Querela all'economist
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Discussione: Querela all'economist

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  1. #1
    Inno alla gioia L'avatar di IL CONTE
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    Messaggio Querela all'economist

    Il settimanale britannico fa parlare il capo di cosa nostra
    "Grazie a Berlusconi per l'attacco ai giudici e il falso in bilancio"
    Economist-choc sulla mafia
    una finta lettera di Provenzano


    La finta lettera di Provenzano

    LONDRA - Un bilancio annuale della mafia firmato dal "capo dei capi" Bernardo Provenzano. In cui si dice che tutto va a gonfie vele per la "compagnia", si ringrazia lo Stato italiano per l'arresto del sanguinario Totò Riina che ha consentito a cosa nostra di riprendere le attività più remunerative. E si dice in un inciso che Silvio Berlusconi ha apportato alcuni cambiamenti che hanno giovato alla mafia. Il settimanale britannico The Economist pubblica domani una lettera immaginaria scritta dal numero uno di Cosa nostra ai suoi soci per illustrare i progressi fatti dall'organizzazione.

    E' un vero e proprio annual report come quelli che fanno capitani di industria e amministratori delegati all'assemblea degli azionisti, scritto con una micidiale vena di humour britannico che non mancherà di provocare reazioni e polemiche.

    Dieci anni dopo l'arresto di Salvatore Riina, il rapporto sottolinea tra l'altro che la domanda per le "offerte non rifiutabili" della mafia "non è mai stata così forte". E lo stesso si può dire sul fronte della "consulenza nel settore dei lavori pubblici, che incassa profitti a tutti i livelli". Le entrate legate alla vendita di droga e di armi, poi, hanno "tenuto bene".

    Inoltre, il Capo dei capi - come si firma alla fine della lettera Provenzano - ribadisce che dopo l'arresto di Riina (detto "il corto") la corporation è potuta tornare a una strategia più mimetica, basata sull'adozione di un "profilo più basso nei confronti dei media". Questo, spiega il capo ai soci, ha permesso ai nostri avversari di cullarsi "in un falso senso di sicurezza" che non farà che favorire lo sviluppo delle "attività prioritarie".
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    Poi c'è il passaggio destinato sicuramente a riaccendere lo scontro mai chiuso tra il presidente del Consiglio e il settimanale della City. Premette il Capo che il governo di Berlusconi (il cui partito ha vinto 61 seggi su 61 in Sicilia) non ha portato a termine tutte le cose su cui la corporation contava. Per esempio non è stato abolito il regime di carcere duro del 41 bis. Tuttavia, continua la lettera del boss, "il primo ministro, che ha problemi di suo con la legge, ha apportato alcuni cambiamenti che ci favoriscono. Il nostro dipartimento addetto alle acquisizioni ci segnala che è molto più facile lavare i profitti e mettere in piedi nuovi sistemi di società fittizie ora che il governo ha depenalizzato il reato di falso in bilancio. E l'atteggiamento ostile del signor Berlusconi ha aiutato a indeblire la magistratura, e ha dissuaso alcuni nostri impiegati dalla tentazione di tradire i nostri segreti".

    La lettera si conclude con l'impegno futuro a battere nuove strade come i contratti legati ai finanziamenti europei o a svincolarsi dall'eccesso di dipendenza nei confronti della 'ndrangheta sul fronte del traffico della cocaina. Infine, come in ogni assemblea che si rispetti, il capo esorta a fare meglio. E a recuperare la reputazione di un tempo, quando la mafia siciliana era l'unica e vera mafia.



    Un giornalista dell'economist ha scritto un articolo, molto critico sulla politica del governo italiano. Per rendere la cosa piu "esotica" l'ha firmato con un nome famoso...di un mafioso 8|
    Uno "scherzo" di cattivo gusto che giustifica la querela.
    Tra l'altro, lo stesso Beppe Severgnini, che non si può certo annoverare tra le file dei berlusconiani, ha scritto un editoriale sul corsera che contesta questo artefizio giornalistico.
    Lo stesso Severgnini che ha collaborato per anni con l'economist.

