pity
allora, siamo di fonte a un capolavoro assololuto. un'interpretazione frequente, per qualche strano motivi, vuole vedere in mulholland drive una presa in giro nei confronti dello spettatore; stupidaggine più grossa non può essere detta. basta sentire le interviste a lynch di quel periodo, qualcuna è presente anche sulla versione in dvd. lynch parte da un assunto inconfutabile: chi ha detto che cinema è aderenza alla realtà? chi ha detto che il cinema deve avere a tutti i costi una storia che abbia un inizio e una fine? ma soprattutto chi ha detto che il cinema debba essere per forza interpretato? se ci si approccia a mulholland drive con lo stesso spirito con cui si guarderebbe il gladiatore è più che giustificato non capirci nulla.
pensateci bene, per buona parte della sua durata il film sembrerebbe avere un senso, sembrerebbe raccontare il più classico dei gialli, con le due signorine impegnate a scoprire qualcosa di più sull'incidente e sull'identità della bruna. quando è che il film cambia rotta? non c'è dubbio che la scena del teatro sia fondamentale. a quel punto lynch ti dà la chiave di volta per una fruizione totalmente diversa del cinema. la realtà non è ciò che sembra come dimostra il capocomico, in grado di far suonare addirittura un'orchestra in playback. dalla scena del teatro lynch ci introduce, e lo fa nel modo più seduttivo possibile, nel suo mondo più intimo, che poi in definitiva è anche il nostro mondo. sogno o realtà? questo è il dilemma, su questa tensione si gioca tutto il film, tensione espressa in maniera sublime nella scena in cui la cantante (che non cantava davvero) sviene sul palco. ecco quindi dipanarsi un flusso di coscienza totalmente spiazzante che comprende tutte le ossessioni e le paure più recondite del regista. di spunti ce ne sono infiniti, a cominciare dallo scambio di personalità delle due protagoniste che invertono completamente i loro ruoli o della forzatissima allegria dei due vecchietti, oppure del misterioso cadavere trovato in casa che poi non è altro che una metafora di noi stessi.
è un film che va visto per quello che, va guardato e basta. sforzarsi di trovarci una trama è una fatica di sisifo, la trama non c'è e va benissimo così, mulholland drive è il film, perchè lynch ci parla di sè stesso usando il linguaggio cinematografico, abitudine quasi scomparsa nel cinema contemporaneo, e contemporaneamente superando e destrutturando il linguaggio stesso, in fondo si tratta di un'operazione molto simile a quella effettuata da tarantino con kill bill