Trama e finali di forbidden siren:eccovi il malloppone.
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Discussione: Trama e finali di forbidden siren:eccovi il malloppone.

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    Trama e finali di forbidden siren:eccovi il malloppone(update)

    Eccovi accontentati....


    Datatsushi, e l'origine della Religione di Mana.

    683 d.C. (era Yamato)
    .
    Giugno. Un villaggio rurale giapponese sta per vivere la sua ora più buia: da tempo la siccità imperversa nella Valle Irazu, ai piedi del monte Gojaku, e gli abitanti del villaggio sopravvivono a suon di stenti e sofferenze. La disperazione, unita a una forte superstizione, li porta a invocare l'aiuto degli Dei, praticando riti per il richiamo della pioggia.
    Un mese dopo, a nord-est del villaggio precipita una cometa, lunga 7 cubiti. Questa cometa, di forma piramidale, portava con sè uno strano essere, nel gioco chiamato "Datatsushi" (trad. "angelo caduto"). La natura di questo "visitatore alieno" non sarà mai chiarita: alieno, divinità, essere sovrumano pandimensionale, ogni teoria è di per sè corretta (n.b.: "Siren Maniacs", guida ufficiale alla trama e ai misteri del gioco, lo definisce chiaramente "dio" e la sua dimensione d’origine è indicata come “Inferno”, la stessa dimensione dove si svolge lo stage finale del gioco).
    Nel gioco, ogni accadimento è direttamente frutto dei poteri del dio: tra questi, la capacità di "trasportare" il villaggio di Hanyuda in una sorta di "dimensione parallela", un crocevia tra la nostra realtà e l'oltretomba, distorcendo la realtà e riportando alla luce ciò che appartiene al passato, confondendo quindi i piani temporali. Ma di questo si parlerà in seguito.
    La venuta di questo "dio alieno" (come sovente definito negli archivi) non sarà però benigna per il villaggio: la fame e la disperazione porterà gli abitanti del villaggio ad optare per la soluzione che, pur placando temporaneamente la loro fame, ne causerà rovina: nutrirsi della carne del dio.
    In uno dei filmati del gioco (e indirettamente, dalla visione di Miyako) vediamo la veemenza di tre persone del villaggio mentre si avventano sulle carni del dio, che si contorce in agonia. Poco prima di morire, però, Datatsushi pratica una maledizione sul villaggio, che perdurerà nell'eternità: un suo urlo, quello che poi dai personaggi del gioco sarà avvertito come la sirena, sembra infatti colpire una persona in particolare, l'unica che il dio ha avuto modo di vedere per bene in faccia, nonchè l'unica che non ha la prontezza di tapparsi le orecchie. Dal video la somiglianza con uno dei personaggi più importanti del gioco è evidente: si tratta di Yao Hisako, la suora, personaggio importantissimo che verrà trattato in seguito.

    Questo episodio, la venuta del dio alieno che con le sue carni allevia le sofferenze del villaggio, è continuamente accennato nel corso del gioco, tramite leggende, superstizioni ed elementi folkloristici: dal "bebè sul tagliere" rinvenuto nel pozzo, un feticcio che a una attenta analisi si rivela un essere metà uomo e metà pesce, alla storia, citata in un libro di leggende locali, che parla di una ragazza affamata che si nutre delle carni di un "pesce venuto dall'alto", e chiede poi perdono, così come l'idolo sull'altare trovato da Kyoya nella casa abbandonata: una grottesca figura composta di pezzi di bambole e lische di pesce. Il riferimento più evidente è quello ai "Frutti di Vieda", descritti nel libro di credenze di Hanyuda in maniera simile al biblico Frutto dell'Eden (nella versione giapponese, non a caso, si parla di “Frutto dell’Eden”, e non “di Vieda”), e rappresenta la fonte dell'immortalità, preclusa all'uomo.

    Fino ad allora praticanti la religione dello shintoismo (come si evince dalla presenza di un'area dedicato a Hiruko, divinità shintoista legata all'acqua e al mare), gli superstiziosi abitanti di Hanyuda si ritrovano così a introdurre nella propria fede nuovi elementi derivanti proprio da questo episodio, affiancandoli alla fede scintoista e alle precedenti credenze del villaggio (gli angeli gemelli, Hiruko, Kiruden, le pietre Dousojin, Hanyuda era un vero e proprio coacervo di tradizioni).
    La stessa "Croce di Mana", simbolo religioso diffuso in ogni parte di Hanyuda come una sorta di leit motiv, nonchè simbolo del gioco stesso, altro non è che un'icona "farlocca", creata dalla superstizione degli abitanti che ebbero modo di vedere l'alieno che giaceva sopra un pezzo di staccionata infranta dalla caduta del dio - questa assumeva, forse non proprio casualmente, quella che sembra la forma di un 4 (cioè "shi", morte) rovesciato. In realtà non è un 4, bensì il carattere cinese "sei"/"shô"/"ikiru"/"nama"/"umareru", che significa "vita", "nascita". Da qui il nome della religione "Mana": altro non è che "nama" letto al contrario (secondo la scrittura a ideogrammi, non quella alfabetica).
    Non solo, in un piccolo altare di legno nel cimitero di Harayadori, si trova un pezzo di "Pietra Mana", la quale è con ogni probabilità un frammento del meteorite con quale il dio è precipitato sulla terra molti secoli prima (è nota come "pietra sacra venuta dall'alto"). Dal minerale estratto dalla piramide originaria è stata inoltre forgiata l'Homuranagi, la spada appartenente al patriomonio di famiglia dei Kajiro e usata da Kyoya nello stage finale, guardacaso combattuto in una sorta di infernale pianura dove gli unici elementi notevoli dello scenario sono tre pilastri disposti a triangolo e una piramide con superfici riflettenti.
    Sempre provenienti dalla dimensione del dio sono le statuette Uryen, una coppia di artefatti gemelli, dagli straordinari poteri: quella dei gemelli è un'altra tematica riscontrabile più e più volte nel gioco, come dimostra l’antichissima coppia di angeli gemelli protettori della città, dei quali Risa trova un antico rilievo nell’ospedale (angeli armati di spada e scudo, esattamente come le statuette dell’Uryen).

    Insomma, la simbologia e le superstizioni sono un'accoppiata che nella storia del villaggio di Hanyuda hanno ricoperto notevole importanza: sono innumerevoli i "temi ricorrenti", ad esempio certi numeri, come il 3 (o 33, o 333... e se 4 è "shi", morte, 3 è lo stato che si raggiunge prima di morire), la forma triangolare (lo strumento tipico di Hanyuda è, guardacaso, il triangolo!), o il cannibalismo, argomento di molte delle raffazzonate leggende popolari del paese, che rappresentano una specie di "substrato" alle superstizioni che hanno originato quello che da lì a poco si sarebbe trasformato in un incubo.