  2. #2
    Inno alla gioia L'avatar di IL CONTE
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    Il settimanale inglese ha pubblicato una lettera finta di Provenzano
    Berlusconi querela l'Economist
    Ghedini: "E' pura invettiva"
    L'avvocato del premier: "Parlare così di mafia, offesa alle vittime"



    ROMA - Il presidente del Consiglio Berlusconi querelerà l'Economist dopo la lettera immaginaria firmata Provenzano ("Più forti grazie al governo" pubblicata sul settimanale inglese. Lo ha annunciato Niccolò Ghedini, deputato di Forza Italia e avvocato difensore del premier.

    "L'ennesimo articolo diffamatorio, apparso sull'Economist, dimostra ancor più, ove ve ne fosse stato bisogno, la volontà non già di informare, ma di attaccare con immutata violenza il Presidente del Consiglio e l'Italia. La mafia e coloro che sono morti per combatterla, fra i quali uomini politici, forze dell'ordine, magistrati e giornalisti, non sembrano argomento da trattare con toni e modi siffatti. Questo governo - sostiene Ghedini - ha posto in essere provvedimenti che hanno, per la prima volta, seriamente inciso sul fenomeno mafioso e gli ultimi arresti lo dimostrano ampiamente, al di là delle facili ironie su soggetti latitanti, che pur non mancano anche in Gran Bretagna, dove accadono da anni gravissimi episodi di terrorismo".

    "La critica politica - prosegue Ghedini - è non solo accettata, ma, anzi, utile nella democrazia, tuttavia, non può mai trascendere ai livelli della pura invettiva e alla mistificazione della realtà. Basti pensare che l'Economist non può non sapere, poichè oggetto già di precedenti contestazioni, che il falso in bilancio non è affatto stato depenalizzato, ma solo modificato. Ancora una volta, dunque, dovrà essere l'autorità giudiziaria ad intervenire per far cessare questa continua opera diffamatoria di un giornale che, evidentemente, si sta preparando per dare il proprio contributo alla sinistra per le elezioni europee".

  3. #3
    Ex ***** VIPz Estathé L'avatar di nicjedi
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    Non vedo il motivo della Querela...L'Economist ha detto "Berlusconi, amico del capo mafioso Provenzano, ha fatto leggi per lui" ?

    No, ha detto che leggi che Berlusconi si è fatto per se (cosa oggettivamente vera) perché inquisito, hanno favorito anche loro. Come potrebbe dire un qualsiasi industriale.

    Ciao

    Nicola
    "La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci"
    "Non lasciare mai che la morale ti impedisca di fare la cosa giusta"
    "La disumanità del computer sta nel fatto che, una volta programmato e messo in funzione, si comporta in maniera perfettamente onesta."
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  4. #4
    Utente L'avatar di cerberus
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    nicjedi

    Non vedo il motivo della Querela...L'Economist ha detto "Berlusconi, amico del capo mafioso Provenzano, ha fatto leggi per lui" ?

    No, ha detto che leggi che Berlusconi si è fatto per se (cosa oggettivamente vera) perché inquisito, hanno favorito anche loro. Come potrebbe dire un qualsiasi industriale.

    Ciao

    Nicola
    La querela è scontata...
    non vedi il motivo solo perchè sei daccordo con quello che sostiene l'economist... ma il governo evidentemente deve sostenere che siano tutte fregnacce diffamatorie, se non lo facesse implicitamente confermerebbe le accuse...
    Engineers do it better
    "Lo scienziato non studia la natura perché è utile, ma perché ne prova piacere e ne prova piacere perché è bella. Se la natura non fosse bella, non varrebbe la pena studiarla e la vita non varrebbe la pena di essere vissuta”.( Henri Poincaré )
    "Scientists discover the world that exists; engineers create the world that never was."

  5. #5
    Ex ***** VIPz Estathé L'avatar di nicjedi
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    cerberus

    La querela è scontata...
    non vedi il motivo solo perchè sei daccordo con quello che sostiene l'economist... ma il governo evidentemente deve sostenere che siano tutte fregnacce diffamatorie, se non lo facesse implicitamente confermerebbe le accuse...
    Cioè, come al solito, bisogna salvare le apparenze?

