Pyongyang ammette: “armi nucleari per autodifesa”
La Nord Corea riconosce la produzione di armamenti nucleari e sospende a tempo indeterminato i colloqui a sei, causa "ostilità" Usa.
Seoul - La Corea del Nord ha annunciato, per la prima volta, di possedere per armi nucleari come “autodifesa” dalla politica “ostile” degli Usa e di voler sospendere a tempo indeterminato la sua partecipazione ai colloqui a sei. In un comunicato ufficiale riferito dall’agenzia sudcoreana Korean Central News Agency, il ministro degli Esteri nordcoreano ha detto: “Siamo obbligati a sospendere a tempo indeterminato la partecipazione ai colloqui a sei sul nucleare a causa della grave situazione politica creata dall’atteggiamento ostile di Washington verso la DPRK” (Repubblica Popolare Democratica di Corea, ndr).
Il ministro ha dichiarato che il paese ha prodotto armi nucleari per “autodifendersi” dalla ostilità degli Usa. Egli ha aggiunto che la Nord Corea boicotterà l’incontro finché non riterrà che ci sia “un fondato motivo per parteciparvi e condizioni ed atmosfera tali da far presupporre che i colloqui possano portare a risultati positivi”.
Il tema dei colloqui a sei è lo smantellamento degli stabilimenti nucleari nella Corea del nord, voluto con forza dagli Stati Uniti; le parti interessate, oltre alle due Coree sono Giappone, Russia, Usa e Cina, promotrice e mediatore degli incontri. Dal 2003 si sono svolti tre incontri; l’ultimo round dal 23 al 26 giugno scorso a Pechino si era concluso con l’impegno “a risolvere appena possibile la crisi” e l’accordo per un nuovo incontro entro settembre, annullato da Pyongyang sempre adducendo come causa la politica di Washington.
“Non c’è motivo per noi – ha continuato il ministro – di partecipare ai colloqui dato che l’amministrazione (del presidente americano George W.) Bush ha definito la DPRK, sua interlocutrice, come ‘avamposto di tirannia’ ”, dimostrando la sua ostilità.
Pyongyang ha accusato gli Stati Uniti di voler “deviare l’opinione pubblica internazionale” nascondendo dietro l’impegno per “una soluzione pacifica e diplomatica della questione nucleare, l’intenzione di operare un cambio di regime all’interno del paese”. Di fronte all'evidente tentativo degli americani di rovesciare il sistema politico della Corea del nord “ad ogni costo”, questa è costretta a prendere provvedimenti “per rafforzare il proprio arsenale di armi nucleari in modo tale da proteggere ideologia, sistema, libertà e democrazia scelti dal proprio popolo”.
Nel suo discorso alla nazione del 2002 Bush aveva posto la Corea del nord nel triangolo dell’ “asse del male” assieme a Iraq e Iran. Nel discorso di quest’anno il presidente americano ha evitato in modo accurato ogni espressione “ostile” verso Pyongyan. Egli si è limitato a dire: “Stiamo lavorando strettamente con i governi dell’Asia per convincere la Corea del Nord ad abbandonare le sue ambizioni nucleari”.
La questione nucleare è scoppiata nel 2002 quando Washington ha accusato Pyongyang di sviluppare armamenti nucleari, violando l’accordo bilaterale del 1994.
__________________________________________________________ ______
Khatami: l’Iran non rinuncerà al nucleare e minaccia conseguenze, se Usa attaccano li aspetta l'inferno
Teheran vuole arrivare all’energia atomica “per scopi pacifici”. Ma per 18 anni ha tenuto nascosti i suoi progetti nucleari.
Teheran - “Nessun governo iraniano, presente o futuro, rinuncerà ai progetti per l’energia nucleare da usare per scopi pacifici, compreso l’uranio arricchito”. Lo ha dichiarato ieri il presidente iraniano Mohammad Khatami (un moderato riformista) ammonendo che l’Iran potrebbe cambiare la sua politica con “gravissime conseguenze” se i colloqui con l’Europa sul nucleare non faranno progressi. L’uranio arricchito è il principale componente indispensabile per fabbricare la bomba atomica.
“Diamo la nostro parola che non produrremo armamenti atomici perché siamo contrari a questo tipo di armi: non crediamo che essi possano aumentare il nostro potere” ha dichiarato il leader iraniano davanti ai diplomatici stranieri a Teheran. “Non rinunceremo alla tecnologia nucleare per scopi pacifici” ha detto ancora Khatami, che ha aggiunto di considerare l’arricchimento dell’uranio “un nostro chiaro diritto, del quale non ci priveremo”.
