Dark Souls Remastered Recensione, un agrodolce ritorno a Lordran

Dark Souls Remastered

Era il settembre del 2011 e From Software, sotto la guida di un certo Hidetaka Miyazaki, dette alla luce Dark Souls. Ora, a distanza di sette anni, l’incubo cupo e ammaliante della software house di Tokyo è pronto al debutto su Nintendo Switch, approdando per la prima volta su una macchina della casa di Kyoto in questa nuova versione Remastered. L’opera di From Software torna, quindi, in versione aggiornata e migliorata, pronta a regalarci altre ore di dolce agonia. Seguiteci in questo nuovo viaggio a Lordran, cari non morti, e tenete pronte le vostre fiaschette di Estus. Come sempre, ce ne sarà bisogno.

Dark Souls Remastered

Un po’ di storia…

Ripercorrere insieme la trama della produzione, nonostante Dark Souls sia sicuramente uno dei titoli più conosciuti, è doveroso: dopotutto la lore del mondo di gioco e il modo stesso di raccontare gli eventi in corso, attraverso meri sussurri e accenni, è forse ciò che più conta nell’opera di From Software. Per comprendere il nostro ruolo all’interno dei meccanismi arcani che governano Lordran, il regno di Gwyn, il luogo in cui gli incubi sono reali e la morte è sfuggente, dovremo partire da molto lontano, dall’Era degli Antichi. In questa epoca primordiale il mondo era, sostanzialmente, amorfo. Immoto, avvolto da una nebbia perenne e dai cieli solcati dai dominatori di questo primitivo abbozzo di esistenza: i Draghi Eterni. Ma all’improvviso, dal nulla e senza ragione, eruppe la Fiamma Primordiale, che scisse il mondo informe e divise gli elementi che governano il fato di Lordran. Da questo caos primordiale emersero i Lord. Esseri di sconfinato potere e ardenti passioni, rimasti nascosti nell’ombra fino all’avvento della Fiamma Primordiale, dalla quale trovarono quattro grandi anime in grado di renderli delle divinità. Tre di questi, Gwyn il Signore della Luce, Nito il primo dei morti e la Strega del Caos e le sue figlie utilizzarono i loro nuovi poteri per muovere guerra ai Draghi Eterni, aiutati da Seath il Senzascaglie; il glabro e invidioso drago svelò a Gwyn e ai suoi alleati le debolezze della sua specie e, grazie alla forza dei fulmini, l’egemonia dei Draghi Antichi, ormai estinti, terminò dando inizio alla pacifica Era del Fuoco. Tuttavia quest’epoca prospera non poteva durare a lungo e i fallimentari tentativi della Strega del Caos di riprodurre la Fiamma Primordiale portarono alla creazione di un simulacro corrotto. Gwyn stesso, il più potente dei Lord, partì insieme ai suoi fidati Cavalieri d’Argento, nel tentativo di vincolare la fiamma a se stesso e ritardare l’inevitabile. Ma c’era un quarto Lord, il Nano Furtivo, spesso dimenticato: esso, nella Fiamma Primordiale, trovò un’anima del tutto differente dalle altre e, con essa, generò l’umanità. Ora, mille anni dopo il tentativo disperato di Gwyn, il mondo e Lordran sono in bilico: la Fiamma Primordiale sta per spegnersi definitivamente e una nuova era di oscurità è prossima. Tra i sopravvissuti in questi momenti di disperazione si trovano alcuni uomini maledetti, funestati dal Marchio Oscuro, il simbolo distintivo della Maledizione dei Non-Morti. E proprio uno di loro è la chiave per salvare Lordran. Incarcerato tra i suoi simili il non-morto prescelto dovrà attraversare Lordran per succedere a Gwyn e tentare di ravvivare, rinnovando il sacrificio estremo, la morente Fiamma Primordiale.

Queste sono le premesse con le quali From Software ci introduce al suo mondo distorto e minaccioso: nei panni del non-morto prescelto ci troveremo ad attraversare Lordran, dal Borgo dei Non Morti fino a Lost Izalith, in un crescendo esaltante di difficoltà e rivelazioni sul mondo di gioco e i suoi protagonisti, inclusa la nostra stessa natura. Saremo salvatori o carnefici di un mondo allo sbando? La scelta sta a noi, tutto dipende da quanto oscura è la nostra anima.