    Questo sincretismo religioso è, tra l'altro, oggetto di studio da parte del padre di Tamon Takeuchi, Omihito, che in uno dei documenti recuperabili nel gioco spiega come gradualmente le due credenze si siano fuse, salvo poi rendere "invisibile" ad occhi estranei la pratica dell'adorazione del dio alieno, probabilmente per scongiurare problemi di eventuali persecuzioni religiose in epoca medievale. Lo stesso storico si è inoltre dedicato allo studio della famiglia Kajiro, evidenziando in modo particolare la loro prosperità e longevità, evidentemente favori accordati da un dio di qualche sorta.
    Alquanto singolare, dunque, il fatto che la mistica spada Homuranagi sia descritta in una pergamena come la spada che ha difeso il villaggio dall’ inquisizione durante il periodo Edo (1603-1868) ricacciando indietro le fiamme che lambivano il villaggio. Il patrimonio dei Kajiro, famiglia che da secoli è asservita a Datatsushi, è quindi sia lo strumento per sconfiggere--seppur momentaneamente--il male, sia per preservarlo. Causa ed effetto, inizio e fine... siamo quindi tornati alla questione dei piani temporali. Vediamola in dettaglio.

    Dal 684 d.C. al 2003.

    Come già scritto sopra, la maledizione è nata dall'urlo originale del dio, sacrificato per placare la fame degli abitanti del villaggio in tempi antichi. Ma come si svolge, di preciso, la maledizione? Andiamo con ordine.
    Non ci è dato sapere cosa successe poi agli abitanti del villaggio "originale": l'unica certezza è che Hisako, scelta poichè al tempo probabilmente incinta, riceve una via di mezzo tra una maledizione e una benedizione. Il suo sangue diventerà sangue speciale, permettendole 1) di vivere in eterno, mantendendo inalterato l'aspetto fisico nel corso dei secoli, e 2) di essere immune al "richiamo del dio", sotto forma di sirena. E, cosa importante, la seconda "qualità" verrà trasmessa anche alla sua progenie, mentre la prima solo in parte (non mantengono inalterato l’aspetto fisico, e invecchiano pur rimanendo immortali).

    Flash forward al 21 maggio 1938. Attorno a questa data si è creato un alone di mistero: le cronache riportano di un massacro, i 33 abitanti del piccolo villaggio di XX massacrati nottetempo da una sola persona. Sul sito www.shibito.com, segnalato dopo la visione del primo finale, si parla di un giovane che, affetto da turbe psichiche, sterminò gli abitanti impugnando una katana e altre armi.

    Altro flash forward, 3 agosto 1976. In seguito al massacro, da anni non era rimasto nulla del villaggio di XX, solo una città fantasma che scomparve definitivamente sotto una frana dovuta agli smottamenti della crosta terreste e alle inondazioni di un fiume in piena. Di nuovo, le cronache riparlano di 33 persone scomparse e 48 edifici distrutti per via della frana: unico sopravvissuto, un bambino di 7 anni, Takeuchi Tamon.

    E poi iniziano gli accadimenti del gioco vero e proprio, dal 3 al 5 agosto del 2003, 3 giorni in cui gli eventi del passato rivivranno sotto una nuova, e al contempo vecchia, luce. Perchè il fulcro attorno a cui è costruita la trama del gioco è la ciclicità del tempo, e il ripetersi degli eventi. La tematica dell'ouroboros, insomma, il serpente che si morde la coda.
    La strage del '38, la frana del '76, e gli eventi del gioco stesso sono estremamente legati tra di loro: anzi, si potrebbe estremizzare dicendo che sono, sostanzialmente, la stessa cosa, vissuti in frangenti temporali distinti. Analizzando i due finali, in particolare, è evidente il voluto parallelismo:
    - primo finale: Kyoya Suda si rivela essere lui stesso lo sterminatore dei 33 abitanti del villaggio di XX: armato di tutto punto, fucile, Uryen e katana, e sguardo risoluto, i confini "incerti" tra l'Hanyuda della dimensione parallela e la realtà han fatto sì che il massacro da lui compiuto alla fine del gioco venisse "visto" nel 1938 (attenzione!), originando la famosa leggenda del massacro. E sarà sempre Kyoya che, da bravo fanatico dell’occultismo (“SDK” su www.occultland.com è proprio SuDa Kyoya ), e incuriosito dalle voci sulla città di Hanyuda e – soprattutto - dalla voci sulla strage, si dirigerà in loco, ripetendo, come in un loop, gli stessi eventi che l'hanno attirato in quella città maledetta.
    - secondo finale: si salva la piccola Harumi Yomoda, come superficialmente dicono i giornali, rimasta sepolta sotto la frana per 3 giorni. E' in verità l'unico personaggio a cui concessa la possibilità di riemergere dalla dimensione parallela in cui è stata scagliato il villaggio di Hanyuda.
    Tutti questi sono quindi indizi forniti da Toyama non tanto per chiarire le cose, quanto per confonderle il più possibile, sfalsando di fatto i pianti temporali in frammenti che, periodicamente, rivivono, o con gli stessi protagonisti, o con protagonisti diversi, ma sempre in circostanze simili. Alla luce di questo, la quantità di parallelismi proponibile è immensa: per fare un esempio, il piccolo Tamon del 1976 che emerge dalle rovine del villaggio distrutto, piangendo e cercando i proprio genitori (i quali sono in realtà riusciti evitargli di finire nella dimensione parallela) è insindacabilmente pre-figurativo della sorte della piccola Harumi, in epoca presente, riemersa dopo 3 giorni dalla "distesa di fango" che ha inghiottito la città. Lo stesso "ripetere le missioni" è narrativamente giustificabile dalle considerazioni sulla molteplicità di spazio/tempo: ogni missione rivive più e più volte, in un mosaico temporale che non conosce linearità, nè la desidera.

    La "tre giorni di Hanyuda": i poteri del dio in azione.

