Battletoads Provato dalla gamescom 2019

Battletoads

Battletoads Provato | Quando si pensa alla rane, o agli anfibi in generale, non si è soliti di certo annoverarli fra le specie pericolose, o fra quelle che definiremmo “da battaglia”. Evidentemente, quindi, le Battletoads dell’omonimo videogioco, Ratz, Zitze e Pimple, devono averne passate parecchie per aver raggiunto un livello di combattimento ed epicità che supera tranquillamente i proverbiali “9000”. In quel di gamescom 2019 abbiamo potuto toccare con mano una breve demo di Battletoads per Xbox One, che si è confermato un titolo che gli appassionati di un certo tipo di “nostalgia” non potranno fare a meno di giocare.

Battletoads

Allegre rane in compagnia.

Battletoads: Mi sento vecchio, ma in modo bello

Seduto sul divano di fianco ad altri due colleghi, ho subito cercato di calarmi nella parte della Rana da battaglia stile anni 90 (che poi sono anche i miei anni, quelli in cui sono cresciuto intendo n.d.r.) familiarizzando rapidamente per poter instaurare una “jolly cooperation” durante la prova, che consisteva in due brevi sessioni tratte da un livello. La prima vedeva i tre protagonisti, controllati da altrettanti giocatori, far fuori una mazzata dietro l’altra orde di strani mutaforma animaleschi, capitanati da un boss-suino vestito da punkettone. Tutto nella norma quindi. La seconda fase, poi, ci avrebbe lanciati su tre motociclette volanti in corsa su di un percorso a ostacoli decisamente impegnativo da portare a compimento, complice la velocità, e il fatto che la sfida fosse “1 hit KO”: uno scontro, e sei fuori. Ma non travisate queste considerazioni, perché no, specialmente giocata in 3 la demo di Battletoads, e quindi Battletoads allo stato attuale dello sviluppo, non è stata affatto impegnativa da completare nella sua interezza, anche per noi tre colleghi non esattamente, l’ho scoperto chiacchierando, avvezzi alle precedenti iterazioni della serie. Il punto è che la prima parte, quella delle botte, non ci ha mai davvero impensieriti, proponendoci uno scontro quasi a senso unico durante il quale inanellare colpi di lingua a mò di frusta di Devil May Cry (quindi usata per avvicinarci ai nemici o trascinare loro verso di noi) e cazzotti sì divertenti, ma ben dal bassissimo spessore tattico. Non serviva, insomma, ragionare troppo sul da farsi, limitandosi ad un “sano” button smashing, i cui effetti sullo schermo hanno però risvegliato in me la voglia di mettermi il cappello da basket al contrario sulla testa, e l’insano desiderio di bere un succo di frutta alla pera davanti ad una puntata dei Biker Mice.

Battletoads

Abbracciando completamente le sue origini, Battletoads nasceva ai suoi esordi anta anni fa per elogiare e allo stesso tempo impensierire dal lato videoludico le Tartarughe Ninja; perciò, non è strano che rievocando con forza gli sviluppi che ne seguirono, fatti di episodi pilota di cartoni animati non troppo di successo invero, questo Battletoads proponga una coloratissima e scoppiettante grafica cartoonesca in 2D, condita di qualche effetto e fondale in 3D, specialmente durante la fase di corsa in moto, che ci ha visto correre con una visuale in prima persona dalle spalle dei tre protagonisti. Una grafica che funziona, e ben accompagna le trasformazioni insensate ma meravigliose dei tre ranocchi mutanti durante le mosse speciali, che ne tratteggia e caratterizza la personalità sia attraverso una apparenza estetica unica per ciascuno, che attraverso una giocabilità altrettanto unica e che, se non ci fosse quel problemino della difficoltà tarata verso il basso, includerebbe un interessante discorso di tecniche e strategie possibili sfruttando combinazioni delle movenze e delle abilità dei singoli protagonisti. Discorso a parte, che andrà fatto a gioco completo, per i dialoghi e la loro irriverenza, tipica della serie Battletoads. Ne abbiamo potuti assaporare ben pochi, data la brevità della demo, ma promettono bene.

Promosso quindi, con qualche riserva dovuta ad un gameplay non troppo stimolante dal lato sfida, Battletoads si prepara a farci tornare bambini con una grafica fluida e colorata, uno stile incommensurabilmente anni 90, e un genere, il beat ‘em up, che ben si presta a sessioni con gli amici all’insegna del pestaggio furioso di nemici vestiti da motociclisti senza una reale ragione, come se “giacca di pelle” e “borchie” fossero a unico appannaggio dei cattivi di turno. Biker Mice, Street Sharks, Tartarughe Ninja, e tutti i mutanti susseguitisi durante quel florido periodo decisamente radioattivo sarebbero fieri di vedere che, nel mondo videoludico almeno, uno spazio per menare le mani e non solo come erano soliti fare loro, durante i pigri pomeriggi di “Solletico” in tv, c’è ancora. E che a prenderselo, sono state tre rane umanoidi con strani poteri mutaformici, che si chiamano come tre diversi tipi di irritazione cutanea.

Vive in simbiosi con la sua Switch, segnato da un'infanzia vissuta solo sulle console Nintendo portatili. Persino la sua prima console Sony è stata la portatile PSP, il che è tutto dire. Monta video da quando erano ancora di moda gli AMV su Dragon Ball, e si usava Movie Maker pensando di essere i nuovi Spielberg. Malato di giochi competitivi ed E-sport, ma anche dal lato opposto dello spettro di GDR e Story Driven, pochi titoli si salvano dalle sue spire, e solo perchè ogni tanto deve anche nutrirsi e dormire. Ha scritto questo testo, ma di solito non parla di sè in terza persona. Così, per dire.