questa la mia punizione. Ecco perché il destino ha voluto che tu fossi qui. Per punirmi”. Non capisco cosa diavolo stia cercando di dire. Non capisco più niente. “Cosa ti è successo? Come ti sei ridotta così? Finché non me lo dici non riuscirò mai a togliermelo dalla testa”. Sayori fa un vacuo sorriso.

“Non mi è successo niente. Sono sempre stata così. Semplicemente è la prima volta che lo vedi.”  Vedere cosa? Di cosa sta parlando?

È da molto che soffro di depressione. Perché pensi che faccia sempre tardi a scuola? La maggior parte dei giorni non riesco a trovare una sola ragione per alzarmi. A che servirebbe? Perché andare a scuola? Perché cercare di farsi degli amici? Perché mangiare? Lavarsi? Perché costringere le persone a sprecare energie e affetto con una come me?”

Sono sconcertato. Come ha fatto a non parlarmene prima? Avrei potuto aiutarla, avrei potuto impegnarmi a starle più vicino, a far si che ogni giorno fosse speciale. Come ho fatto a non accorgermene?

“È per questo che non te l’ho mai detto. Avresti sprecato tempo con me, invece di passarlo a fare cose più importanti, ad essere felice. Ecco perché cerco sempre di rendere le persone felici. Ecco perché metto questa maschera tutti i giorni.  Per allontanarle da me. Perché quando cercano di aiutarmi, provo un sensazione agrodolce. Sono grata a tutti loro, ma sento continuamente un ticchettio dentro la testa. Un senso di colpa che mi logora. Ma è tutto tempo sprecato. Per questo amo aiutare gli altri a fare amicizia tra di loro. Ultimamente però ho scoperto qualcos’altro. Vederti diventare così intimo con le ragazze mi ha fatto sentire come se qualcosa si facesse spazio scricchiolando tra le mie viscere, aprendosi un varco nel mio petto.”

Non posso comprendere fino in fondo quello che Sayori stia cercando di dirmi, ma non lascerò che le cose restino come sono.

È esattamente questa la ragione per la quale avresti dovuto parlarmene prima. Farò tutto il possibile per renderti felice”. Questa è la mia volontà.

“Non c’è niente da fare. Questa è la punizione per il mio egoismo. Ora sai che persona orribile sono”, risponde la piccola Sayori. Non riesco a trattenermi. La stringo forte a me. Le lacrime le rigano il viso, sento il suo respiro caldo sulla nuca. Le sue braccia rimangono giù, come se non riuscisse a muoversi. Vorrei proteggerla, non lasciarla   andare mai. “Farò tutto ciò che è necessario per farti sentire meglio”. Finalmente, trascina lentamente le braccia intorno alla mia vita.“Non so che mi succede. Gli unici momenti in cui provo qualcosa è quando sto soffrendo. Ho paura.”

Mi lascia andare. Io faccio lo stesso. Non so se quello che ho fatto sia giusto, ma non so cos’altro fare. “Il giorno del festival è domani. Mi piacerebbe passarlo con te”. Sembra di nuovo assente. “Ora vai. Non mi perdonerei mai se dovessi rovinare l’evento a tutti”. “Perché non vieni anche tu e ci aiuti a finire il nostro lavoro? Non è il momento giusto per me. Lo capisci, vero?”. Non sono sicuro di comprendere fino in fondo. Non sono sicuro di niente in questo momento. Ma la rassicuro. “Ci vediamo domani, ok?”. “Ma certo” le dico. Però ho una strana sensazione.

Mi dirigo verso casa mia. Non ho avuto ancora notizie da Yuri. Sarà arrivata?

