Le frasi in virgolette riportate provengono dal capitolo “Rudolf Hess- Era proprio il braccio destro di Hitler l’uomo trovato morto nella prigione di Spandau?” de “Il grande libro dei misteri irrisolti”(Colin e Damon Wilson, edizioni Mondolibri, €11,40)
“Il 17 agosto del 1987 il detenuto identificato col numero 7 venne trovato impiccato in una cella della prigione di Spandau. I registri consegnavano il suo vero nome: Rudolf Walter Richard Hess, 93 anni, ultimo membro di spicco del potere nazista ancora vivo in carcere. […] Nel 1941, poche settimane prima che la Germania sferrasse il suo attacco contro l’Unione Sovietica, Hess aveva lasciato Berlino per raggiungere la Scozia, in qualità di ambasciatore di pace. Il risultato di quella missione fu una vita di carcere. […]”
Dopo un atterraggio di fortuna, Hess venne portato al centro di poliziani Mayhill Barracks a Glasgow. Diceva di chiamarsi Hauptmann Alfred Horn, e che aveva un messaggio della massima importanza da riferire al duca di Hamilton. Accordatogli il colloquio, Hauptmann, incontrato il duca, lo salutò in maniera molto cordiale. Poi, vedendo la titubanza del duca, gli disse che si erano conosciuti in occasione delle Olimpiadi di Berlino, nel 1936, in occasione di un party a casa sua. Il duca ancora non capiva, cosicché Hauptmann aggiunse:
“Non so se mi avete riconosciuto, ma io sono Rudolf Hess”. Hamilton ci rimase di sale: la somiglianza con Hess sembrava forte, ma non riusciva a capacitarsi del perché il numero 2 del regime nazista avesse deciso di trasferirsi proprio in Inghilterra, in mano nemica. Hess “spiegò subito che la sua era da intendere come una “missione umanitaria”, un viaggio diplomatico di estrema importanza, perché aveva con sé un messaggio che avrebbe potuto salvare migliaia, se non addirittura milioni di vite. In altre parole, lui era arrivato fin lì per negoziare la pace tra Inghilterra e Germania”. […] Hamilton gli chiese come mai avesse scelto proprio lui. Hess aveva risposto chiamando in causa un amico comune, il dottor Albrecht Haushofer, che gli aveva segnalato il suo nome come uomo sempre pronto a sostenere iniziative di concordia e pace. A sostegno di quanto detto, Hess aveva sottolineato che fra i documenti che gli erano stati confiscati dalla polizia avrebbe trovato i biglietti di visita di Haushofer e di suo padre Karl, non scordando di menzionare al duca la lettera che Albrecht Haushofer gli aveva inviato al fine di combinare un incontro diplomatico segreto nel neutrale Portogallo.”
Hamilton da una parte non poteva credere che Hess fosse fuggito in quel modo dalla Germania, dall’altra però sapeva che dell’affare diplomatico con Haushofer, Hess era l’unico a poterne essere a conoscenza (se infatti ne avesse fatto menzione ad altri personaggi del regime avrebbe potuto essere accusato di tradimento), cosicché quello che avevano fra le mani non poteva essere un semplice sosia. Churchill, informato dell’accaduto, ordinò di trattare Hess come un prigioniero di guerra, evitando dunque di intavolare trattative con Hess stesso. Il resto è storia nota: Hess fu condannato a Norimberga, e rimase in carcere fino alla morte.
Tuttavia, come si è accennato nel titolo del capitolo, ci sono forti probabilità che l’uomo in questione fosse davvero un sosia. Infatti:
-Hamilton non riconobbe Hess a prima vista, né si ricordò che mai si fossero incontrati, nel 1936.
-Al processo di Norimberga, ogni qualvolta che al presunto Hess venissero rivolte domande personali sulla sua vita, l’interrogato affermava di non ricordarsene a causa di un’amnesia.
-Hess era vegetariano e assolutamente selettivo quando si trattava di consumare un pasto; era ordinato e patito della pulizia. Durante l’internamento in Inghilterra, invece, il presunto Hess mangiava ogni cosa voracemente e senza distinzione, e sembrava non gli importasse nulla né dell’ordine né del galateo.
-Hess, anni prima, era di corporatura robusta e godeva di ottima salute. Una volta giunto in Inghilterra, invece, sembrava stranamente molto dimagrito.
-Quando, a Norimberga, Hess, dopo anni di rifiuti, acconsentì a rivedere la moglie, quest’ultima affermò che la voce del marito non era la stessa di prima.
Ma la prova più decisiva è la seguente: nel 1972 il dottor Hugh Thomas venne nominato responsabile del reparto di chirurgia dell’ospedale militare inglese a Berlino. Hess, nella Prima Guerra Mondiale, aveva ricevuto numerose ferite, una delle quali gli aveva danneggiato il polmone sinistro. Dopo numerosi esami, tuttavia, Thomas non riuscì a trovare nessuna delle suddette ferite. Il corpo del detenuto era assolutamente privo di cicatrici. Quando dunque Thomas gli chiese: “Che ne è stato delle vostre ferite di guerra?”, il detenuto sbiancò, e incominciò a tremare, per poi rispondere, sconsolato, “Troppo tardi, troppo tardi”.
Secondo Thomas, il vero Hess sarebbe stato eliminato nella notte fra il 9 e il 10 maggio 1941, in un complotto orchestrato da Goring e Himmler. Probabilmente, il sosia rimase zitto per tanti anni timoroso di una vendetta da parte dei nazisti, nel caso avesse parlato. In seguito, forse si era reso conto che era ormai troppo tardi e che le cose erano andate troppo oltre per riuscire a convincere ancora qualcuno della sua estraneità.