Il comunismo. - Pag 2
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Discussione: Il comunismo.

Cambio titolo
  1. #16
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    11-02
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    Citazione IL CONTE
    Oddio, proprio socialista non era Anzi....cmq ottimo libro, si legge in un giorno.
    Gh. XD

    Quel libro è una conferma letteraria (come se quelle storiche non bastassero) che la teoria aristotelica sulla degenerazione delle forme di governo è l'analisi politica più azzeccata della storia.
    Dopo oltre 7 anni di attività, mi rifiuto di postare il decimillesimo messaggio su questo forum. Sarebbe davvero troppo. Addio =*

    20/12/'09

  2. #17
    The Right Swedish L'avatar di Fabry1999
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    12-03
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    Mc,Berlino est
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    Citazione IL CONTE
    Oddio, proprio socialista non era Anzi....cmq ottimo libro, si legge in un giorno.
    Comunque Orwell era in Spagna contro i franchisti (anche se solo come giornalista "di guerra") e liberale non lo era di certo....ma quello che conta è il libro (tanto lui è morto )
    SOCING!

  3. #18
    FILOSOFO DEI 2 MONDI L'avatar di exuder
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    01-04
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    Nell'aldiquiquoqua
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    4.800
    IL comunismo è l'ideale umano perfetto purtroppo con esso viene annulata la meritocrazia e l'esaltazione del singolo,fatto sta che resta un utopia che è impossibile applicare fino in fondo realmente
    Dimmi amore,
    che ne sarà del nostro dolore,
    quando colpito al cuore, non ne resterà che l'onore? O forse solo l'onere?
    Al dì che mai sovviene è facile voltare lo sguardo altrove.
    Ma quando sopraggiunge, che fare? Sorridere....sorridere......dilaniarsi dentro.......sorridere.
    EXUDER

  4. #19
    Adelferius
    Ospite
    Citazione Methuselah
    Appunto, visto che sono ignorante avrebbe anche potuto specificare...
    Scrostando il cervello mi pare che i greci avevano già ideato qualcosa come una forma di governo basata sulla parità sociale ed economica...ma forse sto solo sprofondando nella mia ignoranza . Illuminatemi please.
    quella testa di ca... di platone aveva in ventato il comunismo greco ,una cosa davvero stupida come è stupido quello moderno.

  5. #20
    Roma caput mundi L'avatar di Robert Blanc
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    Il Regno dei Morti
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    Citazione CodeRed
    quoto. Sarai un professore di lettere ma sei ignorante su questo
    Io comunque lo appoggio in alcune cose e in altre no...
    Dunque,è opinione comune che gli ideali comunisti siano nati con lo scritto utopistico La Repubblica di Platone,in cui veniva tracciata la società perfetta classista divisa in guerrieri,filosofi e produttori con la divisione comune delle donne e dei beni tra i <<guardiani dello stato>>. Questi ideali venivano inoltre appoggiati e diffusi tra le sette pitagoriche,per poi ricadere in disuso con la Roma repubblicana. Concordo comunque sul fatto che siano posteriori alla democrazia(V sec. a.c. Atene,costituzione di Solone e poi di Clìstene) .
    IL sito ufficiale del campione giallorosso.


    DAJE FRANCE' !!!!

  6. #21
    Adelferius
    Ospite
    Citazione Robert Blanc
    Dunque,è opinione comune che gli ideali comunisti siano nati con lo scritto utopistico La Repubblica di Platone,in cui veniva tracciata la società perfetta classista divisa in guerrieri,filosofi e produttori con la divisione comune delle donne e dei beni tra i <<guardiani dello stato>>. Questi ideali venivano inoltre appoggiati e diffusi tra le sette pitagoriche,per poi ricadere in disuso con la Roma repubblicana. Concordo comunque sul fatto che siano posteriori alla democrazia(V sec. a.c. Atene,costituzione di Solone e poi di Clìstene) .
    proprio quest'anno ho studiato platone, ne ha scritte di stupidaggini
    non capisco come possa essere stato allievo di Socrate che invece era un uomo intelligente...