Yuri è di fronte casa mia. “Ho bussato alla porta e nessuno mi ha risposto, cominciavo a preoccuparmi”. Avrebbe potuto mandarmi un messaggio. Sarebbe stata la cosa più  normale da fare. Meglio non pensarci troppo. Saliamo in camera. Lei estrae dalla borsa l’occorrente per i preparativi. Nastri, fogli di carta, pennarelli. Magari lei riuscirà a togliermi dalla testa Sayori. Ha anche un piccolo cilindro di legno, serve per l’aroma-terapia. Spingendo un piccolo pulsante, diffonde tutt’intorno un vapore profumato. L’ odore è intenso ma dolce, quasi stucchevole. Sembra entrarmi dentro. Yuri vuole creare degli origami da appendere poi come tendina alla porta della classe, ognuno con una parola scritta sopra. La trovo un’idea simpatica e creativa. Sembra essere molto più a suo agio, quando siamo soli io e lei. Mi sembra quasi di essere con un’altra persona. Mentre sto cercando di supplire alla mia terribile grafia disegnando caratteri col marker, lei estrae un piccolo coltello dalla borsa. È appariscente, di legno intagliato, con una lama blu. Lo trovo bellissimo, certo, ma non capisco: cosa ci fa con un coltello? Dove l’ha preso?

“Mi affascinano da sempre, non posso farci nulla. Sarà l’unione tra l’artigianato e il senso di pericolo che ti trasmettono, forse. Ora penserai che sono strana”. Beh si, forse lo penso.

“In un certo senso, credo proprio che ti rappresenti. È una cosa molto intensa. Proprio come te. Posso vederlo?”  Yuri, imbarazzata, me lo porge. Lo passo tra le mani. È così pesante e affilato, ma gli intarsi del legno lo ingentiliscono. Passo il dito sulla punta per sentire com’è. “Ahi!”. Un rivolo di sangue cola sul pavimento. Che idiota che sono.

“È colpa mia, avrei dovuto avvertirti. Taglia la pelle come fosse carta!”. Yuri sembra irrequieta. Mi prende la mano e la avvicina al suo viso.

“Se ti impressiona, vado immediatamente a lavarm-“. Senza preavviso, prende il mio dito in bocca. Sento la sua lingua scivolargli intorno, il suo respiro farsi più pesante. Istintivamente traggo la mia mano indietro.

“Scusa scusa scusa! È la cosa più imbarazzante che mi sia mai capitata di fare!”. Le sue guance stanno andando a fuoco. In effetti è stato un po’ strano, però stava cercando solo di aiutare, no?

Di tutta risposta le prendo anch’io la mano e mi infilo il suo dito in bocca. “Ma…cosa?” “Adesso siamo pari”. Yuri alza finalmente lo sguardo. Sembra essersi ripresa. “Sei così strano…” ride.

Ah, sono io lo strano adesso!

Ritorniamo ai nostri compiti, come se nulla fosse successo.

“Il coltello passa attraverso la carta come fosse aria”. Cosa avrà voluto dire?

Finiti gli origami passiamo a dipingere un cartellone. “Abbiamo bisogno di sei bicchieri d’acqua”. Li metto su un vassoio e ritorno in camera. Vedo Yuri tirarsi sù velocemente le maniche del maglione. È completamente rossa in viso. “Hai caldo? Vuoi che vada a prenderti un bicchiere d’acqua?”“Va tutto benissimo, non devi preoccuparti di nulla!”. Non ero preoccupato. È di nuovo agitata. “Piuttosto, torniamo al lavoro!”. Dipingere mi fa tornare con la mente alle scuole elementari. Potrei restare qui per ore. “Sto davvero bene quando posso fare qualcosa che mi piace come leggere, ad esempio, con persone con cui mi trovo a mio agio. Non ho bisogno di nient’altro”. Proprio quello che stavo pensando anch’io.

