Iraq come il Vietnam? - Pag 4
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Discussione: Iraq come il Vietnam?

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  1. #46
    δώρο επουράνιος L'avatar di gardos
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    maverick84

    Ci sono abbastanza differenze...

    Il paragone mi sembra azzardato.

    io ne vedo poche di differenze e i motivi sonstanziali sono gli stessi
    The best lack all conviction, while the worst
    Are full of passionate intensity
    .





  2. #47
    δώρο επουράνιος L'avatar di gardos
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    maverick84

    I casini li risolve sempre l'america,anche quando non ci sono interessi economici di mezzo...

    cosa?!
    apri gli occhi amico...
    The best lack all conviction, while the worst
    Are full of passionate intensity
    .





  3. #48
    Rika78
    Ospite
    Dal Vietnam all'Iraq
    Si doveva distruggere l'Iraq per liberarlo: alcune raccapriccianti similitudini tra Iraq e Vietnam.

    Edward Herman






    Ci sono, ovviamente, importanti differenze tra l'invasione statunitense del Vietnam e quella dell'Iraq. In Vietnam, dal 1964 fino al 1965, gli Stati Uniti hanno semplicemente cercato di imporre un governo fantoccio importato ad un popolo che appoggiava una dirigenza e un movimento comunista profondamente radicati, e solo nell'ultima fase dell'intervento, gli Stati Uniti si sono effettivamente mossi verso un'invasione su vasta scala. Quell'invasione fallì definitivamente nella conquista del paese bersaglio, anche dopo un devastante sforzo durato molti anni. Al contrario, l'invasione-conquista dell'Iraq attualmente in corso è riuscita a destituire un regime impopolare, anche si tratta di un regime che era stato sostenuto dagli invasori appena 15-20 anni prima, quando il suo utilizzo di "armi di distruzione di massa" era utile agli attuali invasori - da cui erano anche fornite le armi. Le forze impegnate nell'invasione dell'Iraq hanno inoltre scalzato il regime bersaglio in poco tempo, anche se il processo di pacificazione è appena iniziato.


    Ma ci sono anche importanti similitudini che riflettono sia la continuità nel carattere e nelle linee politiche dei dirigenti dello stato imperiale e dei loro agenti di propaganda, sia le minime restrizioni all'esercizio statunitense del potere nel sistema globale. Un'importante similitudine è che entrambe le invasioni rappresentano casi di aggressione nell'accezione comune della parola, mentre in entrambi i casi le agenzie di propaganda hanno semplicemente messo da parte o ignorato tali accuse e comportamenti, considerandoli irrilevanti per le operazioni dei loro leader, proprio come per i loro predecessori è rimasto indiscusso il diritto di sterminare gli americani nativi e impadronirsi del territorio messicano. Nel caso del Vietnam, mentre da una parte si ammetteva che il governo di minoranza scelto e imposto non poteva competere politicamente con quello di Ho Chi Minh e con le forze che si stavano combattendo, dall'altra i funzionari e i media statunitensi accusarono Ho e il Fronte di Liberazione Nazionale (NLF) di commettere un'aggressione resistendo al governo del loro fantoccio. E' stata anche coniata la splendida espressione "Aggressione interna" per descrivere la resistenza dei Sud vietnamiti al nostro governo imposto - il popolo di quel paese stava commettendo un'aggressione, mentre noi stavamo "difendendo il Vietnam del Sud", cioè stavamo proteggendo contro i suoi stessi cittadini un governo scelto da noi. I media non si sono mai opposti a questa consuetudine orwelliana.

    Naturalmente, i funzionari statunitensi sostenevano di combattere per l'"autodeterminazione" e la "libertà" dei sud vietnamiti che stavano commettendo quest'aggressione interna contro il nostro fantoccio. La logica del ragionamento su questo punto non è mai stata troppo chiara, ma seguiva questa linea: la gente non sceglierebbe mai il comunismo liberamente, quindi quelli che hanno compiuto questa scelta avevano certamente subito il lavaggio del cervello, e avrebbero invece desiderato il governo del nostro fantoccio se fossero stati propriamente educati; e quelli che fossero sopravvissuti al nostro assalto sarebbero stati certamente educati se noi avessimo vinto. Non andò così, nonostante il grande numero di vittime, ma i grandi media non misero mai in dubbio che si stava combattendo dalla parte giusta, per l'autodeterminazione e la libertà. Non impallidirono mai davanti all'espressione "aggressione interna", solo si sconfortarono quando non si poté proseguire nell'azione, visto che i costi sarebbero risultati troppo alti (per noi).

    I media non impallidirono mai neppure davanti al fatto che il leader del Vietnam del Sud da noi scelto, Ngo Dinh Diem, era un espatriato importato direttamente dagli Stati Uniti, e che, come riconobbero gli ufficiali statunitensi e Diem stesso, non aveva significativo appoggio nel paese di cui gli era stato affidato il governo. La recente importazione di Ahmed Chalabi a seguito della vittoria militare, un uomo che non metteva piede in Iraq da 45 anni, ma che è evidentemente molto apprezzato dal Vice Presidente Cheney e designato dai conquistatori ad un ruolo di leadership, è nella grande tradizione della politica del "buon vicino" del cortile accanto - proprio come nel caso del Vietnam.