  7. #22
    Roma caput mundi L'avatar di Robert Blanc
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    Il Regno dei Morti
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    Citazione Adelferius
    proprio quest'anno ho studiato platone, ne ha scritte di stupidaggini
    non capisco come possa essere stato allievo di Socrate che invece era un uomo intelligente...
    La Repubblica è utopistica,è logico che sia una stupidaggine,comunque neanche a me Platone è piaciuto più di tanto,il suo lessico in greco è molto complicato,e la sua sintassi uguale . Ma in genere ritengo tutti gli ideali comunisti inattuabili : la divisione perfetta dei beni materiali tra varie classi sociali molto diverse tra di loro la trovo inconcepibile .
    IL sito ufficiale del campione giallorosso.


    DAJE FRANCE' !!!!

  8. #23
    vuole solo la juveh!1!1!! L'avatar di Vulcan Raven
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    Il comunismo non mi piace come concectto di base: chiunque DEVE avere il diritto di provare, di avere la possibilità di "sfondare" economicamente parlando. E se ci riuscissi, non vorrei mai dividerne i meriti col vicino di casa scansafatiche. Poi tutto nelle mani dello stato...
    e al cittadino medio cosa rimane?

  9. #24
    Adelferius
    Ospite
    Citazione Vulcan Raven
    Il comunismo non mi piace come concectto di base: chiunque DEVE avere il diritto di provare, di avere la possibilità di "sfondare" economicamente parlando. E se ci riuscissi, non vorrei mai dividerne i meriti col vicino di casa scansafatiche. Poi tutto nelle mani dello stato...
    e al cittadino medio cosa rimane?
    il comunismo non dovrebbe esserci , cosi' come tutti i partiti comunisti...

  10. #25
    vuole solo la juveh!1!1!! L'avatar di Vulcan Raven
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    Citazione Adelferius
    il comunismo non dovrebbe esserci , cosi' come tutti i partiti comunisti...
    su questo quoto. I need only Freedom. And nothing else matters

  11. #26
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    il comunismo pre marx credo non esista, anche perchè non esisteva il proletariato: la società antica greca e platone era un pochettino diversi, ma non moltissimo, direi quasi degli alieni per noi (e non dite che la nostra cultura viene da loro, perchè se 2148 anni non hanno cambiato nulla per voi...): in ogni caso anche solo pensare alle lotte comunali come qualcosa di anche solo vagamente simile al comunismo non avrebbe per nulla senso: sarebbe come dire che la seconda guerra mondiale siccome c'erano i partigiani è l'antecedente guerra al terrorismo.... e soprattutto non avevano nulla di classista, nulla sui mezzi di produzione, nulla sulla proprietà privata, quindi nessuna di quelle caratteristiche che ci permettono di riconoscere il comunismo....

  12. #27
    Utente L'avatar di BILBAO
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    2.040
    Come si diventa marxisti?...
    .
    Pier Paolo Pasolini...



    Come sono diventato marxista?
    Ebbene… andavo tra fiorellini candidi e azzurrini di primavera,
    quelli che nascono subito dopo le primule,
    – e poco prima che le acacie si carichino di fiori,
    odorosi come carne umana, che si decompone al calore sublime
    della più bella stagione –
    e scrivevo sulle rive di piccoli stagni
    che laggiù, nel paese di mia madre, con uno di quei nomi
    intraducibili si dicono “fonde”,
    coi ragazzi figli dei contadini
    che facevano il loro bagno innocente
    (perché erano impassibili di fronte alla loro vita
    mentre io li credevo consapevoli di ciò che erano)
    scrivevo le poesie dell’“Usignolo della Chiesa Cattolica”;
    questo avveniva nel ‘43:
    nel ‘45 “fu tutt’un’altra cosa”.
    Quei figli di contadini, divenuti un poco più grandi,
    si erano messi un giorno un fazzoletto rosso al collo
    ed erano marciati
    verso il centro mandamentale, con le sue porte
    e i suoi palazzetti veneziani.
    Fu così che io seppi ch’erano braccianti,
    e che dunque c’erano i padroni.
    Fui dalla parte dei braccianti, e lessi Marx.
    […]
    [da Poeta delle Ceneri in Bestemmia, Poesie disperse II
    Garzanti, Milano 1993]



