Anthem – Anteprima

Presi in esame adesso, i mesi antecedenti all’E3 2017 devono essere stati una vera tortura per BioWare, costretta ad attendere senza poter fare nulla. Electronic Arts, infatti, sembrava ormai aver definitivamente relegato la software house canadese al ruolo di comprimaria, soprattutto dopo il discusso Mass Effect Andromeda, che ha attirato pesanti critiche (in parte ingiustificate, va detto) sul team interno di Montréal. E invece, avvolta da un alone di mistero neanche troppo impenetrabile, BioWare era pronta a risorgere dalle sue ceneri come l’araba fenice e a tornare a ruggire: il risultato, presentato in pompa magna durante la kermesse di Los Angeles, è stato Anthem, una IP completamente nuova con cui lo studio è riuscito a stupire praticamente tutti e si è prefisso l’obiettivo primario di tagliare definitivamente i ponti con il suo recente passato. Ora ha tutto senso, verrebbe da dire.

In gestazione ormai da diversi anni, il gioco si è mostrato all’E3 di poche settimane fa con un esteso e spettacolare gameplay trailer, chiaramente pensato come un plateale sfoggio di potenza per mostrare i muscoli di un Frostbite pompato come non mai. Nascosti nel filmato, quasi l’unico punto di riferimento concesso dagli abbottonatissimi sviluppatori, siamo riusciti a scovare un mare di dettagli che ci hanno permesso di comprendere le linee guida del progetto che vedremo sugli scaffali fisici e digitali il prossimo anno. Ricostruito con una precisione maniacale che riesce ad ammaliare fin dal primo sguardo, il mondo che fa da cornice ad Anthem è dominato da una natura selvaggia e incontaminata, popolata da gargantuesche belve feroci che hanno costretto la razza umana a rifugiarsi dentro Fort Tarsis, un enorme insediamento protetto da mura alte decine di metri. Il filmato visto all’E3 ha inizio nella penombra della zona del mercato, fra NPC dagli abiti esotici impegnati a bisbigliare contrattazioni e banchetti baciati dai pochi raggi solari che filtrano dall’alto. Non senza una certa dose di malizia, ci vengono subito sbattuti in faccia gli enormi passi avanti compiuti dal motore di gioco nella gestione delle animazioni facciali. Si tratta comunque di una sequenza “in-engine” e non “in-game”, ma se non altro il mezzo disastro di Andromeda, parzialmente arginato a suon di aggiornamenti, sembra lontano anni luce.

Superato l’impatto iniziale e fatto qualche passo, l’attenzione viene immediatamente catturata da marchingegni ed armature evolutissime, in netto contrasto con il sottobosco cittadino visto fino a pochi secondi prima, nonché unica arma di difesa contro i pericoli che incombono dall’esterno. In Anthem facciamo infatti parte di un gruppo di soldati noti come Freelancers, che rischiano continuamente la vita avventurandosi oltre le mura per raccogliere le risorse necessarie alla sopravvivenza della comunità. Se le premesse sono interessanti, a stupire ancor di più è l’effettiva navigazione nel mondo di gioco. Lasciata alle spalle la sicurezza delle possenti mura di Fort Tarsis e raggiunta da un alleato, la protagonista si lancia a capofitto – letteralmente – nell’esplorazione. I personaggi, almeno a quanto viene lasciato intendere, possono girovagare per il mondo di gioco svolazzando senza limiti, in lungo e in largo e anche in alto e in basso, in un modo che nel genere, onestamente, non s’era mai visto. Il merito di una simile libertà d’azione è tutto delle loro armature Javelin, dotate di jetpack a reazione degni del miglior Iron Man cinematografico e indissolubilmente legate al cuore del gameplay. BioWare si è lasciata sfuggire che le tute saranno profondamente diversificate per classi a seconda di svariati parametri, come la mobilità, la resistenza ai colpi e la potenza di fuoco, il che suggerisce la presenza di un sistema di gestione del proprio armamento più o meno avanzato, in pieno stile RPG. Le due classi finora mostrate, il Ranger e il Colossus, sono rispettivamente la più bilanciata e quella meglio attrezzata per incassare senza troppi problemi i colpi nemici. Anche considerata la fisionomia di Anthem, pesantemente votata al multiplayer, il loro effettivo utilizzo sul campo di battaglia dovrebbe seguire logiche da MMO, con diversi ruoli a disposizione (tank, healer, support e via dicendo).

