vorrei iniziare una discussione storica in cui parlare delle origini del proprio territorio cosi' magari da farlo conoscere meglio agli altri ,vorrei che si parlasse di storia locale ,magari dalle origini fino ai tempi moderni invito quindi tutti gli appassionati di storia (se ce ne sono),inizio io:
essendo foggiano(della provincia) parlerò dei Dauni (chiamati anche Apuli)
che qui' vivevano dal neolitico fino a ...adesso!
La Preistoria
La provincia di Foggia è abitata fin dai tempi più remoti della preistoria. Le prime tracce di insediamenti umani, rinvenute nel Gargano, risalgono infatti al Paleolitico. Alla stessa epoca è attribuibile Grotta Paglicci, nei pressi di Rignano Garganico; gli archeologi hanno qui rinvenuto, assieme a molti utensili ed oggetti lavorati, pitture parietali che raffigurano cavalli e mani umane, che secondo gli studiosi sono le sole, in Italia, che si possano sicuramente attribuire al Paleolitico.
Già nel Neolitico, la pianura ed il promontorio del Gargano si rivelano densamente abitati. Nell’arcipelago delle Tremiti è stata documentata l’esistenza di una comunità dedita all’allevamento degli animali. A Coppa Nevigata, nei pressi di Manfredonia, i progenitori del popolo dauno si dedicavano alla raccolta dei molluschi che proliferavano nelle lagune salmastre del litorale.
Il Tavoliere dovette essere certamente uno dei primi posti d’Europa in cui si sviluppò l’agricoltura, sintomo della nascita di una civiltà stanziale. I villaggi neolitici rinvenuti nella piana sono caratterizzate dall’esistenza di tracce che testimoniano il radicamento di una comunità civile che comincia ad adattarsi al territorio, e ad adattarlo alle sue esigenze.
Che questa civiltà fiorì rapidamente, è testimoniato dal rinvenimento (al Villaggio di Passo di Corvo, presso Foggia) di ceramiche e di una struttura residenziale che lascia pensare ad un insediamento di notevoli dimensioni, e di evoluta civilizzazione. Nel Gargano, sono state invece ritrovate numerosissime testimonianze del Campignano, periodo caratterizzato da utensili particolari come il tranchet, l’accetta ed il piccone. Di particolare interesse il rinvenimento a Grotta Scaloria, vicino Manfredonia delle tracce di un culto dell’acque.
Fotografie aeree scattate dai piloti della RAF durante la seconda guerra mondiale hanno documentato l’esistenza di ben 200 villaggi neolitici nella sola piana del Tavoliere.
Il mito di Diomede
In questa terra prospera, l’uomo comincia a scrivere faticosamente la propria storia, che presto sconfina nella leggenda, e nel mito.
La Daunia del primo millennio si estendeva dal fiume Tiferno (l’odierno Biferno) all’Ofanto, allora era ricca di fiumi e di acque. Secondo la leggenda, qui sbarcò esule Diomede che fondò Arpi, Lucera, Aecae, e poi sposò la figlia di Re Dauno, Drionide.
Nella piana del Candelaro, sono stati ritrovati i reperti archeologici più interessanti ed affascinanti di questo periodo, le stele daune, pietre funerarie custodite presso il Museo Nazionale di Manfredonia, che confermano l’esistenza di un solido rapporto con la civiltà ellenica.
La presenza di una cultura (che per alcuni studiosi giunse ad essere addirittura un culto) legata all’eroe greco è testimoniata anche dalla toponomastica. Diomedee vengono definite le Isole Tremiti (dove le notti d’estate fanno sentire la loro voce alcuni particolarissimi gabbiani, definiti “diomedee”: secondo la leggenda sarebbero i lamenti dei compagni di Diomede, che piangono il loro amico morto). Con l’appellativo di Campi Diomedei è stata invece definita per molti secoli la parte nord-orientale del Tavoliere.
Con l’inizio della civiltà classica, troviamo quindi una civiltà ed un’economia fiorente, soprattutto nella pianura.