Dark Souls Remastered

Nuova veste, stesso Dark Souls (più o meno)

Dark Souls Remastered è, come ovvio, una riproposizione di qualcosa che, nel bene o nel male, abbiamo conosciuto e amato (e anche un po’ odiato). Nel corso di questi sette anni il gioco è approdato in diverse versioni, più o meno complete o migliorate, su praticamente ogni piattaforma: da PlayStation 3Xbox 360PCPlayStation 4 e Xbox One, mancava solo lei, la piccola di Kyoto, Nintendo Switch. La curiosità più grande era, appunto, scoprire come l’esperienza ormai famigliare con il titolo di Miyazaki potesse trovare una nuova dimensione grazie alle peculiarità di Switch. Ebbene, il lavoro di From Software su questa versione del gioco è di ottima qualità, se analizzato in un’ottica globale, con un paio di pecche che purtroppo sono imperdonabili. Se da un lato il poter affrontare il Demone Capra seduti sul trono (ebbene sì) abbia un suo fascino e anche una sua qual certa utilità, dall’altro i comandi in modalità handheld tendono a essere scomodi, specialmente in sessioni lunghe. Per contro, in modalità docked Joy-Con alla mano, il feeling rimane quasi immutato rispetto alle vecchie incarnazioni di Dark Souls. Roll, parry, backstab, tutte le meccaniche base del gioco insomma, sono invariate e un giocatore veterano si ritroverà a padroneggiare velocemente il combat system del titolo.

Dark Souls Remastered

Vecchie maledizioni e nuovi incanti, From fa (quasi) centro

Abbiamo accennato ad alcuni difetti imperdonabili. Purtroppo non c’è altro modo di definirli, dal momento che si parla degli stessi identici problemi che il titolo presenta sin dal 2011, a cui vanno sommate tutta un serie di piccole, nuove magagne. Sottotitoli minuscoli, al limite del leggibile per un falco dalla vista particolarmente acuta, un sistema di illuminazione che, ancora oggi, non riesce a rendere giustizia alle splendide ambientazioni e all’impianto artistico del gioco e una gestione se possibile ancora più difficoltosa della telecamera di gioco sono i maggiori difetti sul fronte tecnico. D’altro canto la qualità del lavoro di From sul fronte grafico soprattutto è palese: il framerate è stabile, persino in zone notoriamente nefaste come la maledetta Città Infame o la Fortezza di Sen, note per gli abissi in cui il framerate, nelle precedenti versioni del gioco, precipitava a livelli imbarazzanti. E’ vero, non girerà a 60FPS come su PlayStation 4Xbox One, ma Dark Souls Remastered è fluido e pienamente godibile. Anche il comparto online è degno di menzione: nonostante alcuni piccoli episodi di lag, che comunque non hanno minato l’esperienza di gioco, tornare a invadere ed essere invasi, ora fino a sei giocatori, è stato decisamente un piacere. Farsi gankare un po’ meno, ma hey: fa parte del gioco. Non tutti sono duellanti onorevoli!

Riscoprire Lordran, attraversare nuovamente il Borgo dei Non Morti e la Fortezza di Sen, in questa versione migliorata di Dark Souls, è stato un viaggio agrodolce. From Software è riuscita, da un lato, a dare una ventata di freschezza a un titolo ormai storico e conosciuto, complice anche in questo caso la possibilità offerta da Nintendo Switch di godersi le celebri e impegnative boss fight ovunque vogliamo, ma, d’altro canto, aldilà dei miglioramenti estetici e del generale miglioramento delle prestazioni persistono problemi che la community denuncia sin dalla prima release del gioco nel 2011. Un’edizione, comunque, in grado di avvicinare nuovi fan all’opera di Miyazaki e From Software e di irretire (e no, non solo per “nostalgia”: Dark Souls è un’esperienza dolcemente dolorosa, chi ama questo gioco lo sa bene) gli appassionati di vecchia data.

Gamer dal 1990, complice un NES è diventato un essere mitologico, metà uomo metà pad. Nato per partenogenesi dal dio Chaos, si narra che nel suo pizzetto viva un troll viola del tutto simile a Trevor Phillips. Tra una sessione di gaming e l'altra è riuscito a procreare e la stirpe, sorprendentemente, è umana. Sincero, arrabbiato e politicamente scorretto, ama Halo alla follia, tanto da chiamare la figlia Cortana.