Le favole di Stefano Benni
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Discussione: Le favole di Stefano Benni

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  1. #1
    Lupo Solitario L'avatar di Hagen
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    Le favole di Stefano Benni

    "Cappuccetto Nero"- favola di nonno Doc:
    Cappuccetto Nero era una sgarzola di 13 anni che viveva a Harlem con una mamma rompip.alle. La mamma puliva i pavimenti da Ronnie, il locale chic per pescecani, dove si sniffava coca a tutto andare e gli spacciatori sudavano piu' dei camerieri.
    Bene, a fine serata la mamma di Cappuccetto Nero puliva la moquette con l'aspiratutto e ci trovava dentro un bel muchietto di coca e lo portava a casa. Dovete sapere che cappuccetto aveva anche una nonna cieca, ex-sassofonista di jazz, che viveva da sola con un canarino, e tutti e due tiravano coca come mantici, la nonna adirittura se la sparava nel naso con il sassofono, il canarino ci si infarinava dentro e poi cantavano insieme I get a kick of you e svegliavano tutto il palazzo. Ogni settimana Cappuccio Nero doveva attraversare tutta Harlem per portare la coca alla vecchia, se no quella dava di matto e andava a suonare il sax per strada con il canarino che teneva il piattino in bocca (era un canarino robusto) finche' qualcuno non le dava una dose se la smetteva, perche la nonna con l'eta' era un po' rimbabita e suonava il sax sbagliato tenendo in bocca la parte grossa e non era un bel vedere.
    Ma non divaghiamo. Una notte la mamma dice a Cappuccio: vai a portare la roba alla nonna, ma occhio a Lonesome Wolf, Lupo Solitario, che l'ho visto bazzicare da quelle parti. Lonesome e' un ragazzo che spaccia di tutto, anche i lamponi se c'e' mercato, e ha una fedina penale che sembra un elenco del telefono. Cappuccio Nero se ne va nella notte e non ha paura, perche e' una piccola negretta di 13 anni, ma ha in tasca un serramanico che sembra una tavola da Windsurf.
    Ed ecco che alla 44sima Strada esce dal buio Lupo Solitario e le si piazza davanti e fa sfavillare le zanne nella notte e dice: "Di' sorella, cosa porti in quel canestrino? Focaccine?"
    "Perche' non ti fai i kazzi tuoi, Lupo? dice Cappuccio, e gli molla un tal calcio la' dove dondola che Lonesome tira fuori dalla gola i tre litri di whisky e il pasticcio di maiale della colazione.
    "Ehi piccola", fa Lonesome "pesti duro. Ma stai calma: non voglio fregarti. Ho un business da proporti. Senti, facciamo fuori la vecchia, e ogni volta che ma' di da' la roba, c'e' la teniamo noi. Io te la piazzo, facciamo a mezzo e quando abbiamo un po' di soldoni da parte andiamo in Florida e apriamo un chiosco di frullati. Cosa ne dici?"
    "Kazzo, Lonesome," disse Cappuccio, "c'hai una bella nuca. Non ti facevo cosi tosto. Ci sto".
    Ed ecco che si presentano alla baracca della vecchia, che e' li' in vestaglia sul letto che sbrodola corn-flackes dappertutto e si sta mangiando la sua pantofola spalmata di burro, piu' cieca che mai.
    "Sono qua, nonnina" disse Cappuccio.
    "Vaffakulo, Cappuccio" bercia la vecchia, "ti sei fermata a fare sbattipanza con qualche sifilitico per strada, che arrivi solo adesso? Un altro po' e mi sniffavo del detersivo, dal gran che sono in down, molla la neve s.tronza".
    Il lupo, che pure non frequenta delle duchesse, ci resta secco al fraseggio della nonna. Per di piu' il canarino gli kaga in testa.
    Allora il lupo si avvicina al letto della nonna con una sciarpa in mano per darle una tirata di collo.
    "Sei tu s.tronza?" dice la vecchia, allungando l'artiglio, "qua la roba. Ma... che puzza di piedi fai."
    "Ho camminato molto," dice il lupo, facendo la vocina da disco-music.
    "Sara'," dice la vechiaccia, tastandolo, "ma cosa kazzo sono queste due gran basette a spazzolone."
    "E' l'ultima moda newyorchese, nonna," squittisce il lupo.
    "Ah si?" continua la megera, "e queste spalle qua dove le hai messe insieme?"
    "Faccio un sacco di flessioni, nonna" dice il lupo, e si prepara a darle una bella strizzata.
    "Ah si?" dice la vecchia, "e questo cos'e', un regalo?" E agguanta il lupo sempre li' dove dondola, e gli da' una bella tirata e Lonesome ulula come dieci ambulanze in processione.
    Poi la nonna tira fuori una berta da sotto il cuscino, e inizia a sparare a mitraglia, il lupo ulula dal male, Cappuccio cerca di svignarsela con la roba ma il canarino le gnocca un occhio con una beccata, si sveglia tutto il condominio, finche' arriva un pulismano di ronda grosso che sembrano tre distributori di coca-cola messi uno sull'altro. Dice:
    "Che kazzo succede qua! Ci si sollazza?"
    "Come no," dice Cappuccio, "e tu non vuoi tirare un po' pulone?"
    Iniziano a sniffare come bracchi. Poco dopo arrivano due soggetti rasta in pigiama con una bottiglia di gin, e un casino di portoricani con i bidoni da suonare. La vecchia prende il sax e sta per suonare Blue Moon alla rovescia ma il rasta le versa dentro tutta una bottiglia di gin e la stende per qualche ora. Cappuccio Nero se li passa tutti uno alla volta e poi c'e' una gran sca.zzottata perche' un portorico si e' rimesso due volte nella fila e il poliziotto e' cosi fatto che si c.hiava anche la nonna dicendo sono sempre stato un suo fan signora Liz Taylor e nella confusione un portorico si fa uno spiedino col canarino e Cappuccio si inkazza e fanno di nuovo a botte e arrivano altri dieci o dodici sconvolti e anche un bonzo, insomma alla mattinata alle otto Cappuccio si presenta a casa poprio alla frutta con una faccia come un vampiro col collasso.
    "E' questa l'ora di tornare a casa, tr*****?" dice la mammina, " dove sei stata?"
    E Cappuccio le racconta una favola.