    Bush e Blair hanno commesso un aggressione ancor più diretta in Iraq, un caso chiaro come l'attacco di Mussolini all'Etiopia nel 1936 o l'invasione di Hiltler della Polonia nel 1939, un'invasione armata per la conquista di un paese piccolo e distante che non rappresentava nessuna minaccia per gli aggressori, che non sono stati in grado neppure di avere la copertura legale del Consiglio di Sicurezza per il loro attacco, nonostante la corruzione e le pesanti coercizioni. Quasi non c'è bisogno di dire che i grandi media non sono in grado di chiamare aggressione questo attacco, più di quanto i media italiani e tedeschi negli anni trenta chiamarono quegli attacchi con il loro giusto nome.

    Un'altra similitudine tra l'invasione del Vietnam e quella dell'Iraq è la sfrontatezza con cui gli Stati Uniti hanno ignorato l'opposizione internazionale, rifiutandosi di prestare ascolto ai tentativi di risolvere il conflitto con altri mezzi che non fossero la violenza. Nel Vietnam gli Stati Uniti hanno calpestato gli estremi degli accordi relativi alle Convenzioni di Ginevra del 1954, hanno imposto la loro tirannia nella metà meridionale del Vietnam, e poi, quando il regime fantoccio ha cominciato a vacillare, trascurarono numerosi tentativi da parte dell'ONU, dell'NLF [Fronte di liberazione nazionale] e degli alleati di trovare una soluzione di compromesso, optando invece per un'invasione ed un'aggressione su larga scala. Nel caso dell'Iraq, gli Stati Uniti, che prima dell'invasione del Kuwait nell'Agosto 1990 avevano soddisfatto senza limiti le richieste di Saddam Hussein, da allora in poi hanno insistito con sanzioni aggressive e genocide, e, alla fine, hanno perpetrato un'aggressione per realizzare un "cambiamento di regime" contro il volere di un Consiglio di sicurezza calpestato e minacciato, e di un'ampia maggioranza globale.

    Sia nel caso del Vietnam che in quello dell'Iraq, la "comunità internazionale" non è riuscita a fermare le aggressioni o a penalizzare gli aggressori in alcun modo. Nel caso del Vietnam, il Giappone e la Corea del Sud si arricchirono molto grazie al ruolo di fornitori nell'occupazione-invasione statunitense, e nessun boicottaggio o interruzione di relazioni fu imposto a nessuno. (Queste punizioni furono imposte all'Unione Sovietica dopo che ebbe abbattuto un aereo di linea sud coreano nel 1983, ma non agli Stati Uniti dopo aver invaso il Vietnam, devastando la regione e uccidendo milioni di persone.) L'assemblea generale delle Nazioni Unite approvò una risoluzione contro l'uso delle armi chimiche da parte degli Stati Uniti contro il Vietnam con 83 voti contro 3 nel 1969, ma questo non fu mai traslato in un'azione politica da parte di un qualche membro della comunità internazionale. Dopo la guerra gli Stati Uniti boicottarono le loro vittime per 18 anni, con la cooperazione della comunità internazionale, comprese le istituzioni finanziarie internazionali. La Banca Mondiale, che mantenne un generoso programma di prestiti e omaggi a favore del dittatore dell'Indonesia Suharto negli anni della sua invasione genocida e dell'occupazione di Timor Est, sostenne il boicottaggio statunitense del Vietnam, rendendo chiara la base politica delle sue operazioni di prestito.

    Questa stessa sottomissione al potere statunitense è stata chiaramente visibile nel trattamento riservato dalla comunità internazionale all'invasione dell'Iraq e ai suoi preparativi. L'ONU ha permesso a se stessa di essere usata dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna dal 1991 fino al Febbraio 2003 con un regime di ispezioni e di sanzioni che è stato tanto fraudolento quanto genocida. La fraudolenza sta nel fatto che le ispezioni sono state usate dagli Stati Uniti non solo per rimuovere le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein - l'obiettivo nominale ed anche quello scritto negli accordi per le ispezioni - ma per punirlo e per costringerlo al "cambiamento di regime" - lo scopo reale, apertamente ripetuto dai funzionari statunitensi, senza effetto alcuno sulla disponibilità dell'ONU e della comunità internazionale a sostenere le ispezioni. Ciò è stato evidente anche nel completo fallimento dell'ONU ad estendere ad Israele la rimozione di armi di distruzione di massa, che era pure stata richiesta dalla risoluzione 687 del Consiglio di Sicurezza. Gli Stati Uniti hanno disapprovato questa parte dell'accordo, e quindi è stato ignorato. Intanto, hanno potuto usare presunte inadempienze nel regime di ispezioni per imporre sanzioni che hanno ucciso più di un milione di civili iracheni. Alla fine, quando gli Stati Uniti non sono riusciti ad ottenere l'approvazione del Consiglio di Sicurezza per l'invasione, l'hanno attuata comunque in violazione diretta della Carta dell'ONU.