La Capitanata romana
Tra questa e le prime balze del Gargano e dei Monti della Daunia sorgevano almeno sette città. La più importante, a qualche chilometro dall’abitato dell’attuale Foggia, fu Arpi. Varrone parla di un’ottima razza di cavalli che vi veniva allevata. Sembra che la cinta muraria si estendesse per circa nove chilometri. Ad ulteriore conferma dell’importanza economica che la città dovette avere vi è il ritrovamento di numerose monete che venivano coniate in loco, fino all’epoca bizantina.
Siponto era il porto di Arpi, e sempre sul mare, un po’ più a sud, sorgeva Salapia (vicino all’attuale Zapponeta). La città sarebbe stata abbandonata nel 29 a.C. e ricostruita all’interno per l’abbassamento del litorale mentre all’incrocio tra la via Aurelia e la via Traiana - a conferma di come sullo sviluppo delle città abbiano decisamente influito le vie di comunicazione - c’era Herdonia, il cui parco archeologico rivela ancora oggi una notevole prosperità. D’incerta collocazione è Ceraunilia ( sarebbe l’attuale Cerignola), mentre tra la piana e le colline daune erano attestate Aecae, l’attuale *****, e Luceria. Quest’ultima è tra le città più ricche e fiorenti: risale all’epoca romana lo splendido anfiteatro che ancora oggi ospita pubblici spettacoli. I reperti custoditi nel Museo Civico ci mostrano una bella Venere di ispirazione policletea e monete coniate in loco.
A nord, invece, sul fiume Fortore c’era Teanum Apulum, nei pressi dell’attuale S.Paolo Civitate. Municipium romano, e passaggio obbligato delle greggi che dall’Abruzzo venivano condotte a svernare nella Piana, era qui che probabilmente venivano consegnate le locazioni, ovvero i pascoli. Lo stesso toponimo Tavoliere è in qualche modo legato alla pratica della transumanza: le terre a pascolo erano infatti accatastate nel Tabulario, l’archivio romano.
Sulle coste garganiche, si succedevano invece Matinum, l’odierna Mattinata, Vieste, Uria. La romanità conferma, insomma, l’idea di un territorio popoloso ed operoso, e non dedito esclusivamente, come hanno ritenuto alcuni storici, alla pastorizia.
La diffusione del pascolo non impedì comunque lo sviluppo dell’agricoltura e della zootecnia. Le terre del Tavoliere sarebbero diventate infatti di lì a poco teatro di guerre tanto incerte quanto sanguinose, sia per essere ubicate in una posizione strategica, sia per essere ricche di cibo e di provviste.
Minacciate dai sanniti, Herdonia e Lucera diventano alleate dei Romani (Lucera ne diventa colonia dal 314 a.C.). A seguito della guerra tra Roma e Taranto e l’alleanza di questa con Pirro, Ascoli Satriano ospitò una delle più terribili battaglie dell’antichità. Nel 278 a.C., il re epirota inflisse ai Romani una pesante sconfitta, dovendo tuttavia accusare perdite tali che lo indussero a ripiegare su Taranto. Quattro anni dopo, il re greco veniva irrimediabilmente sconfitto presso Benevento.
Ma per i Dauni non ci sarà pace. Per loro sembra innescarsi una costante che li accompagnerà fino ai nostri giorni: la favorevole posizione di questa terra, ne fa, sì, un naturale crocevia di civiltà e di cultura, ma al tempo stesso lo rende un naturale teatro di guerre e di scontri.
Nel 217 a.C. è la volta di Annibale. Il condottiero cartaginese si accampa presso Bovino. I Dauni restano fedeli a Roma e riescono a respingere le truppe nemiche nelle montagne appenniniche. Ma le necessità di vettovagliamento inducono Annibale a tornare nel Tavoliere, dove il 2 agosto del 216 a.C. infligge ai Romani una gravissima sconfitta.