    Tratto da "Terra!" di Stefano Benni.
    Ultima modifica di Neo; 17-10-2002 alle 23:02:18
    Alla battaglia, senza rimpianti.

  2. #2
    Team Impact L'avatar di Neo
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  3. #3
    Lupo Solitario L'avatar di Hagen
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    Io invece ho una parola per te: 8(
    Alla battaglia, senza rimpianti.

  4. #4
    Lupo Solitario L'avatar di Hagen
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    Bene nonostante lo scetticismo di Neo eccone un altra.

    Ispettori.

    Scena prima. Baghdad, il bunker di Saddam. Entra un uomo in trench, alto e elegante.

    — Mi chiamo Philip Marlowe. Il governo degli Stati uniti mi ha mandato qui per un’ispezione. Lei è Saddam o uno dei suoi sosia?
    — Sono il vero Saddam, ci mancherebbe altro. Ma prego, si accomodi. Sono pronto a implementare ogni sua indagine. Un tè alla menta? Un whisky? Un cuba libre? Come lei sa, l’embargo danneggia il popolo, ma a noi capi non manca niente.
    — Non faccia il furbo con me, mister Saddam. Ho ispezionato i suoi bunker. Cosa costruisce lì dentro?
    — Medicine, chinotto, grappa, roba genuina e di prima qualità.
    — Ho trovato tracce di iprite e gas nervini.
    — Ogni tanto disinfestiamo contro i pidocchi.
    — Ah si? E cosa mi dice di questa foto? Cosa sono questi missili bianchi accatastati in un capannone?
    — Sono supposte. Supposte giganti di grande efficacia terapeutica ma con qualche piccola controindicazione.
    — E questa lettera, non l’ha forse scritta lei? «Caro Osama, ti spedisco i dieci chili di uranio che mi hai richiesto, più il giaccone da motociclista degli Hell’s Angels per il Mullah Omar e quattordici tuoi sosia. Il manuale che desideravi tanto “Come si guida un aereo americano”, è esaurito in tutte le edicole. Perciò ti invio due copie di “Come diventare hostess in tre settimane”. Spero che vada bene lo stesso».
    — Certo, caro Marlowe, la lettera è mia: ma l’ho scritta nel periodo che Osama era grand e amico degli Usa e combatteva contro i russi. Anche voi gli mandavate soldi e armi a tutto spiano.
    — Va bene, ras del kazzo, basta con questa commedia. Tanto Bush me lo ha detto chiaramente: l’America vuole fare la guerra e basta, ispezioni o non ispezioni. Lo vogliono la Cia e i mercanti di armi, e inoltre bisogna far dimenticare la crisi economica e gli scandali. Perciò non ci sarà nessun bastardo ispettore Onunista, o fottuto antiamericano tipo Annan o Mandela a fermarci. Da bravo, Saddy, fatti fare una foto con una bomba atomica in mano, io la porto in Usa e radiamo al suolo l’Iraq. Tanto sai benissimo che morirà soltanto la tua gente e tu te la caverai, proprio come l’altra volta.
    — Mi meraviglio di te Marlowe, proprio tu che eri un investigatore incorruttibile e democratico ti comporti così? (Marlowe si deforma, si mixa e si ricompone prima con le sembianze di Mickey Mouse, poi di un gigantesco hot dog e infine col volto di Kissinger)
    — Sono un ologramma telecomandato. Bush ha il terrore della cultura americana infestata da artisti comunisti. E adesso fatti fotografare con l’atomica o ti elimino, sono più armato di Lara Croft.
    — Mi dispiace, Philip Mouse Hot Dog Kissinger. Mica penserai che sia così facile parlare col vero Saddam. Anch’io sono un ologramma, mi hanno costruito a Napoli clonando una cassetta di Terminator due.
    — E si, e allora?
    — Allora adesso mi dissolvo e scappo (si trasforma in Nino d’Angelo su una motocicletta) salutame a’soreta, guaglio’.
    Scappa rombando, lasciando Kissinger con un palmo di olonaso.

    Scena due. Washington, la Casa bianca. Entra un uomo con cappello e pipa.

    — Buongiorno, presidente Bush. Sono l’ispettore Maigret e vengo a ispezionarla per conto dell’Onu.
    — Spenga la pipa. Odio gli odori forti, meno quello del napalm alla mattina presto e la cipria al salmone che mi ha regalato Berlusconi.
    — Non faccia il gradasso, mister Bush. L’ispezione nel suo paese ha rivelato aspetti inquietanti. Lei è il principe dei terroristi, i suoi agenti segreti da anni uccidono in tutte le zone del mondo, fomentano rivolte e colpi di stato, torturano i prigionieri e armano i peggiori criminali, compreso il vostro ex-amico Bin Laden.
    — Lo facciamo per difendere la democrazia.
    — Stranamente, per difenderla, non fate che sostenere o instaurare regimi antidemocratici. Inoltre possedete il novanta per cento delle armi nucleari e chimiche del mondo, bombardate a vostro piacimento e non volete essere giudicati da nessun tribunale internazionale. Lei personalmente è coinvolto in una serie di scandali clamorosi, dall’Henron all’Helliburton. Non è riuscito neanche a far pulizia nella Cia dopo l’undici settembre. Lei è una minaccia alla pace mondiale.
    — Tutte menzogne, messe in giro dalla cricca filoaraba e dai comunisti come Annan e Mandela. E anche il vostro Chirac è un mollaccione pacifista. Non è affatto vero che i nostri metodi siano sbrigativi. Posso farle una domanda?
    — Prego.
    — Lei è un sosia o un ologramma?
    — No, sono proprio io, in carne e ossa.
    — Benissimo (estrae una pistola e fredda Maigret). Avanti un altro.
    — Buongiorno presidente Bush. Sono Hercules Poirot e vengo dal parte dell’Onu per un’ispezione...

    Scenario tre. La villa di Arcore. Entra un uomo di statura media, piuttosto rotondo nella persona o forse un po’ tozzo, di capelli neri e folti e cresputi.