    Come nel caso della guerra di invasione del Vietnam, l'ONU e la comunità internazionale non solo non sono riusciti a fermare l'invasione dell'Iraq, ma non hanno intrapreso nessuna azione per penalizzare l'aggressore. In realtà, l'ONU ha cooperato con l'aggressore nella pianificazione di azioni congiunte nello stato conquistato; in tal modo l'ONU riguadagnerà un minimo di "rilevanza" come collaboratore per raccogliere i cocci rotti dell'aggressione, dandogli, di fatto, una legittimazione internazionale.

    I funzionari statunitensi e il sistema di propaganda che li sostiene hanno affermato che i nostri benevoli propositi in Vietnam andavano oltre la semplice sconfitta dell'"aggressione interna", ma volevano inoltre concedere ai Vietnamiti il diritto all'"auto-determinazione". Se è sembrato che stessimo combattendo contro l'autodeterminazione perché il nostro fantoccio era troppo impopolare e aveva ammesso l'incapacità di competere con i comunisti su una base puramente politica, questo è stato perché la gente non conosceva realmente i suoi interessi e le sue intenzioni, che invece erano noti a politici e funzionari militari statunitensi dall'altra parte dell'oceano Pacifico. Quindi abbiamo dovuto "distruggere la città [il paese] per salvarlo", secondo la linea di ragionamento più famosa tra le follie di militari e funzionari venute fuori da quella guerra di aggressione e uccisioni di massa. (Il secondo miglior motto è dato dalle parole scritte su una bandiera issata nel campo militare in Vietnam capitanato dal generale George Patton Jr.: "Uccidere è il nostro business, e il business è cosa buona".)

    Anche nel caso dell'Iraq, funzionari ed "esperti" hanno affermato con naturalezza che l'invasione aveva degli scopi benevoli, e che non aveva nulla a vedere con il petrolio, o con il desiderio di dominare il Medio Oriente perché ricco di petrolio, o con il servire gli interessi di Israele (o di Dio). No, era per "disarmare" Saddam Hussein e per infondere rispetto per il regolamento del Consiglio di Sicurezza. Nell'effettiva fase di invasione, durante operazioni di Stati Uniti e Gran Bretagna, essendo diventato chiaro che le armi di distruzione di massa mancanti non sarebbero state usate o trovate, lo sforzo si è spostato verso il desiderio di liberare gli iracheni oppressi. La correzione più appropriata per rendere attuale la logica usata per il Vietnam è: "Si è dovuto distruggere l'Iraq per liberarlo". Si può essere sicuri che i media non si sono soffermati sul ruolo avuto dagli Stati Uniti nel portare al potere il demone o sul sostegno nei suoi confronti prima dell'Agosto 1990; o sul ruolo avuto dagli Stati Uniti nell'omicidio di massa, per mezzo delle "sanzioni di distruzione di massa" imposte dal 1991 al 2003, del popolo che stiamo ora "liberando". Né spenderanno molto tempo sulla questione della minaccia delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein che presumibilmente avevano giustificato l'invasione - o sulla mancanza di rispetto per la Carta dell'ONU e per le regole del Consiglio di Sicurezza mostrati dall'invasione stessa, o sul fallimento delle richieste fatte a Israele perché rispettasse le regole dell'ONU, o sull'assenza di qualsiasi interesse per la "liberazione" dei Palestinesi nei territori occupati.

    Sia l'invasione del Vietnam che quella dell'Iraq sono state caratterizzate da un enorme squilibrio di forze e dall'impiego da parte degli Stati Uniti di una massiccia potenza di fuoco e di armi altamente distruttive per i civili, tra cui certe che sono considerate "armi di distruzione di massa". Il proposito di entrambe le guerre era tenere basso il numero di vittime statunitensi, per ragioni politiche interne, ed il mezzo è stato una guerra a tappeto in grande stile. Ma questi mezzi tendono ad avere grosse ripercussioni sulle vittime civili negli stati presi di mira. E' per questa ragione che il Pentagono è stato attento a tener lontani i giornalisti - forse anche uccidendo "accidentalmente" alcuni di loro, come avvertimento di quale può essere il costo di un giornalismo irresponsabile - oppure a tenerli sotto pressione e meglio ancora, "arruolandoli" nelle truppe, legandoli ai soldati per tenerli sotto una più rigida disciplina.

    Durante la guerra al Vietnam gli Stati Uniti hanno usato una grande quantità di Napalm, bombe al fosforo, bombe a grappolo, flechette REFNOTE(1), bombe pesanti con grande potere distruttivo, gas velenosi, e armi chimiche contro i rifugi nella foresta, e sulle coltivazioni di riso, seguendo un programma chiamato "operazione Ranch Hand" REFNOTE(2). Molte di queste armi furono "migliorate" nel corso della guerra, che è servita al Pentagono come utile terreno di prova e per migliorare l'efficienza delle armi. In molti casi, come per il gas e per i prodotti chimici, il loro utilizzo era chiaramente in violazione della legge internazionale, che si può supporre sia stata violata anche in altri casi. Ma proprio come non ci sono state punizioni per il fatto di aver condotto una guerra di aggressione, il più grande di tutti i crimini di guerra, è ovvio che non ci sono state punizioni neppure per aver usato armi illegali contro una società contadina indifesa.

