Cinque anni di Warframe: l’evoluzione del free-to-play targato Digital Extremes

Warframe

Warframe: Ninjas Play Free

Digital Extremes, lo sviluppatore che nel lontano 2013 ha dato vita a questo atipico MMO, navigava prima di allora in acque torbide. Dopo aver preso parte a pubblicazioni minori di tiepido successo, come lo sfortunato Dark Sector per PlayStation 3, la casa era arrivata a temere di dover chiudere se non avesse trovato l’archetipica gallina dalle uova d’oro; perciò, con i pochi milioni che avrebbero permesso agli ingranaggi di girare, anche se ancora per poco, diede vita ad un progetto che era rimasto in incubazione da anni, non giudicato sufficientemente remunerativo da giustificare una pubblicazione in proprio: questo gioco era Warframe, un free-to-play multipiattaforma, e da allora non ha mai smesso di irretire nuovi giocatori trasponendoli in un universo vivo, sfaccettato e interessante, determinandone un coinvolgimento che in alcuni casi non ha molto di diverso da una vera e propria dipendenza.

Wake up, Tenno

Le ultime recensioni di Warframe risalgono come ci si aspetterebbe ad un periodo relativamente ristretto che va dall’uscita del gioco su PC all’ultima release per la console di casa Microsoft, Xbox One, che è stata l’ultima a beneficiare di quest’aggiunta al suo catalogo. Questo non è necessariamente un errore, ma ogni recensione ormai datata fallisce nel riflettere i cambiamenti che hanno interessato Warframe in tutti questi anni.
Lo stesso genere è dubbio: l’impronta MMO è evidente, ma viene commistionata ad elementi fortemente action e a meccaniche da TPS con una forte enfasi sulla mobilità e sulla scelta di uno stile di gioco che rispecchi le nostre preferenze, complici anche il gran numero di armature (appunto Warframe) che potremo potenzialmente arrivare a controllare.
Statistiche a parte, il prologo è rimasto lo stesso: il giocatore sceglierà il suo starter fra uno dei tre Warframe disponibili, Excalibur, Volt o Mag, e verrà subito catapultato nel vivo dell’azione dalla voce distorta di una matrona spaziale, Lotus. A seguito di sanguinose schermaglie che ci vedranno contrapposti agli emblematici brutti ceffi spaziali, sbloccheremo l’accesso al nostro hub personale e alla navetta da sbarco che impiegheremo nelle nostre peregrinazioni.
Nel complesso, le prime ore di Warframe risultano blande e confusionarie, complice la grande quantità di menù che falliscono l’obiettivo di risultare intuitivi. Le meccaniche di gioco sono complesse e richiedono tempo per essere afferrate, oltre ad una buona dose di impegno e intuizione, e basterà un’occhiata ai portali più popolari su internet per rendersi conto che l’aiuto migliore per un giocatore alle prime armi è costituito proprio dalla community. Un vero peccato che i primi momenti su Warframe costituiscano un ostacolo che non tutti i giocatori, e a ragione, riescano a superare; perché nel caso riuscissero nell’intento Warframe, proprio come un fiore di loto, sboccerebbe rivelando all’utente frontiere di complessità che pochi MMO, soprattutto su console, possono vantare.

Che mi metto oggi?

Il gameplay di Warframe è fortemente condizionato dall’approccio che il giocatore vorrà adottare. Ogni Warframe può vantare abilità diverse che lo rendono utile in alcune situazioni ma fortemente svantaggiato in altre, nonostante il potere che ognuno di essi esibisce li renda avversari tenaci su ogni fronte. Le tipologie di missioni disponibili, accessibili tramite un menù posto nella cabina di pilotaggio del nostro Orbiter, sono fortemente diversificate e favoriscono alcuni Warframe ponendo gli altri in una condizione di relativo svantaggio: è meglio affrontare le missioni Spia con un’armatura dalle vocazioni stealth, missioni Difesa con un Warframe che sappia tenere lontano i nemici dall’obiettivo che hanno intenzione di distruggere e così via, ed ognuna di queste, complice anche lalways online che ci tiene in contatto con ogni membro della community, può essere affrontata sia da soli che in un team di massimo quattro persone. Va da sé che la scelta va ponderata, in quanto la quantità dei nemici e la resistenza degli stessi è commisurata al numero dei partecipanti. Con ognuno dei Warframe è possibile arrivare ad alti livelli di contenuto, ma in un gioco del genere lo sbilanciamento (che Digital Extremes si impegna a livellare in ognuno dei frequenti aggiornamenti che rilascia) è quasi connaturato all’esperienza, ed è naturale che alcuni risultino più forti, più resistenti o più veloci di altri: non è necessariamente un male, dato che in questo modo si contribuisce a differenziare i vari stili di gioco.
In più, ad ogni oggetto che guadagneremo o che andremo a forgiare è possibile assegnare delle mod che ne andranno ad incrementare la funzionalità e le prestazioni. A completare il pacchetto uno slot dedicato a Compagni e Sentinelle: i primi sono il corrispettivo fantascientifico di cani e gatti, disponibili in una pletora di razze, pattern e colorazioni, mentre le seconde sono ibridi carne-metallo che forniranno supporto in molti modi.
Ognuno dei pianeti in cui andremo a navigare presenta una sequenza casuale di stanze che vengono generati all’inizio di ogni missione, così come il contenuto dei tanti forzieri che contengono e i nemici che ci troveremo a dover affrontare. La presenza di quattro fazioni nemiche contribuisce a fornire variabilità all’esperienza di gioco e sprona il giocatore a tentare approcci diversi.
Le possibilità, com’è evidente, non sono quantificabili. I fattori che è necessario prendere in considerazione si moltiplicano ad ogni piè sospinto e le variabili aumentano insieme al progresso del giocatore nella navigazione del sistema solare, ma lo stesso incremento subiscono le risorse di cui faremo incetta. È inutile negare, infatti, che grinding e farming assumano un ruolo importante in un videogioco tanto immenso. Non saranno poche le occasioni in cui ci troveremo a navigare per la chat di reclutamento nella disperata ricerca di qualcuno che ci aiuti ad accumulare una data risorsa, necessaria e imperativa per costruire armi sempre nuove, sempre migliori, ancora più performanti.

