Forgotton Anne, la recensione spaiata dell’avventura di ThroughLine

Forgotton Anne

Forgotton Anne, la fatica d’esordio dei ragazzi dello studio danese di ThroughLine Games, è una di quelle piccole gioie che il panorama indie riesce a regalare con sempre più frequenza. Una ode quasi spudorata all’opera di Studio Ghibli; l’influenza dell’opera di Miyazaki è palese in praticamente ogni aspetto di questo titolo, che coniuga un comparto grafico davvero accattivante e curato nel dettaglio ad una narrazione e una trama che fa il suo lavoro: coinvolge ma, soprattutto, fa riflettere.

 

Il vero cardine dell’esperienza di gioco, in questo caso, è la storia e per evitare tediosi spoiler (fidatevi, questa avventura bisogna viverla in prima persona) ve la accennerò in linea generale. In Forgotton Anne ci troveremo a vagare nel mondo dei forgotlings, oggetti che sono stati smarriti o dimenticati dai proprietari e che sono stati per questo risucchiati in un universo parallelo in cui Anne e Master Bonku, una sorta di mentore per la nostra eroina e massima autorità della cittadina abitata dai forgotlings, sono gli unici esseri umani nonchè i soli in possesso dell’Arca; questo è un artefatto che consente di manipolare l’Anima, la principale fonte di energia di questo mondo e la stessa forza che rende senzienti i forgotling. La città dei forgotling, poi, è come uno specchio distorto, fumoso e tetro, della realtà che conosciamo: gli oggetti senza più un padrone qui risucchiati ottengono un’Anima e, non appena giunti nella città di Bonku, viene loro assegnato d’ufficio un lavoro. I più utili e coloro che dimostreranno la propria lealtà a Master Bonku, avranno diritto ad un biglietto per attraversare l’Ether Bridge: l’ultima creazione di Bonku. Questa nuova meraviglia tecnologica progettata da quello che a tutti gli effetti pare il leader della città dei forgotling consentirà ai più meritevoli, coloro tra i lavoratori di Bonku che si sarano dimostrati leali e probi, di riunirsi ai propri padroni nel mondo reale e tornare a svolgere la funzione per la quale sono stati creati. Non tutti, però, sono felici di questa svolta nelle proprie vite di forgotlings: alcuni oggetti, infatti, sono diventati veri e propri terroristi e la storia di Anne, la Guardiana della città dei forgotlings, comincia proprio qui: un brusco scossone, una colonna di fumo pesante e nero che si staglia contro il cielo plumbeo e il fragore di una detonazione strappano Anne dal suo sonno. I terroristi, sotto la guida del carismatico manichino Mr Fig, hanno colpito e Anne, messa a capo delle indagini da Master Bonku, sta per addentrarsi in un’indagine che la porterà a scoprire nuove ed inquietanti verità sullo status quo che è chiamata a proteggere: la missione risveglierà nella nostra protagonista molti dubbi su Bonku e sull’intero sistema in vigore in città. Utilità, lealtà, affetto, bugie, egoismo, paura del cambiamento: i temi trattati, la gamma di aspetti della vita dei forgotling che Anne dovrà esplorare per concludere la sua missione, sono molteplici e si mischiano costantemente in un turbinio di dubbi e scomode realtà raccontate con leggerezza ma in modo diretto e crudo.

La storia di Forgotton Anne, più o meno, è questa: in qualità di Guardiana della città dovremo investigare su questi attacchi, sui motivi di malcontento e trovare una soluzione. Da qui in poi l’esperienza di gioco si può definire quasi una sorta di pellicola interattiva, con un gameplay che prevede poca azione e qualche sessione platform intervallata da puzzle ambientali di facile soluzione. Punto focale del gameplay è l’utilizzo dell’Arca, uno speciale guanto indossato da Anne che ci consente di manipolare l’Anima, una forma di energia che nel mondo dei forgotling permea qualunque cosa. Utilizzando l’Arca potremo quindi manipolare oggetti dello scenario per risolvere dei puzzle e attivare interruttori ma il suo vero potere, molto più importante ai fini del gioco, è la facoltà di distillare (un modo carino per dire: risucchiare brutalmente senza alcuna pietà) l’Anima dai forgotling stessi, di fatto neutralizzandoli. Il mix di generi di ThroughLine Games trova la sua massima espressione non nelle sessioni platform, funestate da un’impostazione decisamente troppo rigida e a tratti frustrante dei comandi di gioco, ne’ in quelle puzzle, onestamente troppo semplici e non in grado di trasmettere il minimo senso di sfida. Questi elementi sono solo un contorno ad una avventura grafica, delicata e a tratti brutale nella sua schiettezza mascherata da ingenuità. Il procedere della nostra avventura, entro certi limiti, sarà dettato dalle scelte, perlopiù di carattere morale, che opereremo nei frequenti dialoghi; non ci troveremo davanti ad una serie di finali alternativi, sia chiaro, parliamo piuttosto di una serie di “what if?” che spesso e volentieri possono mettere in difficoltà il giocatore. Non fatevi ingannare dal tratto delicato e quasi onirico del disegno, che come già vi ho accennato ricorda da vicino le opere di Miyazaki (una su tutte: Il Castello Errante di Howl): i temi trattati, il modo in cui Anne si porrà nei confronti delle verità di cui verrà messa a parte e anche nei riguardi dei forgotling, danno uno spessore non indifferente ad ogni nostra azione e scegliere a chi credere, a volte, sarà davvero difficile e genererà diversi dubbi.

