I Best of E3 de Il BuonAstaroth, bene ma non benissimo

Anthem E3 2018

L’E3 2018 si è concluso da poco, appena una decina di giorni. Il tempo giusto per lasciar sedimentare le prime impressioni, far decantare, in qualche modo, i residui dell’hype che ha preceduto la manifestazione, e parlare ponderatamente e con cognizione di causa del meglio e di quello che, per me, è stato il peggio. Si tratta solo di scegliere da dove partire e, per rendere un po’ più dolce questo amaro calice (non ne faccio mistero: per me questo è stato uno degli E3 più deludenti degli ultimi anni), partirò con una top ten.

TOP

1 – Anthem

Ed ecco il titolo che più mi ha colpito: Anthem, altra IP mostrata (a malapena, ahinoi) lo scorso anno e tornata prepotentemente alla ribalta dopo mesi di quasi assoluto silenzio. Bioware quest’anno ci ha mostrato quello che è solo uno scorcio del variegato e colorato mondo di gioco oltre ad offrirci, finalmente, una visione del gameplay in presa diretta. E la seconda pare, soprattutto, è stata quella che mi ha fatto tirare un vero e proprio sospiro di sollievo. Temevo, in tutta onestà, di trovarmi davanti una sorta di clone di Destiny 2. E invece Bioware mi ha stupito, con il suo ambiente open world colorato e vivo e un gameplay che sembra riprendere i parte i fasti dei “vecchi” RPG ma con un occhio alla modernità. La profondità di gioco, che vede i protagonisti (noi, in ultima battuta) impegnati a garantire la sopravvivenza della razza umana su un pianeta lontano e ostile e letale, è innegabile e il comparto grafico riesce a rendere in pieno l’idea di un mondo vivo e pulsante, tutto da esplorare. Insomma, il titolo di Bioware convince e lo fa nel modo giusto: dando al giocatore, apparentemente, la piena libertà di scegliere come affrontare la propria avventura, mettendo sul piatto una componente cooperativa articolata e che ha appena iniziato a mostrare le proprie potenzialità e differenziandosi dai concorrenti. Non è Destiny, non è un FPS classico, non è un RPG nella pura accezione del termine e no, non è un MMORPG. Non ci resta che attendere un hands on per dare un parere definitivo ma, blaster alla tempia, per me Anthem è la migliore promessa che questo E3 2018 ha fatto ai giocatori.

2 – Skull & Bones

Ubisoft colpisce, e le sue bordate arrivano proprio laddove vogliono. Skull & Bones, presentato l’anno scorso nella stessa sede, l’E3 2017, è uno dei titoli che più mi intrigano tra quelli mostrati a Los Angeles negli scorsi giorni. Lo ammetto, il primo reveal del 2017 mi aveva lasciato quasi indifferente: un copia incolla, magari raffinato, delle battaglie navali di Assassin’s Creed IV: Black Flag, ecco cosa mi aspettavo da questa nuova IP che, ai tempi, già mi puzzava di stantio, di asset riproposti e figlia di un rinnovato interesse da parte dei giocatori per il mondo piratesco (dopotutto Microsoft aveva Sea of ThievesSony in qualche modo doveva pur rispondere). Queste sono le considerazioni che ho fatto, tra me e me, e sulle quali sono dovuto tornare dopo aver visto cosa effettivamente vuole creare UbisoftSkull & Bones si presenta come l’esperienza definitiva per gli aspiranti lupi di mare, con una storyline netta e funzionale al gameplay e una profondità insperata sia nella personalizzazione che nelle meccaniche di gioco. Tecnicamente sembra davvero valido, il motore di gioco sembra reggere benissimo lo stress delle situazioni più concitate e il mare, vero protagonista insieme al rum di questa nuova avventura piratesca, pare esso stesso un essere vivente pronto ad ingoiarci. Un titolo da tenere d’occhio nei prossimi mesi e con il quale la concorrenza (parlo a te, Rare) dovrà fare i conti.

