PlayStation Now: il vero futuro dell’intrattenimento digitale?

PlayStation Now

PlayStation Now |Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, nell’ormai lontano 2012, Sony annunciò l’acquisizione dell’innovativa ma quasi misconosciuta startup lanciata da David Perry, Rui Pereira e Andrew Gault, quella Gaikai che prometteva meraviglie con la sua tecnologia di streaming sia in rete locale che via cloud. Da allora, la partnership ha consentito alla multinazionale di integrare diversi servizi nei suoi prodotti di punta, come il Remote Play che abilita la riproduzione dei giochi lanciati dalla PlayStation 4 sullo schermo portatile della PlayStation Vita all’interno di una rete domestica, oppure lo Share Play che trascende le barriere logistiche per condividere le nostre avventure digitali con gli amici che si trovano dall’altra parte del globo, per finire con il qui presente PlayStation Now che approda finalmente in Italia dopo un estensivo periodo di test in Inghilterra e negli Stati Uniti: presentato come un ambizioso “Netflix del videogioco” per tutto ciò che concerne il mondo PlayStation, il servizio mette a disposizione degli utenti una vasta gamma di oltre 600 titoli selezionati dalle librerie delle console di sesta, settima e ottava generazione Sony, a fronte del pagamento di un canone mensile, da scaricare o provare direttamente online. In primissima battuta, il modello commerciale adottato prevedeva una quota specifica da pagare per il “noleggio” dei singoli giochi, ma la formula è stata ben presto abbandonata a favore di una quota fissa che sblocca l’intero catalogo e, sebbene nel corso del tempo il supporto all’ingiustamente trascurata PlayStation Vita sia scomparso, la quantità di materiale fruibile con l’aggiunta di perle (più o meno) selezionate dai listini di PlayStation 2 e 4 è senza ombra di dubbio notevole. Nel mentre, un numero cospicuo di offerte analoghe su piattaforme differenti come Xbox Game Pass, Discord Nitro, Twitch Prime e altre si sono affacciate sul mercato abbracciando la filosofia degli archivi ludici accessibili tramite sottoscrizioni periodiche e, stando a voci sempre più insistenti, alcuni colossi tecnologici tra cui Verizon, Google e Amazon, stanno sperimentando a loro volta lo streaming di giochi slegato dall’hardware: affiora dunque lecito il dubbio se, nel 2019, il prezzo di un abbonamento a PlayStation Now valga davvero la candela, soprattutto considerato che il Plus resta un servizio da pagare a parte e che i giochi mensili “regalati” da quest’ultimo spesso si sovrappongono con quanto viene accodato di volta in volta al primo.

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Il catalogo di PlayStation Now presenta alcune gemme nascoste come Asura’s Wrath, Catherine e Bionic Commando Re:Armed, anche se per trovarle è spesso necessario scavare molto, molto a fondo…

L’interfaccia dell’applicazione è molto semplicistica, anche più della media delle app di streaming video che ormai tutti abbiamo avuto modo di utilizzare almeno una volta sui nostri dispositivi, e permette di scartabellare liberamente centinaia di proposte applicando filtri a piacere, mentre qualche banner mirato ci suggerisce di provare alcuni fra i successi di maggior peso come Mafia III, Battlefield 4 o il primo Red Dead Redemption. Una rapida occhiata all’elenco completo rivela però come buona parte dello stesso sia occupata da roba ben poco memorabile come Blast ‘Em Bunnies, Hamsterball Unleashed, Alien Spidy, Entwined e scelte piuttosto opinabili come ben quattro versioni del racing game di Formula 1 sviluppato da Codemasters, dalla versione 2014 alla 2017. Inoltre, il succitato problema dei doppioni si fa tanto più evidente quanto più a lungo siamo stati fedeli sostenitori del programma PlayStation Plus, dunque, al di là di qualche chicca che potrebbe esserci sfuggita (su tutte, il leggendario Bokosuka Wars II), se ricadiamo in questa categoria il materiale appetibile per PlayStation 4 potrebbe essere davvero esiguo e ci troveremo a propendere verso le sezioni dedicate a PS2 e PS3. Viceversa, se ci siamo appena affacciati sul mondo Sony o sulle console casalinghe in generale, il pacchetto si fa di gran lunga più appetibile: fra esclusive e titoli di terze parti, abbiamo mesi interi di gameplay davanti agli occhi ad un prezzo relativamente abbordabile e, se pianifichiamo di utilizzare il servizio su PC senza acquistare una PlayStation 4, la possibilità di poter usufruire delle migliori produzioni first-party quali The Last of Us e Bloodborne dai nostri monitor potrebbe valere da sola il biglietto d’ingresso. A differenza di Xbox Game Pass, PlayStation Now purtroppo non consente di fruire degli ultimissimi blockbuster lanciati sul mercato, ma offre un modo conveniente per accedere a una libreria di vecchie glorie difficili da reperire o, semplicemente, per testare qualcosa di interessante che però potrebbe aver raggiunto prezzi da collezionismo improponibili.

