Kaworu87
La questione è più generale: è davvero necessario categorizzare oltre certi limiti un'opera? Se sulla copertina ci fosse stato scritto "Remastered Plus" come definita dai Vicarious o "Remastered con troppe libertà" o qualsiasi altra etichetta verbale, sarebbe cambiato il contenuto e il valore intrinseco del prodotto? Perchè in giro vedo praticamente più polemiche sul "cos'è" piuttosto su quello che davvero conta, ovvero il "com'è".
Io vedo sempre più una deviazione dal "godimento dell'opera" alla - in alcuni casi morbosa - "discussione attorno all'opera", come se non fossimo più in grado di apprezzare un contenuto per come viene concepito. E questo deriva anche dall'eccesso di informazione che ha trasformato la massa in "tuttologi" anche in assenza di competenze reali.
Per come la vedo io, a volte un'opera nella zona grigia è molto più interessante e coraggiosa di qualcosa che può essere chirurgicamente etichettato in ogni suo aspetto. E mi sembra paradossale che al tentativo di far prendere piede all'idea di videogioco come nuova forma d'arte, si affianchi in parallelo questa necessità di etichettamento autoptico che in fin dei conti lo declassa a mero "prodotto" o oggetto di consumo.