Sabrina Harman, una soldatessa di stanza nella prigione di Abu Ghraib, sotto accusa per le torture viste nelle foto fatte circolare nei giorni scorsi, ha spiegato in una intervista via internet al Washington Post , che quegli atti erano stati ordinati dall’alto, come metodo per «piegare i prigionieri» prima degli interrogatori. La Harman racconta che gli agenti dell’intelligence dell’esercito e gli agenti della Cia, che portavano gli iracheni catturati alla prigione, davano ordine ai secondini «di far loro vedere l’inferno». I detenuti che non collaboravano venivano denudati e umiliati, tenuti senza acqua, cibo, sonno.