    — Buongiorno cavalier Berlusconi. Sono il commissario Ingravallo. Conosce Gadda?
    — Certo, bellissimo lago. Ci sono stato a fare una gita in motoscafo...
    — Lasciamo perdere. Cavaliere. Sto ispezionando l’Italia per conto di Amnesty international e andiamo malissimo. Qui lei è vergognosamente padrone di tutto, edilizia, pubblicità, assicurazioni, informazione, un conflitto di interessi da record mondiale. In confronto a lei Ceasescu e Bokassa erano dei dilettanti. Lei fa licenziare i giornalisti, commissiona falsi sondaggi, requisisce televisioni e giornali. Fa leggi per arricchirsi e per salvarsi dai processi. Spara falsità in continuazione e si circonda di persone con un passato da brividi, e per di più totalmente incapaci. Nelle sue mani l’economia sta colando a picco.
    — Piano piano. Tremonti ha già pronto il nuovo piano di economia creativa contro l’inflazione. Cambieremo il sistema dei pesi e delle misure, dividendo tutto per dieci. Così quando il cittadino chiederà un chilo di pane il negoziante glie ne venderà un etto e così pagherà di meno, un litro di birra costerà come un decilitro e così via. Non è geniale?
    — Insiste a dire cazzate? Lei non ha mantenuto una sola promessa, per non dire dei suoi collaboratori razzisti, litigiosi e incompetenti.
    — Sono bravissimi. Il ministro degli esteri è persona onesta e preparata. Bossi è un genio della storia e dopo Napoleone mi ha svelato la verità su Annibale. Un cialtrone negro che in realtà non valicò le Alpi, ma fece paracadutare gli elefanti. Abbiamo scoperto i buchi degli atterraggi. Castelli è un ministro della giustizia equilibrato ed equo, che finalmente ha rispolverato il reato di opposizione governativa cancellato dalla magistratura rossa ispirata dai Beccaria e dai Cavour, a loro volta ispiratori del complotto antiliberale bolscevico guidato da Annan, Mandela, Woytila e naturalmente Cofferati e Saddam.
    — Mi sembra che lei faccia un gran polverone.
    — Bisogna alzare dei tornadi di polvere per nascondere i disastri che abbiamo combinato in un solo anno. Io non so più cosa fare, la mia popolarità barcolla e corre addirittura voce che porto sfiga. Mediaset precipita e resterò senza una lira. E soprattutto tutti dicono che con i problemi che ci sono al mondo, le guerre, le catastrofi climatiche e l’economia allo sbando, dovrei smetterla di avere come principale obbiettivo politico il salvare me, i miei avvocati e i miei maggiordomi.
    — Alt. Un momento. (Ingravallo si toglie la maschera e appare Cesare Previti) Non mi piace quello che hai appena detto. Puoi pure fregartene delle ispezioni di Amnesty, dell’Onu e dell’economia in crisi, ma non puoi disinteressarti della sorte degli amici....
    — Scusa Cesare, ma se mi consenti...
    — Non ti consento niente. Fai passare le leggi che ti ho messo per iscritto, o vuoto il sacco.
    — Ti prego. Bossi mi ha appena dato l’ultimatum sul federalismo. Fini sta preparando l’ultimatum sulla Rai. Bush mi sta martellando con l’ultimatum per l’Iraq. Sono bombardato, circondato, assediato da ultimatum, sto peggio di Saddam.
    — Saddam chi?
    — Non sai chi è?
    — Non lo so, è una sigla di una società estera? E’ un conto corrente segreto? Una nuova password della loggia?
    — Cesare, per la tua competenza in politica internazionale, ti nomino seduta stante ministro degli esteri. Congratulazioni. Posso farti una domanda?
    — Prego ma in fretta, ho da fare.
    — Cosa mi manca per essere un grande statista?
    — Ti manca un sosia. Tutti i grandi della terra, per motivi di sicurezza, hanno un sosia. Bush ce l’ha, Saddam ce li ha, Osama ne ha sedici. E tu niente. Telefona ai tuoi collaboratori più intelligenti e provvedi.
    — Subito. (Prende il telefono) Passatemi sulla stessa linea Pera e Gasparri. Pronto? Ho bisogno di sosia. Dieci, venti sosia. Me li mandate subito? Meraviglioso.
    — Allora?
    — Lo vedi, Cesare, che siamo un grande e previdente governo? Li avevano già pronti da tempo, aspettavano solo la mia richiesta. Stanno per arrivare qui cinque sosia di Elvis Presley, due di Celentano, uno di Buffalo Bill, u no di Fabrizio Frizzi, due della Zanicchi... Cesare, perché piangi?
    Ultima modifica di Hagen; 23-10-2002 alle 02:27:01
    Alla battaglia, senza rimpianti.

  5. #5
    ride or die L'avatar di ZeRo SkULL
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    basta leggere la prima pagina di saltatempo...

  6. #6
    Kelvan
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    Cool

    Ho riso troppo!
    Hagen....complimenti!

  7. #7
    Lupo Solitario L'avatar di Hagen
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    Grazie Kelvan, Benni e' un autore di cui tutti dovrebbero leggere almeno un libro ed e' per questo che cerco di invogliare le persone con questi brani tratti dai suoi libri, percio' continuiamo

    Comparse da Bar.

    Questi personaggi si notano poco, ma non mancano mai in un bar serio.

    Il benzinaio
    E' un benzinaio molto grasso, in tuta. Beve caffe', molto caffe', dalle dieci alle dodici tazze, e sta al bancone in media un'ora. Ride sovente.
    La particolarita' di questo personaggio e' che, se voi prendete la macchina e fate il giro di tutti i distributori di benzina dell'isolato, non ne troverete traccia. Le spiegazioni possibili sono tre:
    1- Il benzinaio ama attraversare tutta la citta' a piedi per venire nel vostro bar, e ha il suo distributore in autostrada, venti chilometri a nord.
    2- Il benzinaio e' un avvocato feticista che riesce ad avere rapporti sessuali con la moglie solo se si mette una tuta rossa.
    3- Il benzinaio e' un fantasma.
    Un curioso, per accertarsene, tocco' una volta un benzinaio per vedere se era vero, e ci vollero tre persone per staccarlo dal muro: i benzinai hanno un grande senso del pudore.

    Il carabiniere
    Il carabiniere beve anche lui caffe', spesso corretto. Al suo apparire nel bar, tutti ammutoliscono o scompaiono nel gabinetto. Tanto puo' un generico senso di colpa. Talvolta il carabiniere entra nella discussione calcistica con grossi sfondoni che nessuno corregge per paura della divisa. Se nel bar si gioca a carte, tutti nascondono le carte e cominciano a guardarsi ai quattro lati del tavolo come idioti. Talvolta qualcuno attacca un coro di montagna.