L’azione vera e propria, pad alla mano, è di fatto ridotta a pochi fattori: saltare, assorbire e trasferire Anima per risolvere i piccoli puzzle e interagire con l’ambiente. Per compiere queste poche azioni, a cui si unisce uno scatto (utile per prendere la rincorsa prima di spiccare balzi particolarmente lunghi), avremo a disposizione un equipaggiamento minimalista, composto dall’Arca e da un paio di ali che, a patto di avere abbastanza Anima nella nostra Arca, potremo attivare per compiere salti più alti e più lunghi e raggiungere così luoghi altrimenti inaccessibili. Purtroppo qui si palesa uno dei talloni d’Achille del gioco; il sistema di comandi, tutto sommato basato sull’utilizzo di pochi tasti e facile da padroneggiare, risulta estremamente rigido e richiede una precisione quasi maniacale per compiere alcuni salti o per superare alcuni ostacoli, risultando a volte frustrante. Credetemi, anche solo girovagare per la città dei forgotling è un piacere, peccato che saltellare per i tetti sia a volte un vero e proprio incubo. Molto utile, per tenere traccia dei forgotling che abbiamo incontrato e dello stato della nostra indagine le sezioni Diario e Mementi: la prima sarà un riassunto, una sorta di appunto su una agenda virtuale, che potremo rileggere in ogni momento per raccapezzarci sui nostri progressi nella storia tra una sessione e l’altra. Mementi, invece, è in pratica una galleria che contiene diversi oggetti recuperabili esplorando il mondo di gioco e che, una volta analizzati e inseriti in questa galleria, ci consentiranno di approfondire alcuni aspetti della trama come il rapporto tra Bonku e Anne o ancora le vere motivazioni dei terroristi forgotling.

Un vero e proprio fiore all’occhiello è il comparto audio: dal doppiaggio alla colonna sonora, quest’ultima interpretata dalla Copenhagen Philarmonic Orchestra, riescono a dare ulteriore vita, ad aggiungere qualche stilla di Anima, a Forgotton Anne. Le musiche, eccellentemente eseguite, tengono bene il ritmo degli eventi a schermo e, in maniera quasi organica, del tutto senza forzature, si sposano perfettamente con lo stile grafico del titolo. Il doppiaggio è a sua volta ben curato, nonostante le palesi limitazioni (dopotutto il gioco di ThoughLine è “figlio” di un piccolo studio indipendente) riesce a infondere una personalità in ogni forgotling che incontreremo. Menzione d’onore per quanto riguarda i sottotitoli, localizzati in italiano, che sono ottimamente leggibili anche da distanze non ravvicinate e per i menù estremamente minimalisti ma splendidamente funzionali. Tecnicamente il titolo è solido, curato nel dettaglio a livello grafico anche se alcuni piccoli tentennamenti, di quando in quando, capitano. Le animazioni dei personaggi, in particolare, risultano abbastanza legnose, come se ThoughLine avesse deliberatamente “tagliato” qualche frame. Purtroppo questo si riflette non solo sulla resa grafica ma, non in senso buono, sul gameplay: parlando delle sessioni platform del titolo vi ho accennato ad una certa rigidità nei comandi che, sommata a questo fattore, a volte riesce a rendere frustranti certi passaggi.

Forgotton Anne è un connubio tra la cruda realtà esposta, in pieno stile norreno come si addice ai danesi di ThroughLine, e la diretta delicatezza di un haiku. Ad una storia emozionante, coinvolgente e splendidamente narrata, forte di personaggi carismatici e ben caratterizzati, si contrappone purtroppo un certo pressapochismo nella realizzazione tecnica che riesce in qualche modo ad inquinare quella che sarebbe potuta essere un’esperienza davvero indimenticabile. Un titolo, tutto sommato, ottimo e che è in grado di appassionare gli amanti delle avventure grafiche anche se difficilmente potrebbe incontrare il gusto di giocatori più avvezzi all’azione che qui, ahinoi, manca quasi del tutto. In conclusione Forgotton Anne è una piccola perla. ThroughLine è andata vicina al capolavoro, purtroppo ha peccato in alcuni aspetti della realizzazione tecnica. Questo, signori, è un gioco che va assaporato e metabolizzato lasciandosi coinvolgere dalla storia, facendo della domanda che, ad un certo punto, Bonku pone ad Anne la chiave di lettura di questa avventura: a che cosa serve un calzino spaiato? 

 

Le metafore si sprecano in questo titolo che appare quasi più come un commentario sociale interattivo che non un’opera di intrattenimento. Non mancano i momenti di riflessione, riassunti in frasi sibilline lasciate cadere a mezza bocca dai protagonisti. Forgotton Anne ci fa pensare al valore che diamo agli oggetti di ogni giorno e, ancora di più, al valore che attribuiamo alle persone che ci riempiono, distruggono o anche solo attraversano la vita ogni giorno. Delicato, ingenuo e allo stesso tempo brutale come una scarpata nelle gengive, questo titolo è uno dei più emozionanti che ho avuto il piacere di giocare. Seguite Anne, appassionatevi a lei, e comprenderete il desiderio di avvicinarla e sussurrarle “Remember: forgotten, not rotten”. 

Gamer dal 1990, complice un NES è diventato un essere mitologico, metà uomo metà pad. Nato per partenogenesi dal dio Chaos, si narra che nel suo pizzetto viva un troll viola del tutto simile a Trevor Phillips. Tra una sessione di gaming e l'altra è riuscito a procreare e la stirpe, sorprendentemente, è umana. Sincero, arrabbiato e politicamente scorretto, ama Halo alla follia, tanto da chiamare la figlia Cortana.