sulla questione della Grazia a Sofri posto l'opinione di due grandi uomini di cultura di destra e sinistra e chiedo la vostra opinione
Una destra cialtrona
Il tradimento della parola data su una questione di coscienza: una vergogna
del direttore del FOGLIO: Giuliano Ferrara
Il voto ad personam della destra parlamentare contro Adriano Sofri mostra chiaramente il carattere cialtrone della coalizione che governa questo paese. I suoi partiti, la maggioranza dei suoi deputati, il suo leader Silvio Berlusconi, uno che sa distrarsi come pochi altri quando non si tratti degli affari suoi, hanno dato una prova miserabile. Berlusconi aveva detto e scritto in coscienza, e si tratta della vita di un uomo e di un caso civile di evidente valore, che “sono maturi i tempi per la grazia a Sofri”. Da un anno e mezzo si è fatto prendere in giro da un manipolo di vecchi missini riciclati e dal capociurma delle tifoserie varesotte della Lega, e dopo avere ceduto a questi inflessibili garantisti, a questi combattenti strenui per la libertà e il diritto, ma solo in casa propria e a proprio vantaggio, dopo aver rinunciato a esercitare dignitosamente le sue prerogative di guida, ha pensato bene di dare lo squillo di tromba della ritirata: il Cav. non vuole grane prima delle elezioni, e la legge Boato vada a farsi fottere, e con la legge tutto, coscienza personale e ragionevolezza politica e civile di una soluzione umanitaria alla quale si frapponeva solo l’idiosincrasia per gli “intellettuali” del burocrate che fa le funzioni di Guardasigilli e di quattro mozzorecchi forcaioli. Noi sul caso Sofri non abbiamo mai fatto, da sedici anni a questa parte, cioè da un tempo in cui Berlusconi si occupava solo del Milan e delle sue tv, una battaglia ideologica o anche solo politica. Abbiamo detto quel che pensavamo nell’ordalia dei processi, abbiamo chinato il capo e messo la più rigorosa sordina al nostro convinto innocentismo di fronte ai verdetti finali, abbiamo chiesto un provvedimento di grazia per un prigioniero esemplare, che era stato un imputato esemplare dal punto di vista del funzionamento dello stato di diritto in una democrazia moderna. Ci è stato detto che avevamo ragione, che la nostra richiesta era condivisa, e alla fine che la soluzione Boato era “ragionevole”. Poi è stata tradita vergognosamente la parola data, e con un voto gaglioffo una legge che autorizzava il presidente della Repubblica a esercitare un potere che la Costituzione gli garantisce in via esclusiva è stata colpita e affondata per paura delle “pernacchie”, come ha detto Er Pecora, uno degli statisti della Casa delle libertà e della galera. Questo giornale è nato da un patto d’amicizia non servile con Berlusconi, ora dovrebbe chiudere all’istante, insieme con un’amicizia consumata. Essendo un giornale minimamente utile, andiamo avanti nella più assoluta libertà, senza più illusioni e senza rancori, finché la proprietà editoriale non deciderà di cacciarci. [Veronica Lario si è stufata del giocattolino e vuole dare via la sua quota azionaria, ndW]Poi ne faremo un altro, se possibile ancora più bello
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Il voltafaccia su Sofri
dell'editorialista di Repubblica e de l'Espresso: GIORGIO BOCCA
NON ci sarà grazia per Sofri. La Camera ha bocciato la proposta estrema del verde Boato che dava la possibilità al capo dello Stato di concedere la grazia senza passare per il Guardasigilli. Il risultato è stato accolto da un lungo applauso a Montecitorio. E' la Casa delle libertà che festeggia la privazione della libertà di un cittadino in alcuni processi condannato ma in altri assolto, come mandante d'un omicidio politico di 25 anni fa. Quell'applauso fa cadere come un castello di carte tutti gli impegni, le promesse, le dichiarazioni di buona volontà che tanti deputati di Forza Italia avevano espresso nei giorni scorsi: alla resa dei conti solo 8 di loro non hanno boicottato la legge Boato.
Quell'applauso rappresenta una sonora smentita a Silvio Berlusconi dalla sua maggioranza: convinto da Giuliano Ferrara, il premier aveva dichiarato pubblicamente sul Foglio di essere favorevole alla grazia. Si vede ora quanto avesse a cuore una soluzione per Sofri, e quanto abbia lavorato davvero per averla.
Le dichiarazioni dei giustizialisti della destra si segnalano per un cinismo da legulei che ignora la sorte di un uomo che in un quarto di secolo si è meritato la stima dei suoi concittadini. Ha detto il coordinatore di Alleanza nazionale La Russa, ex dirigente del Msi: "I fautori della grazia hanno voluto troppo, hanno cercato di ottenere che il presidente della Repubblica dovesse prendere sulle sue spalle il desiderio di Adriano Sofri il quale non vuole chiedere la grazia e non vuole farla chiedere neppure da un parente o da un convivente con un atto di arroganza politica che contrasta col percorso positivo che si può riconoscere a Sofri in questi anni".
In questo Paese di furbi e con il ceto dirigente che ci ritroviamo (decine di deputati perseguiti dalla giustizia o da essa condannati, decine implicati in casi di corruzione vergognosi) si può capire che una buona parte dei cittadini in cuor suo abbia suggerito a Sofri: ma chiedila questa grazia, non cercare la soluzione perfetta in una società di imbroglioni e di compromessi. Anche chi scrive avrebbe voluto dargli il consiglio della rassegnazione al potere, ma trattenuto dal pensiero che una sofferta rischiosissima testimonianza di giustizia non poteva essere negata e derisa come una anomalia.
Perché il rifiuto di Sofri di chiedere la grazia era, è di una logica assoluta: se affermo con tutte le mie forze di essere innocente come posso chiedere di essere graziato per un delitto che non ho commesso? Il cinismo dei giustizialisti di destra si tinge anche di volgarità. Ha detto l'onorevole La Russa: "Non avremmo considerato uno scandalo che, come accade adesso, l'iniziativa di grazia fosse del ministro della Giustizia, avremmo invece considerato uno scandalo il tentativo di trasformare il presidente della Repubblica in Gigi Marzullo che si fa una domanda e si dà una risposta. Hanno cercato di fare questo per accontentare il desiderio di un aspirante di grazia che però non vuol dichiarare di aspirare. E' stato un vero e proprio harakiri della sinistra". Il dramma di Adriano Sofri e del commissario Calabresi, degli anni della contestazione violenta, alla stregua di una scaltrezza parlamentare e di una gag da palcoscenico.
Il rifiuto della grazia a Sofri secondo l'unica correzione possibile della legge, in pratica la condanna definitiva di Sofri a passare la sua vita in carcere, suggellato da un forte applauso della maggioranza. E in aggiunta altri due aspetti negativi e provocatori di quel forte applauso: riconoscere che la maggioranza appoggia la non spenta volontà di vendetta di An e che per farlo smentisce e sfregia il presidente della Repubblica Ciampi che da tempo sollecita una soluzione del caso Sofri. Un gruppo parlamentare, un partito che rinnegano le loro origini arrivando a definire il fascismo di Salò il "male assoluto", ma che non dimentica le sue vendette, la sua lunga emarginazione. Una brutta storia, un brutto applauso.