Wreckfest Recensione | Wreckfest รจ quel tipo di gioco che, alle volte, ti permette di guidare un divano piuttosto che unโauto dalla livrea arrugginita e pure, sulla carta, particolarmente resistente. Anche se, รจ bene dirlo, di resistente, in Wreckfest, non cโรจ proprio nulla. Tutto si distrugge. Tutto muta per poi, nuovo giro e nuova pista, tornare al suo posto, in un loop continuo di divertimento. Wreckfest รจ anche quel tipo di gioco che, una volta, era facile trovare in sala giochi o, magari, veder girare su quella potente Playstation trovata sotto lโalbero di Natale nel 1996. Wreckfest รจ quel tipo di gioco che una volta esisteva e poi, per un certo tempo, non รจ esistito piรน. Bisognava attendere uno sfortunato crowdfunding e la cocciutaggine di un team sognante su Destruction Derby, immaginiamo, e poi cresciuto professionalmente su FlatOut. Non รจ mica male, Wreckfest.
Distruzione oltre ogni immaginazione.
Wreckfest: Destruction Festival
Le radici del sottogenere di appartenenza di questo racing affondano, appunto, allโepoca della prima console Sony. La casa giapponese, con lungimiranza, si affidรฒ a software house europee per โsfondareโ anche nel mercato del vecchio continente. Tra queste cโera anche Psygonis, la casa del โgufoโ amata su Amiga, pronta a pubblicare roba come WipeOut o, appunto, tramite il talentuoso team Reflection, il giร citato Destruction Derby. Non un semplice gioco di guida arcade, ma qualcosa di piรน. Perchรฉ le nuove possibilitร offerte dai motori in 3D aprivano, pure, alla โnecessitร โ di distruggere, pezzo per pezzo, quelle macchinine colorate a schermo. Per dire, i giapponesi ci sarebbero arrivati solo anni dopo, mentre in Europa quel concetto e quella filosofia saranno portate avanti sinoย ai tempi moderni. Sino alla serie FlatOut firmata da Bugbear Entertainmentent. E quando il mercato, di nuovo, decise che per quei giochi votati alla distruzione su 4 ruote non cโera piรน spazio, ecco che lo studio finlandese provรฒ a rientrare in campo con un Kickstarter poco riuscito e, a suon di demo e ricerca di publisher, con la versione finale del gioco pubblicata su PC la scorsa estate. Un anno e qualcosa in piรน dopo, quel gioco capace di smuovere, se non i grandi numeri, quantomeno le coscienze di quei giocatori piรน votati di altri alla distruzione, arriva anche su console. Da qualche giorno ospite fisso dellโhard disk di Xbox One, Wreckfest si presenta con una formula originale intatta. Considerando il contesto, capirete, mica poco.
Un gioco arcade, si diceva. O quasi. Perchรฉ ad unโevidente semplicitร di fondo tanto strutturale quanto ludica, Wreckfest accompagna unโinteressante gestione dei danni e della fisica, vero fiore allโocchiello dellโintera produzione. Per cominciare a divertirsi con il racing made in Bugbearbastano pochi minuti. Ovvero, lโavvio di quella modalitร carriera priva di filmati o spiegazioni, ma pregna di eventi di varia natura e vario genere. In realtร , al netto delle tipologie di gare o di veicoli proprie di ogni festival, lโobiettivo resta sempre quello di tenere attaccata, in qualche modo, la carrozzeria alle ruote. Poi, che si tratti di restare unico pilota ancora in pista o, piuttosto, di tagliare per primo il traguardo, poco cambia. Lโapproccio resta sempre il medesimo, indirizzato ad alternare una guida tutto sommato pulita agli scontri, necessari e voluti, con gli avversari in pista. Non รจ un gioco per gentlemen, Wreckfest, che affonda invece a piene mani dallโuniverso piรน campagnolo e provinciale dellโentroterra statunitense. ย I vari campionati, con arene e circuiti, sono disseminati lungo la carriera, a sua volta divisa in 5 categorie principali. Si parte dal Regional Juniores e poi, accumulando punti esperienza e crediti, si passa agli eventi successivi racchiusi nelle National Amateurs, le Challengers, i Pro Internationals e, infine, nel campionato World Masters. La progressione รจ fluida, evidentemente semplificata rispetto a produzioni Tripla A che poco hanno a che fare con il racing di Bugbear. Anzi, anche la presentazione, prima ancora che la stessa struttura della campagna, ha un sapore volutamente retro. Ogni gara รจ accompagnata da una breve descrizione testuale, per altro ben adattata in italiano, che anticipa lโevento. Per andare avanti, in soldoni, bisogna accumulare punti esperienza che sbloccano, appunto, altre gare, mentre con i crediti guadagnati si acquistano nuovi mezzi e si potenziano quelli giร presenti nel garage. Dโaltro canto, non aspettatevi di guidare scintillanti auto sportive. Non ci sono Ferrari, non ci sono neppure Mercedes. Solo carcasse prive di licenza, ma non di carattere, da colorare alla meglio e mettere di volta in volta su strada o su sterrato. Lโimmaginario resta legato a doppio filo ai festival americani, a partire da una colonna sonora in odore di power rock mescolato al country, per finire con gli scenari che ospitano tracciati ed arene. A colorare ulteriormente il tutto, gli eventi speciali che, alla bisogna, chiederanno di vincere una gara tra divani motorizzati, oppure di sfidare del pulmini a bordo di un piccolo, troppo piccolo, mezzo a tre ruote. Proprio come un nano, ma che bel nano, tra i giganti. Questo, simbolicamente, sembra essere proprio Wreckfest.