    Ciao

    Nicola
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  6. #6
    Poliphilus L'avatar di kyuss
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    Ma come diavolo si permettono?Ma pensino alla loro di politica no?

  7. #7
    Utente L'avatar di VideoGirl Sadako
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    E' con questo è dimostrato che la propaganda antiberlusconiana viene eseguita in ambito internazionale. Altro che monopolio dei media, Berlusconi deve proprio inginocchiarsi di fronte a un così magnifico ed esteso ingranaggio diffamatorio.

  8. #8
    Utente L'avatar di cerberus
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    Cioè, come al solito, bisogna salvare le apparenze?

    Ciao

    Nicola
    Immagino di si...
    immagino anche che sia opportuno che il governo prenda atto delle realtà denunciate dall'economist e che se ne scusi pubblicamente, ma assolutamente non a seguito dell'articolo del settimanale Inglese ( e della sua politica editoriale )... un minimo di orgoglio patrio ci vuole sempre...
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  9. #9
    Ex ***** VIPz Estathé L'avatar di nicjedi
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    E' con questo è dimostrato che la propaganda antiberlusconiana viene eseguita in ambito internazionale. Altro che monopolio dei media, Berlusconi deve proprio inginocchiarsi di fronte a un così magnifico ed esteso ingranaggio diffamatorio.
    Ma leggi quello che scrivi? Parli come se ti avessero fatto il lavaggio del cervello...e poi dicono che Berlusconi non ha il controllo dei media...ma quale "magnifico esteso impianto diffamatorio"....vedi di rileggere l'articolo e impara a non parlare con slogan di partito..va...che qui si sta (spero) cercando di fare critica costruttiva...e non voglio vedere anche questo thread rovinato dalle solite lotte partitiche a colpi di slogan inautditi.

    Ciao

    Nicola
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  10. #10
    Utente L'avatar di VideoGirl Sadako
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    Ma leggi quello che scrivi? Parli come se ti avessero fatto il lavaggio del cervello...e poi dicono che Berlusconi non ha il controllo dei media...ma quale "magnifico esteso impianto diffamatorio"....vedi di rileggere l'articolo e impara a non parlare con slogan di partito..va...che qui si sta (spero) cercando di fare critica costruttiva...e non voglio vedere anche questo thread rovinato dalle solite lotte partitiche a colpi di slogan inautditi.

    Ciao

    Nicola
    E dire che Berlusconi manco lo voto, semplicemente le cose stanno così...

  11. #11
    Don't be scared homie! L'avatar di Makaveli
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    Ma leggi quello che scrivi? Parli come se ti avessero fatto il lavaggio del cervello...e poi dicono che Berlusconi non ha il controllo dei media...ma quale "magnifico esteso impianto diffamatorio"....vedi di rileggere l'articolo e impara a non parlare con slogan di partito..va...che qui si sta (spero) cercando di fare critica costruttiva...e non voglio vedere anche questo thread rovinato dalle solite lotte partitiche a colpi di slogan inautditi.

    Ciao

    Nicola
    Berlusconi controlla i media ?da quand?
    a parte il tg 4 (7 per cento di share) non c'è nulla filoberlusconiano in tv
    hai mai visto blob?ballarò? le iene? mai dire domenica?
    non parlano di altro se non di Berlusconi (ovviamente male)
    e spesso ne parlano male proprio per questo suo predominio dei Media! paradossale....

  12. #12
    Ex ***** VIPz Estathé L'avatar di nicjedi
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    Makaveli

    Berlusconi controlla i media ?da quand?
    a parte il tg 4 (7 per cento di share) non c'è nulla filoberlusconiano in tv
    hai mai visto blob?ballarò? le iene? mai dire domenica?
    non parlano di altro se non di Berlusconi (ovviamente male)
    e spesso ne parlano male proprio per questo suo predominio dei Media! paradossale....
    Mediaset e mondadori non ti dicono nulla? Prova ad andare a controllare le percentuali di diffusione di queste due società..e ti ricordo che media non vuol dire solo televisione...ma anche giornali, settimanali, la pubblicità...

