Ecco qui una storia nuova. Come è mia abitudine, non è una storia umoristica, non è una storia allegorica o una storia moralistica. Semplicemente è una storia. Riconosco che il topic è lungo (è appena il primo capitolo) ma sarò soddisfatto se anche una sola persona rispondesse e mi desse un parere.
STORIA DI UNA CAVALIERE E DI UN FARABUTTO
ANNO 784 del NUOVO PERIODO, ETA' LIBERA
CAPITOLO 1
Era una giornata nuvolosa. Nembi minacciosi si avvicinavano lenti da Est, grondandi grigia pioggia.
Nello Sbarramento numero 1 nessuno prestò molta attenzione al clima. C'erano problemi maggiori che un pò di pioggia
sulla tunica. Ser Arthur Voyiagher, nella sua candida divisa da ufficiale maggiore, scrutò i suoi uomini con sguardo attento,
come sempre faceva. Quel buio giorno tre lord attendevano le truppe di lord Khash Rkk'or, provenienti dalla regione di Kòr, "la zona
fredda della Terra". Lord Staffer e lord Reidos della famiglia Rendos e lord Arthur Handros dell'omonima famiglia avanzarono sui
loro destrieri. Sui pennoni attaccati alle selle dei cavalli, gli stendardi schioccavano a causa del forte vento.
I primi due emblemi rappresentavano una spada grigia contornata da fulmini rossi, il terzo stendardo due armi da fuoco incrociate.
Portavano tutti e tre delle cotte di maglia leggera, ma era evidente che nessuno di loro ci fosse molto abituato. Sopra le
cotte di maglia indossavano corte tuniche bianche con sopra dipinto i rispettivi emblemi. Dietro di loro la compagnia Voyiagher, comandata
dall'ufficiale Arthur, contava 200 uomini modestamente equipaggiati. "Sembra proprio che questi lord non abbiano mai indossato una qualche
specie di armatura. Tutto l'inverso di Khash Rkk'or. Si dice che durante le guerre della sua regione lui sia sempre stato all'avanguardia, che si
affrontino Uomini o Demoni" Pensava Arthur Voyiagher. "Quello si che è un lord! Un lord e un comandante di un esercito! Che sinergia
perfetta! Non come questi due fantocci che mandano uomini a combattere le proprie guerre mentre leggono un libro nella loro bella camera da
nobile." Si riferiva ai due Rendos, che a malapena sapevano impugnare una spada o caricare un'arma da fuoco. Handros era di ben diversa
fattura. Aveva nobili origini, ma sapeva cavalcare in modo magnifico ed era un tiratore eccezionale, più con il fucile che con l'arco.
"I randos vogliono dare a vedere che sono al pari di Rkk'or, ma non è così, e lo scopriranno ben pres..." venne interrotto.
<<Tu, qui, ora!>> comandò Reidos Randos. Ser Arthur si avvicinò, cavallo e tutto, al lord, il quale lo scrutò da capo a piedi. <<Dammi la spada>>.
Arthur non comprese. <<Prego?>> disse <<Le vado a chiamare uno scudiero?>>. Il lord gli diede una di quelle occhiatacce come per dire
"ma sei stupido o cosa?". <<Hai bisogno di uno scudiero per darmi la spada?>>.
<<No, è che..>> "Non è compito mio fornire le spade a degli innetti lord come te...", penso, ma questo non lo disse. Piuttosto estrasse
la spada dall'elsa e gliela pose dalla parte dell'impugnatura. "Non ringraziare, mi raccomando" e difatti non ringraziò, come se Ser Arthur
Voyiagher fosse il più innetto e il più infimo degli scudieri. <<Questo dovrebbe far tremare il nostro amico del freddo, insieme alle armature che
indossiamo e all'esercito qui dietro>> disse ai suoi regali compagni agitando la spada. "Che idiozia.." pensò invece Arthur.
L'esercito del freddo arrivò poco tempo dopo il tramonto del sole. Non che cambiasse qualcosa... "Grigio prima, grigio ora" Pensò Arthur Voyiagher.
