Per la popolazione che vive nella regione del Meru, il territorio dell’Africa equatoriale più colpito dalla siccità,fratel Argese è Mukiri, “l’uomo del silenzio”. Attorno all’affollata missione di Mukululu, a nord-est del Kenya, la pioggia era una benedizione di Dio contro il flagello della sete millenaria. Per combattere quella siccità, l’uomo del silenzio ha realizzato un miracolo italiano di ingegneria idraulica. Ha intuito che gran parte delle gocce depositate all’alba sugli steli d’erba nella foresta di felce arborea erano il frutto della condensa che si crea per lo sbalzo termico fra notte e giorno, ha osservato che quelle gocce trasudavano anche attraverso le pareti di muschio del gigantesco vulcano spento di Nyambene. E lì ha scavato gallerie nel ventre della montagna, per ricavare sul pavimento un fiume d’acqua purissima da incanalare in un acquedotto lungo 270 chilometri. In un’area di 450 chilometri quadrati, la terra irrigata produce 8 milioni di litri d’acqua che consentono a 250 mila persone di bere, lavarsi, vivere senza dover sperare nelle piogge abbondanti.
Giuseppe Argese,72 anni, originario di Martina Franca, provincia di Teramo, è un missionario laico della Consolata partito da Torino per l’Africa nel 1957, con un diploma da tecnico preso per corrispondenza all’Istituto Svizzero: pensava di costruire chiese, è diventato capomastro di Dio per realizzare l’acquedotto di Toru, impresa geniale di un laico che ha fatto scalpore nel mondo. Con l’aiuto delle popolazioni locali, fratel Argese ha incanalato quelle gocce di condensa in tubi di ferro e Pvc per trasportarle in un bacino naturale, poi ha realizzato condotte, diramazioni, collegato rubinetti, creato punti di rifornimenti come distributori di benzina. E attorno a quelle fonti hanno socializzato e sono cresciute le popolazioni. Un lavoro tenace, mai interrotto.
La missione acqua è compiuta, ma non conclusa: procede grazie alla forza di un uomo di poche parole, nominato “Servitor Pacis” dall’Onu nel 1999, convinto che dove c’è acqua arriverà il progresso. Presto, al posto dei vecchi gruppi elettrogeni a gasolio, arriveranno due piccole ma potenti centraline elettriche alimentate ad acqua e donate da un’azienda piemontese (Irem), mentre ogni moneta offerta da chi si rifornisce al distributore contribuirà alla manutenzione del grande acquedotto di Mukiri. Crescerà il bacino di raccolta dove l’acqua si libera dell’anidride carbonica per caricarsi di ossigeno e sfocia in una grossa vasca da due milioni di litri. Crescerà la diga con le pietre che gli uomini e le donne del Meru trasportano con carriole per costruire il muro che arginerà una vasca sempre più ricca. E crescerà il raccolto, cibo per le popolazioni.
Latitudine e altitudine hanno aiutato l’uomo del silenzio in questo territorio dalle dimensioni di un piccolo Stato europeo. Sono preziosi anche i monsoni, che oscurano le montagne con nuvolosi neri. La fitta nebbia che avvolge la notte si dissolve all’alba impregnando come spugna la parete verso l’Oceano Indiano del vulcano spento di Nyambene che fratel Argese ha trasformato in risorsa vitale. Geo & Geo dedicherà in autunno a quest’impresa straordinaria un documentario.
Racconta padre Adolfo de Col, altro missionario della Consolata che ha vissuto in Kenya 18 anni: “Prima della nascita dell’acquedotto le donne partivano al mattino per arrivare, dopo chilometri e chilometri di cammino, ai pochi fiumi fangosi dove attingere. Dormivano lì la notte, al mattino riempivano contenitori da 20/25 litri e tornavano a casa con i rifornimenti sulle spalle”.
Quarant’anni dopo il suo arrivo in Kenya, oggi la rete idrica tocca villaggi e campagne. Raggiunge anche l’ospedale pediatrico di Toru, retto dalle suore del Cottolengo e fino a pochi anni fa privo di rifornimenti d’acqua. Attorno ai rubinetti sono nati mercati, villaggi, un inizio di attività commercial. E dove un tempo c’era solo siccità, adesso si vedono piccole cascate. M.A.
Vi ho riportato quest’articolo estrapolato da Specchio, perché è grandioso il lavoro svolto da quest’uomo. Sicuramente ha cambiato il modo di vivere di questa gente, che gli sarà grata per sempre. Complimenti!