    In tutte le recenti guerre statunitensi è stato usato l'uranio impoverito, oltre a bombe a grappolo sempre più perfezionate, e a bombe da oltre una tonnellata altamente distruttive. L'uranio impoverito è un'arma radioattiva "sporca" che rappresenta una seria minaccia sanitaria per i civili della regione bersaglio, e anche per i soldati, e il suo impiego è quasi certamente una violazione della legge internazionale. Ma al Pentagono piace, gli Stati Uniti lo usano, e quindi i media e la "comunità internazionale" ignorano questo suo utilizzo. E' stato usato in Iraq, insieme alle bombe a grappolo e a grandi bombe, contro un altro nemico senza nessuna forza aerea. Speriamo che il Pentagono abbia potuto imparare, da questo ulteriore terreno di prova, a produrre bombe a grappolo e bombe sporche ancora più efficienti per il prossimo round della sua missione civilizzatrice.

    In Vietnam, gli Stati Uniti combattevano non solo l'aggressione interna, ma il "terrorismo" da parte degli aggressori interni. Pare che questi ultimi non abbiano combattuto lealmente, perché dopo aver sperimentato le armi statunitensi, invece di stare ad aspettare di essere abbattuti o bombardati, hanno usato tutti i possibili stratagemmi di guerriglia, riuscendo sempre a ridurre lo sfavorevole rapporto tra i morti vietnamiti e quelli statunitensi (forse da 50 a 1 a 20 a 1). Questi stratagemmi, oltre all'uccisione dei collaboratori Vietnamiti, fecero di loro dei "terroristi", mentre l'uso del napalm da parte degli Stati Uniti, l'artiglieria pesante, i B-52 sui "sospetti villaggi vietcong" e gli squadroni di assassini dell'operazione Phoenix REFNOTE(3) erano la risposta antiterroristica allo scandaloso rifiuto di questo popolo di riconoscere il nostro diritto a scegliere il loro leader. Questa stessa consuetudine è entrata rapidamente nella terminologia dell'invasione dell'Iraq del 2003, dove le azioni delle forze paramilitari e occasionali attentati suicidi sono stati etichettati come terrorismo; gli invasori erano semplicemente "alleati", una "coalizione" di guerrieri che si sono aperti la strada in Iraq con assalti e operazioni di rastrellamento. In questo caso non si parlava di terrorismo, anche se un gran numero di persone era terrorizzato, per la stessa regola che bandisce l'uso della parola aggressione e a causa dello stesso potere che rende l'aggressione un altro "dato di fatto" accettato.

    L'uccisione di civili è stata più massiccia in Vietnam che nell'invasione dell'Iraq nel Marzo-Aprile 2003, in gran parte perché la resistenza è stata molto più grande in Vietnam, e il terreno di scontro più difficile, e perché la guerra continuò per anni; ma ci furono più vittime anche perché l'attenzione globale e l'accesso alle vittime stesse è stato minore in Vietnam, specialmente nel sud controllato dagli Stati Uniti e dal suo regime fantoccio (questo è il motivo per cui il napalm è stato usato solo nel sud, contro il popolo che a quanto si diceva stavamo salvando dall'aggressione). In entrambi i casi il massacro di militari del paese bersaglio con armi ad alta tecnologia è stato enorme: durante gli anni molti dei migliori uomini del Vietnam sono stati falciati o distrutti in spietati bombardamenti, proprio come molte migliaia di giovani soldati iracheni sono stati falciati mentre tentavano di combattere con piccole armi contro un'artiglieria enorme e contro la potenza del fuoco aereo. Lo squilibrio iracheno ha anche commosso qualche soldato statunitense: "Stanno semplicemente morendo" ha detto il generale di brigata Louis Weber, commentando il fatto che una brigata aveva ucciso almeno mille iracheni solamente col fuoco diretto in una singola incursione a Bagdad. "Al valico di Karbala hanno organizzato una buona battaglia, ma inutilmente perché noi avevamo più potenza di fuoco. E' stato troppo facile". (Sergente Ira Mack) "Mi sento piuttosto colpevole, non trovo una parola migliore. Abbiamo perso molte persone. Ti viene da chiederti quanti di loro erano innocenti [sic]. Ti porta via un pò di orgoglio. Abbiamo vinto, ma a quale prezzo?" (Un soldato, a titolo personale, Christian Science Monitor, 11 Aprile 2003).

  4. #49
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    Dal Vietnam all'Iraq
    Si doveva distruggere l'Iraq per liberarlo: alcune raccapriccianti similitudini tra Iraq e Vietnam.