    Ciao

    Nicola
    "La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci"
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  13. #13
    Don't be scared homie! L'avatar di Makaveli
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    nicjedi

    Mediaset e mondadori non ti dicono nulla? Prova ad andare a controllare le percentuali di diffusione di queste due società..e ti ricordo che media non vuol dire solo televisione...ma anche giornali, settimanali, la pubblicità...

    Ciao

    Nicola
    Sul fatto che Mediaset sia di Berlusconi non c'è dubbio, ma ti ripeto, hai mai visto un po la tv? Ti ricordo che in occasione di scioperi contro il governo anche i giornalisti mediaset hanno scioperato...
    Per quanto riguarda i giornali mi sembra che come ci siano giornali di sinistra ce ne siano di destra...

  14. #14
    uno di passaggio L'avatar di Wiald
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    signori dei media
    Le dimensioni e le attività dei più importanti gruppi italiani della carta stampata e della tv. Indovinello: di chi è quello di gran lunga più grande?

    Sono pochi i grandi gruppi nel settore dei mass media in Italia. E sono “grandi” solo relativamente a questo settore nel nostro paese, perché non sono nemmeno lontanamente comparabili a giganti come il gruppo tedesco Bertelsmann, quello britannico Pearson, agli americani Aol-Time Warner o Disney o alla multinazionale (che ha le sue roccheforti più importanti in Australia, Usa e Gran Bretagna) che fa capo a Rupert Murdoch.

    Per contare i leader del mercato in Italia bastano quasi le dita di una sola mano. Si tratta dei gruppi Rcs (Rizzoli-Corriere della Sera), L’Espresso, Mondadori e, distaccati, Monrif e Caltagirone nell’editoria su carta; e di Rai e Mediaset nella televisioni. I primo gruppo, manco a dirlo, è quello che fa capo a Silvio Berlusconi, che unisce il controllo di Mediaset a quello della Mondadori, controllata con il 48% dalla Fininvest, con un fatturato complessivo di quasi 3,8 miliardi di euro.

    Come è noto, le attuali leggi di regolamentazione vietano l’intreccio giornali-tv (è permesso, invece, possedere tv e periodici), mentre la riforma proposta dal ministro per le Comunicazioni Maurizio Gasparri – attualmente in discussione in Parlamento – rimuove questo vincolo, lasciandone solo uno indiretto e riferito alle “risorse del mercato”, di cui ciascun soggetto non potrà superare il 20%. E' un minestrone che comprende tutto, dai ricavi delle vendite alla pubblicità, dal canone Rai alle telepromozioni, fino ai ricavi delle affissioni.

    Per comprenderne l'assurdità basta fare un paragone con il normale modo di procedere dell'Autorità Antitrust in altri settori: in passato è stata aperta un'inchiesta sulla produzione di determinati tubi di un particolare materiale, per decidere se in quel segmento di mercato vi fosse o no un abuso di posizione dominante. Qui invece si vogliono considerare tutte insieme stampa e tv, radio e cinema, libri e manifesti pubblicitari. E i nuovi limiti, come molti hanno osservato, permetterebbero a Berlusconi di comprarsi anche, per esempio, tutto il gruppo Espresso. Inutile ogni commento. [in realtà il cavaliere c'aveva provato negli anni '80 a comprare il gruppo ma non gli riuscì per l'eroica e lungimirante opposizione di Scalfari, che mi pare all'epoca fosse ancora il direttore responsabile di Repubblica, mentre adesso ha passato il testimone (gli anni passano per tutti) ad Ezio Mauro, molto bravo anche lui, ndW ]

    Vediamo le dimensioni di questi gruppi, in base al fatturato. I dati sono quelli dei bilanci 2002 approvati a marzo 2003 dai rispettivi consigli di amministrazione. Solo tre superano la soglia dei 2 miliardi di euro: le due televisioni (Rai con 2624,9 milioni e Mediaset con 2316,1) e Rcs (2015 milioni). Seguono il gruppo Mondadori (1458,8) e L’Espresso (963,7), mentre il gruppo Monrif (ossia Monti-Riffeser, che controlla la Poligrafici Editoriale) è a 339,120 e Caltagirone a 227,120. Si tratta, beninteso, di cifre più che rispettabili, ma, appunto, non siamo di fronte a giganti. Tanto Rizzoli che Mondadori, inoltre, raggiungono quei ricavi aggiungendo ai giornali e periodici anche l’editoria libraria e scolastica.

