Inizio con una premessa, che settimana scorsa l'ho passata a rivedermi la mai dimenticata e tanto idolatrata prima stagione. E seppur a distanza di 5 anni e con un occhio decisamente più critico di quello dell'epoca, l'ho comunque apprezzata tantissimo, meno nel plot ma di più nella progressione dei due protagonisti e nel suo essere unica nel suo genere di serie investigativa.
La seconda non l'ho rivista e non la rivedrò, perché... duh.
Ad ogni modo, il rewatch è servito a farmi tornare un pò nelle atmosfere dark e gotiche tanto care a Pizzolatto, ma ha avuto lo spiacevole side-effect di farmi rendere conto fin troppo chiaramente di quanto questa S3, quantomeno nei due episodi che ho visto fin'ora, sia moltissimo un more of the same.
Non è un disastro come la stagione precedente, indubbiamente Nic ha aggiustato un pò il tiro, e per farlo è ricorso agli elementi centrali della sua opera più riuscita, la prima stagione, il problema è che ci è ricorso così tanto, da far apparire un pò troppo familiare l'insieme.
Scenari sporchi e scuri da Southern America, che non rendono l'Arkansas di questa S3 troppo dissimile dalla Louisiana della S1; narrazione impostata su tre linee temporali differenti, una al momento dell'omicidio, una intermedia e una ambientata ai giorni nostri; un detective geniale, con un passato oscuro e che non vede troppo di buon occhio nè il suo partner nè il resto del mondo (anche se Marty è una versione decisamente più annacquata del cinico Rust); un omicidio dal sapore mitologico, costellato di imagery evocative e quasi pagane (il trespolo di legno nella S1, le bambole di liana qui nella S3).
Insomma i punti in comune sono davvero tantissimi, e sebbene non escludo che la serie possa andare in direzioni molto diverse con il proseguire degli episodi, le premesse in termini di originalità non sono le migliori. Anche perché la serie cade nella trappola di alcuni trope classici del genere che invece la S1 aveva sapientemente evitato (il padre emotivamente distrutto che non si fida dei detective, la città in un clima di paura, l'elemento razziale piuttosto stereotipato, l'uso dei media visto come di ostacolo). Insomma se nella S1 tutti gli elementi erano brillantemente miscelati tra di loro per creare un'esperienza unica, il feeling di questa S3 è di un molto raffazzonato calderone in cui buttare dentro le cose più classiche del passato della serie e del filone investigativo in generale.
Espressi tutti i miei dubbi, c'è comunque da dire che l'intreccio narrativo si lascia seguire abbastanza piacevolmente, che Mahersala Ali' fa un eccellente lavoro nei panni del detective duro e puro (in tutti e tre i contesti temporali) e che la regia di Saulnier regala grandissime soddisfazioni per gli occhi (anche se non siamo ancora ai livelli di Fukunaga).
Insomma è un discreto inizio, che probabilmente sarebbe apparso meglio di quello che è in un mondo in cui la S1 non fosse mai esistita.