    E' dagli eventi descritti durante i tre giorni in cui si articola la narrazione che si prende progressivamente atto di quali siano i poteri del dio. Altamente chiarificatore è un appunto di Tamon, trovato verso la fine del gioco: in seguito alla maledizione, il villaggio di Hanyuda è visto come un pendolo, che oscilla perpetuamente tra la "nostra" realtà e quella rappresentativa del dio alieno (il paradiso, o l'inferno, a seconda dei punti di vista).
    Di fatto il funzionamento è simile a quello del tanto famigerato "Triangolo delle Bermuda": periodicamente, parte dell’area del villaggio di Hanyuda "sprofonda" in una dimensione che altro non è che un crocevia tra "terra" e "oltretomba". Tutti i residenti o le persone provenienti dall'esterno ne sono risucchiati con esso, e con ciò si spiega il coinvolgimento dei 10 protagonisti delle vicende. Una foto che dall'alto ritrae Hanyuda evidenzia la forma triangolare del villaggio, di sicuro non a caso.
    L'evento che segna l'inizio del rito del trapasso altro non è che la sirena, che suona a mezzanotte, l'inizio del primo giorno. Questa è in realtà l'urlo di Datatsushi, rappresenta un richiamo a ricongiungersi al dio, al quale gli abitanti devono la loro vita. Un terremoto accompagna la sirena, chiaro segnale che la terra sta progressivamente "staccandosi" dalla sua ubicazione geografica e, seguendo l'oscillazione del "pendolo", sta entrando nella dimensione parallela. Addirittura, con l'appropinquarsi della cerimonia, il confine tra i due mondi diventa sempre più incerto: il poliziotto ubriacone Ishida, per esempio, è già mezzo-shibito prima del suono della sirena a mezzanotte, essendosi abbeverato dell'acqua rossa anzittempo, e non è banalmente ubriaco come molti suggeriscono. Similmente la bambina scomparsa nel 1976, Namiko Yoshikawa, stando a Siren Maniacs scomparve addirittura alcune settimane prima della cerimonia: chiaro segnale che Hanyuda rappresenta una sorta di limbo tra le due dimensioni, anche in tempi relativamente "tranquilli": persino il "corretto" scorrere del tempo è dunque un concetto su cui non fare affidamento, ad Hanyuda. Lo stesso "massacro" di Kyoya ai danni dei 33 abitanti, pur avvenendo, per il ragazzo, il 6 Agosto 2003, viene _visto_ nel 1938, poichè Hanyuda, nella dimensione parallela, è virtualmente "in ogni tempo", e i confini con il mondo reale sono incerti rendendo possibili "intromissioni", o compenetrazioni tra le due dimensioni.
    All'interno della dimensione parallela, similmente alle versioni "hell" degli edifici di Silent Hill, tutto è possibile. Hanyuda appare dunque "immersa" in un mare di sangue, vengono riesumati antichi edifici (e persone, che saranno poi gli stessi shibito del gioco) scomparsi nella frana del 1976 o in altri eventi: tra gli edifici "scomparsi e riapparsi" vi sono la Clinica Miyata o la casa abbandonata a Tabori (edifici in realtà rimasti "intrappolati", in occasione delle passate cerimonie fallite, nella dimensione parallela del Dio, motivo per cui alcuni personaggi giungono ai vari edifici chiedendosi poi come mai sono effettivamente lì), si reperiscono innumerevoli documenti risalenti proprio a quegli anni, come a simboleggiare la compenetrazione degli infiniti piani temporali, quello attuale e le Hanyuda del passato (e in particolare la più vicina a noi nel tempo, quella del 1976: l'Hanyuda in cui ci si ritrova a giocare ha infatti un feel da "Era Showa", era giapponese che comprende appunto gli anni '70 e '80).
    Non solo, proseguendo nel gioco (e, direttamente, nell'oscillazione del pendolo: avvicinandosi dunque alla dimensione del Dio) ogni barlume di "scientificità" viene perso: si assiste infatti alla progressiva costruzione del "Covo", dove si svolgono buona parte degli stage finali, un lugubre ammasso di edifici provenienti dai piani temporali più disparati, disposti senza criterio logico, un vero e proprio labirinto infernale.
    Il “Covo” rappresenta anche l’obiettivo degli shibito: loro compito è costruirlo e difenderlo, affichè la forma “terrena” di Datatsushi non sia ferita dalla luce solare, motivo che spiega l’atteggiamento ostile degli shibito nei confronti dei personaggi giocanti.

    Il "mare di sangue" è un elemento della storia altrettanto interessante. La sirena funge da richiamo, irresistibile per la maggior parte delle persone, verso le acque color rosso sangue che lambiscono il villaggio. Un'ottima esemplificazione di questo concetto è nel filmato introduttivo della missione di padre Makino con Tomoko: i confini della città sono magicamente scomparsi: i ponti, le strade, tutto quanto è troncato, e solo un' enorme distesa di acqua rossa si estende a perdita d'occhio. In questo "mare", gli abitanti del villaggio vanno immergendosi, come in una specie di trance collettiva causata dall'udire la sirena. Andiamo nel dettaglio.
    Quest'acqua rossa è in realtà il sangue di Datatsushi. Gli shibito, dice Toyama, sono la forma di transizione dell'uomo, ottenuta a due condizioni: bere il sangue del dio (o anche essere feriti ed immersi nelle acque, facendolo penetrare dalla ferita aperta), e maledire il proprio sangue, espellendolo letteralmente dal corpo (le "lacrime di sangue" comuni a tutti gli shibito sono infatti il sangue umano "impuro" che viene espulso). In questa maniera di diventa mezzi-shibito ("han-shibito" quelli regolari che si incontra per gran parte del gioco).
    La sirena suonerà poi 4 volte al giorno (alle 0:00, 6:00, 12:00 e 18:00) al di là del mare di sangue e fungerà da "richiamo" per gli shibito pronti a essere ricongiunti col proprio dio, che si immergeranno nelle acque. Questa è la cerimonia dell'Umi-Okuri (“viaggio verso il mare”), descritta in una pergamena nell'archivio.
    Gli shibito non ancora pronti torneranno ad Hanyuda, riemergendo dalle acque, in attesa della prossima sirena. Ma non torneranno come mezzi-shibito, ma nelle versioni evolute (shibito cane, ragno, volante, o mente shibito). Questa è la cerimonia dell'Umi-Gaeri ("ritorno dal mare"), anch'esso descritto nell'archivio.
    Gli shibito "evoluti" compiranno un altro Umi-Okuri... e un altro... e un altro ancora... ad libitum, finchè non saranno pronti a ricongiungersi col proprio dio al di là del mare.
    L’Umi-Okuri e Gaeri sono adattamenti della pratica della reincarnazione (tipica del Buddhismo), che prevedeva la rinascita delle persone più meritevoli come “santi”. Nella religione Mana, sono stati introdotti da Hisako per “adescare” gli abitanti del villaggio con (false) promesse redenzione dai peccati, e di una nuova e gloriosa vita dopo la morte, seguendo i precetti della religione di Mana.





