Alien Syndrome: escono fuori dalle f&%$#te pareti!

1987 – Un’agguerrita progenie di xenomorfi proveniente da chissà quale anfratto del cosmo assalta le principali stazioni spaziali in forza al Comando Terrestre, rapendo il rispettivo personale nell’intento di sfruttarne il patrimonio genetico a fini indicibili.

Un dettaglio del Marquee proprio del cabinato originale di Alien Syndrome.

Con una disperata manovra difensiva, i vertici del Grande Consiglio Galattico si affidano a Ricky e Mary: due Super Soldati specializzati in disinfestazioni spaziali cui viene chiesto di infiltrarsi nei siti contaminati, ripulirli dai parassiti e liberare gli ostaggi prima che sia troppo tardi. Molto più semplice a dirsi che a farsi, questa missione rivelerà presto estremi da impresa titanica, spingendo i nostri eroi a fare un bel po’ di straordinario…

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La Alien Syndrome experience si sviluppava lungo 6 labirintici stage zeppi di ostili, per poi concludersi in un’ultima area di gioco interamente dedicata allo scontro col boss finale.

Distribuito nelle sale giochi giapponesi agli inizi del 1987 ed esportato in tempi quanto mai rapidi anche in occidente sull’onda dello straordinario successo registrato in patria, Alien Syndrome s’impose con altrettanta celerità nell’emisfero occidentale, affermandosi quale uno dei principali esponenti del genere Run & Gun.

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Per guadagnarsi l’uscita da ogni livello e sfidarne i rispettivi boss, era necessario salvare almeno 10 dei 16 commilitoni intrappolati al proprio interno.

Caratterizzato dalla prospettiva a volo d’uccello che tanta gloria era valsa in precedenza a classici antecedenti quali Gauntlet e Commando, il gioco si distinse sia per la brillantezza del level design che per la qualità del comparto grafico, trovando il suo principale punto di forza nella robusta modalità co-op di supporto.

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Tra le feature più accattivanti della versione Arcade, l’implemento di una scoppiettante modalità Co-Op in simultanea per 2 giocatori!

Esaltato da questa feature, un gameplay capace di miscelare coerentemente febbrili sequenze shooter a spaccati più esplorativi avrebbe infatti regalato grosse soddisfazioni agli utenti,  senza che il pur elevato coefficiente di difficoltà risultasse mai troppo ostico.

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Scontro finale: un’istantanea tratta dal micidiale confronto col mostruoso responsabile dell’invasione!

Archiviato l’exploit mediatico registrato in sala, Alien Syndrome divenne ben presto oggetto di numerose conversioni volte a trasportare l’incandescente feeling dell’originale sui più famosi home system dell’epoca. Prevalentemente curate dalle varie divisioni interne della Sega o, in alternativa, da team esterni quali Tengen ed ACE, le versioni casalinghe di quello che era ormai diventato un classico cominciarono a fioccare ogni dove a partire dal 1988.

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La confezione della versione Master System proponeva un artwork creato appositamente per l’occasione, in cui Ricky fronteggiava uno xenomorfo dai tratti piuttosto simili a quelli del noto Alien di H.R. Giger.

Tra le performance più incisive troviamo senz’altro quella del piccolo grande Sega Master System, la solidissima edizione C64 e le valida controparte Amiga 500, le quali non riuscirono comunque ad eguagliare la completezza della versione Sharp X68000.

Nato e cresciuto sulle pagine di Game Republic dove ha diretto per generazioni la sezione Time Warp, Gianpaolo Iglio ama il retrogaming e lo considera una seconda vita. O una seconda amante. Ha scritto un libro sulle avventure Sierra e insegna Game Journalism e Storia del Videogame alla VIGAMUS Academy con Metalmark.