    Sommando i fatturati di questi che sono i gruppi più importanti si arriva a circa 10 miliardi di euro: ossia, tanto per fare un paragone, ad appena due terzi del fatturato del solo gruppo Murdoch, che raggiunge i 15 miliardi di dollari.

    Ha ragione, allora, chi sostiene che gli attuali limiti anti-concentrazione andrebbero allentati, per permettere che qualcuno di questi gruppi continui a crescere fino a dimensioni comparabili con i colossi mondiali? No, si tratta di una tesi assurda e pericolosa (per il pluralismo dell’informazione). Data anche la specificità del settore mass media, inevitabilmente legato alla lingua del paese in cui opera, è evidente che in economie di dimensioni più grandi anche le imprese sono più grandi, senza contare il vantaggio competitivo dei media che “parlano” inglese o spagnolo, le due lingue più diffuse nel mondo occidentale (e non solo). Inoltre in molti casi i giganti dei media sono multinazionali, ossia crescono anche perché si proiettano fuori del loro mercato domestico.

    In quasi tutto il mondo occidentale, del resto, le norme anti-concentrazione sono più severe e restrittive che in Italia. Negli Stati Uniti, per esempio, nessuna televisione può superare un terzo dell’audience, e gli incroci proprietari non sono permessi nemmeno tra giornali e radio (a meno che i due mezzi non siano diffusi in ambiti territoriali diversi). Da poco il Senato - a maggioranza repubblicana - ha bocciato una modifica della legge, sostenuta da Bush, che voleva ampliare questi limiti.

    In Italia, le due televisioni leader coprono oltre il 90% dell’audience, una situazione senza paragoni in Europa, come ha documentato una ricerca dell’Antitrust: in Francia i due gruppi televisivi più importanti raggiungono insieme il 74% dell’audience, in Germania il 66, in Gran Bretagna il 65, in Spagna il 54%. Una situazione ben diversa da quella della carta stampata, dove, come ha ricordato il presidente della Fieg (l’associazione degli editori) Luca Cordero di Montezemolo, i primi sette gruppi coprono solo il 50% del mercato.

    Ma vediamo quali sono, nel settore dei quotidiani e periodici d’informazione, le forze in campo.

    Il gruppo Rcs possiede il Corriere della Sera, il più diffuso quotidiano italiano (650-700.000 copie), e anche il più venduto quotidiano sportivo, La Gazzetta dello Sport (che, tra l’altro, con le società collegate Rcs Sport e Rcs Sport Events organizzano per esempio il Giro d’Italia di ciclismo). Dal settembre 2001 pubblica anche il quotidiano City (che fa parte della free press, cioè della stampa a distribuzione gratuita) diffuso in sette città.

    Rcs Libri è tra i leader del settore in Italia, anche nel ramo Scuola (con Fabbri, Bompiani, Etas, Sansoni, Nuova Italia e Tramontana per l’ambito giuridico-economico) e delle cosiddette “opere collezionabili” (in quest’ultimo ramo è tra i leader del mercato anche in Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo). Rcs ha inoltre acquisito uno dei maggiori editori francesi, Flammarion, e possiede il 53% della spagnola Unedisa a cui appartiene El Mundo, secondo quotidiano spagnolo. Alla Rcs Periodici (partecipata al 30% dall’editore tedesco Burda) fanno capo 7 riviste femminili, 5 maschili, 6 familiari, 13 della Darp (joint venture al 50% con la De Agostini) e 4 della Sfera, società acquisita nel 2000. Il gruppo è coinvolto in vario modo in oltre 100 testate all’estero.

