Digimon Story Cyber Sleuth Complete Edition Recensione

Digimon Story Cyber Sleuth Complete Edition

Digimon Story Cyber Sleuth Complete Edition |  “Tai, Matt, Sora, Izzy, Mimi e Joe, noi siamo amiiici siamo noii, catapultaati a Digiwoooorld!”… Eh!  Non fate finta di nulla, vi abbiamo sentiti cantare insieme a noi, nostalgici che non siete altro! Voi che guardavate i cartoni animati su Rai 2, voi coraggiosi dissidenti, errori nel sistema prestabilito che voleva tutti, ma proprio tutti, fan dei Pokémon. Tutti, ma non voi. Perché sì, almeno da piccoli, era più o meno una faida paragonabile alle storiche Guelfi VS Ghibellini, Laziali VS Romanisti, e via dicendo. Va da sé che si cresce, si capisce, si dovrebbe capire almeno, che forse, a differenza di come accadeva per Guelfi e Ghibellini, ti possono piacere i Digimon e anche i Pokémon, allo stesso modo. Allo stesso modo? Eh. Insomma, ora scendiamo sul tecnico però. Perchè no, Pokémon e Digimon sono ben lungi dall’essere la stessa cosa, sebbene fondino l’idea di “mostro che mi porto appresso e con cui combatto” sulla stessa base.

Digimon Story Cyber Sleuth Complete Edition

Flamedramon ha un posto speciale nel cuore di chiunque, non mentite.

Sia sul fronte animazione, che su quello videoludico, Pokémon e Digimon hanno da subito dimostrato una spiccatissima identità, che non ha fatto altro, di release in release, di stagione in stagione, che aumentare la dimensione della spaccatura fra i due franchise. E fra i due Fandom, almeno nella terra del Sol Levante, dove molteplici sono state le apparizioni pubbliche dei Digimon in forma videoludica, e non con meno successo, sempre in terra natia, rispetto ai Pokémon. Rimasti a lungo come forma di “cultura di protesta contro la società conformista pro Pokémon” (?), alla fine i Digimon hanno abbracciato questa loro identità materializzandosi in JRPG sempre più distanti dalla “formula Pokémon”: tecnici, dalla storia matura e approfondita, con elementi da pet simulator (che alla fine anche Pokémon ha inserito guardacaso…) e da Visual Novel. JRPG che sono giunti letteralmente con il contagocce sul nostro italico stivale, che però, nel frattempo, non ha mai perso la speranza. Finchè, come per magia, l’occidente tutto ha potuto toccare con mano i Digivice dopo tanti anni passati a sognare le prime release PS1 e PS2, GameCube e Xbox; finchè non sono arrivati, rispettivamente nel 2015 e nel 2017, Digimon Story Cyber Sleuth e Digimon Story Cyber Sleuth Hacker’s Memory. 

Digimon Story Cyber Sleuth Complete Edition

Quantomeno su una cosa possiamo essere tutti d’accordo: certi Digimon hanno dei nomi che non-

Digimon Story Cyber Sleuth Complete Edition: Negli episodi precedenti…

Anche se siamo partiti da lontano, in realtà è del porting dei succitati Digimon Story Cyber Sleuth e Digimon Story Cyber Sleuth Hacker’s Memory per Nintendo Switch che stiamo parlando oggi, raccolti in un’unica release denominata “Complete Edition”. E di porting 1:1, nè più, nè meno, si parla quando prendiamo in mano il titolo, anzi, i titoli, che non sono stati cambiati di una virgola rispetto a quando avevamo avuto modo di giocarli su PS4. I 300 e più Digimon sono ancora tutti presenti, il sistema di combattimento “a la Final Fantasy X” è sempre divertente e appagante per tutti i puristi dei JRPG di un certo stampo, gli stessi che storcono il naso quando vedono i gameplay del nuovo FF7 così action, per dire. Vale la pena, in questo caso, approfondire le meccaniche di base, fondamentali per la comprensione della natura dei due titoli, e quindi, per capire se siete i prossimi Digiprescelti, oppure no. Se sapete già come funzionavano su PS4 passate pure al prossimo paragrafo, dove approfondiremo il discorso più tecnico del porting. Per tutti gli altri, facciamo una piccola checklist.