    Edward Herman






    Ci sono, ovviamente, importanti differenze tra l'invasione statunitense del Vietnam e quella dell'Iraq. In Vietnam, dal 1964 fino al 1965, gli Stati Uniti hanno semplicemente cercato di imporre un governo fantoccio importato ad un popolo che appoggiava una dirigenza e un movimento comunista profondamente radicati, e solo nell'ultima fase dell'intervento, gli Stati Uniti si sono effettivamente mossi verso un'invasione su vasta scala. Quell'invasione fallì definitivamente nella conquista del paese bersaglio, anche dopo un devastante sforzo durato molti anni. Al contrario, l'invasione-conquista dell'Iraq attualmente in corso è riuscita a destituire un regime impopolare, anche si tratta di un regime che era stato sostenuto dagli invasori appena 15-20 anni prima, quando il suo utilizzo di "armi di distruzione di massa" era utile agli attuali invasori - da cui erano anche fornite le armi. Le forze impegnate nell'invasione dell'Iraq hanno inoltre scalzato il regime bersaglio in poco tempo, anche se il processo di pacificazione è appena iniziato.


    Ma ci sono anche importanti similitudini che riflettono sia la continuità nel carattere e nelle linee politiche dei dirigenti dello stato imperiale e dei loro agenti di propaganda, sia le minime restrizioni all'esercizio statunitense del potere nel sistema globale. Un'importante similitudine è che entrambe le invasioni rappresentano casi di aggressione nell'accezione comune della parola, mentre in entrambi i casi le agenzie di propaganda hanno semplicemente messo da parte o ignorato tali accuse e comportamenti, considerandoli irrilevanti per le operazioni dei loro leader, proprio come per i loro predecessori è rimasto indiscusso il diritto di sterminare gli americani nativi e impadronirsi del territorio messicano. Nel caso del Vietnam, mentre da una parte si ammetteva che il governo di minoranza scelto e imposto non poteva competere politicamente con quello di Ho Chi Minh e con le forze che si stavano combattendo, dall'altra i funzionari e i media statunitensi accusarono Ho e il Fronte di Liberazione Nazionale (NLF) di commettere un'aggressione resistendo al governo del loro fantoccio. E' stata anche coniata la splendida espressione "Aggressione interna" per descrivere la resistenza dei Sud vietnamiti al nostro governo imposto - il popolo di quel paese stava commettendo un'aggressione, mentre noi stavamo "difendendo il Vietnam del Sud", cioè stavamo proteggendo contro i suoi stessi cittadini un governo scelto da noi. I media non si sono mai opposti a questa consuetudine orwelliana.

    Naturalmente, i funzionari statunitensi sostenevano di combattere per l'"autodeterminazione" e la "libertà" dei sud vietnamiti che stavano commettendo quest'aggressione interna contro il nostro fantoccio. La logica del ragionamento su questo punto non è mai stata troppo chiara, ma seguiva questa linea: la gente non sceglierebbe mai il comunismo liberamente, quindi quelli che hanno compiuto questa scelta avevano certamente subito il lavaggio del cervello, e avrebbero invece desiderato il governo del nostro fantoccio se fossero stati propriamente educati; e quelli che fossero sopravvissuti al nostro assalto sarebbero stati certamente educati se noi avessimo vinto. Non andò così, nonostante il grande numero di vittime, ma i grandi media non misero mai in dubbio che si stava combattendo dalla parte giusta, per l'autodeterminazione e la libertà. Non impallidirono mai davanti all'espressione "aggressione interna", solo si sconfortarono quando non si poté proseguire nell'azione, visto che i costi sarebbero risultati troppo alti (per noi).

    I media non impallidirono mai neppure davanti al fatto che il leader del Vietnam del Sud da noi scelto, Ngo Dinh Diem, era un espatriato importato direttamente dagli Stati Uniti, e che, come riconobbero gli ufficiali statunitensi e Diem stesso, non aveva significativo appoggio nel paese di cui gli era stato affidato il governo. La recente importazione di Ahmed Chalabi a seguito della vittoria militare, un uomo che non metteva piede in Iraq da 45 anni, ma che è evidentemente molto apprezzato dal Vice Presidente Cheney e designato dai conquistatori ad un ruolo di leadership, è nella grande tradizione della politica del "buon vicino" del cortile accanto - proprio come nel caso del Vietnam.

    Bush e Blair hanno commesso un aggressione ancor più diretta in Iraq, un caso chiaro come l'attacco di Mussolini all'Etiopia nel 1936 o l'invasione di Hiltler della Polonia nel 1939, un'invasione armata per la conquista di un paese piccolo e distante che non rappresentava nessuna minaccia per gli aggressori, che non sono stati in grado neppure di avere la copertura legale del Consiglio di Sicurezza per il loro attacco, nonostante la corruzione e le pesanti coercizioni. Quasi non c'è bisogno di dire che i grandi media non sono in grado di chiamare aggressione questo attacco, più di quanto i media italiani e tedeschi negli anni trenta chiamarono quegli attacchi con il loro giusto nome.