"Fra poco dovrebbe calare una bella pioggia rinfrescante". Appena gli uomini in cima allo sbarramento 1 videro l'arrivo di Rkk'or,
i lord e la piccola compagnia di soldati si posizionarono appena fuori dalla maestosa barriera. Gli sbarramenti erano delle enormi costruzioni edificate
nei punti "caldi" della Terra al Centro. Lo sbarramento numero 1, il più antico, serviva in anni tremendamente remoti a proteggere i popoli della cosiddetta
"terra verde" da quelli della regione di Kòr, quando le razzie al sud erano ancora molto frequenti. Nessuno sa dire di preciso in quale secolo fu eretta, tant'è
arcaica la costruzione. Lo sbarramento numero 2 si trova nel centro del territorio abitato dagli Umani. Molti abili studiosi sono portati a credere
che sia stato progettato giusto qualche anno dopo l'edificazione del primo. Lo scopo era quello di proteggere anche i territori più meridionali
dall'attacco dei Khared, il popolo di Kòr. Lo sbarramento numero 3 è tutt'altra storia. Venne edificato nell'anno 743 e lo scopo è ancora oggi
quello di difendere tutta la razza umana dagli attacchi dei Demoni, che dimorano tutt'ora nell'ignoto est del Mondo.
Dilaniata dai continui attacchi di questi esseri infernali, lo sbarramento 3 è, negli anni in cui è ambientata la nostra storia, prossimo a cadere.
"Ma che bella compagnia!" Pensò Arthur vedendo i diecimila uomini splendidamente equipaggiati dell'esercito di Rkk'or, qualcuno a cavallo, qualche altro appiedato. "Ai nostri lord
devono tremare le ginocchia". Lord Khash Rkk'or fece fermare i soldati e si fece avanti sul suo destriero bianco come la neve. L'emblema della casa
Rkk'or era un' ascia nera sopra un candido sfondo. Rkk'or appariva brutale. Non era altissimo, come tutti i suoi uomini, ma era... "massiccio" Pensò Arthur.
"Uno di quelli che per buttarli giù devi colpire quattro o cinque volte. Con una spada a due mani. In testa..".
<<Io.. VI SALUTO>> Rombò Rkk'or con il suo timbro martellante. <<...miei lord>> Aggiunse con una certa difficoltà.
La lingua del Nord era completamente diversa da quella del resto del mondo, ed era anche tremendamente semplice. Per questo ogni Khared
che volessea imparare il linguaggio comune doveva compiere sforzi non indifferenti.
<<Salve, lord Rkk'or. Hai di fronte lord Arthur Handros della famiglia Handros e i lord Staffer e Reidos della famiglia Rendos.>> Fu Arthur Handros a
parlare. <<Io sono lord e protettore della valle a est di Ledus, dove il dolce specchio del fiume Inyagara bagna le confortevoli sponde del mio regno. Lord
Staffer è invece...>> <<Ferma! Io non sono qui per perdere tempo>> Tuonò Rkk'or. La sua voce raschiante mise tutti a tacere. Non che ce ne fosse stato
bisogno. Quel giorno i due eserciti si sarebbero uniti per poi andare ad affrontare i demoni a est, o qualcosa del genere. Non molti avevano voglia di
parlare, e la tensione era palpabile. Rkk'or era sempre pronto all'ira e lo allietava particolarmente alzare la sua micidiale ascia da guerra, la cosiddetta "Doppia Faccia" che impugnava ovunque
andasse. <<Bene. Come volete, Lord Rkk'or. Oggi è un gran giorno>> Inizio Lord Staffer. Proprio in quel momento sbucarono, dal baraccamento adibito a
prigione, sul lato orientale, due guardie con un uomo tra loro. Aveva le braccia incatenate dietro la schiena da pesanti bracciali di ferro. Doveva avere vent'anni, e arrancava faticosamente sul terreno.
"Povera anima... devono giustiziarlo..." pensò Arthur mentre osservava la sua ultima marcia di morte.
Stavano difatti portando il giovane nella guarnigione più occidentale, la "sala delle sentenze". Il lord continuò il suo vuoto discorso, quando venne
interrotto da alcune urla. Non ci fu nessuno che non si fosse girato a guardare. Alcuni risero. Il giovane in catene stava cercando disperatamente di
fuggire lontano dalle guardie, quanto più veloce gli fu possibile. E non era poco, notò Arthur. Il ragazzo era svelto di piede, ma la sua speranza
era ovviamente una presa in giro. In meno di un battito di ciglia la sua corsa terminò. Due guardie armate di spade gli si erano parate
davanti. Un gesto coraggioso, senza dubbio, ma alquanto inutile. I soldati che se l'erano lasciato sfuggire gli si rimisero ai lati, deridendo quella
buffa prova di coraggio.
Bastò un secondo. Più tardi Arthur si ricorderà del vento che ululava sempre più imponente, una goccia che gli sfiorò il naso, le grida delle guardie e i lord infastiditi.
Il giovane tentò ancora, di nuovo! Sfuggì, proprio come prima, dalla molle presa dei due soldati ai lati, e si mise a correre più svelto che poteva verso
l'uscita dello sbarramento. Stavolta nessuno fu tanto lucido da fermarlo, e con uno spintone, mani ancora incatenate, fece cadere di lato
una guardia e continuò la sua disperata fuga. Tutti urlarono, Rkk'or rideva senza vergogna e le due inutili guardie si diedero occhiate colpevoli. Ma i lord non la presero bene.