    --------------------------------------------------------------------------------



    --------------------------------------------------------------------------------

    Angela Molteni
    “Andavo tra fiorellini candidi e azzurrini di primavera, quelli che nascono subito dopo le primule, – e poco prima che le acacie si carichino di fiori”, posso dire con Pasolini; avevo poco più di quindici anni e immaginavo la vita tutta rose e fiori quando incontrai la prima manifestazione della mia vita. C’erano molti uomini e poche donne che sfilavano con cartelli nei quali si chiedeva “lavoro e giustizia sociale”. Mi domandai perché dovessero andare per le strade a chiedere cose che a me pareva “naturale” avessero. A casa, chiesi a mio padre. Lui spiegò: “Ci sono quelli che hanno molto, anche il superfluo. E altri che non hanno niente, neppure il minimo per vivere. Ci sono quelli che hanno capitali, e mettono su fabbriche. E altri che in quelle fabbriche lavorano dieci, dodici ore al giorno. E ricevono un salario con cui sfamare a malapena la famiglia. Uno che lavora dieci, dodici ore al giorno ha solo il tempo di tornare a casa, mangiare un povero boccone e andare a dormire per essere pronto, l’indomani, a riprendere la lunga giornata di lavoro. Sono sfruttati, capisci?, la loro vita non gli appartiene più. E ogni tanto protestano perché qualcosa cambi, perché la loro vita migliori. Quando protestano, spesso, vengono cacciati via dai padroni, licenziati. Quelli che hai visto reclamavano un lavoro e il diritto di essere trattati come esseri umani, anziché come schiavi”. Erano parole, concetti semplici: capii. Poi andai oltre.
    Anch’io lavorai, lessi libri di storia, lessi Marx e vi ritrovai le verità dell’esistenza di tutti i giorni, mia e di quelli come me. E seppi che dovevo stare da una sola parte e ben fermamente. Certo, contro quell’altra parte, quella che accumulava sulla pelle nostra. E che quell’altra parte andava combattuta, con le unghie e coi denti, perché la piantasse di considerare sua proprietà anche gli esseri umani. Seppi di popoli che erano riusciti, che riuscivano a liberarsi dalla schiavitù: e cominciai a pensare che fosse possibile...

    Occorreva anzitutto credere, essere del tutto convinti che tutti gli uomini sono uguali, con pari bisogni e pari diritti. Era necessaria, poi, una grande unità con tutti gli altri come me: unità di obiettivi, di prospettive, di lotte soprattutto. E non bisognava cedere mai... né farsi incantare dagli strumenti che sottilmente “quegli altri” mettevano in campo. Né farsi sopraffare dalle prepotenze. E neppure lasciarsi intimorire dalle provocazioni o dalla repressione violenta. Occorreva sapere che non si poteva accettare la guerra, nessuna guerra Occorreva parlare, parlare e ancora parlare con quelli come me perché si rinfrancassero, trovassero il coraggio di ribellarsi, di opporsi a un padrone, a un potere arrogante e apparentemente onnipotente. Occorreva essere solidali, fattivamente non a parole, con i senza lavoro, con i senza casa, con i sofferenti, con i perseguitati, con i popoli bombardati... con coloro ai quali era stata sottratta perfino la dignità...


    Bisognava partire all’attacco dei privilegi e di coloro che ne godevano, impedire gli abusi e le speculazioni, lottare per l’affermazione dei propri obiettivi, per strappare case dignitose per le nostre famiglie, scuole qualificate per i nostri figli, ospedali che curassero adeguatamente i nostri malanni... Occorreva non concedere un attimo di tregua, affrontare di continuo “quelli là”, i padroni del vapore, rivendicando diritti e abbattendo privilegi. Bisognava comprendere e far proprio quel semplice concetto – tutti gli uomini sono uguali – che per me e tanti come me era il laico precetto da osservare a qualunque costo, che valeva l’intera Costituzione di un Paese: e farlo entrare nelle coscienze, in tutte le coscienze di quelli come me. Perché quelli come me potevano, dovevano farsi guidare solamente da questi imperativi: l’emancipazione, il progresso, la solidarietà, la lotta, la ripulsa delle armi e dei conflitti sanguinosi.
    .
    Così ho trascorso un’intera vita. Così continuo a vivere. Questo, per me, qui – dove vi è una parvenza di democrazia e quindi è improponibile rovesciare, spazzare via chi detiene il potere con una rivoluzione – è il comunismo.

