Ci ho messo un po' a digerire quanto visto, ma la sensazione che mi ha accompagnato è quella tristezza perché non avrò altri episodi da vedere di questa meravigliosa serie, mista alla felicità di quanto ho apprezzato questo finale.
Ho adorato la scelta di non fare niente di apocalittico. Nessuna esplosione, nessun scontro a fuoco, nessun inseguimento a perdifiato. Si è conclusa come era cominciata, con la storia di una coppia e dei sacrifici che sono costretti a fare per bilanciare la loro vita lavorativa, così fuori dall'ordinario, con quella della famiglia.
Ci sono tre scene in particolare dei 69 minuti del finale (che sono VOLATI) che mi sono rimaste impresse.
La prima è il teaser, la scena pre sigla in cui Phillip arriva alla conclusione che la cosa migliore che possono fare è lasciare Henry negli stati uniti. La cosa meravigliosa della scena è il volto di Elizabeth, un volto che in pochi secondi attraversa le dodici fasi del dolore e si rende conto che quello che sta dicendo Phillip non è una follia, bensì l'unica scelta possibile.
La seconda è il climax dell'intero segmento "Spy Story" della serie, la scena con Stan nel garage. Mio dio Matthew Rhys, senza parole il modo in cui riesce a trasmettere le emozioni di un uomo che ha perso tutto quello che di importante ha, la sua famiglia, e l'ha perso in onore di una causa in cui non crede più di anni. Assolutamente coerente con il personaggio e il suo sviluppo nel corso delle sei stagioni, la scelta di Stan di lasciarli andare, per completare il loro lavoro e far tornare la pace nel mondo (sort of).
La terza scena è quella del treno. La canzone (la bellissima e famosissima with or without you degli U2) si ferma, momento di tensione quando salgono i due poliziotti, i passaporti reggono, Elizabeth tira un sospiro di sollievo, la canzone riparte e poi BOOM proprio quando Bono parte con il suo "Oooooh" vediamo Paige sulla piattaforma, abbandonare i suoi genitori come loro hanno abbandonato suo fratello. Da brividi. Anche qui, nulla da ridire in termini di coerenza sul fatto che Paige, a bocce ferme e a freddo (ne ha avuto di tempo per pensare sul treno, dopo la calca della fuga improvvisa), decida di restare. Per suo fratello, perché sa che dei suoi genitori non si può fidare, perché una vita in Russia non è la vita che vuole, non è la sua vita.
E poi il finale, amaro, amaro per tutti. Phillip ed Elizabeth tornano a Mosca, più di 20 anni dopo averla lasciata e con niente in mano di ritorno dalla loro missione, neanche i loro figli. Stan che vivrà per sempre col dubbio sulle vere intenzioni di Renee (scelta che ho apprezzato e in cui speravo, come ho scritto qualche giorno fa), Oleg in prigione per decenni, Paige da sola a casa di Claudia, ormai abbandonata, a bere vodka, Henry e il suo sguardo quando scopre chi e cosa sono i suoi genitori. È un finale coraggioso nel suo non voler essere full circle, nel non voler chiudere tutte le storyline che potevano essere in sospeso (Misha, Martha etc) e nel suo non volerci mostrare che fine fanno i personaggi, ma un finale che è coerente al 100% con lo spirito di una serie che guardo con piacere e adoro da anni, una serie di cui sicuramente sentirò la mancanza.
L'esecuzione dell'episodio è al top della categoria. In un mondo "giusto" sarebbe un candidato di peso per tanti Emmy (writing, directing, acting, sound mixing etc), probabilmente non sarà così, perché anche la vita vera è amara, ma come dice Elizabeth "we'll get used to it".