The Banner Saga 3 Recensione, il degno finale di una serie ripiena di nostalgia

The Banner Saga 3

Il Sole ha smesso di sorgere. E anche di tramontare. Il mondo è risucchiato nell’oblio: questa è la confortante atmosfera con cui si apre The Banner Saga 3. Ambientazione norrena, suspence da ulcera perforante e mondo fantasy disegnato da paura. Il dramma è servito. Seguito diretto delle prime due avventure sorprende per la scrittura eccelsa dei dialoghi e la grafica che ricorda molto i cartoni degli anni ‘90, cosa che farà piacere ai giocatori più nostalgici. The Banner Saga 3 inoltre è la conclusione di una serie che di vichingo ha persino la raccolta dei fondi: emerso infatti da una campagna di crowdfunding selvaggia su Kickstarter, il titolo si è aggiudicato ben quattro premi BAFTA, in uno dei rarissimi trionfi della meritocrazia. Piccole gioie che ci fanno per un attimo sospendere il solito giudizio nichilistico sul mondo.

Nelle puntate precedenti…

Il gioco comincia con due opzioni principali: importare vecchi salvataggi o cominciare una partita da zero. Possiamo scegliere uno tra i due personaggi principali di tutto l’esodo: Rook e Alette. E, per quei pochi infami che non hanno vissuto le peripezie presenti nei capitoli precedenti, la Stoic, insieme alla casa di distribuzione Versus Evil, ha creato un video ad hoc, con animazioni degne di un Miyazaki, per ricapitolare tutti gli avvenimenti precedenti. A mio personale avviso, però, questo video non è completamente esaustivo per chi non ha toccato davvero con mano gli eventi passati, data anche la “gravità” della situazione e l’influenza che questa ha sull’universo di gioco presente. Nel trailer, che possiamo simpaticamente chiamare “Nelle puntate precedenti”, seguiremo l’enorme carovana di umani e Varl che fuggono dall’incombere dell’oscurità, per arrivare finalmente alle porte di Arberrang, la capitale degli umani; in contemporanea, Juno ed Evyind si trovano da qualche parte all’interno dell’enorme bolla nera, protetti da un incantesimo di luce, tentando di evirare il Male alla radice. Questo è solo l’assaggio dell’atmosfera rarefatta che si respira per tutto il fluire del gioco, per niente sollevati dal fatto che dovremo continuamente compiere scelte definitive, dalle quali non potremo mai più tornare indietro: esse esulano infatti dal solito ridicolo schema dicotomico della scelta ovvia, nella quale si può già leggere il proprio destino e che diventa nient’altro che una formalità. Al tempo stesso, però, alcune volte ci troveremo vittime di un Fato completamente aleatorio e addirittura randomico, cosa che potrà urtare coloro che come me soffrono di sindrome da maniaco del controllo. Ci troveremo continuamente faccia a faccia con scelte di tipo tattico o gestionale, e dovremo letteralmente guardare al morale delle truppe ogni volta che compieremo scelte di arruolamento, dato che esse avranno delle vere e proprie ripercussioni sui nostri soldati.

Strategia al potere

A livello tattico, il titolo sembra quindi evolversi rispetto agli altri capitoli, arricchendosi sempre più sul piano dinamico: le mappe sono tutt’ora inquadrate nell’enorme scacchiera che siamo abituati a riconoscere come il nostro campo di battaglia, ma diventeranno più giocabili e i turni si trasformeranno in un conto alla rovescia che scandirà il tempo prima dell’arrivo di nuove ondate di reggimenti nemici. Un appunto interessante che va invece a valorizzare la fase d’attacco è la possibilità di scelta su dove vibrare il colpo: si potrà infatti decidere se sacrificare un turno per distruggere l’armatura, assicurandosi quindi di colpire il bersaglio scoperto nei turni successivi e procurare dei danni evidentemente maggiori, o se mirare direttamente al nemico. Ma le innovazioni non finiscono qui. Se avete fame di epicità, la revisione del level cap vi verrà incontro: diversamente dai capitoli precedenti infatti questo non è più bloccato a 10, permettendo così di sbloccare nuove e fighissime abilità eroiche. Il punto di forza della Stoic è sicuramente la capacità di scrittura, sia nella trama sia nei dialoghi. Incontreremo personaggi improbabili ai quali ci attaccheremo in modo malsano, per poi vederli morire sotto i nostri occhi un momento dopo. Sono stati furbi a raccogliere la lezione di Game of Thrones. Niente di meglio di un bel colpo al cuore per risvegliare l’attenzione sopita.

The Banner Saga 3 è la perfetta conclusione di una delle più appassionanti serie videoludiche degli ultimi anni, un finale che lascia ancor più soddisfatti se si arriva a comprendere tutte le dinamiche e le complicate sfaccettature della storia avendola vissuta fin dal suo inizio. Grazie a un comparto artistico di livello eccelso e a una trama coinvolgente e memorabile, l’avventura dello studio Stoic resterà a lungo nella memoria e nel cuore di tutti gli amanti di questa epica saga, nostalgici e non.
Il grifone come figura araldica chimerica simboleggia custodia e vigilanza. Inoltre poiché riunisce l'animale dominante sulla terra, il leone, con quello dominante in cielo, l'aquila, il grifone simboleggia anche la perfezione e la potenza. PSN ID : Aquilayoulooseit