    Il pazzo del giroscopio
    Questo signore compare normalmente verso le nove e mezzo di sera. Porta un paio di grossi occhiali. Entra con fare colpevole e cerca il giroscopio del cinema. Trovatolo, vi appoggia la testa contro e comincia a fare facce disgustate e piccoli rumori. Normalmente passa in rassegna l'elenco cinque volte. Poi dice:"Non c'e' mai niente da vedere" e scappa come un ladro.

    L'ingegnere
    Due volte al giorno, nel bar, il barrista mette una tazzina sul banco e declama:"Prrrronto il caffe' dell'ingegnere". Tutti si fanno da parte lasciando libera una porzione di bancone. Momento di silenzio generale. La tazzina resta misteriosamente al suo posto. L'ingegnere e' scomparso o piu' verosimilmente, c'e' ma e' invisibile. Il barrista infatti non si preoccupa. Dopo due ore riprende il caffe', lo scalda e ve lo serve espresso.

    Le due anziane signore
    Queste signore sono sedute appartate, a un tavolino d'angolo. Hanno al collo una stola di volpi spellacchiate, che vi fissano con gli occhi di vetro sbarrati. A volte, se le anziane signore sono molto povere, addestrano i barboncini ad arrampicarsi sul collo, e quelli stanno immobili, fingendosi pellicce. Le signore mangiano dei piccoli bigne', schizzandosi la crema in faccia, e bevono te', ingollando anche il sacchettino perche non ci vedono bene. I barboncini dormono sotto il tavolo, poi di colpo si svegliano in preda a un raptus arteriosclerotico e cominciano a tremare e ringhiare come un motore che non parte, finche' le signore non danno una tiratina al guinzaglio e li strafocano.
    Le signore parlano di disgrazie. Si comunicano il numero di morti della settimana, le operazioni, le figlie incinte, le macchine rubate e i mariti fuggiti. Il loro tono di voce e' gaio e stupido: se state a qualche metro, potete pensare che stiano parlando di ricamo; ma se vi avvicinate, sentite un ping-pong di necrologie da far rizzare i capelli in testa. Gli amici e i conoscenti delle signore, quando le vedono, scendono con una mano all'interno del cappotto in uno strano gesto di saluto.

    I gatti da bar
    Il Trippone: Gatto gigantesco, di colore scuro, che sta sempre su una sedia come un sacco di cemento. I clienti del bar lo spostano in continuazione con sforzi inauditi. Nessuno l'ha mai visto muoversi di sua iniziativa. Clamoroso il caso di un gatto di un bar di Casalecchio, detto Carnera, il quale continuo' a passare da una sedia all'altra per quindici giorni, benche' fosse regolarmente morto: nessuno s'era accorto della differenza.
    L'affamato: Gatto esangue e magrissimo, con una batteria di costole in bella evidenza. Appena vede del cibo miagola con tutte le forze; mangia avanzi enormi e si strangola. Vive in tribu' di venti esemplari, con a capo una vecchina baffuta.
    Lo sportivo: E' un gatto che balza su tutto quello che si muove, vi addenta la cravatta, vi ribalta il caffe', si fa le unghie sui i calzini. Persiste nell'atteggiamento anche a venti anni gatteschi, corrispondenti ai centoventi anni umani. A volte porta scarpe da tennis. Per la sua mancanza di serieta', vola spesso fuori dal bar, dove travestendosi da micino sperduto trova subito un'altra sistemazione e ricomincia a rompere.
    L'infortunato: Questo gatto e' specialista nel mettere alla prova le sue famose sette vite. Va sotto una macchina in media due volte al giorno, alla mattina e alla sera presto. Cammina ondeggiando in tutte le direzioni perche' ha solo tre gambe, di cui due sciancate e la terza a meta' pancia. S'azzuffa con tutti i cani, per cui e' quasi privo di orecchie e di baffi, ha un occhio chiuso e l'altro balengo, e la testa pelata. La coda e' lunga un centimetro, ma riesce ugualmente a farsela pestare. Mentre cammina, perde il pelo e anche altre parti. A volte questi gatti fondano delle societa', in cui mettono in comune i pezzi a disposizione e li montano e smontano a piacere. Quello che va a caccia di topi prende tutte e quattro le zampe, mentre altri due restano a letto con una zampa a testa, tutti pelati perche' il pelo l'ha adosso un quarto gatto che aveva da fare con na gatta.

    Tratto da "Bar Sport" di Stefano Benni.
    Ultima modifica di Hagen; 22-10-2002 alle 02:52:31
    Alla battaglia, senza rimpianti.

  8. #8
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    Oggi mi sento in forma, vuala' un'altra:

    Il vero pescatore

    Pescare non e' un hobby, e' una malattia. Il vero pescatore si riconosce da come racconta. Se mentre descrive un luccio di sei etti si esalta, allarga le braccia e salta per tutta la stanza, non e' un vero pescatore. Ma se balbetta per la commozione, una lacrima gli scende dall'occhio e un bigattino gli sale lungo la manica, ecco il nostro uomo. I veri pescatori sono soli con la loro malattia, come i cinesi con la pipa d'oppio. Il loro colore e' un rosso febrile, dovuto all'esposizione al sole d'acqua dolce, e rilucente di squame di cavedano accumulate con gli anni. Tra di loro comunicano con il rituale preciso e silenzioso. odiano il rumore, nemico dei pesci, e se vi avvicinate con passo pesante al bancone del bar si voltano e dicono "piano, che mi fai scappare il cappuccino". In famiglia sono affettuosi , ma di passaggio. Il loro cuore e' altrove. Le mogli dei pescatori sono mute eroine che sopportano pazientemente carpe gigantesche nel bidet, invasioni di vermi nel tinello e tonnellate di pesci che nessuno mangia, stipate nei frigoriferi come nelle baleniere norvegesi.
    I figli dei pescatori hanno del genitore immagini fuggenti, due stivali verdi e gocciolanti che si allontanano nella notte. Sul tema di classe scrivono "Io sono orfano. Mio papa' fa il pescatore". Poi, a dieci anni, l'ereditarieta' della malattia li colpisce inesorabilmente. La madre, disperata, li vede consultare le prime cartine idrogeografiche mentre tutti i bambini normali leggono "Playboy". Vanno di nascosto ai giardini pubblici e catturano pesci rossi gonfi come commendatori. Finche', una notte, la madre li vede salire sulla seicento paterna. Hanno anche loro due stivalini verdi, un berretto alla creatina, una canna e un mulinello. Mentre la madre li saluta sulla soglia con un fazzoletto, nota nel loro sguardo la stessa espressione di distacco dalle cose terrene che e' del padre. E' nato un pescatore.