Veicoli distrutti? La normalitร
Wreckfest: Destruction Arcade
Sarebbe sbagliato, oltre che profondamente ingiusto, posizionare Wreckfest nel campionato โdei grandiโ. Il titolo non รจ assolutamente una alternativa alle grandi produzioni simcade che spopolano su console, ma neppure alla maggior parte dei racing arcade canonici. Giusto, piuttosto, rilevare come il titolo gareggi in una categoria tutta sua, con un gameplay semplice, รจ vero, ma non per forza semplicistico. La cura riposta nella fisica dei mezzi, piuttosto pesanti e non sempre facilmente governabili, dona carisma alla guida. In realtร , per quanto guidare โpulitoโ sia sempre possibile in situazioni normali, il sistema che regola danni e collisioni favorisce lo scontro: arrivare volutamente lunghi in curva per poi disegnarla appoggiati allo sportello cadente di un avversario resta, ma รจ solo un esempio, un modo assolutamente legittimo di affrontare una qualsiasi competizione. Lo stesso, e a maggior ragione dicasi per le arene dove, per restare semplicemente โin vitaโ, bisognerร evitare di farsi speronare per poi, dopo una derapata e una โrincorsaโ, lanciarsi contro il nemico. Vinca il piรน forte, insomma. O, quanto meno, il piรน resistente. Non bisogna dimenticare, inoltre, che colpire o farsi colpire รจ parte integrante del divertimento. Un poโ perchรฉ i danni inflitti garantiscono punti esperienza, per altro maggiorati quando a subire รจ lโavversario designato di turno, un poโ perchรฉ vedere le auto che, letteralmente, perdono pezzi giro dopo giro e curva dopo curva รจ, a tratti, esaltante. Non esiste parte di carrozzeria o di meccanica che non possa piรน o meno velocemente distruggersi, rendendo il nostro mezzo, o quello degli altri piloti, un claudicante catorcio in poco tempo. Dโaltro canto, quasi rivendicando la sua natura arcade, anche con lโauto ormai distrutta sarร sempre possibile disegnare una traiettoria o spingere il gas a fondo in qualche lungo rettilineo. Nulla รจ reale, tutto si distrugge. Wreckfest, anche quando lo fa, non punta al realismo, ma a quellโantico divertimento inventato dai suoi ancestrali predecessori spirituali. Nel mercato attuale, forse, non cโรจ nulla di piรน originale.
Piuttosto che stupire con effetti speciali, Wreckfest accarezza il videogiocatore con un divertimento โvecchia scuolaโ, lontano anni luce dalle piรน moderne produzioni. Si tratta di un racing arcade mai banale, con una sua anima ben definita e con un carisma francamente invidiabile per una produzione tutto sommato piccola, eppure coraggiosa. Lโapprodo del titolo su console farร felice, insomma, lโutenza piรน nostalgica o magari chi, tra settaggi e campionati ufficiali, cerca uno sfogo ludico da contrastare al realismo. Magari a quel traffico infernale subito al rientro da casa, dopo una stressante giornata di lavoro. Ecco, Wreckfest potrebbe davvero fare per voi.