Remothered: Tormented Fathers – Recensione

Remothered

Il panorama della game industry nostrana è andato incontro ad una notevolissima espansione nel corso degli ultimi anni e sta attraversando tuttora una fase di crescita esponenziale, che ha dato vita a realtà giovani ma allo stesso tempo molto ambiziose. Negli scorsi mesi si è fatto un gran parlare di giovani team come gli Invader Studios, che sono già riusciti a dare una forte impronta autoriale alla loro opera prima, Daymare: 1998. Ora le luci dei riflettori si sono però spostate su Stormind Games, che provano a dire la loro nell’affollato, quasi saturo mercato dei survival horror con l’ambizioso e temerario Remothered: Tormented Fathers.

Ansia e paura, queste sono le due emozioni basilari che fanno da colonna portante all’intera esperienza di gioco proposta da Remothered. Ispirata ad opere non proprio conosciutissime ai più ma ricche di spunti interessanti, come Haunting Ground e Clock Tower, l’opera di Stormind Games riesce nel non facile compito di tenere il giocatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine dell’avventura, e lo fa grazie ad una storia che nel suo complesso è tutto sommato ben congegnata e narrata. Per quanto riguarda aspetti più specifici come la direzione artistica, Remothered prende spunto anche da opere un po’ più mainstream nel loro campo, come Resident Evil 7 e The Evil Within, ma riesce tuttavia a mantenere una sua identità ben precisa, con un design tutto suo nella costruzione degli ambienti di gioco.

Il comparto audio è uno degli aspetti nei quali il team ha riposto maggiore cura fin dalle prime fasi dello sviluppo, considerandolo parte integrante e colonna portante del game design. Dal canto nostro non siamo riusciti a scovare momenti in cui la colonna sonora fosse inadatta al contesto: ogni suono che sentirete in cuffia (perché lo giocherete con le cuffie, vero?) è selezionato e accuratamente distribuito per aiutarvi nell’immedesimazione e per mantenere costante il fortissimo senso di ansia che proverete ad ogni angolo.

Vista la concorrenza sempre più agguerrita e il gran numero di videogiochi di questo tipo dati in pasto all’utenza, oggi come oggi è sempre più difficile dar vita ad un survival horror che riesca a non essere perlopiù banale e scontato, ma al contrario a spaventare davvero. Remothered, nonostante tutto, riesce per tutta la sua durata a farvi sentire costantemente in tensione: non saprete mai se la stanza in cui siete è effettivamente sicura, o se e quando potreste ritrovarvi di fronte il pericolosissimo antagonista del gioco, sbucato da un angolo buio.

Nonostante all’apparenza possa sembrare di trovarsi davanti a un banale clone “low budget” di opere come REVII e TEW, anche considerati i moltissimi punti di contatto con queste due opere (il gioco è ambientato tutto all’interno di una casa proprio come avviene nell’ultimo RE e nel primo), in realtà non è esattamente così visto che la produzione Stormind Games riesce ad andare anche oltre e a distaccarsi un po’ dai canoni recenti del genere, proponendo meccaniche per certi versi nuove nel panorama del survival horror. Nel gioco, in maniera simile al recente Outlast di Red Barrels, non avrete a disposizione alcun tipo di arma da fuoco e l’unica cosa che potrete fare (a parte nascondervi dove possibile) sarà sfruttare con intelligenza l’ambiente intorno a voi per distrarre il folle dottor Felton, con lo spettro del game over costantemente in agguato.

Nonostante lasci degli interrogativi che sicuramente verranno snocciolati nel già preannunciato sequel (non dimentichiamo che Tormented Fathers è il primo episodio di  quella che diverrà poi una trilogia), la storia è intrigante e ben raccontata, oltre che interessante dall’inizio alla fine. Questa caratteristica è merito sopratutto dei diversi registri narrativi da cui Tormented Father pesca a piene mani.

Spaventare e trasmettere una costante inquietudine a giocatori sempre più “viziati” e satolli di opere di questo tipo non è affatto semplice in produzioni simili, eppure Remothered: Tormented Fathers riesce a fare tutto questo e anche di più, riuscendo a instillare ansia, angoscia e addirittura terrore per tutta la sua durata. Per certi versi sembra quasi di ritrovarsi nel lontano 1998, quando tutti eravamo alle prese col primo Resident Evil e non vedevamo l’ora di uscire da quella dannata villa. Ecco, se proverete una sensazione simile in Remothered, anche voi capirete i motivi per cui il titolo di Stormind Games ha fatto centro, riuscendo nello scopo che si era prefissato.

Ex redattore di riviste del calibro di PS Mania e Game Republic, approda sulle pagine virtuali di GamesVillage quasi per caso, dopo un paio di anni trascorsi lontano dalla stampa specializzata. Appassionato di gdr e action adventure sin da quando aveva sette anni, questo taciturno individuo è sempre alla ricerca di titoli molto orientati allo storytelling.