Non c’è certezza sull'esito esatto di questa battaglia, che la tradizione colloca a Canne, sull’Ofanto. Secondo importanti ricerche condotte dal dott. Mario Izzo, un medico con la passione di archeologo, la battaglia si sarebbe in realtà svolta nei pressi di Castelluccio Valmaggiore. In ogni caso, Annibale ha spesso trasformato la provincia di Foggia in terra di scontro con i Romani: ad Herdonia, si svolsero due battaglie, e sempre con esito favorevole all’africano.
Ma con la successiva e definitiva sconfitta dei cartaginesi, la situazione politica si assesta: la Daunia diventa interamente romana e tale resta per tutto il periodo di fulgore dell’Impero.
La crisi medievale, tra Bizantini, Longobardi e Normanni.
Con la crisi imperiale, la Puglia, per la sua vicinanza a Bisanzio, diventa uno dei teatri più frequenti della guerra tra le truppe germaniche che intendono sottomettere l’Italia e l’esercito bizantino che invece vuol difendere quel che resta dell’antica supremazia imperiale. Il Tavoliere e l’Appennino Dauno diventano terra di conquista, di razzie. I Goti di Totila radono al suolo la più brillante e fiorente delle colonie romane, Arpi. Le altre città della pianura, Teanum e Herdonia sono del pari travolte. Per tutte inizia un declino che si concluderà con la loro estinzione. Più tardi, ai Goti si sostituiscono i Longobardi, che sul finire del VII secolo, conquistano praticamente l’intero territorio pugliese, alternandosi a più riprese nel dominio sul territorio, con i Bizantini, senza che mai si giunga ad una soluzione definitiva.
Ma la guerra è guerra, e porta a conseguenze disastrose per i centri dauni; Lucera viene distrutta nel 663, e i superstiti sono costretti a rifugiarsi a Lesina. Anche Aecae conosce la distruzione.
Il solo baluardo resta il Gargano, con Sipontum e la nuova città di Monte S.Angelo, sorta nel V sec. dopo la prodigiosa apparizione dell’Arcangelo Michele ed il cui Santuario diventerà di lì a breve un punto di riferimento per la cristianità di tutto il mondo. Il primato politico e religioso dell’Arcivescovo di Manfredonia, e la posizione tutto sommato periferica della città di Siponto rispetto agli scenari della guerra, salvano il Gargano e forse contribuiscono anche alla nascita di San Severo, il cui toponimo si riferirebbe ad un governatore locale, convertito proprio dall’Arcivescovo di Siponto. Il Santuario verrà eretto monumento nazionale dai Longobardi, evidentemente profondamente suggestionate dalle assonanze tra l'Arcangelo e le divinità nordiche.
Per raggiungerlo, i Longobardi costruiranno o miglioreranno le strade esistenti, dando vita alla “Via Sacra Longobardorum”, lungo la quale nacque Rignano Garganico.
L’altomedioevo descrive insomma una situazione incerta, in cui dominazioni e dominatori si succedono senza che sia mai possibile trovare un equilibrio duraturo.
Ad assicurare delle prospettive di sviluppo civile, ci pensa tuttavia il potere religioso. Durante l’XI ed il XII secolo, gli ordini monastici colonizzano ampie zone del territorio. Abbazie e conventi sorgono un po’ dappertutto. Essi erano già saldamente presenti a San Marco in Lamis, con il Convento benedettino di S.Matteo fondato nel 589 e con S.Maria di Calena, a Peschici, fondato da Ludovico II nell’872.
Tra le badie più potenti, quella di Pulsano, nei pressi di Monte S.Angelo, e quella delle Tremiti, che data la sua particolare posizione riuscì anche ad assicurare la costante difesa dell’arcipelago. Nuovi insediamenti civili sorsero proprio grazie all’opera di colonizzazione religiosa: è il caso di Casale Trinità, l’attuale Trinitapoli, affidato alle cure della Badia di Trinità della Cava, sorto nel 1106.
