irriducibile87
Per quanto riguarda la situazione Lazio consiglio di leggere questo articolo:
Nelle intercettazioni solo lamentele istituzionali per i troppi torti subìti
La Lazio si tira fuori
La difesa di Lotito: nessun contatto con Moggi e arbitri
di VINCENZO CERRACCHIO
ROMA - La Lazio nella Cupola del calcio? Beh, fa sorridere. La Lazio che perde con la Juventus, nella scorsa stagione, due partite per torti manifesti. Che si salva all’ultimo soffio, pareggiando miracolosamente a Palermo, senza vincere un match nelle ultime sette giornate. Lotito che invia dossier in Federcalcio per i danneggiamenti subìti e continua a farlo, anche in questa stagione, perché di nefandezze sparse se ne sono viste, eccome, ai danni dei biancocelesti...
Ecco, esaminiamole nel contesto queste intercettazioni del presidente. Lotito neofita del calcio, che si affaccia in un mondo non suo e, tanto per cominciare, non ha rapporti di mercato, nè ne avrà poi, con la Juventus, con Moggi, con la Gea: negando per esempio Cesar, che i bianconeri a gennaio volevano a tutti i costi. Non esistono, nelle intercettazioni, colloqui con designatori, con arbitri, con manovratori di arbitri. Non aveva conoscenze specifiche, Lotito. Esistono lamentele, che è cosa diversa e, a dirla tutta, usuale. Parla con Innocenzo Mazzini, il presidente: e Mazzini è figura istituzionale, come vice di Carraro. “Giuro che non sapevo che Mazzini fosse amico di Moggi”, ha confidato Lotito ai suoi collaboratori. Accade prima di Chievo-Lazio, in piena vicenda Fisco. Papadopulo ha perso in casa con Palermo e Sampdoria (rigore contro), poi a Reggio al 48’ della ripresa (Cesar espulso al 38’ del primo tempo), col Milan addirittura al 49’, ha battuto a fatica l’Atalanta di Delio Rossi. Il presidente del Bologna Gazzoni, in un’intervista di una pagina sulla Padania, ha sparato a zero sulla transazione fiscale della Lazio, i politici del Nord soffiano sulla polemica. Lotito non è ancora consigliere di Lega, incontra per caso Carraro e gli dice dei torti subìti: normale. Nell’intercettazione con Mazzini, il vicepresidente gli chiede: ”Con chi giochi domenica?” Neanche lo sa. Eppure lo rassicura sull’arbitro Rocchi, che è di Firenze (Fiorentina in zona calda, come la Lazio), designazione che ha fatto imbufalire Papadopulo. Gli dirà che è una scelta equilibrata. La partita sarà vinta dalla Lazio, con un gol regolare di Tommaso Rocchi. Tre espulsioni sul tabellino, due del Chievo, uno della Lazio: ma badate, la prima, di Brighi, è a otto minuti dalla fine.
La settimana dopo, altra partita “sospetta”, la Lazio batte il Parma 2-0: arbitra Messina, come all’andata, quando gli emiliani vinsero 3-1. C’è un rigore, netto, per i biancocelesti, un altro, possibile, negato al Parma: succede e il tecnico Carmignani sarà espulso per proteste. Ma da lì in avanti la Lazio perderà a Messina, pareggerà in casa con l’Inter (Trefoloni grazierà Adriano ed espellerà Giannichedda per identico fallo di mano a centrocampo), perderà di nuovo a Siena. E si arriva a Bologna-Lazio, con Gazzoni che in settimana attacca di nuovo il club biancoceleste per l’accordo col Fisco, non ancora ratificato. E’ il 17 aprile. Mazzini dice a Lotito. ”Lui fa le dichiarazioni e noi ci prendiamo i punti”. Promessa o auspicio? Ma sapete come arrivano quei tre punti? Col Bologna in vantaggio su punizione, pareggio di Oddo su rigore sì, ma peraltro indubitabile, gran gol di Rocchi. E poi...sei minuti di recupero voluti dall’arbitro Tagliavento e, a tempo strascaduto, un autentico miracolo di Peruzzi su Cipriani. Si “pilotano” così le partite? Strano. Da allora, come detto, la Lazio perderà ancora tre volte: all’Olimpico con la Juve (arbitro Trefoloni: rigore negato su Emanuele Filippini, mancata espulsione di Tacchinardi, solo 50 secondi di recupero, uno scandalo), a Lecce, in casa con l’Udinese. Pareggerà a fatica le altre quattro, con un solo “aiuto”: troppo clamoroso il mani di Zauri sulla linea contro la Fiorentina per essere una svista voluta, per giunta a metà del primo tempo. Dopo la partita persa con la Juve, Lotito era stato durissimo con Moggi: «Avete visto tutti. Basta con questo sistema. Il mio calcio è basato sulla lealtà sportiva e le regole devono valere per tutti». Strano per uno che dalla Cupola si aspettava favori. Anzi, doveva esserne certo perché dell’organizzazione, secondo il teorema, faceva parte.
Il Messaggero