    Continua....
    Ultima modifica di toki81; 13-05-2005 alle 14:09:08

  2. #2
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    Non è finita: oltre agli shibito, sono presenti anche le persone che sono riuscite, di propria volontà, a non capitolare al richiamo del dio, consapevoli di cosa stava succedendo: dai "mezzi cadaveri" si passa ai "mezzi vivi". All'apparenza simili a cadaveri in decoposizione, queste persone hanno rifiutato di maledire la propria natura umana, rimanendone saldamente ancorati, ma a caro prezzo. Sono infatti costretti ad una sofferenza eterna nella dimensione parallela, al lambire la acque rosse senza potersene abbeverare, straziati dal richiamo, sempre più opprimente, della sirena. Tra questi "mezzi vivi", si segnalano i genitori di Tamon, che contrariamente al proprio figlio, furono risucchiati nella dimensione parallela nel 1976. Interessante il fatto che Tamon, ormai sulla via del non-ritorno (e parzialmente salvato dal contatto col sangue dei Kajiro tramite Kyoya) li veda come esseri umani nel pieno della salute, laddove nel finale sono rivelati dagli occhi, incontaminati, di Yoriko, che li identifica giustamente come cadaveri-non-shibito. Idem per la scena in cui Yoriko chiama il professore: dagli occhi di Tamon la giovane è ormai sulla via della shibitizzazione, mentre rivedendo la stessa scena dal punto di vista di Yoriko è il professore ad avere un colorito alquanto pallido…
    La diversa percezione della realtà, infine, è argomento d'interesse. Lo stesso Toyama afferma che il diventare shibito è addirittura desiderabile, visto che la percezione che si ha in seguito del mondo è di perfezione, di idillio, di pace. Esplicativa in merito è la missione di Tomoko nella valle: il giocatore, inconsapevole, controlla il personaggio, che ha delle visioni paradisiache, piccoli angioletti galleggiano per aria, e l'aurora riveste il cielo dei colori della natura. Gli stessi shibito non attaccano Tomoko, in quanto la natura umana della ragazza è stata ormai compromessa. Da ciò la "gioia", spesso riscontrabile, nei mugugnii degli shibito, risate quasi isteriche, motivate dalla neo-visione che hanno del mondo.

    Hisako, il sangue maledetto, la dinastia dei Kajiro.

    In seguito all'urlo di Datatsushi, come detto, il sangue di Hisako diventa maledetto. La sua stirpe, i Kajiro, erediteranno tale maledizione ma in una forma indebolita, risentendo dello scorrere del tempo ma rimanendo immortali e insensibili all'effetto della sirena.
    Come si evince da uno scritto di Omihito Takeuchi, una monografia dei Kajiro, questi si stabilirono nella zona durante il regno dell'imperatore Temmu Tenno (672 - 682 d.C., vedi episodio di Hisako nel 683 d.C., che con la sua prole - due bambine - ha dato inizio alla stirpe dei Kajiro). Sempre nello scritto, viene descritta l'inizio della loro prosperità: si parla, appunto, di una famiglia maledetta da una divinità, che però, tramite la ossequiosa devozione al dio, si garantì prosperità negli anni a venire.
    Ormai consapevole della propria immortalità, Hisako è divenuta la suora/guida spirituale del villaggio, introducendo progressivamente elementi del nuovo culto (adorazione del dio alieno, Umi-Okuri e Gaeri, leggende quali lo “sky-fish”) all'interno del sistema di credenze del villaggio, nel tentativo disperato di porre fine alla maledizione mostrando devozione al dio.
    Col passare del tempo, persino Hisako perde cognizione (vere e proprie “amnesie”! ) del motivo per cui sacrifica i propri discendenti: la cerimonia stessa diventa la sua ragion d'essere. Solo leggendo, nella scrittura shibito, la parola “svegliati” (“mezameyo” in giapponese) sul libro del credo del villaggio si ricorda del suo ruolo negli eventi (non a caso, a inizio gioco ci comporta come la “brava suora” della situazione, aiutando Kyoya e i coniugi Maeda, e mostrandosi protettiva nei confronti di Kei Makino).
    Lei stessa nel corso del tempo cambia talvolta nome (es. “Sumiko”), aspetto, o anche ruolo (talvolta suora, talvolta serva dei Kajiro…) per confondere le tracce e far sì che gli abitanti del villaggio non mangiassero la foglia e capissero di essere controllati da lei.

    Sempre dallo scritto di Takeuchi viene messo in evidenza che, periodicamente, nasce una nuova esponente della famiglia Kajiro con la caratteristica di avere delle “visioni” (riferimento al “sightjacking” in-game, vedi sotto), e che a questa ragazza verrà riservato un trattamento speciale: sarà la cosiddetta "Moglie di Dio", la prescelta per essere sacrificata per la resurrezione del dio in una cerimonia che si inizierà a preparare quando la ragazza avrà il suo primo ciclo mestruale, all’apogeo della sua giovinezza, quindi.
    Questa ragazza è Miyako, che all'inizio del terzo giorno viene bruciata nello Stagno, pieno del sangue del dio, per permetterne la rinascita restituendo il “sangue rubato”, anni addietro, da Hisako, in altre parole rendendo il Frutto al suo legittimo proprietario, Datatsushi. Nel caso di una cerimonia svolta nella maniera corretta, il Dio, appagato dal sacrificio, avrebbe atteso un certo intervallo di tempo (si parla di anni) e avrebbe richiesto poi l’ennesimo sacrificio da parte della famiglia Kajiro.
    La mancanza di Miyako dallo stato di famiglia dei Kajiro è giustificato dal fatto che è nata come “agnello sacrificale”, e quindi la sua esistenza è nascosta al di là delle mura di casa Kajiro.
    Nota interessante: il “sightjack” è un “dono” di Datatsushi agli shibito e a chiunque varchi la dimensione parallela: nella “realtà” la sola Miyako ha tali visioni, nell’oltremondo invece tutti i protagonisti del gioco e gli shibito stessi ne sono capaci (ma saranno solo le menti shibito a sfruttare tale capacità: sono non a caso gli shibito che sanno come sfuggire al giocatore…).