L’importanza di chiamarsi free-to-play

Digital Extremes mette a disposizione di ogni nuovo giocatore cinquanta unità della valuta premium che si può acquistare solo con denaro reale. Questa prende la forma di Platino. Con il Platino possiamo aggiudicarci Warframe già costruiti e funzionanti, armi, slot per Warframe e slot per armi, oltre ad un’altra miriade di oggetti utili alla personalizzazione del nostro avatar. Nel complesso, molto materiale su Warframe costa Platino: un mantello ne costa un centinaio di unità, uno slot Warframe altri venti, e se volessimo raddoppiare la capacità mod di un’arma (meccanica che si rende necessaria molto presto) dovremo aspettare la ricompensa di un’allerta che probabilmente arriverebbe fin troppo tardi, e si finisce perciò a dover acquistare i necessari Catalizzatori con il nostro prezioso Platino. Per quanto la scelta di Digital Extremes sia comprensibile nel voler dirigere i giocatori verso acquisti in-game dal prezzo non sempre bilanciato, benché sia la loro unica fonte di profitto, risulta ben più discutibile la gestione degli Slot: nonostante Warframe, armi ed equipaggiamento si siano moltiplicati quasi esponenzialmente nel periodo di vita del gioco, gli slot non hanno ricevuto lo stesso trattamento e non sono in pochi i videogiocatori che ne lamentano la scarsezza.
Ma la soluzione esiste.
Tra le chat disponibili, la più frequentata è certamente la chat di scambio. Troverete di volta in volta giocatori che vendono, scambiano o acquistano la più grande varietà di pezzi, ed è possibile scambiare ognuno di questi per Platino. Non pochi gli utenti disposti a svendere o acquistare in sovrapprezzo, andando a costituire quello che ha tutte le caratteristiche di un ecosistema economico basato sulla legge della domanda e dell’offerta. Buona parte degli oggetti che ha impatto sul gameplay possono essere acquistati e scambiati, ma lo stesso non si può dire degli oggetti di personalizzazione. Sarà il mercato a fornirci gli ammennicoli scintillanti che vediamo indossare ai veterani, e non c’è modo di accaparrarseli in modo diverso.
A conti fatti, le scelte che Digital Extremes ha compiuto sotto il profilo delle microtransazioni ha luci ed ombre; ma c’è da dire che in una particolare congiunzione storica in cui giganti videoludici gareggiano per la peggiore implementazione delle lootbox, DE ha compreso che ciò che rende discutibili queste pratiche è la loro natura casuale, l’introduzione del sistema di ricompense “alla cieca” che crea malcontento e frustrazione all’interno di community appassionate; Digital Extremes ha scelto la trasparenza e la loro sterminata community gli è grata, anche se non manca di far loro notare quando sbagliano.

Sempre in movimento

Warframe è un gioco in costante aggiornamento. I devstream che DE trasmette dalla loro stessa sede aggiornano i giocatori su patch e nuovi contenuti in arrivo, non lesinando sui particolari. Gli aggiornamenti stessi sono piuttosto frequenti e le patch di bilanciamento si susseguono come prodotti in una catena di montaggio: ma benché questo sia certamente un fattore positivo nella valutazione di questo gioco, non sono mancate le occasioni in cui la community si sia detta insoddisfatta o del tutto scontenta dei cambiamenti apportati. Non rari i casi di polemica ad ogni ribilanciamento; i giocatori lamentano una mancanza di consistenza, temendo che armi o armature su cui abbiano investito tempo e risorse risultino inutilizzabili nella patch successiva. Un altro motivo di attrito è l’assenza di contenuti per l’endgame che tengano impegnati i giocatori più navigati con sfide significative, e, cosa più importante, che forniscano risorse per le quali queste attività non risultino meri espedienti.
Al recente Tennocon 2018, una fiera che DE tiene ogni anno a London, Ontario, sono stati mostrati alcuni nuovi contenuti che possiamo aspettarci di ricevere entro l’anno: una mastodontica sezione open world sul pianeta Venere, Fortuna, e i Railjack, navette da sbarco che costituiranno il nostro biglietto da visita per le battaglie spaziali a cui ci permetteranno di prendere parte. Dopo l’uscita delle Piane di Eidolon l’anno scorso, il primo tentativo dello sviluppatore alla costruzione di un ambiente di più ampio respiro, in molti avevano la sensazione che non si trattasse che di un prototipo; fatto tesoro di questa esperienza, comunque non esente da critiche, Digital Extremes spinge la propria ambizione a livelli che molti tripla A considererebbero troppo rischiosi per giustificarne i costi. E di nuovo: la community è in giubilo.