SOLDATO JOHN KERRY A RAPPORTO!
[…] Il restare abbagliati da un volto, da un nome, da uno slogan è specialità della sinistra italiana, sempre alla ricerca di qualcosa dove appendere la loro frusta gabbana. Ma dico: se lo ricorda il fandango progressista inscenato dalla vittoria di Tony Blair, con tutti i Veltroni e i D’Alema in bombetta che gli scodinzolavano attorno? E il grottesco trionfalismo, le sambe, le processioni in Brasile per festeggiare l’elezione di Lula – il presidente obrero, operaio – che avrebbe dovuto cambiare non solo il volto del Sud America, ma del mondo intero? E’ finita che del primo non dicono che peste e corna, del secondo preferiscono tacere, imbarazzati. Ora tocca a Mister Kerry essere elevato, da una classe politica ed intellettuale sena più un0idea, senza più un progetto, a personificazione del “cambiamento”, d’una planetaria virata a sinistra, perché i nostri progressisti giurano che se alle imminenti elezioni americane vincesse di nuovo Bush il mondo cadrebbe nell’oscurantismo, la pace mondiale sarebbe definitivamente compromessa, miliardi di persone morirebbero di fame e di sete ed a trionfare sarebbe solo il fascismo. Se invece dovesse vincere Kerry l’allarme terrorismo finirebbe in cantina, le borse registrerebbero un rialzo dopo l’altro, tutti avrebbero cibo e acqua in abbondanza, cesserebbero le ingiustizie, si chiuderebbe il buco nell’ozono e la pace universale regnerebbe sul pianeta Terra. C’è però da dire che sulla pace ed il pacifismo Kerry sta dando ai Veltroni, ai Pecoraio Scanio, ai Prodi e ai Fassino qualche non trascurabile grattacapo. Perché il candidato democratico alla presidenza della superpotenza americana ha fatto presto ad accorgersi che il pacifismo è roba di pelle, una grattatine e passa. Nel senso che lì per lì a uno gli viene di gridare “pace, pace!”, ma quando il gioco si fa duro capisce che “pace, pace!” significa solo prenderle, spesso di santa ragione. E a nessuno, se non a certi mamozi e mamozie girotondisti piace buscarle.
Così che Kerry, dopo una folgorante stagione pacifista al ritmo di fare l’amore non la guerra, “not in my name” e tutte quelle belle cose lì, si è riscoperto patriota soldataccio, tanto da presentarsi ai comizi scattando sull’attenti, facendo il saluto militare e proferendo, neanche fosse Totò: “soldato John Kerry a rapporto!”. Che è poi la stessa abiura professata, all’incontrè, dal bardo del pacifismo italiano, il molto radical-chicchettone Furio Colombo, direttore dell’Unità, il quale scriveva nel 1991 che “il pacifismo è la cosa più strana del mondo”, laddove persone legate esclusivamente al mito della “eliminazione dei nemici”- tra cui ci sono sempre gli Stati Uniti- intendono accreditarsi come guide del movimento per la paxe” Grande Colombo, salta come un canguro, ma sempre fuori tempo.
[P. Granzotto, Il Giornale,Lunedì 30 agosto 2004]