<<MALEDIZIONE!! TU, UFFICIALE, VA' SUBITO A PRENDERLO!!!>> Sputò Staffer indicando Arthur Voyiagher. <<Voglio la sua testa sulla mia mano! Corri!>> sbraitò come un matto
sentendo il lord del freddo ridere alle sue spalle. Ser Arthur Voyiagher era abituato a eseguire qualsiasi ordine impartitogli da un lord,
e questo non faceva eccezione. Prese una spada di un cavaliere della sua compagnia a caso e si mise a correre. Notò che il fuggiasco non aveva fatto molta strada, e la sua catena lo rendeva meno veloce di quanto
avesse potuto realmente essere. Notò anche che nessuno si era lanciato all'inseguimento per fargli spalla. In ogni caso l'aveva quasi raggiunto.
Il ragazzo cadde, e Arthur allungo una mano per afferrare la sua lercia maglia, quando il giovane si rimise rapido in piedi e continuò la fuga.
Arthur sembrava sempre più vicino, eppure impiegò circa otto o nove minuti di corsa disperata primo di acciuffarlo. Quando il fuggitivo inciampò una seconda volta fu l'ultima.
Arthur lo afferrò e gli puntò la spada alla gola. Il giovane si giro con le spalle a terra, e si rese conto che la sua corsa era davvero terminata.
<<Come ti chiami?>> Domandò ser Arthur con aria gelida, com'era abituato a fare con i farabutti.
<<Nicolas Lannior... ser>> disse con tono irrisorio il giovane. Aveva una irritante voce esile e acuta come una donnina. I suoi capelli neri erano
un groviglio di sporcizia e sudore. Lo sporco di terriccio copriva un volto tuttavia anonimo, con rosse guance che risaltavano sulla
carnagione pallida del giovane. Iniziarono a cadere sottili gocce di pioggia. Il rumore metallico dell'acqua che si infrange sul metallo disperdeva le parole del cavaliere che fu costretto ad urlare.
<<Nicolas Lannior, sei stato condannato a morte da un distretto della guardia di una qualche regione sotto il controllo di un qualche lord della Terra al centro. Qual'è il motivo?>>
<<Ser...>> iniziò calmo il ragazzo <<Vuoi la versione pulita o quella sporca?>>.
Arthur lo squadrò senza lasciar trapelare nessuna emozione. O almeno ci provò. La pioggia iniziava a cadere rumorosamente.
<<Parla>>, disse infine.
<<Ho stuprato una donna fino a farla morire e poi ho lasciato il suo corpo in pasto ai corvi>> sogghignò. <<Questa è la versione pulita. In realtà
con una lama le ho tagliato le braccia dall'articolazione del gomito. Poi l'ho violentata mentre urlava di dolore, infine le ho tagliato il collo e ficcato il pugnale dritto nella
bocca. Ovviamente non l'ho sepolta, e alcuni cani si sono sfamati con i suoi seni. Questa è la versione sporca. Sporca come la realtà.>> concluse ridendo.
Arthur era esterrefatto. Avvicinò la spada alla gola di quell'infimo essere, e si guardò intorno, rendendosi conto che nella fuga
erano arrivati ad un nero boschetto. "La foresta a ridosso del muro", veniva chiamato. Ma non aveva molta importanza, in realtà.
<<Secondo il potere conferitomi dai cinque lord, dalle cinque regioni e dall'Entità luminosa, sono in facoltà di poter eseguire la tua esecuzione
qui e subito.>>
<<Va bene...>> disse Nicolas, senza sogghignare. Ora sembrava davvero che avesse paura della morte. Come tutti gli Umani. "Perchè anche lui è
un essere dell'Entità luminosa, in fondo. Anche lui, da qualche parte, ha il cuore di un uomo" pensò Arthur. Gli occhi neri del ragazzo si posarono sulla lunga lama.
Per l'ultima volta valutò la sua condizione, e decise che tentare la fuga gli avrebbe inflitto una morte ancora peggiore dell'esecuzione alla gola, solitamente
veloce e rapida come una saetta. Sempre con l'arma in posizione di esecuzione, Arthur chiese, lasciando per qualche attimo la sua veste formale di
guardia dell'impero <<Perchè hai provato a fuggire? Era logico che qualcuno ti avrebbe acciuffato senza problemi. E' naturale. E' stata una fuga
inutile.>>. Nicolas lo guardò dritto nelle pupille degli occhi, e tornò a sogghignare...
-fine primo capitolo-