MILANO - Una classe per soli ragazzi islamici. In un liceo milanese. Pubblico, laico, con insegnanti italiani. Niente Corano né Vangelo, ma programmi ministeriali come quelli degli altri studenti. «Al limite toglieremo il crocifisso dall’aula e permetteremo alle ragazze di fare ginnastica di pomeriggio, come chiedono i genitori». Pochi giorni dopo la decisione della Regione Campania di concedere alle scuole la possibilità di festeggiare anche le ricorrenze religiose non cristiane, l’istituto superiore Gaetana Agnesi di Milano, vicino all’università Bocconi, concede a venti ragazzi islamici (17 femmine, 3 maschi) di frequentare la prima classe del liceo di scienze sociali. «Con il velo, certo, e tutti in un’unica sezione - conferma il preside, Giovanni Gaglio - ma questo è il primo passo verso l’integrazione».
LA RICHIESTA - Una piccola rivoluzione, visto che per la prima volta sono stati i genitori a chiedere alle istituzioni di far continuare gli studi ai figli. Passaggio scontato per i ragazzini italiani, negato ai coetanei egiziani che fino alla terza media hanno frequentato la scuola islamica di via Quaranta. Perché per gli studenti del «Fagr Al Islam» - soprattutto per le ragazze - dopo gli esami di idoneità era previsto o il rientro in patria, o la fine degli studi, o un’istruzione da privatisti. Nessuna commistione con gli altri ragazzi. Fino a quando, qualche mese fa, alcuni genitori egiziani si sono rivolti al Cisem, il «Centro innovazione sperimentazione educativa» della Provincia di Milano che organizza corsi di recupero per gli allievi della scuola islamica. Una richiesta di aiuto per far continuare ai figli gli studi. A una condizione: che i ragazzi fossero riuniti in un’unica sezione. Da qui i contatti con l’istituto Agnesi, con la direzione scolastica regionale e il provveditorato. Un infuocato collegio docenti che in cinque ore ha approvato la proposta ed ecco nascere in via sperimentale la prima classe «tutta islamica» in un liceo di scienze sociali.
IL PROGETTO - «Si tratta - spiega il preside Gaglio - di un progetto molto delicato che riguarda minori che appartengono a famiglie integraliste. I responsabili della comunità islamica di via Quaranta si sono detti molto favorevoli al progetto». Nessun venerdì libero e nessuna festa religiosa prevista. «Se ci chiederanno di organizzare lezioni in arabo - precisa il preside - vedremo di assecondare le richieste. Ma solo al pomeriggio, e nell’ambito dell’autonomia scolastica. Si tratta di un dovere di solidarietà previsto dalla carta dei diritti dei fanciulli. È fondamentale superare i pregiudizi, abbattere muri e gettare ponti. Sappiamo che la cosa susciterà qualche polemica, ma ci sembrava doveroso accogliere questi ragazzi».
LE REAZIONI - E le polemiche sono arrivate. Non solo a proposito della classe islamica all’Agnesi. Nel mirino c’è anche la scuola di via Quaranta, che conta 400 allievi e che non è riconosciuta dallo Stato, e il progetto del Provveditorato milanese di creare 4 classi di soli bambini islamici in alcune elementari e medie della città (con programma italiano e senza l’insegnamento del Corano).
Il no alle aule per soli islamici è arrivato secco dai rappresentanti di An e della Lega in Regione Lombardia [ aggiungo io, anche da Rifondazione Comunista ]. Ma il direttore scolastico regionale, Mario Dutto, replica: «Per noi ogni minorenne deve frequentare una scuola riconosciuta dal sistema italiano. Per una corretta integrazione etnica, dobbiamo spingere i genitori di ragazzi musulmani a iscrivere i figli a scuole italiane».
FESTIVITA’ RELIGIOSE - Anche sulle festività religiose i toni si fanno accesi: dopo la delibera della giunta regionale campana che permette di celebrare nelle scuole il Ramadan, la Pasqua ebraica, il Capodanno cinese e le altre feste delle comunità straniere, il dibattito è arrivato in Regione Lombardia. Il presidente lombardo Roberto Formigoni definisce «eccessivo e rigido» il provvedimento della Campania. «In Lombardia - spiega - abbiamo deciso di dare valore all’autonomia delle scuole. Le nostre feste sono quelle della nostra tradizione e fede religiosa cui nessuno di noi intende rinunciare. D’altra parte ci sono nelle nostre scuole bambini portatori di altre tradizioni che vanno rispettate ed è giusto riconoscere il loro diritto a esprimere la propria appartenenza religiosa, ma le modalità è bene che siano decise dalle singole scuole».
Annachiara Sacchi
da Il corriere della Sera
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A dir poco sconcertante...
Si separano sempre di più gente di cultura diversa, e si mira invece all'integrazione di esse. Direi che è una contraddizione ridicola, l'unico modo per integrare gente straniera è semplicemente accoglierla ed inserirla in un ambiente comune, come la scuola pubblica, dove tutti hanno stessi diritti, e nessuno viene considerato peggio dell'altro, e vengono date pari possibilità a tutti quanti.
Mentre esiste ancora gente che si ostina con la loro xenofobia, ovvero i genitori di codesti alunni islamici, che non vogliono vedere i loro figli ascoltare la lezione affianco ad un alunno italiano... gente che non vuole stare insieme ad altri, che crea davanti a sè barriere invalicabili, ed altra gente che ne asseconda le richieste...
Se un uomo pretende gli studi di suo figlio esclusivamente insieme a gente della sua cultura, cerchi un' altra scuola privata, e con i suoi soldi permette uno studio " su misura ", nessuno glielo vieta, ma che non venga a mettere nessuno in condizioni di separare e troncare ancor di più i rapporti tra diverse genti, e al razzismo stesso.