https://youtu.be/HEXyheRldfQ

3 – The Last of Us: Part 2

EllieJoel ci erano mancati. Ammettiamolo. The Last of Us: Part 2 è uno dei titoli che i giocatori attendono con maggiore ansia. Come continua la storia di Ellie? Come sono evoluti i personaggi? Naughty Dog riuscirà a farci piangere e appassionare di nuovo? Tante le domande, molte delle quali ancora non hanno risposta. Il controverso trailer mostrato in occasione della manifestazione di Los Angeles non ha risposto a molte di queste, anzi, per certi versi ne ha generate altre. Quello che ho visto, però, mi fa ben sperare: non sembra che Naughty Dog si sia adagiata sugli allori e intenda vivere di rendita. L’evoluzione sul piano tecnico c’è, i temi trattati sono se possibile ancora più profondi e coinvolgenti rispetto alla storia magistralmente narrata del primo capitolo, e le polemiche sorte intorno agli ultimi trailer sembrano destinate a spegnersi senza colpo ferire. Le animazioni migliorate, direi esponenzialmente, l’evoluzione subita dal mondo di gioco stesso che ora sembra, se possibile, ancora più spietato e orbato di bellezza e un contrasto netto tra sessioni gameplay di rara brutalità e crudezza contrapposte all’emotività e alla delicatezza (non ci sono altre parole adatte, davvero) delle cutscene, stupendamente interpretate, sono una ricetta che garantirà a Naughty Dog un altro successo, poco ma sicuro.

4 – Cyberpunk 2077 e Microsoft

Vedere Cyberpunk 2077 è stata un’emozione. Un po’ perché, finalmente, abbiamo potuto sapere qualcosa di più concreto sull’attesissima IP dei ragazzi di CD Projekt Red, un po’ perché questa presentazione sul palco di Microsoft, dopo l’annuncio di Phil Spencer dell’acquisizione da parte del colosso di Redmond di ben cinque nuovi studios, apre a scenari fantastici per il futuro. E per quanto le cose sembrino slegate, i tempismi e soprattutto l’assenza di piattaforme di riferimento per questo titolo di CD Projekt Red apre a scenari molto interessanti: se Cyberpunk 2077, alla fine, fosse un’esclusiva Microsoft? Questo ce lo dirà solo il tempo, quindi dovremo aspettare pazientemente. Ma per quanto riguarda il titolo in se, eletto dalla nostra redazione come Best of E3 2018 praticamente all’unanimità, ci sono ottime premesse: tecnicamente appare solido, visivamente di impatto e il gameplay, mostrato in separata sede, sembra avere lo stesso spessore e carattere dell’impianto scenico del titolo: aspettatevi un gioco coloratorumorosovasto, che difficilmente sarà scordato nel tempo.

5 – Dying Light 2

Quello che mancava nel primo capitolo di questo franchise, erede spirituale (e non solo) di Dead Island era una cosa sola: una narrazione decente. Ebbene, grazie all’apporto di Chris Avellone e un team di scrittori direttamente mutuati da CD Projekt Red (insomma, non parliamo di noccioline!), sembrerebbe che Techland abbia capito dove e come correggere la rotta per sopperire alle mancanze del titolo precedente. Se tutto procederà come sembra con Dying Light 2 avremo tra le mani un survival game, con elementi action e RPG, una forte componente verticale, zombi e crani maciullati, caratterizzato da una storyline immersiva. Ripetete in coro con me, amanti degli zombi e del gore: Techland non mollare, continua così!

