Una città non bastava. Tommy Vercetti in questo momento si starà rodendo dall'invidia, nel piccolo recinto di Vice City. Grande, ricca, ma pur sempre una città. Eppure Tommy Vercetti non avrebbe potuto affrontare San Andreas. Per San Andreas ci vuole il fisico, e nei dieci anni che separano i due titoli il nostro Tommy avrà messo la pancetta, mentre per San Andreas ci vogliono le larghe spalle di CJ: San Fierro, Las Ventura e Los Santos sotto passeranno le suole del nostro anti-eroe. E ben presto si macchieranno di sangue.
Non perderò molto tempo per descrivere questo personaggio. E' un personaggio amorfo, fatto di pongo, perchè saremo noi stessi a deciderne l'aspetto e le peculiarietà. Ho parlato di larghe spalle prima? Beh... ho mentito. Carl è un tipo mingherlino, ma ore di pesi in palestra lo plasmeranno miracolosamente in un massiccio Adone nero. E potrete donargli il taglio di capelli che più vi aggrada, passando per i barbieri dello stato. Così come lo porterete a fare shopping per i negozi, degradando il nostro CJ a mero bambolotto da vestire, Ken di colore per una Barbie in cerca di avventure esotiche. Oppure potrete riempirvi di tatuaggi, creando un carrozzone ambulante freak di cattivo gusto: il vostro.
Tommy non avrebbe apprezzato. Ma CJ non ha un gran carattere: vi basti sapere che è un codardo, Carl Johnson il codardo. Fuggito dalla sua città natale, dal suo quartiere, dalla sua banda. Dopo un esilio volontario torna in città per fare visita alla mamma. ma probabilmente non fosse stata morta CJ sarebbe rimasto a godersi la sua Liberty City. Eppure Carl è tornato, ed è nello sterco fino al collo. Neanche due minuti dopo aver messo piede a terra, dopo lo sbarco in aereoporto, viene prelevato dal poliziotto corrotto di turno: una macchinazione ordita da costui costringerà il nostro anti-eroe a trattenersi in San Andreas. Il coniglio in trappola è servito.
Ma non dilunghiamoci troppo su CJ e sulla trama del gioco, per quanto buona a tenere desta l'attenzione del giocatore. Non è lui il vero protagonista della serie. In GTA esiste una sola protagonista: la città. Le città. Con tanto di periferia e di campagna che le separa, sconfinate. Scenario immenso che è insieme teatro e attore di tutto il gioco. Troppo grande per essere digerito immediatamente: e la Rockstar ce lo sommistra a piccole dosi, man mano maggiori: prima il quartiere, poi la città, fino ad aprirci le frontiere di San Andreas tutta. Uno stato dove le arterie sono le vie di comunicazione, aree, ferroviarie, stradali e nautiche. A noi il compito di imparare a conoscerle, metabolizzarle per poi dominarle e farle nostre. I mezzi a nostra disposizione sono più che numerosi che mai, con il gradito ingresso di trattori e biciclette (queste ultime davvero appaganti nelle elementari acrobazie effettuabili), sebbene il controlo sia tutto fuorchè simulazionistico: ma poco importa, anzi, tanto di guadagnato. GTA non è un simulatore, è un enfatizzatore, un distorsore della realtà. Una realtà dove possiamo investire pedoni senza problemi, una realtà dove se la polizia inizia a inseguirci basta passare sulla stelletta per farli ritirare, una realtà dove se ci si trova assediati da decine di unità di polizia basta entrare in una carrozzeria per depistarli (anche se ci vedono entrare nella carrozzeria). E se pure ti riescono ad acciuffare, beh, perderai qualche dollaro e l'arsenale raccimolato, ma sarai in libertà dopo neanche qualche ora... di fronte a questi aspetti, astrazioni puramente ludiche, ci si chiede come mai GTA scandalizzi tanto: è un gioco, e le stesse regole del mondo sono illogiche al di fuori della dimensione ludica.