    Più concentrato sull’informazione in senso stretto il Gruppo Espresso, il cui asset più importante è il quotidiano La Repubblica che insegue da vicino il Corriere per numero di copie diffuse. Ci sono poi il settimanale L’espresso, 15 quotidiani locali (i più importanti sono Il Tirreno, Il Piccolo di Trieste, La Nuova Sardegna, Il Mattino di Padova) e un bisettimanale, che nel complesso raggiungono circa altre 500.000 copie di diffusione. Ci sono poi due mensili, due trimestrali e una guida annuale (tra questi Limes, Micromega, Le Scienze).

    Il gruppo è poi molto forte nel settore radiofonico, dove possiede tre emittenti: la più importante, Dee Jay, è la seconda radio nazionale per ascolti, dopo Rai Uno; all’inizio del 2001 è stato lanciato un canale tv satellitare con lo stesso nome. Importante anche la presenza in Internet, con Kataweb spa, mentre Repubblica.it è stabilmente al primo posto tra i portali di news per utenti e pagine viste.

    Quanto a Mondadori, non possiede quotidiani: e non potrebbbe, perché come si è detto è controllato (48%) dalla Fininvest che possiede anche Mediaset. Il possesso contemporaneo di Tv e periodici è invece consentito dalla legge. Ma nei periodici il gruppo è una vera potenza: con 50 testate copre – secondo dati della stessa società – ben il 40% del mercato italiano, contro il 14% di Rcs in questo segmento, realizzando circa il 60% del suo fatturato.

    Le testate più importanti sono Panorama, il più diffuso settimanale di attualità, e Grazia, leader fra i femminili. La divisione Libri (che vale circa il 20% del fatturato) possiede case come Le Monnier, Edizioni di Comunità, Elemond, Electa, Frassinelli, Sperling & Kupfer. Da ricordare il mensile Focus (in joint venture con la Gruner und Jahr del gruppo Bertelsmann) che è uno dei successi editoriali più clamorosi degli ultimi anni, avendo raggiunto in poco tempo una diffusione di circa 800.000 copie.

    Anche se distaccati quanto a fatturato, bisogna poi ricordare gli altri due gruppi di rilievo. Monrif controlla Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno e QN (Quotidiano Nazionale, realizzato grazie a sinergie con gli altri tre giornali), che insieme superano le 410.000 copie di diffusione. Al gruppo Caltagirone fanno capo invece Il Messaggero e Il Mattino di Napoli (circa 380.000 copie complessive), oltre al gratuito Leggo che si avvia ormai a sfiorare il milione di copie diffuse. Una citazione per La Stampa, il quotidiano di proprietà del gruppo Fiat, che è nel gruppo dei più diffusi (è al quinto posto, con poco meno di 400.000 copie) e autorevoli.

    Quanto a Il Sole 24 Ore, il quotidiano di proprietà della Confindustria è il più diffuso foglio di informazione economico-finanziaria non solo in Italia, ma in Europa (con le sue 400.000 copie supera anche il Financial Times) e alla società editrice fanno capo, oltre all’agenzia Radiocor, a Radio 24 e Ventiquattrore.tv, numerose pubblicazioni settoriali specializzate (fisco, scuola, enti locali, sanità, ecc.).

    Se questi sono i più importanti, i quotidiani in Italia, secondo i dati di uno studio a vasto raggio realizzato dalla Deloitte & Touche per la Fieg e presentato in marzo, a fine 2001 erano 73. Nel 2002, secondo stime ancora non definitive, hanno venduto complessivamente 5.888.000 copie, quasi un milione in meno del record (6.808.500) del 1990. Il fatturato del 2001 è stato di oltre 3 miliardi di euro, in calo dello 0,8% rispetto all’anno precedente e l’utile complessivo appena di 146 milioni. Del resto, delle 61 imprese editoriali esaminate ben 28 hanno chiuso il 2001 in perdita (erano state 20 su 59 l’anno precedente).