    Naturalmente ci sono vari tipi di pescatore, molto diversi tra loro.
    Uno dei piu' comuni e' il pescatore gastronomico. Nel novanta per cento dei casi ha per cognome Busi, e si distingue dagli altri perche', oltre alla normale attrezzatura, ha in dotazione un cestino da colazione, detto appunto cestino Busi. Il cestino Busi corrisponde all'incirca al pasto medio di una famiglia di sei persone. Contiene molte varieta' di cibo, ma la base e' la cotoletta fredda dal caratteristico bordo tagliente. Il pescatore gastronomico e' solito mangiare meta' del cestino alle cinque di mattina in macchina. Arrivato sul posto, poggia la canna a un bastone a forcella e ricomincia silenziosamente a mangiare. Mangia tutto il cestino. Poi mangia tutta la polenta che aveva portato come esca. Beve un bottiglione di vino tenuto in fresco nella corrente e si addormenta. Quando si sveglia tira su la lenza e va a mangiare un fritto di nove qualita' alla trattoria piu' vicina.
    Poi c'e' il pescatore nervoso, dotato di grande mobilita' e resistenza fisica. Parte a monte del fiume, e si sposta, bestemmiando perche' non prende niente, al ritmo di venti metri al minuto. Attraversa il fiume in tutte le direzioni, cadendo sui sassi e sprofondando fino al collo. Molto spesso e' capace di lottare due ore nella corrente per raggiungere una roccia dove ha visto un buon posto, per poi scoprire che ce n'e' uno migliore dall'altra parte. Questi pescatori finiscono spesso per pescare nelle condizioni piu' strane, con un braccio che spunta da una siepe di canne, o a cavalcioni sopra un albero, o immersi nell'acqua fino all'altezza delle spalle con una mano in alto che regge la sigaretta. Usano lanciare l'amo in tutte le direzioni, a duecento metri in mezzo a un lago dove hanno visto saltare un pesce.
    Altra particolarita' di questo pescatore e' la mania della "pastura", ovvero di buttare nell'acqua manciate di lombrichi per attirare i pesci. Man mano che aumenta il nervosismo, aumentano le dosi. Verso mezzogiorno un pescatore di questo tipo e' capace di scaricare nel fiume fino a una tonnellata di vermi, e polenta da sfamare una valle di montagna. Se anche cosi' il risultato e' nullo, il pescatore comincia a tirare in acqua panini, caramelle, ed effetti personali come l'orologio e la fede nuziale. Nel far questo, il pescatore continua a spostarsi a valle, a traversare il fiume nei due sensi, a cascare sui massi e ad aggrovigliare la lenza in tutti i modi consentiti dal destino. Al termine della mattinata, egli si trova a centotrenta chilometri dalla macchina. Per la sua rumorosita' e scarsa dignita' professionale, e' detestato dagli altri pescatori.
    Un tipo in via di estinzione e' il vecchietto col cappello di paglia. Trattasi di un vecchietto di media grandezza, dal caratteristico copricapo e con una cannottiera per lo piu' rosa, che frequenta piccoli corsi di acqua interni. Arriva di solito verso mezzogiorno, e si mette a pescare poprio vicino a voi. Voi siete sul posto dalle cinque di mattina, e avete provato a pescare con tutti i tipi di pastone in commercio, senza risultato. Il vecchietto attacca un pezzo di pane alla lenza usata, sfila una carpa di tre chili e se ne va. Tempo dell'apparizione: un minuto esatto.
    Poi c'e' il temibile lottatore: e' un pescatore immerso fino alla cintola, che lotta urlando e bestemmiando mentre dall'altra parte della lenza tira qualcosa che potrebbe essere una piovra, o un caterpillar da cantiere. Sul ponte lo osservano una cinquantina di persone, aspettando che si verifichi una delle seguenti tre possibilita':
    1- il lottatore perde il pesce a due metri dalla riva, dichiarando:"Sara' stato quindici chili";
    2- il lottatore sfila un pesce di mezzo etto scarso, ma muscolosissimo;
    3- il lottatore capisce che si e' impigliato alla lenza di un altro lottatore che lo sta contrastando dall'altra parte del lago.
    N.B.: non esiste la possibilita' che il lottatore prenda un pesce grosso (la gente del posto lo sa).

    Tratto da "Bar Sport" di Stefano Benni.
    Alla battaglia, senza rimpianti.

  9. #9
    Voglio bene L'avatar di Dragon1
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    Possaido Bar Sport e non mi ha deluso

    PS:Se vi piace il genere compratevi qualche libro di Achille Campanile, MORIRETE dal ridere, ve l'assicuro
    finally terminated

  10. #10
    Utente L'avatar di Valiant
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    benni è un mito
    fatevelo dire da chi possiede e ha letto "Il bar sotto il mare".

  11. #11
    Lupo Solitario L'avatar di Hagen
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    Si continua:

    Lombritticoetica (storie morali)

    Un lombrico stava attaccato all'amo. Un pesce lo vide.
    -Adesso ti mangio- disse.
    -Se mi mangi- disse il lombrico -verrai mangiato a tua volta.
    Il pesce se ne frego', lo mangio' e fu mangiato.

    Un lombrico stava attaccato all'amo. Un pesce lo vide.
    -Adesso ti mangio- disse.
    -Se mi mangi- disse il lombrico -verrai mangiato a tua volta.
    Il pesce riconoscente se ne ando', e non mangio' mai piu' lombrichi.

    Un lombrico stava attaccato all'amo. Un pesce lo vide.
    -Adesso ti mangio- disse.
    Il lombrico tacque.
    Il pesce lo mangio' e fu mangiato.