Digimon Story Cyber Sleuth Complete Edition

In Cyber Sleuth troverete incontri casuali nei vari dungeon, mentre in Hacker Memory i Digimon saranno a vista nella mappa

I combattimenti sono a turni, in stile FFX dicevamo, con attacchi normali, speciali (ogni Digimon può averne più di 20), strumenti, e team composti da un massimo di 11 Mostri Digitali, tre dei quali scendono in campo, mentre gli altri attendono il loro turno in panchina. L’esplorazione è un elemento presente, ma davvero, davvero essenziale. La telecamera è fissa sulle ambientazioni, ben realizzate eh, ma tutte dannatamente inalterabili e pietrificate, riempite di NPC nella maggior parte dei casi inutili, addestrati a farci perdere un tempo infinito con dialoghi di LORE interessanti solo se di cognome fate “No Maiku”. Irrinunciabile, parte del tessuto del genere JRPG, il Grinding, intrecciato a doppio filo con un sistema di gestione, evoluzione, de-evoluzione dei Digimon non complesso, ma ricco, che permette ad ogni membro del nostro team di Digievolversi in una pletora di altri mostroni, in base alle statistiche, al livello, e altri parametri vari. Per dire, se volete tirare fuori il massimo potenziale di un Digimon, dovrete farlo salire di livello, evolverlo e de-evolverlo a più riprese, dato che ogni volta il suo livello si resetta, ma le statistiche non tornano esattamente identiche a prima. La storia è più matura di quella del classico gioco Pokémon, ma anche infarcita di Fanservice in salsa anime senza pudore (if you know what I mean) che a seconda dei casi può apparire quasi stucchevole, più che divertente; si sente l’eco di un certo Sword Art Online rimbalzare in sottofondo, quando apprendiamo che noi, come molti altri, ma in modo diverso da tutti gli altri, siamo stati vittima della sindrome EDEN, che pone i corpi degli utenti di un mondo a immersione virtuale di coscienza in uno stato comatoso. Noi, dicevamo, siamo stati più fortunati, perché, anche se abbiamo perso la fisicità di un corpo, abbiamo guadagnato un pratico surrogato digitale, a suo agio sia nell’eden che nel mondo reale. Reclutati da una procace (regina del fanservice sopracitato) investigatrice, la nostra missione è risolvere il mistero che avvolge l’EDEN, anche, ma non solo, per recuperare il nostro corpo reale. Il tutto, a suon di battaglie Digimon, ovviamente. In contemporanea, ma in un gioco diverso, possiamo sperimentare lo spin-off Hacker’s Memory, dove un hacker (laddove per hacker si intendono individui capaci di tirare fuori il massimo dall’EDEN e dal mondo virtuale in generale attraverso espedienti non sempre legali) deve risolvere la sua parte di magagne quando scopre anche lui, guarda un po’, di poter sfruttare i mostri digitali, i Digimon, per combattere contro una malvagia organizzazione. E no, non è il Team Rocket stavolta. Ma stavate seguendo? Siamo sempre in campo Digimon, perbacco!