Simbolo dell’importanza della penetrazione della chiesa, è forse *****, città guelfa per eccellenza. Nel 1093 viene avviata la costruzione del Duomo, ritenuto da molti studiosi come il più bell’esempio di monumento romanico pugliese, che sarà condotto a termine nel XIII secolo, proprio quando gli abitanti di ***** ingaggeranno con Federico II un braccio di ferro, che si concluderà con la distruzione delle mura, e la perdita del primato che ***** aveva avuto fino ad allora sul resto della provincia.
Intanto, attorno all’anno Mille, inizia un movimento di ritorno verso le città abbandonate.
All’inizio del secondo millennio, Lucera e ***** vengono rifondate, mentre l’inarrestabile declino di Arpi porta alla nascita, non molto lontano dal sito della vecchia città romana, di Foggia.
E mentre le città si ripopolano, nel conflitto tra Bizantini e Longobardi comincia a profilarsi una svolta. Nel 1009 Bari si ribella ai bizantini, ma la rivolta viene presto sedata e il suo capo, Melo, è costretto a fuggire e a trovare riparo nel Gargano. Qui, il condottiero barese si incontra con un gruppo di Normanni, venuti in pellegrinaggio a Monte S.Angelo per onorare l’Arcangelo Michele.
Nasce così, all’ombra dell’Arcangelo, un’intesa strategica che avrebbe favorito la calata normanna in Puglia e nella Capitanata. Appoggiato da Papa Benedetto VIII, Melo si ribella nuovamente ai Bizantini che sconfigge a Civita, presso l’attuale S.Paolo Civitate.
Ma i Bizantini reagiscono e presto riescono a riprendere il sopravvento. Perché la rivolta di Melo abbia definitivamente successo è necessario che i Normanni scendano direttamente in guerra contro i Bizantini. Melo muore dopo aver ottenuto dall’imperatore tedesco Enrico II la promessa di un'alleanza contro i Bizantini. Ed effettivamente Enrico II scende in Puglia, ma, fermato dal lungo ed improduttivo assedio, è costretto a rinviare i progetti di invasione.
I Normanni, stanziati in Irpinia, iniziano così un’opera di penetrazione non solo militare, ma anche politica. Convincono molte città, a divenire loro alleate, concedendo ad esse una certa autonomia ed indipendenza e le città accettano volentieri, attratte dalla speranza della pace.
Ai Normanni si oppose Papa Leone IX che però venne duramente sconfitto e catturato a Civitate. Sembra che sia stato proprio l’umano trattamento riservato dai Normanni al pontefice prigioniero ad ammorbidire i rapporti tra questi ed il Papato e a spianare la strada verso la loro totale affermazione. Il Papa li dichiara “vassalli” della Chiesa.
Roberto il Guiscardo viene proclamato da Papa Nicolò II “duca della Puglia”.
Ma la speranza della pace si rivelò ben presto effimera. L’intera regione, forte anche dell’appoggio del Papa e dell’imperatore tedesco Lotario II, si ribellò a Ruggero II che fu costretto a riconquistarla con le armi.
A pagare un duro prezzo per questa instabilità politica fu soprattutto l’Appennino Dauno, puntualmente devastato. Nel 1137 l’antica e fiorente città di Montecorvino venne saccheggiata e distrutta e i suoi abitanti in fuga dettero vita a Pietra Montecorvino e Motta Montecorvino.
La Capitanata assiste poi alle complesse vicende dinastiche dei Normanni, che si concludono con il matrimonio tra Enrico VI di Svevia e Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero II, matrimonio dal quale nasce Federico Ruggero, che più tardi sarebbe diventato l’imperatore Federico II. È l’avvento degli Svevi, che coincide per la provincia di Foggia con uno dei periodi di maggiore interesse fulgore storico.Infatti Federico II elegge Foggia a sua sede imperiale e vi fà
costruire un palazzo ,l'imperatore soggiorna anche in altri centri dauni , nel castello di Cerignola si reca a Lucera ...
continua...