  13. #28
    Utente L'avatar di BILBAO
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    Il marxismo è un errore atroce
    Perché non posso non dirmi anticomunista - IV
    di Stefano Doroni - 4 giugno 2004


    (seguito) Marx ha sbagliato tutto. A cominciare dalle previsioni sugli esiti certi della storia, sulla crisi inevitabile e l'altrettanto sicuro crollo della società borghese in favore dell'avvento del mondo comunista senza classi retto da un improbabile collettivismo. I difensori di Marx giungono a rendersi ridicoli di fronte a qualunque lettore o ascoltatore dotato di dieci grammi di intelligenza. Riescono perfino a sostenere che Marx sia stato un umanista, che abbia voluto liberare il mondo dalle catene del capitalismo, accusato di spingere, con la sua accumulazione progressiva, la classe lavoratrice fino alla rivoluzione.

    Qualcuno ha perfino detto che, siccome in lui individuale e collettivo coinciderebbero, la proprietà collettiva dei mezzi di produzione salverebbe l'individualità della persona umana (Manacorda). Si giunge perfino a dire che nella negazione della religione ci sia una grande pietà umana verso gli individui, ridotti a rimandare le loro aspirazioni di giustizia e riscatto ad una dimensione escatologica spirituale. In realtà per la persona umana Marx non ha nessun sentimento, nessuna attenzione: per lui l'individuo è un oggetto della produzione, è irrimediabilmente legato alla dimensione del lavoro, unico elemento che dà senso alla storia e alla vita. Il demone della produzione.

    Marx ha un concetto «dialettico» dello sviluppo della storia; e qui ci viene in aiuto Hegel, un tizio che, per chi ha studiato filosofia negli anni della scuola, ha significato ore di sudore che gocciola sul libro. Secondo Hegel ogni cosa si definisce passando per una sua negazione, dando inizio così a un processo di trasformazione che la porterà ad essere qualcosa di diverso alla fine. È il movimento perenne della storia, la vita stessa del mondo.

    Il fatto è che per Hegel al centro dell'esistenza dell'universo c'è lo Spirito, cioè la ragione ultima delle cose finite, concrete. Ogni oggetto si definisce quindi in quanto parte di un tutto, si concepisce il finito giungendo all'infinito. Per Marx tutto questo è inutile. Per lui esiste solo il finito, il materiale, l'organico, l'oggetto. Gli ideali, l'attività spirituale, la religione, l'arte, la metafisica, il diritto sono infatti solo «sovrastrutture», elementi secondari dell'attività umana, orpelli, lussi.

    Quello che conta è la «struttura», cioè l'attività produttiva, il lavoro. Perciò i rapporti umani che hanno un senso sono soltanto quelli economici, che si instaurano nel ciclo della produzione. La società ha sempre avuto una struttura derivata dai rapporti economici e, in base a questa sua natura, un carattere conflittuale. Si sono cioè sempre scontrate diverse «classi sociali», gruppi umani individuati in base alla loro attività e al loro ruolo. Sovrani e schiavi, nobili e borghesi, feudatari e servi della gleba, borghesi e proletari.

    Il movimento dialettico della storia (in senso hegeliano) sta nel fatto che una classe dominante (sul piano economico e quindi sociale), dopo la sua affermazione (momento della «tesi»), viene messa in crisi dal sorgere di una nuova classe figlia di un diverso contesto produttivo e capace di sconvolgere i preesistenti rapporti sociali (momento della «antitesi»), fino all'affermazione di un nuovo modello socio-economico (momento della «sintesi») che rappresenta un ulteriore gradino dell'evoluzione storica. La dialettica di Hegel, che si rifaceva ad un movimento spirituale, viene ridotta a dimensioni esclusivamente materiali ed economiche.

    Il pensiero di Marx è anche debitore della teoria dell'evoluzionismo di Charles Darwin (formulata nel 1859 nell'Origine della specie), secondo la quale la natura favorisce quegli organismi che meglio di altri si adattano a sopravvivere in determinate condizioni ambientali superando le difficoltà che tali condizioni presentano. In questo modo la natura «seleziona» gli organismi migliori, cioè più evoluti. Marx legge dunque la storia come un processo evolutivo «per gradi», da forme inferiori a forme superiori. Frederich Engels, compagno inseparabile di Marx per tutta una vita, nel suo discorso al funerale dell'amico, disse: «Come Darwin ha scoperto le leggi dell'evoluzione della natura organica, così Marx ha scoperto le leggi della storia umana».