    Un'altra similitudine tra l'invasione del Vietnam e quella dell'Iraq è la sfrontatezza con cui gli Stati Uniti hanno ignorato l'opposizione internazionale, rifiutandosi di prestare ascolto ai tentativi di risolvere il conflitto con altri mezzi che non fossero la violenza. Nel Vietnam gli Stati Uniti hanno calpestato gli estremi degli accordi relativi alle Convenzioni di Ginevra del 1954, hanno imposto la loro tirannia nella metà meridionale del Vietnam, e poi, quando il regime fantoccio ha cominciato a vacillare, trascurarono numerosi tentativi da parte dell'ONU, dell'NLF [Fronte di liberazione nazionale] e degli alleati di trovare una soluzione di compromesso, optando invece per un'invasione ed un'aggressione su larga scala. Nel caso dell'Iraq, gli Stati Uniti, che prima dell'invasione del Kuwait nell'Agosto 1990 avevano soddisfatto senza limiti le richieste di Saddam Hussein, da allora in poi hanno insistito con sanzioni aggressive e genocide, e, alla fine, hanno perpetrato un'aggressione per realizzare un "cambiamento di regime" contro il volere di un Consiglio di sicurezza calpestato e minacciato, e di un'ampia maggioranza globale.

    Sia nel caso del Vietnam che in quello dell'Iraq, la "comunità internazionale" non è riuscita a fermare le aggressioni o a penalizzare gli aggressori in alcun modo. Nel caso del Vietnam, il Giappone e la Corea del Sud si arricchirono molto grazie al ruolo di fornitori nell'occupazione-invasione statunitense, e nessun boicottaggio o interruzione di relazioni fu imposto a nessuno. (Queste punizioni furono imposte all'Unione Sovietica dopo che ebbe abbattuto un aereo di linea sud coreano nel 1983, ma non agli Stati Uniti dopo aver invaso il Vietnam, devastando la regione e uccidendo milioni di persone.) L'assemblea generale delle Nazioni Unite approvò una risoluzione contro l'uso delle armi chimiche da parte degli Stati Uniti contro il Vietnam con 83 voti contro 3 nel 1969, ma questo non fu mai traslato in un'azione politica da parte di un qualche membro della comunità internazionale. Dopo la guerra gli Stati Uniti boicottarono le loro vittime per 18 anni, con la cooperazione della comunità internazionale, comprese le istituzioni finanziarie internazionali. La Banca Mondiale, che mantenne un generoso programma di prestiti e omaggi a favore del dittatore dell'Indonesia Suharto negli anni della sua invasione genocida e dell'occupazione di Timor Est, sostenne il boicottaggio statunitense del Vietnam, rendendo chiara la base politica delle sue operazioni di prestito.

    Questa stessa sottomissione al potere statunitense è stata chiaramente visibile nel trattamento riservato dalla comunità internazionale all'invasione dell'Iraq e ai suoi preparativi. L'ONU ha permesso a se stessa di essere usata dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna dal 1991 fino al Febbraio 2003 con un regime di ispezioni e di sanzioni che è stato tanto fraudolento quanto genocida. La fraudolenza sta nel fatto che le ispezioni sono state usate dagli Stati Uniti non solo per rimuovere le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein - l'obiettivo nominale ed anche quello scritto negli accordi per le ispezioni - ma per punirlo e per costringerlo al "cambiamento di regime" - lo scopo reale, apertamente ripetuto dai funzionari statunitensi, senza effetto alcuno sulla disponibilità dell'ONU e della comunità internazionale a sostenere le ispezioni. Ciò è stato evidente anche nel completo fallimento dell'ONU ad estendere ad Israele la rimozione di armi di distruzione di massa, che era pure stata richiesta dalla risoluzione 687 del Consiglio di Sicurezza. Gli Stati Uniti hanno disapprovato questa parte dell'accordo, e quindi è stato ignorato. Intanto, hanno potuto usare presunte inadempienze nel regime di ispezioni per imporre sanzioni che hanno ucciso più di un milione di civili iracheni. Alla fine, quando gli Stati Uniti non sono riusciti ad ottenere l'approvazione del Consiglio di Sicurezza per l'invasione, l'hanno attuata comunque in violazione diretta della Carta dell'ONU.

    Come nel caso della guerra di invasione del Vietnam, l'ONU e la comunità internazionale non solo non sono riusciti a fermare l'invasione dell'Iraq, ma non hanno intrapreso nessuna azione per penalizzare l'aggressore. In realtà, l'ONU ha cooperato con l'aggressore nella pianificazione di azioni congiunte nello stato conquistato; in tal modo l'ONU riguadagnerà un minimo di "rilevanza" come collaboratore per raccogliere i cocci rotti dell'aggressione, dandogli, di fatto, una legittimazione internazionale.

