CRONACHE
Per il 60% il reddito è insufficiente per vivere dignitosamente
Gli italiani si sentono più poveri
Secondo l'indagine condotta dall'Isae in Italia la percezione della soglia di «povertà soggettiva» si è alzata a 1700 euro
ROMA - Gli italiani si sentono più poveri. Secondo l'indagine mensile condotta dall'Isae sulla povertà soggettiva in Italia e in Europa, il 60% ritiene il reddito familiare insufficiente per vivere dignitosamente. La ricerca, che analizza la percezione del proprio stato di disagio da parte delle famiglie, rivela come l'indicatore di povertà sia aumentato consistentemente rispetto al luglio dello scorso anno, quando si attestava al 51%.
Operai al lavoro (Ciofani)
1700 EURO IL LIVELLO MINIMO - Il livello minimo di reddito, considerato necessario per condurre una vita dignitosa senza lussi ma con l'indispensabile, si attesta sui 1700 euro, cifra più alta rispetto a quella registrata nel 2003. Forse, spiega l'Isae in una nota, «perchè i consumatori hanno incorporato in ritardo, nella propria valutazione sul reddito necessario, l'aumento dell'inflazione legata al caro-euro». In particolare, la sensazione di disporre di un reddito insufficiente per le proprie necessità si è maggiormente diffusa tra luglio 2003 e febbraio 2004, per poi migliorare negli ultimi mesi.
LA PERCEZIONE DI OPERAI E CASALINGHE - La percezione diminuisce nei nuclei familiari ad alto reddito (26%) e aumenta in quelli a basso reddito (86%), costituiti da operai, disoccupati, casalinghe e lavoratori part-time, persone con basso livello di istruzione, anziani soli, nell'Italia meridionale e nelle isole.
IN EUROPA - Facendo un raffronto a livello europeo, l'indagine dell'Isae ha messo in evidenza come la povertà soggettiva incida di più nei paesi dell'area mediterranea rispetto a quelli nordici. Tuttavia, è proprio in questi paesi che si sono avvertite le maggiori difficoltà per quanto riguarda il consumo dei beni ritenuti essenziali, come affitto, abbigliamento, alimentari, bollette e riscaldamento.
L'indicatore del disagio è alto anche negli stati dell'Europa centrale, mentre in quelli dell'area mediterranea, dove la povertà soggettiva è più diffusa, il grado di disagio è più contenuto rispetto a quello della popolazione complessiva. «Segno che in questo caso - conclude l'Isae - il reddito considerato necessario è meno legato in questo caso ad elementi di difficoltà nell'affrontare consumi essenziali».
COM'E' FATTA L'INDAGINE - L'Isae ha costruito un indicatore di disagio, dato dal rapporto tra la quota, calcolata per le famiglie «povere», di coloro che dichiarano di avere incontrato difficoltà nel sostenere un insieme di spese relative alla casa (riscaldamento, bollette, mobili, affitto, mutuo e acquisti rateali) e alla persona
(alimentazione, abbigliamento, vacanze e vita sociale), e la
stessa quota calcolata sul totale delle famiglie. Tale indicatore
consente di individuare i consumi per i quali i nuclei che si
sentono «poveri» sperimentano una maggiore inadeguatezza rispetto agli altri.
Se l'indicatore è pari ad uno il grado di difficoltà delle famiglie che si considerano povere è identico a quello dell'intera popolazione; più esso supera tale valore, maggiore è il disagio per le prime.
Secondo voi quanto è il reddito mensile "teorico" che permette di vivere sopra la soglia della povertà?
Effettivamente 1000€ al mese sono pochi, soprattutto se c'è da pagare un affitto.
E d'uopo segnalare questa testimonianza, ripresa sempre dal corriere( il forum di Severgnini)
Vivere con 988 euro al mese
Cari Italians, vivo da sola, in Italia, da circa 3 anni. Da gennaio, lavorando con contratto Co.Co.Co, senza aver fatto un singolo giorno di ferie, riesco prendere circa 988 euro al mese. Le mie spese mensili sono le seguenti: 260 euro tra affitto e spese della casa; 55 euro la ricarica telefonica; 200 euro per mangiare e bere, 150 euro di benzina. 100 euro di uscite e varie (compleanni, libri, vestiti etc). Mi restano 223 euro scarsi per le spese impreviste e previste: bollo auto, assicurazione auto, dentista etc. Il risultato di questi mesi è il seguente: lavoro 8/9 ore per 5/6 giorni a settimana, non ho tempo e soldi per fare molto di quello che mi piace, sono sempre stanca e continuo a non riuscire a mettere da parte un centesimo per andare in vacanza, comperarmi vestiti, andare a cena fuori dove e quando voglio, pagarmi una pensione integrativa. Il paradosso della mia situazione è questo: se tornassi a vivere con mamma e papà, limitandomi a fare qualche lavoretto saltuario, tipo ripetizioni di lingua o barista nel fine settimana, i risultati sarebbero esattamente gli stessi, guadagnando addirittura qualcosa in tempo libero e salute. La libertà costa molto, penserete e avete ragione. Io credo, tuttavia, che a quasi 30 anni la libertà non debba essere un privilegio, ma un diritto. Sbaglio? Saluti Lisa
Questa ragazza testimonia l'insoddisfazione di tanti giovani in condizioni simili.
A voi.....