    Ma queste leggi, nel marxismo, non regolano un evoluzionismo aperto, cioè praticabile all'infinito. Il cammino della storia per Marx ha un punto di arrivo: l'ultima trasformazione dialettica sarà infatti quella che, in seguito alla crisi definitiva del capitalismo, darà la stura alla rivoluzione proletaria. In seguito a questa sollevazione si instaurerà un periodo di governo autoritario, definito «dittatura del proletariato», che sfocierà nell'avvento della società comunista vera e propria: senza classi sociali, senza Stato. Una società, dunque, nella quale il principio stesso dell'autorità, il concetto delle istituzioni e delle leggi, della legalità stessa, sarà interiorizzato dagli uomini, che non avranno più bisogno di un ordinamento giuridico che ne disciplini la vita sociale. Tutti proprietari dei mezzi di produzione, per cui ciascuno padrone. L'uomo sarà libero, non ci saranno più sfruttati né sfruttatori; il paradiso sarà in terra, tutti godranno non secondo i propri meriti, ma secondo i propri bisogni.

    Insidioso inganno, richiamo pericoloso, meschino tranello per chi ha sete di giustizia. Non sarà infatti dissetato, ma ulteriormente tartassato proprio da quel nuovo sistema oppressivo nel quale aveva riposto le sue speranze. Senza conflitti la storia si ferma: i contrasti e le problematiche mettono infatti alla prova l'ingegno umano e l'impegno per risolvere i problemi fa progredire l'umanità. Ci sono miglioramenti e regressioni, progressi e infamie, successi e sconfitte, nella storia umana: ma questo cammino non ha fine, perché il suo traguardo è la perfezione, il cui possesso - in misure umane - è la sua ricerca.

    Qualcuno ha il coraggio di dire che l'avvento del comunismo è la nascita e non la morte della storia, mentre quella in cui viviamo adesso sarebbe una sorta di preistoria. E invece no. Il mondo comunista è la perfezione ridotta a dimensioni materiali: e nella perfezione, in cui tutti sono giustamente trattati e non subiscono torti da altri, non ci può essere sviluppo ma solo la ripetizione e l'autocompiacimento. Non è il paradiso ma l'ultima, la definitiva prigione della persona umana, intrappolata nelle maglie dell'egualitarismo che non propone più sfide all'uomo, ma lo costringe all'immobilismo, all'atrofizzazione dei suoi slanci vitali. L'«uomo sociale» marxiano è un fossile, è un uomo morto. La dottrina di Marx distrugge la persona, la nega nel momento in cui le promette l'inserimento in un paradiso artificiale in cui non potrà più riconoscersi per se stessa.

    buona lettura

  14. #29
    Roma caput mundi L'avatar di Robert Blanc
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    Citazione tito
    il comunismo pre marx credo non esista, anche perchè non esisteva il proletariato: la società antica greca e platone era un pochettino diversi, ma non moltissimo, direi quasi degli alieni per noi (e non dite che la nostra cultura viene da loro, perchè se 2148 anni non hanno cambiato nulla per voi...): in ogni caso anche solo pensare alle lotte comunali come qualcosa di anche solo vagamente simile al comunismo non avrebbe per nulla senso: sarebbe come dire che la seconda guerra mondiale siccome c'erano i partigiani è l'antecedente guerra al terrorismo.... e soprattutto non avevano nulla di classista, nulla sui mezzi di produzione, nulla sulla proprietà privata, quindi nessuna di quelle caratteristiche che ci permettono di riconoscere il comunismo....
    Non erano comunisti ,questo è vero ...però gli ideali comunisti sono stati proposti da loro(che comunque reputo essere i nostri più diretti antenati : senza i greci molte cose di adesso o non avrebbero senso o non esisterebbero,quindi la nostra cultura deriva direttamente da loro ).
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  15. #30
    Roma caput mundi L'avatar di Robert Blanc
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    Citazione Adelferius
    il comunismo non dovrebbe esserci , cosi' come tutti i partiti comunisti...
    E' stata la più grande calamità del '900,peggio,molto peggio di Hitler.
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