    Un lombrico stava attaccato all'amo. Un pesce lo vide.
    -Oh come soffri- disse -posso fare qualcosa per te?.
    -Mangiami- supplico' il lombrico -poni fine alla mia agonia.
    -No- disse il pesce -non voglio essere mangiato.

    Un lombrico stava attaccato all'amo. Un pesce lo vide.
    -Oh come soffri- disse -posso fare qualcosa per te?.
    -Potresti, ma se lo farai finirai mangiato.
    -Ti mangero' ugualmente- disse il pesce -non posso vederti soffrire cosi.

    Un lombrico che prima di diventare esca era stato un grande benefattore, stava attaccato all'amo quando passo' di lì un pesce conosciuto in tutto il fiume per la sua malvagita'.
    I due si guardarono a lungo. Poi si rivolsero al pescatore:
    -E lei, cosa fa lì sopra in panciolle, mentre qua sotto accadono eventi che comportano grandi scelte morali e precise responsabilita' davanti all'opinione pubblica?
    Il pescatore per tutta risposta ritiro' la lenza con tutto l'armamentario, e se ne ando'.
    -Ecco- borbotto' -uno viene qui per pescare e subito te la buttano in politica.

    Tratto da "L'ultima lacrima" di Stefano Benni.
    Alla battaglia, senza rimpianti.

  12. #12
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    Ho trovato una storia adatta per questa notte, ventosa e fredda preludio dell'inverno. E' una delle mie preferite.

    Orfeo Mescalero

    Io so che tu puoi guarirla, stregone. La mia ragazza caduta dal cielo, polvere di cometa sul mio tetto, lei che muove col pensiero le altalene dei giardini, lei che con uno sguardo dei grandi occhi bistrati gela il ghigno degli spacciatori, lei odorosa di fiori e nitrato di amile, Euridice, lei che ora e' spenta, bianca, immobile nella nostra casa, dove tremano di freddo anche i ragni.
    Io so che tu puoi guarirla, stregone, è per questo che ho rubato questa macchina nera come un corvo e guido sotto il temporale, dentro al canyon dei dormitori, mentre la pioggia mescola sul mio parabrezza lampi di bufera, rosso di fanali, giallo di supermarket, blu di ambulanze, verde marziano, è per questo che piango, bestemmio, e grido che non voglio perderla.
    Io so che puoi guarirla stregone, anche se agli occhi del mondo lei è morta, troppa chimica, troppi libri, troppe notti da sola, quando io ero lontano. Cosi mi hanno detto: si è sempre soli una notte di troppo. Perciò guido a milleduecento all'ora mentre la radio blatera blues Bach e bugie, io devo salvarla, capisci, stregone? E' per questo che se la polizia mi ferma ho nel cruscotto questa pistola tedesca, la grigia, la baiaffa, la durlindana, la bacia-in-fronte, la lunga, la velenosa, la sparachiodi, krazy-kat, e siate-felici. Non ce l'ho con voi, poliziotti, e che sono straniero qui, non parlo la vostra lingua, sopratutto quella del vostro Grande Capo, io non lavoro per i gangster, se devo rapinare rapino in proprio, non mento, sono veramente cattivo io e quando mi capita di essere buono (succede) non lo faccio vedere. Ho uno shuriken a cristalli liquidi. E non colpisco alle spalle.
    Ho dormito tante volte all'aperto, sono stato svegliato a calci, sono stato interrogato, picchiato, rinchiuso, mi avete aperto la testa con le vostre urla, ma è storia passata. Ora sono perbene, non bevo più, stregone, ora ho una macchina da scrivere che compone da sola, balla e la notte si illumina e canta come quattro negri tristi, non mangio più i funghi messicani, stregone, e non mi azzuffo più per le ragazze degli altri, non mi arrampico sui muri, non ho il pungiglione velenoso, come posso convincerti, stregone Mescal?
    Io so dove abiti, stregone, c'è un grattacielo tatuato in città che di notte diventa un'astronave, si muove, può sparire e ricomparire in qualsiasi punto, tra i lampi del temporale, ma io lo troverò, stregone, sopra di me vola il mio amico nibbio, ha un radar nel becco, ce l'ho messo io. Può stare fermo in aria come fosse dipinto, lui sì che sa volare, altrochè Tomcat, lui è davvero il Re Nuvola, il Coddaventu, il Glada, L'Aquila delle costellazioni.
    Quando ho conosciuto Euridice lei era senza capelli, stregone, l'avevano rasata per sfregio, e aveva gli occhi gonfi, chiusi per le botte. E giorno dopo giorno i capelli ricrescevano e gli occhi si riaprivano e il colore le tornava sul volto e lei diventava sempre più bella, stregone. L'ho tenuta come un cucciolo di topo, come una patata nel bicchiere, come una piantina magica è fiorita, per lei ho rubato tutte le biciclette della città, stregone, e tutti i libri e i dischi, e la tenevo al sicuro nella nostra casetta che allora non era così fredda, lei stava nuda alla finestra e parlava con una vecchia vampira giù nel cortile, parlavano dei loro genitori morti, la vecchia aveva novant'anni ma ancora li rimpiangeva, era stata trent'anni in manicomio, è lei che mi ha parlato di te, stregone, di quando sventolando il mantello nero correvi tra i reparti, col tuo odore di etere e il passo di gatto, soffocavi nel sonno chi soffriva troppo, oppure spaccavi le finestre e li lanciavi fuori nella notte, riempivi le flebo di sangue di drago perché rimanessero pazzi e salvi, per sempre.
    Non posso andare più forte di così, stregone, non voglio schiantarmi come un qualsiasi pollo di allevamento da discoteca, non voglio fare male a nessuno, frenerei anche se in mezzo alla strada vedessi il Gangster in persona con i sui servi, tutti con i loro sorrisi da fotomontaggio e le pistole puntate. Per poi ficcarti una canna in bocca, come ho visto fare al bar quando uno non li paga, una pistola in bocca a un ragazzino di dieci anni per cinquantamila lire di droga, si può sopportare tutto questo, stregone? E sai cosa dicono questi piccoli mefisti, questi servitorelli sanguinari? "Se cerchi lavoro, te lo trovo io, baby" dicono, sono tutti entusiasti da quando c'è il Gangster in città, se non ci credi vienili a vedere, ascolta le loro risate davanti alla televisione, è tornata acqua torbida per loro e se la spassano, ma stiamo tornando anche noi, stregone, la sesta generazione è qui, con forti denti e lunghe orecchie, accendi le mille candele nella sala sacra e aspettaci, verremo a sederci davanti a te, sentiremo il richiamo dei nostri amici ovunque siano, attraverso i muri e i deserti. E poi la guerra. Calci in bocca. Dolcemente. Perché è possibile vivere in piedi, monsieur Brel.
    Lo stregone stava sul terrazzo, fradicio di pioggia, e cercava di riparare un vecchio flipper. Entrai educatamente, col cappello da Stanlio in mano. Lo stregone bestemmiò, tirò un sorso di benzina, sputò in aria una vampata infuocata, e disse:
    -Vattene col tempo cattivo non lavoro.
    -Dovrai invece- dissi io. -Una mia amica ha bisogno di te.
    -Che cosa le è successo?-disse lo stregone, mente un fulmine spaccava in due un camion, giù nella tangenziale, e le auto della polizia affogavano nel fango di un torrente.
    -E' morta. Le serve un cuore nuovo.
    -Non si possono fare queste cose- disse lo stregone. -La bioetica non vuole. Il papa non vuole. Dio non può e non vuole. Il serpente mescal può e non vuole. E poi ci sono cose più importanti. La polizia ha attaccato le case dei senegalesi, loro hanno gettato olio bollente e frecce infuocate, è uscito il loro capo, una elefantessa, ha travolto dodici agenti e tre camionette prima di cadere morta, una tonnellata di carne, ne ho un pezzo in frigo, vuoi assaggiarla?
    -Euridice è tutto per me. Ha cambiato la mia vita.
    -Chiunque può farlo. Basta uno spillo qua sotto la nuca, nel punto centrale del meridiano- dice lo stregone, e mi punta contro l'unghia dell'indice, lunga sedici centimetri, laccata di nero e intinta nel veleno di migale. -Conficcalo in questo punto, e la vittima sentirà una punturina da niente, ma due ore dopo all'improvviso morirà. Ho ucciso decine di persone così, nel metrò.
    -Non ci credo.
    -Infatti non è vero, ma saprei farlo. Vincere la morte, però, non è in mio potere. Hai già sentito questa frase?
    -Non ti credo. Euridice è morta, ma tu puoi aiutarla.
    -Ti darò un cuore nuovo per lei- sospirò lo stregone. -Non so perché, ma voi ragazzi della sesta generazione mi intenerite. Mettiglielo vicino, sotto le coperte, camminerà e prenderà il posto del vecchio cuore. E brucia tutto quello che hai in casa, libri, sedie, tavoli, deve fare caldo, o il cuore non batterà. Eccolo qua.
    -In una busta del supermercato?
    -Volevi uno scrigno d'oro, fighetto?
    -Quel flipper non funzionerà mai- dico risentito.
    Ding dong, tutto si accende. La pallina vola a prendere schiaffi dai funghetti, il cavallo scalcia, il cowboy salta sulla sella, la bionda si illumina ridente e dal cappello le escono miliardi di punti. Lo stregone sghiniazza, i segni di guerra bianchi gli ballano sul volto d'ebano.
    -Se funziona il flipper, funzionerà anche il cuore- penso io.
    -Voi della sesta generazione siete dei sognatori arruginiti, dei viaggiatori timidi, dei viziati e dei codardi.
    -Sempre meglio degli spettatori della quinta generazione- dico io -e poi chissà come sarà la settima.
    -Lupi- dice lo stregone -perfetti, sanguinari, amichevoli lupi.- Socchiude gli occhi e il flipper esplode.