    La sorella maggiore di Miyako, Ayako, è invece la "futura Madre" delle prossime due bambine della famiglia Kajiro: nella famiglia nascono infatti sempre due femmine. La più piccola (Miyako quella del 2003, chiamata così anche nel 1976) verrà sacrificata in quanto “colei che possiede più Frutto”, mentre la più grande (Ayako nel 2003, mentre nel 1976 si chiamava Sayako) sarà presente al sacrificio, tornerà poi nel mondo reale, si sposerà e darà al mondo altre due femmine, una sacrificale e la prossima Madre. Le “vecchie Ayako” invecchieranno, ma senza morire: verranno poi tenute prigioniere nei sotterranei di casa Kajiro.
    Questa sorte è ad Ayako ignota: durante la scena della falce nella casa abbandonata, Miyako chiede ad Ayako se avrebbe preferito morire o diventare un mostro per l’eternità, e la mancata risposta di Ayako è prova sufficiente a dimostrare la sua mancata consapevolezza di ciò che il destino aveva in serbo per lei.
    Nota interessante: l’archivio che parla della leggenda della principessa Konohana simboleggia proprio la storia delle due sorelle. Konohana (Ayako) era la promessa sposa del dio Ninigi (Datatsushi), il quale però scelse Iwanaga (Miyako), sorella di Konohana, poiché era la più fertile tra le due sorelle (nel gioco rappresenta la ragazza col maggior Frutto).

    Interessante è notare la consapevolezza del proprio ruolo da parte di Miyako: durante il corso del gioco sviluppa un forte attaccamento per Kyoya, evidente dalla volontà di salvarlo dall'effetto della sirena trasfondendogli il proprio sangue, ma le angherie dei parenti e degli abitanti del villaggio le comportano una forte frustrazione. Ciò è evidente sin dall'inizio del gioco, quando Kyoya la vede mentre colpisce con una pietra un oggetto, vale a dire la testa di pietra di Datatsushi, unico "tramite" del dio nel nostro mondo, nonchè elemento necessario all'atto dell'invocazione del dio. E' questo il motivo per cui la cerimonia all'inizio stesso del gioco fallisce, nonchè il motivo per cui Hanyuda viene poi attirata nella dimensione parallela, al di fuori di ogni contesto temporale, in attesa dell'arrivo dell'altra testa (vedi paragrafo seguente), che permetterà alla cerimonia di aver luogo.
    L'indisponenza di Miyako nei confronti delle altre persone, familiari compresi, è evidente: ammette più volte, parlando con Kyoya, di odiare il villaggio, e di desiderare che sparisca, e colpisce Jun, fratello adottivo e fidanzato di Ayako, pur di scappare, per quanto consapevole dell'inevitabile ciclicità del tempo.
    La stessa "Miyako" è vittima di questa "reiterazione di anime": più volte le figlie minori dei Kajiro sono state sacrificate per placare la rabbia del dio. La Miyako del 1976, ad esempio, è presente nel gioco, per quanto irriconoscibile: l'essere che "tramanda" l'Uryen a Miyata, nei sotterranei dell'ospedale, e che lo guida nelle fasi conclusive del gioco, è proprio lei.

    Ma il personaggio che più di tutti ha un ruolo attivo nel corso della cerimonia è Hisako stessa. Con l'avvicinarsi della cerimonia si risvegliano in Hisako, fino a quel momento una semplice suora, i ricordi del proprio ruolo e del proprio compito. Hisako è un personaggio completamente fuori da ogni contesto temporale: alla luce di ciò, si chiarisce l'episodio della Barca di Otsubo, a bordo della quale la Hisako del futuro, alla deriva nel flusso temporale, consegna alla sè stessa del presente la testa del dio ("KUBI", "testa" in giapponese, come scritto in uno degli archivi), permettendole di dare un nuovo inizio alla cerimonia. L'intervento di Kyoya, però, compromette il buon esito del rito. Decapita il dio, e la disperazione di Hisako è l'eterna dannazione stessa che è costretta a patire: coi capelli bianchi per il dolore, si ritroverà a raccogliere la testa del dio, accasciandosi al suolo e venendo risucchiata nel flusso temporale dovuto alla disgregazione del "paradiso" creato dal dio, persa nel tempo sulla sua "barca", in attesa di poter rendere alla sè stessa del passato (al secondo giorno) la testa, per l'ennesima cerimonia fallimentare. L'ouroboros, insomma: morto il Dio, per Hisako è eterna dannazione, non liberazione.
    Interessante anche il fatto che nel cartellino della biblioteca trovato da Naoko nella miniera, oltre al nome di Namiko Yoshikawa, si riesce a intravedere come penultimo nome quello di Hisako Yao: chiaro segnale della immortalità della suora.
    Ma non è tutto: laddove tutte le discendenti dirette di Hisako possiedono la "visione" (sightjack), l'abilità innata di Miyako era stranamente forte (fattore dovuto, probabilmente, alla cecità della giovane): Hisako è quindi portata a pensare che, questa volta, il "frutto" (il sangue di Miyako) sia realmente perfetto. Questo è il motivo per cui Hisako brucia di propria intenzione Ayako, fermamente convinta che quella sarebbe stata l'ultima cerimonia, la fine della maledizione, e che non ci sarebbe stato altro bisogno di eredi.
    Ma, all'insaputa di Hisako, Miyako ha condiviso il proprio sangue con Kyoya, per evitare la sua mutazione in shibito: questo è il motivo fondamentale per cui la cerimonia "perfetta" fallisce, nonchè il motivo per cui Datatsushi sembra impazzire, subito dopo la cerimonia di evocazione, rivoltandosi contro Kyoya e Yoriko in particolare (ovviamente perché sono i personaggi venuti in contatto col sangue di Miyako, sangue che il dio ritiene “proprio”). E viene dunque spiegato perchè Hisako nell’Inferno si rivolga a Kyoya come a "colui che ha rubato il frutto", rendendo "impuro" il sangue di Miyako.
    Il dio continuerà poi ad aggirarsi nella dimensione parallela, fino alla distruzione del “Covo”, che lo obbligherà a rifugiarsi nella “propria” dimensione (l’Inferno) per proteggersi dalla luce solare, fino all’arrivo di Kyoya che riuscirà a varcare il portale per l’Inferno proprio grazie al sangue di Miyako (Jun, invece, appartenente alla famiglia Kajiro per adozione, diventerà uno shibito).

    Domanda: è dunque possibile un seguito per Siren? Il cerchio sembra chiudersi con la morte di Ayako ed il loop (eterno?) di Hisako, ma chi può dirlo… a parte Toyama? Hisako, viaggiando nel passato, potrebbe non compiere più lo stesso errore, e il dio non morire? Chissà…

    Cenni sulla Famiglia Shimura.