Digimon Story Cyber Sleuth Complete Edition

“Presto, sali in auto!” …ok

Spegnete la TV, staccate il Dock

Niente di nuovo sotto il sole perciò, come anticipato, se escludiamo il fatto che i due giochi ora girano su Nintendo Switch… e su Nintendo Switch Lite. Non è superfluo specificare l’appartenenza della collection a entrambe le versioni, perché Digimon Cyber Sleuth Complete Edition è l’ennesimo porting third party per Switch che si concentra sul recapitare la miglior esperienza portatile possibile, a scapito della godibilità del titolo su diagonali più grandi, o peggio, 4K. Un’ora, nemmeno, dopo aver inserito la Switch nel Dock per provare il gioco, ci siamo trovati a tirarla fuori frettolosamente con una mano, mentre con l’altra cercavamo a tastoni le gocce alla camomilla per gli occhi arrossati. Ironia a parte, il problema principale risiede, a nostro avviso, in una calibrazione degli sfondi in-game, principale se non unico, a dirla tutta, elemento di disturbo grafico, tarata sullo “schermino” della switch; sfondi che, quindi, quando proiettati su di un monitor più grande perdono inevitabilmente di definizione, sgranandosi vistosamente. Durante i dialoghi fra i personaggi tale problema si fa più evidente che mai, quando i modelli poligonali in alta definizione, questi sì, sia in portatile che in modalità docked, degli interlocutori vengono portati a tutto schermo, mentre lo sfondo dovrebbe, e in portatile lo fa, sfocarsi leggermente, per dare una sensazione di profondità. Non si tratta di voler cercare il pelo nell’uovo, perché il comparto storia di entrambi i giochi si estrinseca attraverso numerosissimi dialoghi di questo tipo, facendoci pertanto passare più di qualche ora a guardare i personaggi che si muovono e parlano a schermo, mentre in background i fondali si trasformano in opere d’arte contemporanea fatte di pixel in low definition. Ed è un peccato, dato che i modelli di Digimon e protagonisti della vicenda sono invece caratterizzati da una pulizia quasi sempre (con piccole eccezioni per i modelli di personaggi minori) eccellente, tanto che sono utilizzati con efficacia anche per alcuni filmati in stile anime volti a vivacizzare la narrazione, altrimenti relegata alle schermate di dialogo sopracitate, o a brevi intermezzi girati con l’engine di gioco, piuttosto legnosi a dire il vero. 

Digimon Story Cyber Sleuth Complete Edition è quindi un porting che ci immerge negli stessi JRPG che già qualche anno fa risultavano una validissima avventura per tutti gli amanti dei Mostriciattoli Digitali, che qualora non avessero avuto modo di sperimentare queste due longeve avventure (più di 80 ore, se siete completisti e volete il “Digidex” al completo molte, molte di più) dovrebbero di certo procurarsi questa versione, che non sacrifica davvero nessun aspetto ludico nella trasposizione da PS4 a Switch; pur, come già specificato, impegnandosi nel farci comprendere che questa raccolta “s’ha da giocare in portatile”, per tirar fuori il suo vero valore di porting, forse il suo vero valore in assoluto. Del resto, entrambi i capitoli erano stati pensati anche per la defunta PSVita, sulla quale avevano già dimostrato la potenzialità di due così vaste esperienze quando in formato tascabile. Per chi, invece, non avesse idea di chi sia Myotismon, o del perchè ogni volta che un fan dei Digimon vede uno spaventapasseri piange un po’ (citazione alquanto vetusta, da veri intenditori) il rischio è di trovarsi di fronte un JRPG “vecchio”, tanto nelle meccaniche, quanto nella storia che muove il nostro avatar in gioco, per di più con testi solo in Inglese. Qualcuno ha voglia di vedere di nuovo in azione cut-scene non skippabili? No? Ecco, avete capito. Un rischio calcolato, sicuramente, per una coppia di titoli che nelle mani giuste, quelle di un vero Digiprescelto, si può invece trasformare in un’esperienza persino impegnativa, se scegliete la difficoltà massima, ma anche nostalgica, alla ricerca dei dati di cattura di tutti quei compagni che ci hanno trascinato da bambini in un mondo digitale alternativo ai “soliti” Pokémon; che, comunque, nel frattempo, sono dietro l’angolo con i capitoli Spada e Scudo. Sia mai che, mentre li aspettate, non riusciate finalmente a convertirvi anche voi, prendendo parte all’eterna lotta tra mostri tascabili e mostri digitali!

Vive in simbiosi con la sua Switch, segnato da un'infanzia vissuta solo sulle console Nintendo portatili. Persino la sua prima console Sony è stata la portatile PSP, il che è tutto dire. Monta video da quando erano ancora di moda gli AMV su Dragon Ball, e si usava Movie Maker pensando di essere i nuovi Spielberg. Malato di giochi competitivi ed E-sport, ma anche dal lato opposto dello spettro di GDR e Story Driven, pochi titoli si salvano dalle sue spire, e solo perchè ogni tanto deve anche nutrirsi e dormire. Ha scritto questo testo, ma di solito non parla di sè in terza persona. Così, per dire.