Washington Post: sevizie non sempre legate agli interrogatori
Torture in Iraq, si indaga su 37 decessi
Alcune morti dei prigionieri di Abu Ghraib erano state attribuite a cause naturali o "non determinate"
NEW YORK - Dal carcere dell'orrore di Abu Ghraib dopo l'ultima ondata di foto, continuano a emergere nuovi particolari. Secondo le ultime versioni buona parte delle torture dei prigionieri non avvenivano per estorcere informazioni ma solo per diventimento dei carcerieri o come punizione.
GLI INTERROGATORI AVVENIVANO IN UNA CAPANNA DI LEGNO
Un prigioniero ad Abu Ghraib (Afp/Washington Post)
Il Washington Post di sabato cita infatti un documento nel quale un ufficiale della polizia militare afferma che ufficiali dell'intelligence civile e militare visitavano spesso la prigione la notte, portando via detenuti per interrogarli in «una capanna di legno» dietro al carcere senza la presenza della polizia militare.
IN TOTALE SONO 37 I DECESSI SOTTO INCHIESTA - Sono almeno 37 le persone morte durante la detenzione in strutture gestite dagli americani in Iraq e Afghanistan. Ad ammetterlo sono stati funzionari del Pentagono, precisando che alcuni di questi casi sono stati classificati come decessi dovuti a cause naturali o non determinate, ma dieci sono stati classificati come omicidi. Molti dei casi attualmente oggetto di inchiesta risultano essere avvenuti prima o durante gli interrogatori. Almeno due dei decessi sono avvenuti nel carcere di Abu Ghraib, a Bagdad. Due settimane fa, ricorda la Bbc, gli Stati Uniti avevano annunciato di aver aperto un'inchiesta su 25 casi di decessi avvenuti dal dicembre 2002: ora a questi si sono aggiunti altri otto casi - portando quindi il numero a 33 - alcuni dei quali riguardano però la morte di più di una persona, in tutto 37 vittime. Trentadue di queste sono morte in Iraq, le altre cinque in Afghanistan. Alcuni casi risalgono anche al mese di agosto 2002