    Molte osservazioni si possono fare sulla figura di Hisako: questa è basata su una leggenda realmente diffusa in Giappone, quella di "Yaobikuni", la suora errante che avendo mangiato carne di tritone, ottenne il dono dell'immortalità.
    La sua eterna giovanezza ha però insospettito diverse persone, tra cui Akira Shimura che è a conoscenze della leggenda della "suora immortale", e suo cugino, Shimura Takafumi, internato alla clinica Miyata (gli occhi disegnati sul muro della cella di isolamento sono infatti i suoi), che in una lettera chiede proprio ad Akira di aiutarlo a uscire da quel luogo di pazzia, convinto, e in un certo senso a ragione, della colpevolezza di Hisako. Assunzione assai plausibile è che anche il "diario di un abitante del villaggio", datato 1967, che Akira trova durante la sua seconda missione, sia del cugino (N.B. nella traduzione italiana, erroneamente, Takafumi è scambiato per una femmina).
    La storia di Shimura merita un breve approfondimento: la sua famiglia è strettamente legata alla cerimonia del 1976, in particolare il figlio, Shimura Koichi, e il cugino (insieme alla Miyako del 1976) ebbero un ruolo determinante: fu infatti grazie a loro che la cerimonia fallì. La Miyako del 1976 fuggì da casa Kajiro con l’aiuto di Sumiko Yao, che altri non è che Hisako. Come mai? E’ presto detto: Hisako col tempo dimentica e assume vari ruoli, cambiando anche nome, durante il 1976 serviva i Kajiro (è SUO il diario che si trova durante la missione di Harumi, in cui si dichiara persino dispiaciuta della sorte della sua padrona!), e aiutò Miyako a fuggire attraverso i sotterranei della magione poco prima della cerimonia. In questi sotterranei si trovano le versioni “mostro / non più umane” delle Madri della famiglia Kajiro (immortali, come specificato sopra, ma invecchiate), imprigionate da Yao stessa e dal padre Makino di allora.
    Durante la fuga, Miyako incontrò Koichi nella chiesa (la grata che si vede nella chiesa della valle Irazu durante i filmati, guardacaso, è proprio il punto in cui “sbuca” il passaggio sotterraneo della casa dei Kajiro). Koichi, informato sugli accadimenti da Takafumi Shimura e Takeuchi Omihito, è in possesso della scatola contenente la testa di Datatsushi: ha quindi intenzione di far fallire la cerimonia (prevista per la mezzanotte del 30 luglio 1976).
    Terribili urla risuonano alle loro spalle: segnale che Sumiko (cioè Hisako), seguendo il passaggio sotterraneo di casa Kajiro, è venuta a contatto con le “Madri”, e il suo spirito si sta risvegliando: ricordando dunque il suo ruolo, comincerà a inseguire Miyako e Koichi i quali scapperanno, bruceranno la testa del dio, e causeranno il maelstrom di eventi che causeranno la famosa “frana del 1976”, cioè il passaggio di Hanyuda nella dimensione parallela, unica isola in un mare di sangue. Scapperanno poi fino all’ospedale, dove la loro storia avrà momentaneamente fine…
    La sorte del cugino di Shimura è nota, internato all'ospedale per chiari sintomi di pazzia (ma era poi pazzia? ), mentre il figlio è in realtà la persona chiusa nella bara nel sotterraneo dell'ospedale. Il paletto che lo trafiggeva (oggetto che verrà poi raccolto da Shiro) gli fu piantato da Miyako stessa, su richiesta del giovane, mentre il figlio del cacciatore stava diventando shibito, al fine di aiutarlo a resistere fisicamente al richiamo delle sirene (evidentemente la Miyako di allora non sapeva del “trucchetto della trasfusione sanguigna” ^^). Questa scena viene anche vista da Shimura Takafumi, rinchiuso da tempo nell’ospedale, grazie al sightjack divenuto possibile nella dimensione parallela: sconvolto dalla scena, la sua pazzia diventerà irrecuperabile, sfociando nel graffito fatto col sangue che rappresenta degli occhi (le “visioni”, possibili nella dimensione parallela) sul muro della sua cella di isolamento.
    La sorte di Miyako non fu comunque migliore: Hisako (Sumiko) stessa l'ha poi torturata e costretta alla sedia dove, 27 anni dopo, incontrerà Shiro, e al quale tramanderà l'Uryen, come anticipato sopra.
    Iniziano i paradossi temporali: mancando la testa di Datatsushi, diventa dunque necessario per Hisako (Sumiko) un viaggetto a ritroso nel tempo (nel passato) per consegnare a sé stessa la testa del dio prima che la Miyako del 1976 la distrugga, per poter poi attuare in maniera corretta la cerimonia (deja vu? sì, è sempre la barca di Otsubo, e la Gazzetta di Misumi del 31 Luglio 1976 conferma l’apparizione delle colonne di luce nella zone di Hanyuda, a conferma del riuscito “viaggio a ritroso nel tempo” della Yao). Si suppone dunque che la capacità di slegarsi dal contesto temporale sia una delle capacità conferitale da Datatsushi.
    Tornando ad Akira, in seguito alla scomparsa della propria famiglia per gli eventi del 1976 (anche la moglie morì nella frana del ’76), Shimura andrà a vivere per conto proprio nelle montagne vicino al villaggio, maturando negli anni il proprio odio per Hisako: è anche per questo che non farà nulla di particolare per aiutare Naoko, evidentemente non convinto della risposta della giovane reporter quando le chiede se avrebbe voluto "essere come quella donna" (riferendosi, ovviamente, all'immortale Hisako). Successivamente, avendo realizzato parte del mistero del villaggio, proverà a suicidarsi, e rinascerà come shibito… verrà ucciso nuovamente da Tamon, e risorgerà come shibito volante. Che sfiga


    Continua...

  3. #3
    Cultore L'avatar di toki81
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    Due coppie di gemelli.

