L’originalità è un valore poco considerato dalle software house in questi tempi, ma basti pensare ai giochi più attesi del 2004 (Mgs3, GT4, GTA 4, Driver 3, Onimusha 3, Jak III, R&C III, Sly Raccoon 2, ecc…) e risulta evidente che è meglio puntare su una licenza sicura piuttosto che buttarsi in un progetto del tutto nuovo. In mancanza di tali licenze, gli sviluppatori, sempre piuttosto che provare un nuovo progetto, preferiscono sfruttare licenze di capolavori vecchi, quasi preistorici; ecco allora venir su un gioco su Shinobi, un altro sul sempre verde R-Type e, infine un gioco su quel capolavoro che fu Prince of Persia. PoP è un’avventura in terza persona, farcita da molti scontri, numerevoli trabocchetti e infinite piattaforme: il solito minestrone vi starete chiedendo, ma aspettate a date conclusioni affrettate.
Come suggerito dal titolo, siete il figlio del re di Persia che inconsapevolmente risveglierete le Sabbie del Tempo che contaggieranno tutto e tutti risparmiando solo pochi umani tra cui voi, ovviamente, e la figlia di un sultano (la storia è più complessa ma qui vi narro solo gli avvenimenti fondamentali per non svelarvi tutto). Dovrete così salvare il mondo da questa minaccia e con voi ci sarà, oltre alla saltuaria apparizione della bellissima Farah, una spada, la vostra innegabile agilità e cosa forse più importante, il pugnale del tempo grazie al quale potrete modificare lo scorrere del tempo, Ecco il punto di forza del gioco: il Tempo, il tempo inteso come dimensione percorribile non solo in avanti ma anche a ritroso in modo da modificare l’azione presente per commetterne una migliore sempre nello stesso presente. L’originalità per la Ubisoft non è dunque un nuovo titolo, ma l’introduzione di una novità sostanziale in un seguito e da questo punto di vista PoP è immensamente originale.
Ma passiamo ora ad analizzare i dati tecnici del gioco: i personaggi sono ben modellati, anche se abbiamo visto sicuramente di molto meglio, le animazioni si meriterebbero un intera recensione, assolutamente fantastiche, e si meriterebbero una intera tesi di laurea le ambientazioni. Ragazzi, cosa non sono le ambientazioni: si va da corridoi stretti, a panorami esterni di incredibile suggestione passando per stanze ricolme di dettagli, il tutto condito da architetture di stampo orientale e chiaro-scuri che fanno venire i brividi. Ottima anche la realizzazione dell’acqua e addirittura sublime il riflesso degli oggetti nello specchio d’acqua e le distorsioni grafiche degli oggetti sott’acqua, come i corpi dei nemici. Le musiche sono anch’esse di richiamo arabo e molto evocative in particolare l’ultima sui titoli di coda (sono stato circa una mezz’oretta a canticchiarla), gli effetti sonori sono ottimi e molto buono anche il doppiaggio in italiano, immensamente divertenti anche i discorsi non vincolati tra i due protagonisti (ad esempio: se vi scorderete di tirare una leva per far passare anche la ragazza, sentirete questa chiederete il vostro aiuto, che, una volta ricevuto, viene ricambiato da commenti acidi perché non glielo avete portato subito). Altro punto di forza del gioco è il sistema di controllo, il principe può fare tutto ciò che è umanamente possibile e anche di più con una semplicità e una raffinatezza inusuali. Ma quando sbaglierete, perché sbaglierete ve lo assicuro, per quanto un sistema di controllo può essere ottimo nella vita reale non si salta con X e di commettere errori vi capiterà; ma proprio qui viene il bello: il grande difetto di ogni piattaforme/avventura è proprio la frustrazione provata per un salto inesatto (chi ha giocato The Angel of Darkness sa cosa intendo). In questo titolo però questa frustrazione non c’è: avete commesso un errore? Tornate indietro fino a quando volete e modificate il presente che è passato, niente di più facile. In pratica la frustrazione qui viene modificata in divertimento e punti poco divertenti, poco esaltanti o stressanti in questo capolavoro proprio non ci sono. Gli scontri sono solitamente un tallone di Achille per gli adventures, ripetitivi e noiosi, ma ovviamente non lo sono in PoP dove risultano sicuramente ripetitivi ma emozionanti come non mai: le mosse non superano la decina ma la loro spettacolarità visiva e la loro facilità di esecuzione è notevole. I combattimenti sono anche abbastanza lunghi e difficili, ma le volte che morirete sono inspiegabilmente pochissime e questo vi farà sentire dentro una delle tante storie che si raccontano dove il personaggio principale è sempre in grande difficoltà ma poi riesce a cavarsela. Questo è il vero punto fondamentale di PoP che come gioco si merita un 9, ma in realtà è molto più di un gioco, è una storia, per meglio dire, una fiaba magica e lontana che vi farà entrare in un mondo virtuale che vi regalerà emozioni a non finire. PoP è uno dei pochi giochi che può essere considerato Arte, fra quelli che ho provato io forse l’unico, e l’arte è così: va oltre il semplice edificio, il semplice dipinto o in questo caso il semplice videogioco; dietro si cela un intero universo di racconti e di poesie che non vorresti mai finire di ascoltare, ma che purtroppo finiranno anche troppo presto. Le sabbie del tempo è un gioco senza il minimo difetto, perfetto nella sua stessa imperfezione, lo finirete in massimo dieci ore ma probabilmente poche ore in più avrebbero rotto quell’Universo di poesie che si cela dietro all’enorme palazzo dove il gioco è ambientato. Per spiegarlo in tre parole e per citare una frase famosa Prince of Persia: le sabbie del tempo è come tutte le cose belle della vita: corto, semplice, magico.
Grafica 9
Sonoro 9
Giocabilità 9,5
Longevità 7 Totale 9