    Sono tornato a casa, il temporale è cessato, ho messo nel mangianastri quella favola che ti piace tanto, quella del bambino che doveva camminare tre giorni e tre notti nella neve, per lasciare quel paese orribile, insieme col suo orso. Volevano tornare nella loro patria, o in un'altra, per fare spettacoli e ballare. Chissà dov'è adesso, chissà se ce l'ha fatta. Ma tu Euridice resti bianca fredda e indubbiamente morta e io temo che presto dovrò ritornare tra le fragranti fresche lenzuola del manicomio e aspettare la flebo dorata e la nebbia del roipnol e le discussioni sulla fine del mondo col Pittore dei Cessi Fiat, Mastro Gommapiuma, quello che ha sabotato da solo interi reparti, o con Capitan Corallo, che quando suonava il tamburo nelle manifestazioni polverizzava col rumore i poliziotti, come guerrieri di sabbia cinesi.
    Lo sai vero, uccellino, che ci sono stati anni e secoli di lotte operaie? Non lo sai? Ti piacerebbe saperlo? Papà e Mamma non vogliono e sopratutto il Gangster non vuole? Bevi questo tè di mescal e leggi nei fondi, se ci riesci.

    Ho messo il cuore dello stregone sotto le coperte del letto di Euridice. Ma non si muove, pulsa un pò soltanto muovendo la codina. Fuori sento cori per qualche vittoria sportiva, petardi e mine che esplodono, incitamenti a impiccare qualcuno. In cortile ci sono due colleghi della sesta generazione che stanno partendo con zaini molto più grandi della casa dove abitavano.
    -Euridice è morta- grido.
    -Ti manderemo una cartolina- rispondono, salutando con una mano.

