Da quache giorno mi è giunta voce che scaricare dai P2P sei diventato molto pericoloso.....
Diventa reato pertanto distribuire brani musicali protetti da copyright via internet tramite i software P2P e il file sharing tipo lo scomparso Napster o l'ancora attivo Kazaa. Inoltre, sempre in linea con le norme europee, chi abusivamente rimuoverà le misure di protezione di cd o dvd rischierà il carcere.
Il cerchio si stringe attorno al P2P. Dopo una serie di battaglie dai risultati altalenanti, ora la RIAA mette in campo tutto il suo potere per stanare gli utenti e far valere i propri diritti sia con le buone che con le cattive.
In queste ore la Camera USA sta vagliando una proposta di legge secondo la quale chi mette a disposizione il proprio hard disk per condividere musica protetta rischia 5 anni di carcere ed un risarcimento danni fino a 150.000 dollari. La norma, ora al vaglio dei Repubblicani, prevede che il reato scatti dopo 10 duplicazioni illegali. Tale iniziativa è accompagnata da una serie di norme anti-spam ed a quanto pare sarebbe seguita a breve da un corrispettivo europeo che renderebbe la battaglia all'MP3 selvaggio davvero una questione globale.
Nel contempo la RIAA ha ottenuto la sentenza che cercava per rendere effettivamente attuabile la norma in via di approvazione: Verizon sarà costretta a rendere pubblici i nomi abbinati ai numeri IP segnalatisi per una condivisione illegale di file vietati. Con questa sentenza la RIAA punta a far aprire i registri di tutti i provider (finora unico scudo di protezione degli utenti) per avere definitivamente il coltello dalla parte del manico. Si attendono contromosse.
Filesharing in Danimarca: multe dirette agli utenti
2 dicembre 2002
Mentre tutti guardavano con apprensione e curiosità agli Stati Uniti e alle decisioni del solito giudice californiano se aprire o no un processo contro Kazaa, arriva dalla vecchia Europa un gran sberlone agli utenti delle reti peer-to-peer. In particolare, dalla piccola e libertaria Danimarca, dove per la prima volta centocinquanta singoli utenti hanno ricevuto per posta una robusta multa per la loro attività online.
A spedire le lettere è stato l'Antipiratgruppen, un’associazione dal nome chiarissimo anche per chi non capisce il danese, che ha rintracciato centocinquanta utenti di Kazaa e e Donkey, ne ha monitorato l’attività, rintracciato l’indirizzo Ip e quindi ha convinto un tribunale locale a obbligare i provider a fornire i dati anagrafici degli utenti. A loro ha spedito altrettante multe per un totale di 133600 dollari.
Il meccanismo seguito dall'Antipiratgruppen è stato abbastanza semplice. Come ben sanno gli utenti di Kazaa, una volta che si rintraccia un file sulla rete peer-to-peer è possibile vedere cos’altro si trova sulcomputer in cui risiede quel file (utilizzando funzioni come find from the same user o browse user). Servendosi di un software scritto da quattro studenti universitari, l’Apg ha cercato gli utenti più attivi di Kazaa e eDonkey, in particolare quelli più generosi nel mettere a disposizione materiale protetto da copyright, ed è riuscito a risalire agli indirizzi Ip dei loro computer.
La vera sorpresa è arrivata a questo punto. Perché mentre negli Stati Uniti i giudici non hanno ancora ordinato ai provider di fornire gli indirizzi privati dei loro utenti (c’è ancora in ballo una causa tra la Riaa e il provider Verisign), il tribunale danese ha dato subito ragione all’Apg. E come se non bastasse, anche il Danish Consumer Council – un’associazione di consumatori subito interpellata dai destinatari delle multe – ha fornito un parere favorevole all’azione del gruppo anti-pirati.
Mentre non si sa ancora bene come verranno redistribuiti i soldi incassati dalle multe e chi ha effettivamente già pagato, la Rete è stata invasa da una serie di proteste e dibattiti sull’argomento, con un forum piuttosto vivace su Slashdot. Qui sono due le accuse più comuni rivolte all’Apg.
La prima è quella di aver dato per scontata l’equazione nome del file = file illegale, senza averla controllata caso per caso.
Per esempio, oggi non è raro che le major mettano in circolazione Mp3 falsi, con il nome di una canzone e il contenuto diverso, per complicare la vita dei cosiddetti pirati. Secondo, il peso delle multe. L’Apg ha seguito un meccanismo matematico piuttosto severo, valutando 2,67 dollari per ogni canzone, 26,70 per ogni film e circa 50 per ogni videogame trovato online. Con il risultato di spedire multe che, nel caso più elevato, hanno sfiorato i 14mila dollari.
Che ne pensate??