6 – Sekiro: Shadows Die Twice

Adoro From, farei una statua, ma che dico, erigerei un dannato mausoleo dedicato a Hidetaka Miyazaki, e Sekiro: Shadows Die Twice mi incuriosisce da un anno. Da quando quella prima immagine, con tanto di tagline, apparve in rete. Quanto visto a questo E3 2018 mi ha reso abbastanza contento: un mash up tra Tenchu (oh, si!) e le meccaniche che abbiamo imparato ad amare e a tratti odiare nella saga Soul’s. Insomma, capirete bene che ce n’è abbastanza, unito a quella cura certosina nel dettaglio che rende i titoli di From delle piccole perle. Il gameplay, che sembra affondare le radici proprio nei due più recenti titoli hardcore di FromDark Souls 3Bloodborne, sembra un po’ più accessibile e appetibile anche per chi non è avvezzo alla crudeltà di Miyazaki-San. Staremo a vedere, ma From con questo Sekiro: Shadows Die Twice mi ha convinto.

7 – Ace Combat 7: Skies Unknown

Ho avuto occasione di provare un paio di volte Ace Combat 7: Skies Unknown, anche con PlayStation VR e, quanto mostrato all’E3 2018 mi ha convinto che questo capitolo potrebbe segnare un punto di svolta nel franchise. Le nuove meccaniche, come gli effetti del clima esterno sul cockpit del nostro F-22, aggiungono una profondità inaspettata ad un gameplay rodato e, come sempre, il lavoro degli sviluppatori sul fronte tecnico appare certosino. Sorvolare rovine di città bombardate, approcciarsi ad una portaerei, magari piombando in picchiata a mach 2 (il bello di Ace Combat è proprio questo: la sua anima arcade ammantata da una patina di realismo) per scaricare sul ponte e sugli aerei ancora sulla pista un paio di missili sembra essere più adrenalinico che mai, e sarà interessante vedere fino a che punto la tecnologia VR avrà giovato al titolo di Bandai Namco.

8 – Assassin’s Creed: Odyssey

Adoro la saga di Ubisoft. Davvero. Ho gioito ad esplorare Acri e la Terrasanta nelle vesti di Altair e, come tutti noi italiani, non ho potuto fare a meno di scalare i maestosi edifici di FirenzeRoma impersonando il nostrano Ezio Auditore. Ma, dopo Assassin’s Creed: OriginsAssassin’s Creed: Odyssey è il capitolo che per ora esercita meno appeal sulla mia persona. Brutalmente parlando, non ci ho visto molto di più che un reskin dell’ultima iterazione della saga. Il gioco si presenta comunque come un’opera monumentale e storicamente accurata, Ubisoft è nota per l’attenzione al dettaglio e ad oggi non ha mai deluso sotto questo punto di vista; e, anche se in passato ci sono stati alcuni scivoloni sul piano tecnico, per quanto si è potuto vedere finora il lavoro degli sviluppatori sembra di ottima qualità. Ma, come sopra, fino a che non avremo ulteriori dettagli non riesco a scrollarmi di dosso una pesante, enorme sensazione di deja-vu.

9 – Session

Il titolo di Crea-Ture Studios mi ha colpito come un fulmine a ciel sereno: onestamente, non me l’aspettavo. Era dai tempi dell’ultimo capitolo di SKATE che attendevo un titolo, lasciatemelo dire, ignorantesadico (si, io gioco a questi titoli solo per vedere gli avatar schiantarsi nei modi peggiori). Tutto, dalla colonna sonora alle animazioni, mi ha riportato alla mente i pomeriggi con gli amici su Tony Hawk’s, ormai ai tempi della gioventù e, in tutta onestà, sono davvero curioso di scoprire se questa IP è riuscita a cogliere tutto il divertimento e la.. si, la cafonaggine, propria di questo genere. Session, quindi, mi pare promettente e in grado di riportare in auge un genere ormai tristemente sparito o quasi dalle proposte delle major.