    [ dati delle vendite del 2001 sono così distribuiti:
    Corriere della Sera, 661.000 copie
    La Repubblica, 644.000
    Il Sole 24 Ore, 442.000
    Il Messaggero, 396.000
    La Stampa, 381.000
    Corriere dello Sport, 275.000
    Il Giornale, 225.000
    Il Resto del Carlino, 183.000
    La Nazione, 155.000
    Il Gazzettino di Venezia, 130.000
    Tutto Sport, 136.000
    Il Secolo XIX, 120.000
    Il Mattino, 100.000
    ndW]

    L’andamento negativo è stato causato soprattutto dal calo della pubblicità, che è ormai la voce più importante per gli introiti dei quotidiani: sul totale dei ricavi, le vendite contribuiscono per il 38% e la pubblicità per il 50% (i dati sono sempre della ricerca Deloitte per la Fieg e si riferiscono ai bilanci 2001). Ma per i giornali maggiori quest’ultima percentuale è ancora più alta: arriva al 59,5% per i nazionali e al 56,3 per i pluriregionali (come sono, per esempio, quelli di Monrif e Caltagirone) e addirittura al 60,9% per gli economici.

    Ma questa fondamentale voce del bilancio è contesa alla stampa da un vorace concorrente, che è la tv: sul totale della torta pubblicitaria, la tv (anzi, le due tv Mediaset e Rai, che assorbono oltre il 90% della spesa nel loro segmento) ne mangia oltre il 50%, la quota più elevata rispetto a tutti gli altri paesi avanzati (con l’eccezione del Portogallo, dove si sfiora il 60%).

    Anche questo dato fa capire come sarebbe rischioso, per il pluralismo dell’informazione, permettere alle televisioni di espandersi nel settore dei quotidiani: le acquisizioni sarebbero probabilmente a senso unico, vista la sproporzione delle forze in campo.

    Sui due giganti che si spartiscono il mercato televisivo si può fare un interessante confronto. I ricavi, come si è detto, sono abbastanza vicini, 2,6 miliardi di euro per la Rai (compreso il canone) e 2,3 per Mediaset. Se però si passa al margine operativo lordo, quello della Rai è stato nel 2002 di 166 milioni, quello di Mediaset di quasi 1354, ossia otto volte tanto; l’utile prima delle tasse è 42 contro 497 (quasi 12 a 1 per Mediaset) e l’utile netto 4,5 contro 362, cioè quello di Mediaset è stato oltre 80 volte quello della Rai. Questo per ottenere una audience praticamente identica, e senza che la qualità dei programmi sia clamorosamente a favore dell’azienda pubblica. Questi dati, per chi non si beva la favola dei costi del servizio pubblico, indicano una vergogna nazionale e una dissipazione di risorse pubbliche che dura da anni.

    Per concludere questo colpo d’occhio sul settore dei media in Italia, due osservazioni di carattere generale. La prima è sull’abnormità del duopolio televisivo (che oggi, per giunta, si avvicina al monopolio vista la doppia veste del presidente del Consiglio). E la seconda sul fatto che, nel settore dell’informazione quotidiana, è quasi assente la figura dell’editore “puro”, che non abbia cioè altre attività economiche in altri settori. Il problema del conflitto di interessi, insomma, non riguarda solo Berlusconi, ma la grande maggioranza di coloro che in Italia posseggono giornali. Sarebbe un motivo in più per affrontare il problema; ma ad essere realisti, è invece probabilmente un motivo in più per non affrontarlo.


    Carlo Clericetti
    Ultima modifica di Wiald; 6-03-2004 alle 02:26:34

    la via per il superamento di sé è la liberazione dalle aspirazioni mediocri

  15. #15
    101 Airborne L'avatar di maverick84
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    Ritengo corretta la querela all'economist e mi stupisco per le poche novità che quest'ultimo ha inserito nel programma discriminatorio contro Berlusconi e contro l'italia.
    Questi "giornalisti" dovrebbero informarsi meglio,visto gli ultimi arresti importanti dei boss della mafia italiana
    (esempi)
    e visto che il falso in bilancio è stato solamente modificato e non depenalizzato come sostiene giustamente il secondo articolo del thread.
    "I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti"
    Ennio Flaiano


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