    Intercalate alle vicende principali, ci sono anche le disavventure di Makino Kei e Miyata Shiro, e delle gemelle Onda, che come si scoprirà sono strettamente e drammaticamente correlate tra loro, risultando in quello che è il ramo narrativo più evocativo e meglio sviluppato del gioco.
    Il vero nome dei gemelli è Yoshimura Takaaki (Makino Kei) e Yoshimura Katsuaki (Miyata Shiro). Per pura disgrazia, mentre viaggiavano in macchina coi genitori nelle vicinanze di Hanyuda, il mezzo finisce travolto dalla frana del 1976: il padre morirà, mentre la madre riuscirà ad affidare i bambini a Miyata Ryoko e Makino Reiji.
    Adottati in seguito alla frana del 1976, i loro nomi vennero cambiati dalle rispettive famiglie adottive, il che spiega i loro cognomi diversi nel gioco. Nota interessante, negli incidenti del 1976 si registra la morte del "vero" Miyata Shiro, figlio di Miyata Ryoko: Katsuaki è stato quindi usato come "rimpiazzo" per il bambino perso nella frana. Inoltre, le due famiglie adottive erano a loro volta imparentate tra di loro: Miyata Ryoko, la madre adottiva di Shiro, è la sorella di Makino Reiji, il padre adottivo di Kei.
    In seguito agli eventi del 1976, i gemelli hanno seguito due strade parallele, dettate dalle rispettive famiglie adottive: prete/guida spirituale Kei e medico Shiro. Comportandosi da conoscenti, non certo da gemelli, hanno condotto le proprie vite separatamente, fino a pochi giorni prima degli eventi del gioco.

    Kei è diventato prete, caricandosi di enormi responsabilità: la famiglia dei Makino è, dopo quella dei Kajiro, la più rispettabile del villaggio. Rappresenta da secoli la famiglia dei preti della religione Mana, e come tale incaricata di portare a compimento la cerimonia di sacrificio della figlia dei Kajiro col Frutto maggiore, pur rimanendo all’oscuro dei disegni di Yao.
    Caratterialmente debole e arrendevole, è stato istruito dal padre e da Hisako sui riti da praticare e sui suoi doveri, ma nei momenti di debolezza tende a cercare aiuto e supporto morale da parte della suora, incerto sul da farsi e su cosa sia giusto o sbagliato. Il suo carattere debole è dovuto anche all'eccessivo carico di responsabilità scaricata sulle sue spalle in seguito al fallimento del padre (in altre parole, il mancato compimento della cerimonia nel 1976): l'ossessione di far bene e il timore di sbagliare sono i tratti caratteristici più evidenti del personaggio. Kei, dopo aver perso di vista Tomoko, in una delle sue prime missioni, la sua vacua ricerca lo porterà fino alla clinica Miyata, dove incontrerà il fratello.
    La storia di Shiro è enormemente più complessa, un autentico climax che sfocia nella schizofrenia, e si lega a doppio filo alle vicende delle Onda, Mina e Risa. Entrambe infermiere, Risa era però disoccupata e non viveva più ad Hanyuda come la sorella in seguito a un litigio coi genitori. Mina conobbe Miyata con il quale presumibilmente iniziò un rapporto sentimentale. Il ritorno di Risa ad Hanyuda è proprio dovuto a questo, la volontà di Mina di presentare Shiro alla sorella. Ma qualcosa andò storto.
    Nella fattispecie, le consapevolezza di Miyata del "male" che aleggia ad Hanyuda (i gemelli son nati, guardacaso, nel 1976, pochi giorni prima della cerimonia di allora) e, soprattutto, la ventilata possibilità di aver messo incinta Mina (ipotesi nata dalla scena in cui Miyata schiaccia una specie di feto palpitante coperto da un velo, nella saletta degli esperimenti nell'ospedale, dopo aver sezionato le sorelle) spingono Shiro a uccidere Mina, in seguito a un dialogo con la ragazza, durante il quale ha profondamente urtato la sensibilità del dottore (l'argomento era la madre adottiva di Shiro e suo fratello), poco prima degli eventi narrati nel gioco. L'avventura di Shiro inizia vicino a una buca con frammenti di vinile sparsi attorno, nella foresta Orifushi: dentro allo scavo, solo poche ore prima, aveva sepolto Mina che è poi risorta al suono della sirena (e che a sua volta ha fatto svenire Shiro). Non a caso, proprio in quello stage, il secondo obiettivo è "trovare la scarpa dell'infermiera", chiaro segnale che Mina è, illecitamente, a piede libero. A confermare la teoria è l'arma stessa di Mina: una pala, lo strumento che Miyata aveva con sè prima di svenire, prontamente raccolto dalla Mina-shibito. Lo stesso Shiro, in seguito, confermerà implicitamente l'omicidio di Mina, quando tenterà di strangolare Risa, decretandone la trasformazione in shibito, come già fece con la sorella ("siete gemelle... identiche perfino in punto di morte", dirà il dottore).

    Nel sotterraneo dell'ospedale avviene il primo "confronto" tra Kei e Shiro: il dottore ha infatti sezionato le due gemelle (Risa è diventata shibito per il contatto con la sorella), identificando la natura stessa degli shibito come il "segreto della vita eterna". La rivelazione scuote alquanto il prete, custode di una fede nella quale non sa più se credere, e rafforza la convinzione del giocatore che Miyata sia, tra i due gemelli, quello risoluto e convinto dei propri mezzi e della propria superiorità.
    Convinzione che verrà letteralmente spazzata via dagli accadimenti del terzo giorno: la natura schizofrenica di Shiro verrà rivelata in tutta la sua atrocità quando, nell'ultimo dialogo col fratello, rivelerà di essersi sempre sentito inferiore Kei, e di aver ricoperto, suo malgrado, la ruolo del "mostro". Fingendo poi di suicidarsi, Shiro sparerà invece a Kei, prendendone gli ambiti panni, bruciando i propri e con questi Kei, rinnegando la sua stessa esistenza. Ottenuta l'identità del fratello, e smessi dei panni del "mostro", Shiro riuscirà a comportarsi finalmente da salvatore (cfr. episodio del sacrificio alla diga).
    I motivi per cui Shiro si considera "il mostro" e inferiore al fratello sono molteplici, e legati alla sua infanzia. Adottato dai Miyata, era dunque il suo "ruolo" occuparsi della clinica, che sin dalla sua fondazione nel 1926 nasconde una facciata ben più atroce del previsto: si occupa infatti dei "lavori sporchi" per la famiglia Kajiro (nel 1989 lo stesso Shiro, a soli 12 anni, avrà modo di "collaudare" il suo bisturi sul corpo della povera bambina scomparsa nel 1976, Namiko Yoshikawa). La famiglia Miyata si occupa anche di “tenere al largo” dagli affari religiosi del villaggio eventuali estranei o persone troppo curiose e/o informate, come nel caso di Shimura Takafumi, internato per vedere di farlo tacere una volta per tutte (vd. sopra), e di comunicare ai Makino quando è il momento di iniziare la preparazione della cerimonia.
    Inoltre, da giovane, la sua "insana" madre gli ricordava di continuo che lui fu scelto come suo nuovo figlio perchè era "il bambino cattivo". Quando Makino Reiji e Miyata Ryoko trovarono i gemelli, vi era la necessità di individuare anche un nuovo prete, e un nuovo "Miyata Shiro". Ryoko decise dunque che il bambino che stava piangendo non era "un bravo bambino", e non poteva dunque essere il nuovo prete. Altri episodi del genere hanno forgiato la sua bassissima stima di sè, giustificando il senso di inferiorità che ha sempre provato nei confronti del fratello ("posizione" migliore, il prete, e il "bravo bambino" della situazione).
    La volontà di andare contro corrente rispetto al fratello è ben esplicata nel dialogo che segue il risveglio di Yoriko alla clinica, salvata per mano di Miyata stesso, tramite la trasfusione del sangue di Kyoya alla giovane: "Mi chiedo, come dev'essere il risveglio? ... non so perchè l'ho fatto... ma ora mi rendo conto che non è male, nuotare contro corrente ogni tanto". Lo stesso Miyata, avendo trovato Kyoya colpito da un fucile, ma non-morente, e non-shibito, aveva dunque capito che Kyoya era venuto a contatto col sangue dei Kajiro e lo usa per salvare la ragazza.