Dimesione ludica la cui Immensità non è solamente meramente geografica. In un videogioco, oltre a profondità, larghezza e altezza rimane l'ultima dimensione, la più importante, di maniera che il mondo presentato non sia semplice sfondo del gioco: l'interazione. Qui il gioco supera se stesso: bar malfamati teatri di sfide di biliardo, sale scommesse, palestre per tenere in forma il nostro personaggio, negozi, club privati, discoteche dove ballare, case da svaligiare. Lo stato è vivo e pulsante, e a CJ e dato modo di goderne... a noi video giocatori è dato di goderne, nella maniera e nella misura che più ci aggrada. Potremmo benissimo resistere a queste opportunità che ci offre San Andreas, e continuare a giocare imperterriti tappa per tappa le missioni che ci verrebbero assegnate. Ma resistere alle lusinghe di San Andreas è difficile, e ben presto vi troverete in giro per la città per il semplice gusto di farlo, di compiacersi del fatto che ormai conosciamo ogni vicolo, ogni percorso, ogni locale della città.
Graditissime aggiunte sono il sistema delle abilità: il nostro CJ è un novellino, intendiamoci. Saremo noi a doverlo crescere. Ogni azione che compiremo aiuterà il nostro CJ a diventare più competente: guida, abilità con le armi, resistenza, forza... le statistiche fanno invidia ad un gioco di ruolo... non a Morrowind, ma ad un Kotor ad un Fable forse si. Eppure di tanto in tanto il nostro CJ si dimostrerà una evoluta versione di Tamagochi... dovremmo farlo mangiare, ma senza farlo ingrassare. Dobbiamo tenerlo in forma, ma senza esagerare. Aspetti di gioco forse non rilevanti, ma che acuiscono l'immersione nel gioco. Immersione garantita anche dalla possibilità di stringere rapporti interpersonali finalmente diversi dalle mere prestazioni delle meretrici (seppur sempre presenti in tutto il gioco, in molti angoli delle città). Denise Robinson, il nome della mia prima conquista. Spero solamente di non trovarmi incosapevole protagonista di una sit com. Con la Rockstar non si sa mai...
Se poi vogliamo parlare dell'aspetto meramente estetico del gioco, si evidenziano i primi difetti. Nel 2004 vedere un personaggio con le dita unite, in ambientazioni che palesano un discreto debito poligonale può dar fastidio. Non a me. Non a chi apprezza comunque il colpo d'occhio, senza dubbio piacevole seppur nebbioso. Per le animazioni, passi avanti sono stati fatti dai tempi della proto-miami vercettiana, ma molto spesso CJ parrà ridicolarmente scoordinato... quando poi vi accorgerete che, utilizzando la macchina fotografica, CJ avrà la stessa postura che ha quando imbraccia un fucile, vi renderete conto che alcuni particolari sono stati lasciati davvero al caso. Dove poi la grafica lascia a desiderare, è il sonoro a venire in aiuto. Come al solito la Rockstar ci presenta il mondo sotto ogni aspetto, caricaturizzandolo forse, ma pur sempre fedele nella sua distorsione. Così, all'atmosfera degli anni '90 incredibilmente riprodotta, le radio locali ci garantiranno un commento sonoro più che adeguato. Ed è un bene che alla Rockstar utilizzino tracce storiche poichè inizierete ad odiare il tema originale composto per il gioco in breve tempo.
Arrivati a questo punto vorrete un voto... ma difficile è valutare un gioco che così tanto si basa sulla propensione del giocatore a lasciarsi andare. Perchè, ahimè, se non verrete presi dalle atmosfere e dalle opportunità di San Andreas, allora il gioco vi risulterà tedioso e dispersivo. I bug presenti in gioco, come compenetrazioni casuali e vortici dimensionali (se non capite quest'ultima, allora significa che non siete mai stati risucchiati da un marciapiede per precipitare nel nulla) diventerrano insopportabili. Allora un titolo come GTA:SA, di per se fenomenale, potrà diventare un gioco poco più che mediocre, paradossalmente noioso nella sua immensità. Non che il gioco sia per palati raffinati, intendiamoci... ma potrebbe essere odiato come pochi titoli... allora prendete il mio voto per quello che deve essere, un apprezzamento del tutto personale:
Voto: 9