Monster Boy and the Cursed Kingdom PC Recensione

Monster Boy and the Cursed Kingdom

Monster Boy and the Cursed Kingdom PC Recensione | Monster Boy and the Cursed Kingdom affonda le sue radici nella arcaica saga di Wonder Boy (1986), sempre a cura di Ryuichi Nishizawa. Questa trilogia di titoli, Wonder Boy, Wonder Boy in Monster Land e Wonder Boy The Dragon’s Trap, narra le vicende del Fanciullo Prodigio (questa la traduzione in Italiano) che dovrà prima liberare la sua amata dalle grinfie del malvagio Drancon in una ambientazione di tipo preistorico, poi salvare il Regno dei Mostri dalla minaccia del Drago Mecha, infine sfuggire dalla maledizione con cui il Drago, in punto di morte, lo affligge e che lo tramuta in una creatura non umana, tutto questo in una ambientazione di tipo medioevale/fantasy. L’evoluzione del gameplay avviene dal secondo capitolo in avanti, ibridando lo stile platforming con elementi RPG. Il Fanciullo prodigio infatti potrà venire equipaggiato con diverse armi, armature, scudi e scarpette, ognuna con punteggi diversi di danno, protezione o mobilità. In questo campo, Wonder Boy rivoluziona il mondo dei platform, dominato a quell’epoca da Super Mario, differenziandosi in maniera radicale, introducendo anche le prime forme di “salvataggio” grazie ad un metodo di password, e dando il via ad una lunghissima serie di porting e remake, l’ultimo dei quali riguardante il terzo capitolo ad opera di Dotemu. L’opera di Dotemu può essere considerata la prima operazione ufficiale per riportare in voga il brand, che riscuote discreto successo nella generazione attuale su tutte le console. Il Fanciullo Prodigio riceve infatti un restyle grafico ed artistico di prestigiosissimo livello, rimanendo perfettamente fedele all’originale Wonder Boy The Dragon’s Trap ma al tempo stesso arricchendolo con ambientazioni estremamente curate e arrangiamenti musicali, applicati alle vecchie composizioni in 8 bit, orchestrali ed emozionanti.

Monster Boy and the Cursed Kingdom

Sull’onda del successo di questo remake Game Atelier, studio in realtà non particolarmente esperto nella realizzazione di titoli per console e sistemi operativi odierni in quanto si sono occupati in precedenza di titoli mobile, recupera l’eredità di Wonder Boy arricchendola ancora una volta con meccaniche ancora più varie, platforming e puzzles sempre più complessi progredendo nel gioco, una nuova minimappa in stile Castlevania e una formula grafica appagante per lo sguardo. Una piccola postilla riguardo il creatore originale della saga, Ryuichi Nishizawa, che introduce in questo ultimo capitolo moltissimi richiami ai suoi primi lavori. Monster Boy inizia con la stessa sezione di partenza di Wonder Boy in Monster Land e con un arrangiamento della stessa musica, oltre a possedere un altro arrangiamento musicale per il brano della città di Lupia ripreso da quello della città di Wonder Boy The Dragon’s Trap.

Monster Boy and the Cursed Kingdom

Il comparto tecnico e artistico sono di assoluto valore.

Monster Boy and The Cursed Kingdom: La versione PC

Monster Boy and the Cursed Kingdom è uscito per Nintendo Switch, Ps4 e Xbox One il 4 dicembre 2018, sette mesi prima di questa release su Steam (Qui per la nostra precedente recensione). Nelle versioni precedenti si erano ottenuti i 60 frame al secondo con una risoluzione full hd senza alcun problema, hd per la modalità portatile di switch, ed è esattamente questo, se non di più, che ci aspettavamo anche da questo porting. Il comparto artistico della versione Steam si presenta sgargiante, con ambientazioni colorate e dettagliate come non mai. Le case, gli alberi, le colline ed ogni elemento di gioco riescono ad ottenere una definizione perfetta, senza nessun effetto aliasing. Le animazioni dei vari personaggi sono piuttosto semplici ma pertinenti al contesto, risultando piuttosto naturali e fluide anche se cartoonesche. Essendo un videogioco privo di ombre ed effetti 3d, ovviamente questi non possono essere valutati. Il comparto sonoro si sposa alla perfezione con le situazioni di gioco abbinando musiche rilassanti nei momenti in cui ci troveremo in città alternate a temi più cupi o misteriosi a seconda dell’ambientazione affrontata, rendendo il tutto ancora più coinvolgente con una nitidezza ottimale. Assenti cali di frame, il gioco si assesta sui sessanta al secondo inamovibili, che potremo modificare nelle impostazioni video addirittura rimuovendo il limitatore, puntando a cifre più alte se l’hardware utilizzato lo permette. Il risultato è un videogioco facilmente utilizzabile su configurazioni non particolarmente prestanti o datate, vista l’assenza di tempi di caricamento e di rendering di pesanti modelli 3d.

Insomma, se non avete avuto modo di giocare questa piccola perla 2d, vuoi per pigrizia o per la mancanza di una console di generazione attuale, questa versione è estremamente raccomandata. Il lavoro svolto da Game Atelier su questo porting e impeccabile e di peso irrisorio sul vostro hard disk (o solid disk) di circa 5gb.

Rodrigo, classe '87, prende in mano il joystick a 4 anni, imparando a memoria la sequenza di tasti per fare partire i giochi sul commodore 64. A 7 anni il suo primo pc, su cui gioca ad Age Of Empires e Civilization, chiedendo la traduzione dei termini dall'Inglese alla maestra. Ora divora qualsiasi titolo che non sia uno sparatutto (talvolta anche quelli). Gioco preferito: Persona 5.