Sto davvero bene con lei. Finisco di disegnare in nero, e cambio colore. Mentre mi sporgo per raggiungere il pennello, le sfioro il viso con una mano. “Oh no, ti ho sporcato tutta! Vado subito a prenderti un panno”. Lo bagno, ritorno in camera, e mi inginocchio di fronte a lei. Le passo il panno umido sul viso. Sembra bollire. Mi trattiene il braccio. Un formicolio mi attraversa tutto il corpo. Il suo respiro diventa più intenso, mentre mi guarda con lo stesso sguardo di quando è intenta a leggere i suoi libri. Sembra più vicina di quant’era un’attimo fa. Il mio cuore sussulta. Così com’era arrivata, di colpo la magia svanisce. Yuri lascia la presa, e torna al suo lavoro. Finiamo in poco tempo ma la concentrazione non è più quella di prima. Una volta finiti i nostri compiti, lei mi dice di dover tornare a casa. Avrei voluto che restasse un po’ di più. È successo tutto così velocemente… Chissà se riusciremo mai a parlarne… ma è già il momento dei saluti. Mentre parliamo, lei fa un passo avanti verso di me. Mi stringe la mano. “Sei sempre molto attento a come parlarmi, è una cosa che mi piace molto di te”. Non faccio in tempo nemmeno a rispondere, che lei fa un passo indietro, spaventata.

“Sayori!” Cosa diavolo ci fa qui?! Yuri è imbarazzatissima. Con una scusa se ne va. Lei la saluta disegnando un semicerchio con la mano.“Avevi detto che non saresti venuta”. Il suo sguardo si abbassa. “Si, scusami. Stavo cercando di restare in camera, ma la mia mente ha deciso di torturarmi. Non facevo che pensare a quanto tu ti fossi avvicinato a Yuri, a quanto stiate diventando intimi. Dovrei essere felice per voi… perché invece mi sento così? Perché mi sento come se il cuore si stesse spezzando a metà? Dovrei solo scomparire. Per sempre. Così non avreste bisogno di preoccuparvi per me. Monika aveva ragione. Dovrei solo…”

Monika? Che cosa c’entra Monika?

“Sayori, tutto quello che ti ho detto era vero. Non lascerò le cose come stanno. Non permetterò che tu continui a soffrire in questo modo, dovessi metterci una vita intera. Ti starò accanto per sempre”. Sayori abbassa di nuovo lo sguardo. “Ho paura di provare per te qualcosa di più grande di ciò che tu provi per me”. Il suo viso è contratto in una smorfia che vorrebbe essere un sorriso. Anche adesso, mentre prova tutto questo dolore, cerca disperatamente di far sentire meglio solo me. Mi accorgo di provare per lei qualcosa di più della semplice amicizia. Sayori, questo è impossibile perché…io ti ho sempre amata”. Non riesce più a trattenere le lacrime. Ormai scendono a fiumi, bagnandole la maglietta. La prendo dalle spalle e l’abbraccio. Un attimo dopo averlo detto me ne pento. Mi sento un ipocrita, ma è stata la cosa giusta. O forse no? “Non riesco a capire perché ma, anche ora, sento come se la tempesta non fosse ancora passata.”  La stringo a me ancora più forte. “Ci sono io qui. Non devi più preoccuparti di niente“. Sayori sembra ancora assente. Che cosa ho fatto? “Non vedo l’ora di essere con te al festival, domani. Siamo una coppia ora, giusto?”. Lei annuisce. Si gira e se ne va. La vedo tornare verso casa. “Allora domani mattina sempre la solita ora?” le urlo. Lei si gira e mi guarda. Non so dire se quello che ha sul viso sia un sorriso.

È mattina. Sto aspettando Sayori al solito posto, ma sembra che nulla accenni a muoversi. Fra tutti i giorni in cui saremmo dovuti andare assieme a scuola sceglie proprio questo per ritardare? Dovrei entrare e svegliarla? Non mi sembra il caso. Dopo tutto quello che ci siamo detti, non vorrei risultare inopportuno. Mi raggiungerà a scuola senza fretta. È il nostro primo giorno da coppia, devo imparare a darle i suoi spazi. Mi affretto verso scuola. Ho un groppo in gola. Mi sento soffocare. Che cosa mi sta accadendo?