    Stanotte, amore, vorrei rileggerti la storia del bambino e dell'orso, o anche quella del dottore inglese, quello che diventava la sua parte oscura, piccola storpia e saltellante, e così evocheremo l'Ombra e lo Specchio e il Doppio, e saremo in tanti che la Morte non saprà più chi prendere. Eccola, è arrivata, sorridente, pallida, fa finta di niente. E' travestita da Allegro Controllore dei Contatori del Gas. Ma intuisco la sua mano di scheletro, nascosta dal guanto.
    -Posso dare una controllatina?- chiede con voce da annunciatrice.
    -Vaffankulo, mannara, so chi sei. Controlla pure. Euridice non è morta.
    -Veramente all'Azienda risulta diversamente- dice seccata la Morte -abbiamo staccato il contatore mezz'ora fa.
    -Prova a toccarla-dico-e ti smonto osso per osso.
    -Non sono fatta di ossa- protesta la Morte -sono un composto biosintetico polimerico molto resistente ed ho in memoria dodici trasformazioni virtuali con cui terrorizzarti.
    -Anch'io- dico. E mi trasformo in lupo, lì su due piedi.
    -Mica male- dice lei, e si trasforma in un lupo il doppio il mio.
    Ci azzuffiamo. Voliamo giù dalla finestra, lei si rialza per prima e corre su cercando di raggiungere con le sue zampacce Euridice, se la tocca col suo gelo è perduta, ma io le balzo dietro e con un morso le stacco la coda. La Morte guaisce come un chihuahua.
    Esce sul pianerottolo il Griso, il pusher della zona, quello che ha fondato il Club Patriottico Spacciatori, con un mitra Uzi in mano e mutande nere da ring.
    -Cos'è tutto questo casino?
    Ci ritrasformiamo, io in un bel ragazzo della sesta generazione e la Morte in una fotomodella bionda di Losangelì.
    -Però- dice il Griso -migliora questo condominio.
    -Questo ragazzaccio vuole farmi del male- trilla la top-morte.
    -Lo sistemo subito- ghigna il Griso.
    Per fortuna arriva il mio amico Dulcinea, un transex-tir alto quasi due metri, bello e truccato come un attore Kathakali.
    -Via quel mitra, Griso- ordina -qua non siamo in parlamento.
    -Quasto ragazzaccio...- inizia la falsa bionda.
    -Va via Morte, ti riconosco dalla puzza...
    La mannara se la svigna, ma prima di andarsene dice perfida al Griso:
    -C'è un bel cuore nuovo in quella casa, io non me lo lascerei scappare.
    Il Griso si fionda dentro, solleva la coperta, il cuore è lì, che sobbalza. Il Griso lo prende in mano e lo soppesa interessato.
    -Con questo ci faccio almeno venti milioni- dice.
    Gli affondo i denti nel collo. Suonano le chitarre. Il griso tira le cuoia, molla il cuore che ballonzola per terra e si nasconde spaventato sotto una cassapanca. La More bussa.
    -Come va la nostra bella Euridice?- strilla da fuori.
    -Cuore. grido -vieni fuori da lì sotto.
    Neanche a pensarci. Non si muove. Ho un idea: metto un nastro di samba. Eccolo che esce dal nascondiglio e si muove, sistola e diastola, muove l'apice e scuote il culo, dài cuore, salta sul letto, vola dalla mia Euridice, balla amico mio, e infatti il cuore spicca un balzo e si tuffa nel petto di Euridice che lancia un grido, mentre le schizza fuori il cuore vecchio, nero e raggrinzito. Lo butto al gatto. Gli butto anche tutto il Griso, meno uno stinco. Ma sotto la finestra c'è la Morte che lascia al gatto solo un occhio e si prende il resto.
    -Almeno non ho fatto un viaggio a vuoto- borbotta, e se ne va su un furgoncino giallo con adesivi heavy-metal.
    Euridice si alza dal letto e dice che ha fame, le preparo cinquanta uova di gallo cedrone, una cipolla dello Yucatan e lo stinco del Griso arrostito al falò di sedia.
    -Mi sembra di aver dormito- dice lei.
    -Invece eri morta.
    -Proprio così- dice lo stregone.
    Con un inchino lo ringraziamo. Le altalene riprendono a dondolare. Ricomincia a piovere. Preparo il tè. Bisognerà comprare un tavolo nuovo, quello vecchio brucia al centro della stanza e fa un bel calduccio.
    Bussano alla porta. E' un angelo biondo di sei anni con grandi orecchie, insieme a un gigantesco orso col cappello da marinaio.
    -Vi interessa uno spettacolo di danze ussare a domicilio?- chiede l'angelo.
    -Da dove vieni?
    Il piccolo indica il nord, e fa capire che c'era neve e freddo, che se l'è vista brutta.
    -Entrate, scaldatevi- li invito io.
    -Ce l'ha fatta, cosa ti avevo detto?- grida Euridice, contenta. -C'è sempre qualcuno che ce l'ha fa.
    -Potrei assagiare un pò di quello stinco di bue?- chiede timidamente l'orso.
    -Non è di bue. E' lo stinco di un uomo molto cattivo.
    -Non esistono uomini cattivi- dice l'orso -se sono cucinati bene.
    Lo dice sempre anche lo stregone. Ci fu gran festa a casa nostra, quella notte. Grazie, stregone Mescal.

    Tratto da "L'ultima lacrima" di Stefano Benni.
    Ultima modifica di Hagen; 22-10-2002 alle 04:56:40
    Alla battaglia, senza rimpianti.

  13. #13
    Lupo Solitario L'avatar di Hagen
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    Stasera niente storia, non ho portato con me un libro di Benni.
    Però voglio fare qualcosa che avrei dovuto fare prima, l'elenco dei libri scritti da Stefano, per adesso vado a memoria perciò magari faccio qualche errore, dopo editerò anche con l'anno di pubblicazione:

    - Prima o poi l'amore arriva (1981)
    - Terra! (1983)
    - Stranalandia con disegni di Pino Cuniberti (1984)
    - Comici spaventati guerrieri (1986)
    - Il bar sotto il mare (1987)
    - Baohl una tranquilla notte di regime (1990)
    - Ballate (1991)
    - La compagnia dei celestini (1992)
    - L'ultima lacrima (1994)
    - Elianto (1996)
    - Bar sport (1997)
    - Blues in sedici (1998)
    - Teatro (1999)
    - Spiriti (2000)
    - Dottor Niù. Corsivi diabolici per tragedie evitabili (2001)
    - Saltatempo (2001)
    - Bar sport 2000 (2002)

    Tutti pubblicati per Feltrinelli, e reperibili nella versione economica a 6,20 Euro (ma si possono trovare anche a meno): per cui nessuna scusa.
    Ultima modifica di Hagen; 29-10-2002 alle 00:35:25
    Alla battaglia, senza rimpianti.

  14. #14
    Utente L'avatar di amatgio
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    Ho letto "Bar Sport", "Bar Sport Duemila" e "La compagnia dei celestini".

  15. #15
    Lupo divino L'avatar di fenrisulf
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    Stefano Benni è troppo il più grande che figata anche Elianto e tutti gli altri.Li ho letti quasi tutti.
    Ultima modifica di fenrisulf; 21-07-2003 alle 20:22:11
    Lupo assasino destinato a uccidere Odino e alpha e omega.
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