    I funzionari statunitensi e il sistema di propaganda che li sostiene hanno affermato che i nostri benevoli propositi in Vietnam andavano oltre la semplice sconfitta dell'"aggressione interna", ma volevano inoltre concedere ai Vietnamiti il diritto all'"auto-determinazione". Se è sembrato che stessimo combattendo contro l'autodeterminazione perché il nostro fantoccio era troppo impopolare e aveva ammesso l'incapacità di competere con i comunisti su una base puramente politica, questo è stato perché la gente non conosceva realmente i suoi interessi e le sue intenzioni, che invece erano noti a politici e funzionari militari statunitensi dall'altra parte dell'oceano Pacifico. Quindi abbiamo dovuto "distruggere la città [il paese] per salvarlo", secondo la linea di ragionamento più famosa tra le follie di militari e funzionari venute fuori da quella guerra di aggressione e uccisioni di massa. (Il secondo miglior motto è dato dalle parole scritte su una bandiera issata nel campo militare in Vietnam capitanato dal generale George Patton Jr.: "Uccidere è il nostro business, e il business è cosa buona".)

    Anche nel caso dell'Iraq, funzionari ed "esperti" hanno affermato con naturalezza che l'invasione aveva degli scopi benevoli, e che non aveva nulla a vedere con il petrolio, o con il desiderio di dominare il Medio Oriente perché ricco di petrolio, o con il servire gli interessi di Israele (o di Dio). No, era per "disarmare" Saddam Hussein e per infondere rispetto per il regolamento del Consiglio di Sicurezza. Nell'effettiva fase di invasione, durante operazioni di Stati Uniti e Gran Bretagna, essendo diventato chiaro che le armi di distruzione di massa mancanti non sarebbero state usate o trovate, lo sforzo si è spostato verso il desiderio di liberare gli iracheni oppressi. La correzione più appropriata per rendere attuale la logica usata per il Vietnam è: "Si è dovuto distruggere l'Iraq per liberarlo". Si può essere sicuri che i media non si sono soffermati sul ruolo avuto dagli Stati Uniti nel portare al potere il demone o sul sostegno nei suoi confronti prima dell'Agosto 1990; o sul ruolo avuto dagli Stati Uniti nell'omicidio di massa, per mezzo delle "sanzioni di distruzione di massa" imposte dal 1991 al 2003, del popolo che stiamo ora "liberando". Né spenderanno molto tempo sulla questione della minaccia delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein che presumibilmente avevano giustificato l'invasione - o sulla mancanza di rispetto per la Carta dell'ONU e per le regole del Consiglio di Sicurezza mostrati dall'invasione stessa, o sul fallimento delle richieste fatte a Israele perché rispettasse le regole dell'ONU, o sull'assenza di qualsiasi interesse per la "liberazione" dei Palestinesi nei territori occupati.

    Sia l'invasione del Vietnam che quella dell'Iraq sono state caratterizzate da un enorme squilibrio di forze e dall'impiego da parte degli Stati Uniti di una massiccia potenza di fuoco e di armi altamente distruttive per i civili, tra cui certe che sono considerate "armi di distruzione di massa". Il proposito di entrambe le guerre era tenere basso il numero di vittime statunitensi, per ragioni politiche interne, ed il mezzo è stato una guerra a tappeto in grande stile. Ma questi mezzi tendono ad avere grosse ripercussioni sulle vittime civili negli stati presi di mira. E' per questa ragione che il Pentagono è stato attento a tener lontani i giornalisti - forse anche uccidendo "accidentalmente" alcuni di loro, come avvertimento di quale può essere il costo di un giornalismo irresponsabile - oppure a tenerli sotto pressione e meglio ancora, "arruolandoli" nelle truppe, legandoli ai soldati per tenerli sotto una più rigida disciplina.

    Durante la guerra al Vietnam gli Stati Uniti hanno usato una grande quantità di Napalm, bombe al fosforo, bombe a grappolo, flechette REFNOTE(1), bombe pesanti con grande potere distruttivo, gas velenosi, e armi chimiche contro i rifugi nella foresta, e sulle coltivazioni di riso, seguendo un programma chiamato "operazione Ranch Hand" REFNOTE(2). Molte di queste armi furono "migliorate" nel corso della guerra, che è servita al Pentagono come utile terreno di prova e per migliorare l'efficienza delle armi. In molti casi, come per il gas e per i prodotti chimici, il loro utilizzo era chiaramente in violazione della legge internazionale, che si può supporre sia stata violata anche in altri casi. Ma proprio come non ci sono state punizioni per il fatto di aver condotto una guerra di aggressione, il più grande di tutti i crimini di guerra, è ovvio che non ci sono state punizioni neppure per aver usato armi illegali contro una società contadina indifesa.