10 – The Elder Scrolls VI

Bethesda è campionessa nel creare hype, e ciò che è stato in grado di generare un trailer di pochissimi secondi lanciato praticamente in conclusione della sua conferenza è paragonabile agli effetti di un fulmine in una prateria arsa dal sole. Il web si è incendiato, i fan sono esplosi, io sono saltato dalla sedia e mi si è rovesciato il caffè. Insomma, effetti apocalittici, pochi annunci avrebbero potuto avere il medesimo impatto. Ma, se mi ha intrigato tanto, perché l’ho relegato al decimo posto? Semplice, analizzando i fatti non abbiamo visto nulla. Ma da amante di The Elder Scrolls, e da giocatore che ha speso migliaia di ore tra MorrowindSkyrimOblivion, l’idea di tornare a Tamriel e, ancora una volta, avere a che fare con Aedra Daedra e briganti e maghi è da sola sufficiente a farmi esaltare. Non per altro, ma tutti conosciamo i tempi di Bethesda, ora almeno so che vedrò The Elder Scrolls VI prima della prossima decade. Spero.

Dopo aver parlato del buono, parliamo anche del brutto. E ce n’è stato a iosa, anche di questo. Conferenze spente, titoli sottotono, promesse mancate. C’è tutto, come dicevo. Però, per questa sezione, ho deciso di limitarmi alle cinque cose che più mi hanno lasciato perplesso e, perché no, con l’amaro in bocca durante le mie notti insonni con gli occhi incollati sulla kermesse losangelina. Perché, diciamocelo, non è tutto rose e fiori.

FLOP

1 – Fallout 76

Questa capitolazione di Bethesda non mi è piaciuta. Lo dico chiaro. Non trovo appeal in un Fallout 76, se non la possibilità di nuclearizzare qualche enclave vicina. Vero, c’è la libertà di giocare da soli, ma l’ossatura è chiaramente un MMO, e vedere questo acronimo accostato a Fallout mi fa tremare le gambe. Fallout è esplorazione, la disperazione del vagare nella zona contaminata, magari accompagnati da un seguace, ma di base in solitaria. E questo fa parte dell’anima di Fallout, buttare nel mucchio meccaniche di più ampio respiro e volte ad uno stile di gioco cooperativo (seppur votato anche, come abbiamo capito, al PvP con una componente roguelike) è un qualcosa che mai mi sarei aspettato di vedere. Le paure, i timori che mi portano a pensare a Fallout 76 come ad un flop sono semplici e veloci da spiegare: quale controllo ci sarà sui giocatori? Quale e quanto supporto alle mod? Ci sarà la possibilità di giocare effettivamente in solitaria o gli eventi del mondo di gioco, magari scatenati dagli altri giocatori nella sessione, porteranno inevitabilmente gli amanti del single player ad allontanarsi dal titolo? Questi sono solo alcuni dei dubbi che mi ronzano in testa da quando il titolo è stato prima svelato e poi ufficialmente presentato. La speranza, perché Bethesda (bug a parte, ma è un segno distintivo) sa come trattare le proprie IP, è che si riesca a trovare il giusto mix tra tutte queste meccaniche. La paura è che, purtroppo, la voglia di gettarsi a capofitto in un mercato ancora aperto abbia spinto BethesdaZenimax a non pensare troppo alle conseguenze a lungo termine e, soprattutto, a cosa vogliono davvero i sopravvissuti nei Vault. Aspetterò paziente la possibilità di toccare con mano, per dare un parere più ponderato ed esaustivo, ma la paura di trovarmi a giocare ad una sorta di Campo Minato multiplayer, in chiave post nucleare nel quale ogni giocatore sarà in grado di lanciare testate atomiche come se piovesse, continua a non abbandonarmi.

2 – Crackdown 3

Rinvii, ritardi, cancellazioni e cambi di rotta. Sembra che Microsoft non sappia cosa fare esattamente con Crackdown 3, quello che sarebbe dovuto essere uno dei titoli di punta dello showcase della casa di Redmond. E invece? E’ dal 2014, ormai, che i giocatori aspettano questo titolo, che sembra ormai essere un miraggio e, cosa ancora più preoccupante, pare davvero ridotto all’ombra di ciò che secondo Microsoft sarebbe dovuto essere. I cambi al timone del progetto degli ultimi anni non hanno sicuramente giovato al titolo, che rischia di essere una delle più grandi delusioni con le quali i fedeli fan Microsoft possano avere a che fare nel futuro. Perché uso il condizionale? Semplice, dato lo stato attuale delle cose non sono neanche troppo sicuro che vedremo mai Crackdown 3.