    Shiro era dunque a conoscenza del compito del fratello, di quali cerimonie e riti avrebbe dovuto svolgere, e durante il dialogo "sightjackabile" nell'ospedale con Risa, il dottore accusa Kei per la piega che han preso gli eventi, accusandolo del fallimento (facendo il verso, tra l'altro, al senso di colpa del padre, riversatosi su Kei stesso).
    Era dunque, sin dall'adolescenza, consapevole dei poteri sovrumani che aleggiano e governano il destino di Hanyuda. Questo spiega inoltre la straordinaria risolutezza che dimostra Shiro per tutto il gioco: si lascia stupire da ben pochi eventi, anzi è sempre ben consapevole del disegno generale. E' infatti Shiro, nei panni del fratello, a passare a Kyoya l'Uryen versione scudo, ben consapevole del ruolo di Kyoya nella storia ("Usa questa... è il tuo compito, no? Cancella tutto, hai capito? Non deve restare nulla") e delle funzionalità dell'Uryen (con ogni probabilità note alla famiglia Miyata da tempo). Non solo, è sempre Shiro che affrontando i suoi stessi peccati e tentando di espiare alle sue colpe, userà i poteri dell'Uryen a costo della sua stessa vita, per alleviare la sofferenza dei non-shibito, distruggere il “Covo” che gli shibito avevano pazientemente costruito, e ferire Datatsushi usando la luce solare.

    Non trattata nel gioco, ma spiegata in Siren Maniacs è la singolare, quanto raccapricciante, fine di padre Makino: bruciato dal gemello, Kei aveva poche ore prima fatto un "bagno di sangue" insieme a Kyoya, venendo dunque a contatto col sangue dei Kajiro. Kei viene dunque risvegliato dalla sirena, ma è ormai decomposto e NON può diventare uno shibito, nè rigenerarsi. Cercherà di emettere un grido, ma non uscirà alcun suono: è diventato una palla vivente di carne. Vedrà pertanto ogni suo proposito di cambiare e, finalmente, agire in maniera attiva infranto dalla "forma" assunta dopo la resurrezione.



    Che dire se non "e tutto chiaro"?

  4. #4
    Gamesradariano L'avatar di MEGASUPERFICUS
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    no scusa puoi ripetere?





    complimenti

  5. #5
    I Just Whipped Your Ass L'avatar di Steve Austin
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    morale? OT ficus nn credevo che juve si scrivesse con la Y... OT


  6. #6
    Filosofo L'avatar di Soul 1001
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    azz. monumentale O_o

    intanto la scarico
    Firma rimossa perchè supera i limiti imposti dal Regolamento (500x158pxl, 40KB di peso).

    lo staff.

  7. #7
    Inzallanuto innamorato L'avatar di Rafael
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    Brrrr....inquietante questo gioco
    Preferisco il silenzio ora, sono stanco di questo mondo, di questa gente, di essere invischiato nel groviglio delle loro vite. Dicono di aver lavorato tanto per aver costruito il paradiso per poi scoprire che è popolato di orrori. Forse il mondo non viene creato, forse niente viene creato. Un orologio senza orologiaio. E' troppo tardi. E' sempre stato e sarà sempre troppo tardi.

  8. #8
    Gamesradariano L'avatar di MEGASUPERFICUS
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    Citazione alexbrazzo
    morale? OT ficus nn credevo che juve si scrivesse con la Y... OT
    lo so
    ma è temporanea e cmq ha sbagliato ki me l' ha fatta ma nn fa niente, l' importante è 1-0

    francesco hai scritto juve cn la y

    aggiusta plz

  9. #9
    perso nella nebbia L'avatar di celld
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    azz troppo lunga......
    Firma rimossa per peso eccedente il limite imposto dal Regolamento (40960 byte).
    DanteSparda

  10. #10
    Inside Mortal Kombat L'avatar di alexd87
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    Chi mi fa un riassunto almeno sui finali????Oddio è troppo lungo da leggere Cmq complimentoni Toki
    Inside Mortal Kombat
    (Sito italiano su Mortal Kombat, in collaborazione con NetherrealmStudios e Warner Games Italia)

  11. #11
    Utente L'avatar di Devil 87
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    Interessante
    Si vive per scoprire nuova bellezza, di solito tanta quanta se ne dimentica.

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  12. #12
    Cultore L'avatar di toki81
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    E' uno dei pochi giochi su ps2 che vanno finiti per forza.


    Resisti e vai avanti,magari aiutandoti con la guida di gamefaqs,saranno le 35 ore meglio spese della tua carriera ludica

  13. #13
    Utente L'avatar di Vincent_88
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    Citazione MEGASUPERFICUS
    no scusa puoi ripetere?

    che pazienza però...

  14. #14
    Atlus hater L'avatar di Davy
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    quanto roba... ho letto il primo post, domani mi faccio gli altri 2 e poi me li stampo O_O

  15. #15
    Utente L'avatar di sonaccio
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    Citazione alexd87
    Chi mi fa un riassunto almeno sui finali????Oddio è troppo lungo da leggere Cmq complimentoni Toki
    il trattato però non cita i finali di molte persone ^^
    è solo la spiegazione di tutto quello che il gioco non spiega direttamente e tutto quello che il gioco non spiega per nulla
    infatti, lungi da voi il fatto che, una volta finito Siren, si è a conoscenza di ogni risvolto della trama....anzi, al contrario, si è anche più confusi

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