Non soffermiamoci alla forma, ma andiamo diretti al messaggio che spesso è veicolato attraverso delle immagini.
“Alcune persone festeggiano per la caduta delle torri gemelle”.
“Un ostaggio italiano chiede tre caffè e una manifestazione. “
“L’opera di Cattelan con i tre bambini impiccati”
Sono rispettivamente, un video, una vignetta di Vauro e una scultura di plastica..
Ma a modo loro sono “immagini” che veicolano un messaggio.
Il video è stato trasmesso poco dopo i tragici eventi dell’11 settembre e mostrava, donne, bambini e uomini scesi in piazza a festeggiare. Ha fatto scalpore. “Beduini ignoranti e festanti!”…avranno chiosato in molti. Legittimo commento. Meno legittima la manipolazione giornalistica che ha prodotto un servizio che esacerba gli animi e contribuisce allo scontro di civiltà. Alcuni mesi dopo è stato scoperto che il video era antecedente ai fatti. Una bufala. E’ una goccia nel mare, ma dimostra come si possa manipolare il pensiero collettivo mostrando immagini vere, ma non attinenti ai fatti.
Le vignette di Vauro sono irriverenti, caustiche, pungenti. E’ politicamente schierato, spesso fazioso, ma ha capacità di sintesi elevate come il ruolo richiede.
Nello specifico, l’immagine è diretta, il messaggio veicolato colpisce subito. Rispetto ad un servizio giornalistico, la vignetta richiede un minimo di conoscenza dei fatti attuali. Alcune vignette non sono di facile comprensione. Del resto l’ironia nasconde e si nasconde. E’ incomprensibile per definizione. Ci vuole onestà d’animo e generosità per perdonare qualche eccessività.
E’ proprio il caso dell’opera di Cattelan, uno tra gli artisti italiani più conosciuti e apprezzati all’estero. Le sue opere sono promotrici di paradossi e provocazioni. Il livello di comprensione richiesta aumenta rispetto a vignette e video. Non basta più conoscere i fatti attuali, per recepire il messaggio veicolato dalle opere. Del resto è una prerogativa di tutta l’arte(dal dadaismo in poi) che infrange i concetti estetici dei benpensanti, le convenzioni sociali e il “buon gusto”. L’autore non limita l’opera alla realizzazione tecnica, ma è il concetto stesso a essere arte. E’ la quadratura del cerchio. Se non si capisce questo, non si può capire – ad esempio – l’installazione nella piazza milanese, dei tre “bambini” di plastica impiccati ad un albero. Una provocazione dell’andy warhol italiano, che ha suscitato polemiche.
I manichini sembrano bambini veri da come sono realizzati bene. Sembrano morti(impiccati), ma sono “vivi”, hanno gli occhi spalancati. Scrutano la piazza e gli attoniti passanti. A testimoniare la sofferenza del mondo, la realtà triste e farsesca che ci circonda. Ma tra i passanti c’è qualcuno che dallo stupore vuol passare ai fatti. Un uomo si smarca dai vigilantes, appoggia una scala all’albero, si arrampica e con un seghetto taglia il filo ai manichini. Due cadono per terra, ma il terzo si salva. L’uomo perde l’equilibro e cade per terra. L’urto è violento e verrà trasportato in ospedale. I manichini saranno sottoposti ad “autopsia” che stabilirà se ci saranno gli estremi per un risarcimento da parte dell’assicurazione. Il momento di maggiore tensione pubblica è stato anche il momento di maggiore tensione artistica. Il signore di mezza età che vuole distruggere l’opera raffigurante la realtà orrenda, ingiusta e grossolana finisce per soccombere(per fortuna niente di grave). Le reazioni del pubblico fanno vivere quell’opera. Sublime.