https://www.youtube.com/watch?v=74jviPFQ66U

3 – Command & Conquer: Rivals

No, EA, questo non dovevi farlo. Prendi una saga storica, che ha definito i canoni di un genere intero insieme ad Age Of EmpiresDune II e me la tratti così? Vedere Command & Conquer: Rivals è stato un colpo al cuore, una stilettata che non mi aspettavo. I fasti della serie sono ormai lontani nel tempo, vero, ma Command & Conquer avrebbe dovuto essere trattato meglio. Unica fortuna: nonostante la sofferenza, nel vedere Command & Conquer: Rivals sia stata paragonabile ad una vivisezione, la noia provata durante la presentazione del gioco è stato un ottimo anestetico. L’altra fortuna? Probabilmente non dovrò avere a che fare con questo titolo nella mia carriera di giocatore, dal momento che la pubblicazione è prevista solo (e meno male!) per dispositivi mobile.

4 – Conferenza Square Enix

Ne avevi di cose da mostrare, Square. Davvero. E invece, cosa ci hai dato? Una serie di trailer, peraltro già visti, e annunci già  trapelati nei giorni precedenti. Una presenza sottotono per il colosso giapponese, a questo E3 2018, che potrebbe anche ripercuotersi sul futuro. L’impressione che ho avuto è stata grama, non lo nascondo, e vedere la casa che ci ha portato la saga di Final Fantasy presentarsi con le metaforiche “pezze”  (non vi dico dove, ma siete intelligenti, avrete capito) a quello che è uno degli appuntamenti più importanti dell’anno per i giocatori è stato un po’ un dolore per me. Avrei preferito una conferenza roboante, con almeno un paio di annunci di peso, ma come per Sony, anch’essa presente un po’ sottotono rispetto agli scorsi anni, mi sono dovuto accontentare. Spero in meglio per l’immediato futuro, ma se la proposta di Square Enix sarà quella presentata durante la manifestazione losangelina, beh, direi che c’è ben poco per cui essere allegri.

5 – Death Stranding

Mi spiace ma no, per me Death Stranding è un no gigantesco. Capisco, ovviamente, l’hype per la prossima produzione di Kojima, dopotutto i primi mesi ne sono stato preda anche io. Basta il nome del buon Hideo per far salire un brivido sulla schiena dei giocatori, questo è innegabile. Ebbene, ora sono stanco. Stanco di trailer in CGI che dicono tutto e niente, stanco di gameplay inconcludenti che creano più domande che altro. Insomma, sono al lumicino e l’hype ha lasciato il posto all’insofferenza. Non abbiamo una data, non abbiamo una finestra di lancio, e nonostante le premesse sembrino più che buone, dalla realizzazione tecnica a tutti gli aspetti del titolo, ai miei occhi comincia ad apparire come una produzione inconsistente. Non mi dilungherò sui dettagli relativi al gameplay, sarebbe iniquo e si è visto davvero troppo poco per dare un parere, ma dal mio punto di vista il prossimo titolo di Hideo Kojima potrebbe essere una grande delusione. Ai posteri l’ardua sentenza, ma al netto di quel che ci è stato ad oggi mostrato, la mia impressione è che ci sia molto fumo, davvero tanto, ma pochissimo arrosto.

Gamer dal 1990, complice un NES è diventato un essere mitologico, metà uomo metà pad. Nato per partenogenesi dal dio Chaos, si narra che nel suo pizzetto viva un troll viola del tutto simile a Trevor Phillips. Tra una sessione di gaming e l'altra è riuscito a procreare e la stirpe, sorprendentemente, è umana. Sincero, arrabbiato e politicamente scorretto, ama Halo alla follia, tanto da chiamare la figlia Cortana.