Nella struttura di gioco, Anthem si ispirerà neanche troppo velatamente alla filosofia vista in The Division e soprattutto in Destiny, mettendo liberamente a disposizione un mondo aperto (o semi-aperto) con attività istanziate e circoscritte. Gli sviluppatori dovranno lavorare parecchio per ricostruire l’illusione di un universo vivo e credibile, utilizzando con intelligenza gli artifici tecnici a loro disposizione per snellire e rendere più intuitive le lobby multigiocatore, magari implementando un sistema di matchmaking automatico ed istantaneo, come suggerito nel trailer. Abbandonata qualsiasi considerazione tecnica, cosa si può dire quando poi si tratta di passare all’azione e menare le mani? Per ora non moltissimo, ma quel poco che abbiamo visto fa venire l’acquolina in bocca. Lo shooting, visto sul finire del filmato ed interamente in terza persona, riprende vagamente l’ossatura da sparatutto con fuoco sopra la spalla tipica della serie Mass Effect, priva però di un bel po’ della sua proverbiale legnosità anche grazie alla maggior versatilità dei movimenti, vera e propria chiave di volta per eliminare le limitazioni di un sistema cover-based. Scendendo più in profondità, è impossibile dedurre altro dal punto di vista del “giocato” vero e proprio se non lanciandosi in fantasiose speculazioni sul sistema di loot, appena intravisto: per ora, l’unica possibilità concreta è che anche qui il gameplay possa essere in larga parte strutturato attorno al caro vecchio grinding, meccanica amata e addirittura ritenuta indispensabile da parecchi giocatori, ma altrettanto odiata da altri. Facendo però un passo indietro e ricordando le frenetiche sparatorie di cui Anthem sembra essere pieno fino al collo (e queste si, mettono d’accordo più o meno tutti), la sensazione sul piano squisitamente ludico è che l’esperienza ne esca tranquillamente in grado di reggersi sulle proprie gambe. Insomma, non solo ci ritroviamo un comparto tecnico strabiliante e possibilità di esplorazione che ci hanno dannatamente incuriosito (aspetti, questi, entrambi potenzialmente in grado di stabilire nuovi standard), ma anche quando si tratta di imbracciare il fucile e vomitare fuoco senza troppi complimenti la strada imboccata sembra davvero quella giusta.

Ok, ora fermiamoci un attimo, facciamo un bel respiro e tiriamo le somme. Siamo onesti: anche volendo fare i criticoni di turno, in questo progetto abbiamo davvero fatto fatica a trovare qualcosa che non ci abbia un minimo lasciati stupiti o meravigliati. Presentato così, poi, le possibilità si riducono davvero al lumicino. In Anthem abbiamo finalmente scorto dopo molti anni la vera BioWare, quella capace di osare, di rimettersi in gioco, di demolire le proprie certezze e ricostruirle daccapo pezzo per pezzo, spostandosi verso un’esperienza di gioco parecchio più moderna e meno classica, mai esplorata a fondo in passato e che, pur in sua assenza, è diventata particolarmente popolare in tempi recenti, anche grazie a Destiny. La saga di Bungie, va detto, ha saputo far nascere quasi dal nulla un vero e proprio nuovo genere videoludico. Un genere che, con l’arrivo di un colosso – in tutti i sensi – potenzialmente rivoluzionario come Anthem, potrebbe non essere più lo stesso già il prossimo anno.