Nei giorni scorsi il segretario di stato americano Condoleeza Rice aveva dichiarato che un attacco contro l’Iran non è previsto “per ora” nell’agenda politica statunitense.
Il governo iraniano è impegnato da alcuni mesi in negoziati bilaterali con Francia, Germania e Gran Bretagna sui suoi progetti nucleari; i colloqui dovrebbero concludersi a luglio. Secondo il trattato di non proliferazione nucleare in vigore dal 1968, l’Iran deve sottostare alle ispezioni dell’IAEA, l’agenzia Onu sull’energia atomica. Infatti, i paesi che prima del 1968 non disponevano di tecnologia nucleare possono provvedersene solo per scopi pacifici: è su questo devono vegliare gli ispettori dell’IAEA.
Nel 2002 l’Iran ha ammesso che per 18 anni ha sviluppato in segreto progetti per l’arricchimento dell’uranio, componente essenziale per giungere alla tecnologia nucleare. L’uranio arricchito è anche l’elemento necessario per fabbricare la bomba atomica.
Il 22 novembre scorso l’Iran ha sospeso i suoi piani per ottenere uranio arricchito; tre giorni dopo, il 25 novembre, sarebbe stato il giorno in cui l’IAEA avrebbe citato il governo di Teheran davanti al Consiglio di sicurezza Onu per non aver permesso sufficienti ispezioni nei suoi centri di ricerca nucleare.
Il mondo politico iraniano appoggia il presidente Khatami nel rivendicare il diritto a diventare una potenza nucleare. L’ex presidente Rafsanjani ha denunciato “vessazioni contro l’Iran” da parte dell’IAEA e ha fatto notare che “Israele ha accumulato armi nucleari proibite senza che l’agenzia Onu abbia protestato”.
Oggi, nel giorno del 26° anniversario della proclamazione della Repubblica islamica iraniana, il nipote del Gran Ayatollah Khomeini, Hojjatoleslam Seyyed Hassan Khomeini, ha invitato tutti gli iraniani a partecipare in modo massiccio alle manifestazioni celebrative: “In questo modo” ha aggiunto “frustreremo le speranze dei nostri nemici, in particolare gli Usa e il regime sionista” di Israele.
__________________________________________________________ _____
Cina, escalation di condanne a morte per il nuovo anno
Nelle due settimane prima del Capodanno le esecuzioni sono state 200.
Pechino – La Cina si è preparata ad accogliere il Nuovo anno lunare con centinaia di esecuzioni capitali. Amnesty International ha denunciato che nelle sole 2 settimane precedenti il Capodanno (9 febbraio) Pechino ha giustiziato 200 persone. Le cifre rese note dai media di Stato confermano che negli ultimi mesi si è registrato un notevole aumento delle esecuzioni: tra dicembre e gennaio scorso i condannati a morte sono stati 650.
La Cina è il primo paese al mondo per numero di sentenze capitali. A dicembre un rapporto del gruppo contro la pena di morte “Nessuno tocchi Caino” ha reso noto che nel 2003 la Cina ha eseguito il 90% delle esecuzioni capitali di tutto il mondo, mettendo a morte 5 mila persone. Ma fonti interne al partito parlano ufficiosamente di decine di migliaia di esecuzioni.
In Cina la pena di morte viene comminata per crimini che vanno dall’omicidio alla rapina, dalla frode fiscale fino al piccolo furto. Il governo insiste nel sostenere che la pena capitale è applicata in modo ragionevole, ma diverse voci nel paese ne chiedono l’eliminazione almeno per i crimini non violenti. Amnesty sottolinea che l’escalation delle condanne a morte conferma che Pechino agisce senza troppi scrupoli.
Spesso alla vigilia di anniversari o eventi ritenuti “caldi”, per motivi di sicurezza nazionale, il governo giustizia diversi condannati; nel 2004 a ridosso della festa del 1 ottobre (55° anniversario della fondazione della Repubblica popolare) sono state giustiziate 36 persone.
Nel frattempo la Rice in Europa ha cercato di convincere l'UE a non revocare l'embargo della vendita di armi imposto alla Cina.
Che dire? Possiamo dormire sogni tranquilli.