    In tutte le recenti guerre statunitensi è stato usato l'uranio impoverito, oltre a bombe a grappolo sempre più perfezionate, e a bombe da oltre una tonnellata altamente distruttive. L'uranio impoverito è un'arma radioattiva "sporca" che rappresenta una seria minaccia sanitaria per i civili della regione bersaglio, e anche per i soldati, e il suo impiego è quasi certamente una violazione della legge internazionale. Ma al Pentagono piace, gli Stati Uniti lo usano, e quindi i media e la "comunità internazionale" ignorano questo suo utilizzo. E' stato usato in Iraq, insieme alle bombe a grappolo e a grandi bombe, contro un altro nemico senza nessuna forza aerea. Speriamo che il Pentagono abbia potuto imparare, da questo ulteriore terreno di prova, a produrre bombe a grappolo e bombe sporche ancora più efficienti per il prossimo round della sua missione civilizzatrice.

    In Vietnam, gli Stati Uniti combattevano non solo l'aggressione interna, ma il "terrorismo" da parte degli aggressori interni. Pare che questi ultimi non abbiano combattuto lealmente, perché dopo aver sperimentato le armi statunitensi, invece di stare ad aspettare di essere abbattuti o bombardati, hanno usato tutti i possibili stratagemmi di guerriglia, riuscendo sempre a ridurre lo sfavorevole rapporto tra i morti vietnamiti e quelli statunitensi (forse da 50 a 1 a 20 a 1). Questi stratagemmi, oltre all'uccisione dei collaboratori Vietnamiti, fecero di loro dei "terroristi", mentre l'uso del napalm da parte degli Stati Uniti, l'artiglieria pesante, i B-52 sui "sospetti villaggi vietcong" e gli squadroni di assassini dell'operazione Phoenix REFNOTE(3) erano la risposta antiterroristica allo scandaloso rifiuto di questo popolo di riconoscere il nostro diritto a scegliere il loro leader. Questa stessa consuetudine è entrata rapidamente nella terminologia dell'invasione dell'Iraq del 2003, dove le azioni delle forze paramilitari e occasionali attentati suicidi sono stati etichettati come terrorismo; gli invasori erano semplicemente "alleati", una "coalizione" di guerrieri che si sono aperti la strada in Iraq con assalti e operazioni di rastrellamento. In questo caso non si parlava di terrorismo, anche se un gran numero di persone era terrorizzato, per la stessa regola che bandisce l'uso della parola aggressione e a causa dello stesso potere che rende l'aggressione un altro "dato di fatto" accettato.

    L'uccisione di civili è stata più massiccia in Vietnam che nell'invasione dell'Iraq nel Marzo-Aprile 2003, in gran parte perché la resistenza è stata molto più grande in Vietnam, e il terreno di scontro più difficile, e perché la guerra continuò per anni; ma ci furono più vittime anche perché l'attenzione globale e l'accesso alle vittime stesse è stato minore in Vietnam, specialmente nel sud controllato dagli Stati Uniti e dal suo regime fantoccio (questo è il motivo per cui il napalm è stato usato solo nel sud, contro il popolo che a quanto si diceva stavamo salvando dall'aggressione). In entrambi i casi il massacro di militari del paese bersaglio con armi ad alta tecnologia è stato enorme: durante gli anni molti dei migliori uomini del Vietnam sono stati falciati o distrutti in spietati bombardamenti, proprio come molte migliaia di giovani soldati iracheni sono stati falciati mentre tentavano di combattere con piccole armi contro un'artiglieria enorme e contro la potenza del fuoco aereo. Lo squilibrio iracheno ha anche commosso qualche soldato statunitense: "Stanno semplicemente morendo" ha detto il generale di brigata Louis Weber, commentando il fatto che una brigata aveva ucciso almeno mille iracheni solamente col fuoco diretto in una singola incursione a Bagdad. "Al valico di Karbala hanno organizzato una buona battaglia, ma inutilmente perché noi avevamo più potenza di fuoco. E' stato troppo facile". (Sergente Ira Mack) "Mi sento piuttosto colpevole, non trovo una parola migliore. Abbiamo perso molte persone. Ti viene da chiederti quanti di loro erano innocenti [sic]. Ti porta via un pò di orgoglio. Abbiamo vinto, ma a quale prezzo?" (Un soldato, a titolo personale, Christian Science Monitor, 11 Aprile 2003).
    La vita sinistra tra i rovi dell'umana disperazione, i prescelti conoscono...perchè non di disperazione si sopravvive, ma di forza si vive...


  5. #50
    Πολύτρουπος L'avatar di Hobbit83
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    Grazie Rika. E' un pezzo interessantissimo. Non fatevi scoraggiare dalla lunghezza e leggetelo tutto....

    Fra
    3 sono i Re, il 3° era chiamato non ti scordar di me, perchè metteva foto giganti del suo viso: rimase incastrato nel suo proprio sorriso...

  6. #51
    101 Airborne L'avatar di maverick84
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    gardos

    cosa?!
    apri gli occhi amico...
    Li ho abbastanza aperti,non ti preoccupare

    Non fermarti all'apparenza,però
    "I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti"
    Ennio Flaiano


  7. #52
    δώρο επουράνιος L'avatar di gardos
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    maverick84


    Non fermarti all'apparenza,però
    questa frase te la rigiro,credo che serva di più a te....


    maverick84,quanti ricordi......
    The best lack all conviction, while the worst
    Are full of passionate intensity
    .





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