Overpass Recensione

Chiunque sia affezionato alla solita e scolastica concezione per cui “nei giochi di guida basta accelerare e sterzare” dovrà ricredersi dopo aver provato il tutorial di Overpass, ultima fatica in odor di sterrato dei ragazzi di Zordix Racing e prodotta da Bigben Interactive. Da un punto di vista concettuale, non sarebbe poi così azzardato paragonare Overpass a Death Stranding piuttosto che a un Dirt o a un classico racing. Questo perché in Overpass non occorre solo arrivare dal punto A la Punto B. Serve, piuttosto, capire come arrivarci, superando gli ostacoli e, soprattutto, leggendo in maniera adeguata il terreno e la sua conformazione. E se, in questo contesto, dovrebbe essere la fisica a farla da padrone, il titolo Zordix, dal cucuzzolo della montagna drammaticamente raggiunto, cade senza paracadute e si infrange sugli aspetti tecnici, per un comparto grafico minato da una lunga serie di criticità.

Le buone intenzioni

L’idea, appunto. Quella alla base di Overpass è semplicemente buona in concetto: meno, molto meno nella realizzazione pratica. Prima di lanciarsi nella modalità Carriera, che sorregge in maniera praticamente esclusiva l’offerta ludica, il gioco ci permette di comprendere le regole attraverso un più o meno lungo tutorial, mai come in  questo caso fondamentale. Il primo approccio, meglio mettere subito le cose in chiaro, rischia di essere traumatico. Non tanto per le magagne tecniche, di quello ne parleremo dopo, quanto per le naturali difficoltà nel manovrare Quad e ATV su percorsi realmente impegnativi. Gli ostacoli, naturali o artificiali, sono tanti, diversi. Tutti particolarmente bastardi nel design. Dalla presenza di pneumatici, varchi e bandierine, fino agli enormi tronchi piazzati in perversa serie nel mezzo della strada. E ancora, fossati ricolmi d’acqua, enormi massi, sali e scendi da Luna Park e pedane mobili. Ora, se il titolo rivendicasse con forza una natura Arcade, magari in odor di cabinato anni ’90, basterebbe davvero solo “accelerare e sterzare”, come tradizione insegna. E invece, anche solo superare un singolo ostacolo, in Overpass, richiede una corretta lettura della situazione, un “manico” da professionista e, soprattutto, uno stomaco di ferro in grado di metabolizzare le “complesse” dinamiche che regolano la fisica del gioco. Difficile dire se queste routine siano davvero raffinate. Di certo, non sono semplici da comprendere. Neppure, da mettere in pratica. Superare indenni, e quindi senza ribaltarsi, una lunga sequenza di ostacoli, specie nei circuiti più avanzati, richiede concentrazione e dedizione. Forse, persino un po’ di fortuna. Sicuramente, tanta pazienza. Perché, nel gioco continuo tra accelerazione e frenata, con tanto di modifica di trazione in tempo reale grazie alla croce direzionale, la sensazione è che, alle volte, il nostro mezzo segua, invece che il realismo, il caso. O che, per lo meno, non segua il giocatore, chiamato ad uno sforzo alle volte immane anche solo per superare senza capovolgimenti  un piccolo grande ostacolo. La sfida, in Overpass, è insomma alta. Come detto, al netto di mezzi su licenza e livree ben riprodotto, il titolo permette di provare decine di mezzi suddivisi in macrocategorie. ATV, Buggies e Quad hanno comunque comportamenti diversi risultando, al netto delle caratteristiche proprie di ogni veicolo, più o meno adatti ad un particolare tipo di tracciato. Più solido e pesante il Quad, più agile e tendente al ribaltamento l’ATV. Alla fine, il mix risulta vario, anche a fronte di un track design particolarmente originale, specie per quanto riguarda le superfici e il posizionamento degli ostacoli. D’altro canto, è necessario puntualizzare come Overpass resti principalmente una sfida contro lo scenario. In “pista” si gareggia da soli, cercando, principalmente, di “chiudere” uno scenario con meno penalità possibili e con un tempo più basso rispetto agli altri avversari impegnati nella competizione. Gara dopo gara, muovendosi tra le icone di una scacchiera ad alveare, è poi possibile riparare il proprio mezzo, potenziarlo e personalizzarlo, attraverso un sistema legato a reputazione e sponsor in maniera simile a quanto visto su altri lidi.

La maleducazione

In fondo, come già accennato, a non essere semplice è proprio il gameplay, fondato in maniera piuttosto decisa sulla fisica del mezzo e sull’impatto di una qualsiasi manovra sul terreno attraversato. Da qui, il paragone, evidentemente forzato, con la filosofia di Death Stranding. Il modo in cui una ruota tocca una particolare superficie o un particolare ostacolo influenza sempre e comunque il comportamento del mezzo. Non è neppure detto, però, che lo faccia sempre in maniera coerente. Di più: velocità, inclinazione, numero di giri e impatto col terreno dovranno sempre essere valutati a monte, cercando poi, in tempo reale, di adattare ad una specifica situazione la trazione. Una manna dal cielo, sulla carta, per gli amanti della simulazione e della sfida che rischia, però, di apparire frustrante ad un giocatore occasionale. Lo stesso tipo di giocatore che storcerà il naso, la bocca e gli occhi di fronte ad un comparto tecnico che, nella versione Xbox testata per la recensione, arranca sotto diversi aspetti. Nonostante la console in versione X fosse collegata ad un Oled, condizione tecnica ottimale in ambito console, Overpass ha faticato, evidentemente, nel frame rate, presentando rallentamenti francamente inspiegabili, ma anche una lunga serie di imperfezioni grafiche che rivelano un’ottimizzazione del codice poco accurata. Al netto di eventuali patch correttive, il titolo mostra incertezze anche nella sincronizzazione dell’immagine, con texture sotto tono e persino un aliasing troppo evidente che, mescolato ad un persistente tearing, lascia un po’  perplessi. D’altro canto, gli scenari, in tutto 6 per decine di tracciati diversi, non mostrano neppure un’effettistica realmente valida, lasciando scivolare Overpass nell’affollato catalogo dei giochi a budget limitato, indirizzati ad una specifica utenza di appassionati e lontani dai gusti e dalle aspettative di un pubblico più vasto. Se la vita è fatta di ostacoli, sappiate che Overpass, in tutti i sensi, ne pone molti di più.

A chiudere il pacchetto, ci pensano le altre modalità. Nulla di eclatante: Gara Veloce, Sfida personalizzata e la sezione Multigiocatore, con tanto di schermo condiviso in locale, garantiscono variazioni sul tema che completano l’offerta Bigben. Una colonna sonora rockeggiante e l’adattamento in italiano, utile soprattutto in fase di tutorial, non garantiscono ad Overpass una piena sufficienza. In attesa di un seguito o, chissà, di un corposo aggiornamento tecnico che possa trasformare un titolo basato su un’idea interessante in un gioco bello da vedere e da giocare. Oggi, non è così.

Overpass è un racing originale e fin troppo ambizioso, che pone la guida su sterrato su un altro livello, su un’altra prospettiva. Secondo noi, però, non è quella corretta. Al netto di un gameplay che punta in maniera disordinata al realismo, i limiti della produzione sono principalmente tecnici. Il motore di gioco fatica, suda, arranca. La resa visiva non è al passo con la concorrenza e con il calendario. Il gioco non è semplicemente divertente. Deficienze che allontanano il titolo da valutazioni più alte, ad oggi precluse. 

Michele Iurlaro è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti e dei praticanti professionisti. Scrive molto. Scrive troppo. Da troppo tempo