Quando arrivo in classe Monika è sola ad aspettarmi. “Sei il primo arrivato. Pensavo che almeno Yuri si sarebbe fatta viva prima”. Avevo la testa completamente altrove e non c’è stato spazio per scrivere quella stupida poesia. Alla fine ne ho scaricata una da internet, certo che Monika avrebbe apprezzato comunque. Andrà bene lo stesso. “Pensavo che saresti venuto con Sayori. L’hai lasciata un po’ appesa ad un filo questa mattina, te ne rendi conto? “.

La situazione sta diventando sempre più strana. Monika è gentile come al solito, ma il contenuto della sua frase mi fa passare un brivido gelido lungo la schiena.“Come fai a sapere quello che ci siamo detti?”. Sono leggermente su di giri.“Beh, sono il presidente del club dopotutto. Ti va di leggere i manoscritti? Sono venuti davvero bene.” Li prendo tra le mani e comincio a sfogliarli. Riconosco dalla grafia quelli di Yuri e Natsuki. Sfogliando ancora, rimango impietrito quando incontro una poesia di Sayori che non avevo mai visto prima.

La apro e comincio a leggere:

“ESCI DALLA MIA TESTA PRIMA CHE IO sappia cos’è meglio per te.

ESCI DALLA MIA TESTA PRIMA CHE IO ascolti tutto quello che lei mi dice.

ESCI DALLA MIA TESTA PRIMA CHE IO ti mostri quanto t’amo.

ESCI DALLA MIA TESTA PRIMA CHE IO finisca di scrivere questa poesia.

UNA POESIA NON FINISCE MAI.

SMETTE SOLO DI MUOVERSI.”

Ho i brividi. Sento un ronzio dentro la testa. Le mani mi iniziano a formicolare. L’equilibrio vacilla. La vista si appanna. Ad un passo dal buio, riesco di colpo a tornare in me. “Che cos’hai? Qualcosa non va?”. Esco dalla classe senza voltarmi. “Non ti sforzare troppo a…“. Sento Monika urlarmi qualcosa, ma accelero il passo e non riesco a sentire la frase. Avrei dovuto aspettarla. Può sembrare una cosa banale, ma andare a scuola insieme la rende davvero felice. Sarei dovuto andare a chiamarla questa mattina. Lei però voleva lasciare le cose come stavano, giusto? Ormai non ha più importanza. Sono davanti la sua porta. Busso. Nessuna risposta. Stara ancora dormendo. Non imparerà mai. Salgo le scale e non mi lascia scelta, ha un sonno così pesante. Apro la porta. La mucca di peluche è sempre li.

Sayori è appesa ad una corda che penzola dal lampadario.

Il suo sguardo è basso, gli occhi senza vita. Cosa è successo? Questo non è reale… La stanza ha un’odore nauseabondo, di aria stagnante. Non può essere reale. Non è possibile. Il suo pupazzo di peluche sembra fissarmi. Ho un conato di vomito. La stanza mi gira intorno. Mi sento svenire. Qualche giorno fa andava tutto bene. Com’è stato possibile? Solo ieri le ho confessato i miei sentimenti. Sarà stato questo a spingerla al limite? È tutta colpa mia? Sayori. Perché non ho saputo cosa fare quando ne avevi più bisogno? Accompagnarla a scuola. Passare più tempo con lei. Darle più importanza. Ed ora non c’è più niente da fare. Si fotta il Club. Si fotta la scuola. Ho perso la mia migliore amica e la ragazza che amavo (forse). Non è come uno stupido gioco in cui si può ricominciare tutto da capo. Avrei dovuto fare qualcosa per salvarla, per proteggerla da se stessa. Per proteggerla da me. È tardi. Non tornerà mai indietro. Mai. Mai. MAI?

To be continued…

Il grifone come figura araldica chimerica simboleggia custodia e vigilanza. Inoltre poiché riunisce l'animale dominante sulla terra, il leone, con quello dominante in cielo, l'aquila, il grifone simboleggia anche la perfezione e la potenza. PSN ID : Aquilayoulooseit