Spada e Scudo è il Pokémon di cui abbiamo bisogno, che vi piaccia o meno

Pokémon Spada e Scudo

Oggi alla fermata dell’autobus davanti l’ospedale ho incontrato un collega che stava tornando a casa come me. Nulla di anomalo, non fosse per l’orario: decisamente in anticipo rispetto ai nostri turni ordinari. E la ragione del suo cambio di programma era esattamente la stessa del mio, ovvero poter correre davanti al computer per assistere all’annuncio della nuova generazione dei Pokémon. Due professionisti sulla trentina hanno spostato i loro impegni per non perdersi la presentazione in diretta dei mostriciattoli tascabili, un gioco che esiste oramai da 23 anni e che è cambiato poco e niente da allora. Sette minuti di video, con gli obbligatori innumerevoli rewatch, ed un pacchetto di patatine alla salsa teriyaki mi hanno permesso di costruire una complessa opinione personale, basata sulle aspettative generate dal trailer e dalle ipotesi su ciò che sarà o non sarà presente nel titolo. Altri trenta secondi di profonda riflessione mi hanno fatto concludere che non me ne importa nulla. Nulla delle nuove meccaniche, niente della grafica più o meno rinnovata, nada dell’eventuale profondità aggiuntiva della trama. Non mi interessa nel senso che non cambia una virgola le emozioni che provo a riguardo: voglio il gioco a prescindere. E la verità è che lo volete pure voi. Ora, subito, o meglio ancora da ieri.

Intendiamoci, non è che non ci sia materiale da commentare: il video di presentazione ha certamente mostrato numerosi elementi positivi e negativi. La nuova regione di Galar, che nella mia testa continua a suonare come Galak facendomi venire fame, sembra una meraviglia di brughiere, monoliti e laghetti. Sono piuttosto certa che sia ispirata alla Scozia ed è adorabile con i suoi omini con il berretto di lana, i termosifoni in casa e le cittadine innevate. Promette bene e sembra potersi permettere una vasta gamma di ambientazioni nordiche, un tocco di freschezza (letteralmente) dopo il paradiso tropicale di Sole e Luna. Gli starter poi sono stati una sorpresa: non mi aspettavo li rivelassero così di botto. Non ero preparata, ci vorrebbero disclaimer al riguardo per evitare immotivati attacchi di panico. Un coniglietto, uno scimpanzé ed un coso-lucertola acquatica sono abbastanza per mettere d’accordo tutti. I tre nuovi arrivati mostrano un design molto semplice, quasi retrò, che non rientra in verità tra i miei preferiti. Di nuovo in realtà sembrerebbe esserci poco altro: non sono ancora state mostrate meccaniche alternative, se non un accenno di camminata guardinga nell’erba alta per acchiappare i Pokémon, probabile incubo ricorrente dei bambini che frequentano i giardini pubblici di Galar. Si vede anche uno stadio, che potrebbe in realtà contenere qualsiasi cosa da sfide di calcio a competizioni di sudoku acrobatico, anche se probabilmente sarà correlato a qualche attività competitiva online e/o di gruppo.

Perciò per quale motivo ho deciso di non sviscerare ogni elemento rigirandolo come un calzino? E perché non mi sto lamentando delle involuzioni rispetto a Let’s Go (oh sì, ci sono) o del poco coraggio fin qui dimostrato con il nuovo titolo? O magari dei personaggi ancora inespressivi come bambole? Perché sarebbero chiacchiere del tutto inutili: non importa niente a nessuno. E sì, certamente ci saranno molte persone che si dichiarano deluse, indignate, mortalmente affrante e tradite nell’animo dalle scelte di Game Freak, e forse qualcuna di loro davvero non comprerà il titolo, limitandosi a fare il broncio e ad indicare come sprovveduti i giocatori che lo hanno acquistato. “Ah siete dei boccaloni: comprate un titolo che è praticamente sempre uguale, con una grafica vecchia e oramai senza alcuna fantasia!”. Sapete che vi dico? Divertitevi pure a criticare l’ultimo capitolo di una delle saghe più amate al mondo, noi ci divertiremo a giocarlo.

Le emozioni che la serie di Pokémon regala agli appassionati vanno certamente oltre il puro gameplay, che comunque presenta sempre un livello qualitativo eccellente, anche se si tende a dimenticarsene. Sono legate indissolubilmente alla nostra storia, a quanto il titolo ci ha coinvolto fin da bambini o comunque ci ha trascinato via dal mondo reale degli adulti. E ci ha divertito, con ogni piccola sorpresa e novità, seppur non eclatante. Incontrare per la prima volta un Pokémon sconosciuto, di cui non si conosce neppure il tipo, è e resterà sempre una goduria. Per Pokémon continuerò a prendere i permessi al lavoro e a non dormire di notte, se ho con me il nuovo titolo e nessuno mi impedisce (con la forza) di giocarlo. Per cui sì, mi permetto un (raro) momento di fangirlismo per rivelarvi una grande verità: Pokémon è come la pizza, è buono sempre. Freddo, caldo, piccante, vegetariano, ad impasto alto o basso, croccante o morbido. Merita sempre, sa renderci felici sempre e se oggi scegliete di indignarvi invece di festeggiare il fatto che ESISTA un nuovo titolo e sia in arrivo, avete già perso tutto il gusto.

Mangiatrice compulsiva di sushi e cibarie di ogni genere, ama alla follia tutto quello che è Nintendo, non disdegnando neppure il dorato mondo dei Pokémon. Videogioca sin da quando era bambina, ed ora che è grande forse lo fa addirittura più di prima. Anzi, sicuramente.