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A meno della pubblicazione di altri remaster, lo streaming resta l’unico modo per rivivere lo storico quarto capitolo di Metal Gear Solid su PS4.

Parlando di tariffe, è chiaro che sono queste ultime a definire il reale interesse del pubblico verso l’offerta, perché anche il bastimento migliore del mondo può venire affondato da un motore fallato. Sony propone due piani differenti: uno mensile da 14,99 euro e un altro annuale leggermente scontato da 99 ma, come già detto, qualora volessimo mantenere anche lo stato di utenti Plus ci ritroveremmo a pagare due prestazioni distinte perché, allo stato attuale, non esiste un modo per restare abbonati ad entrambi i servizi con una singola parcella complessiva e tale mancanza potrebbe rappresentare un primo, fondamentale deterrente per la crescita del bacino di utenti Now: se il giocatore medio deve scegliere tra la possibilità di giocare online e ricevere un paio di giochi gratuiti al mese, contro un servizio di streaming con diversi problemi di connessione ancora da risolvere che costa grossomodo il doppio, quale alternativa potrà mai prediligere? Abbiamo parlato di connettività perché sì, nonostante le numerose evoluzioni positive apportate durante la fase sperimentale, la qualità dello streaming possiede ancora considerevoli margini di miglioramento: i titoli impiegano un paio di minuti prima di essere lanciati, ed il benché minimo problema di rete nel corso di una partita tronca immediatamente la stessa, costringendoci a ricaricare da capo e riprendere dall’ultimo salvataggio utile. Il consiglio migliore che possiamo darvi è quello di sfruttare una connessione ethernet al posto del Wi-Fi, soprattutto qualora il vostro non sia l’unico dispositivo di casa ad utilizzare il router, perché anche una brevissima perdita di segnale verso quest’ultimo si traduce in un’ennesima interruzione forzata. Sony consiglia una velocità minima di 5Mbps, ma posso assicurarvi che la soglia minima di tolleranza sono almeno 20Mbps e, anche in questo caso, è difficile raggiungere l’ambito paradiso del gameplay ininterrotto, in particolar modo con titoli impegnativi come Batman, Uncharted o Bioshock. Chiaramente, la compagnia continuerà a migliorare le prestazioni del servizio aumentando il numero di server farm e lo stock di macchine al loro interno, ma la prova gratuita di 7 giorni resta il metodo migliore per valutare se, al di là dei suoi contenuti, il cloud gaming di Sony fa per voi: nella peggiore delle ipotesi, trascorrerete una nottataccia imprecando contro un lag insostenibile e un catalogo nel complesso poco interessante, seguito da qualche minuto sulla home page di PlayStation Now per revocare l’iscrizione, seguito da qualche minuto sulla home page di PlayStation Now per revocare l’iscrizione, mentre nella migliore resterete favorevolmente colpiti da un mezzo relativamente economico per approfittare di alcuni dei migliori titoli prodotti da Sony negli ultimi vent’anni.

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La grafica dei giochi PS2 non viene migliorata in alcun modo dal processore della PS4, ma anche i poligoni spigolosi hanno il loro fascino…

A livello di piattaforma, PlayStation Now ha compiuto degli autentici passi da gigante: da semplice espediente per riprodurre un numero ristretto di titoli per PlayStation 3, si è trasformato in un catalogo gargantuesco che abbraccia tre generazioni di console e punta sicuramente più alla quantità che alla qualità per impressionare il suo pubblico. Il canone unico, la possibilità di scaricare i giochi su hard disk e il progressivo interesse che anche editori di terze parti hanno dimostrato nei confronti della proposta Sony, che sembra aver conquistato un campo dove molti hanno tristemente fallito (ricordate OnLive?), sono tutte motivazioni più che valide per spingervi ad aprire il portafogli, a patto di accettare una relativa obsolescenza dell’offerta e un lag variabile a seconda di quanto è carrozzata la vostra connessione Internet. Avremmo tuttavia forse preferito una scelta meno corposa ma più moderna, magari anche ad un costo lievemente superiore, alla stregua di quanto fatto ad esempio da Electronic Arts con il suo Origin Access Premier, senza menzionare per l’ennesima volta Microsoft, per avere la possibilità di provare subito le ultime esclusive senza dover spulciare le offerte migliori fra i negozi: quello sì che sarebbe stato un incentivo davvero apprezzabile, soprattutto perché siamo convinti sostenitori delle librerie digitali. Ma, allo stato attuale, malgrado il potenziale elevato di Now crediamo fortemente che il servizio debba essere perfezionato: e siamo certi che ciò accadrà.

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.