Project Zero 2: Crimson Butterfly (PS2)
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Discussione: Project Zero 2: Crimson Butterfly (PS2)

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    01-05
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    Project Zero 2: Crimson Butterfly (PS2)

    Prima di cominciare voglio premettere che questa recensione è stata realizzata più di un anno fa, quindi i paragoni devono essere considerati opportuni per quel tempo. E per evitare problemi, ricordo che questa è presente sul siuto G***s.it


    Presentazione: 95

    Grafica: 90

    Sonoro: 90

    Giocabilità: 85

    Longevità: 70

    Rapporto qualità prezzo: 85

    Generale: 88



    Paura, paranoia… è Project Zero 2
    Pur non essendo un grande appassionato di horror, sono molto affezionato al genere videoludico Survival Horror, specie quando si parla di autentiche saghe capolavoro come Resident Evil o Silent Hill. Due anni dopo l’uscita del primo episodio, Project Zero (in America Fatal Frame) arriva nei nostri scaffali con qualche mese di ritardo.
    A mio parere bisogna proprio essere degli appassionati di horror affinché Project Zero 2 diventi un divertimento e non un supplizio. Ovviamente questa frase deve essere considerata in senso positivo, visto che dal mio punto di vista la produzione di Tecmo deve essere considerata come un punto di riferimento nel genere. Non basta collocare tre zombie in uno scenario di dimensioni ridotte con pochi colpi nel caricatore, questo non serve per aumentare la sensazione di paura, bensì non farà altro che rendere instabile il nostro sistema nervoso. Nella sua opera Tecmo offre a tutti una maestosa lezione su come riesumare le nostre paure più nascoste con idee realmente effettive.
    Negli ultimi anni stanno aumentando notevolmente le quotazioni del cinema horror “made in japan” (con a capo “The Ring”), il quale sta influenzando sempre più la nostra forma (quella occidentale) di intendere il cinema del suddetto genere. Oramai si stanno abbandonando le classiche scene di sangue esagerato in favore del terrore psicologico e le conseguenti ambientazioni macabre ed angoscianti. Il successo di film come “The Eye” o “Dark Water” non fanno altro che rafforzare l’idea che la rivoluzione dell’horror è già cominciata, una rivoluzione che tende ad allontanarsi sempre più dalle storie di morti viventi o di eroi armati di motoseghe e mitragliatrici.
    In precedenza abbiamo accennato all’opera del direttore Hideo Nakata, “The Ring” (basato sul libro originale di Koji Sozuki): in Project Zero 2 sono presenti degli elementi presi direttamente da questo film, alcuni “clonati” nel vero senso della parola, come il combattimento che ricalca alla perfezione la mitica e famosa sequenza finale del film. Senza dubbio questa scena non ricopre un ruolo fondamentale nell’avvicendarsi degli eventi che compongono la trama, ma dimostra ancora una volta che molti degli elementi che compongono un gioco di questo genere vengono presi direttamente dalla filmografia horror, il tutto per dar vita ad ambientazioni e scenari che si presentano allo stato dell’arte. Un’atmosfera che regala quella sensazione di solitudine che ogni giovane, durante la notte, potrebbe avere al pensiero di trovarsi, da solo e senza possibilità di fuggire, in una città abbandonata e maledetta dove tempo fa si praticavano macabri rituali.
    La trama del gioco è ambientata anni prima degli avvenimenti che caratterizzarono la magione Himuro e ancora una volta tutta la faccenda gira intorno ad illogici e terrificanti rituali che vengono eseguiti con il fine di chiudere il passaggio che collega il nostro mondo a quello dei morti. Il problema, come già successo in Project Zero, è che per eseguire tali rituali c’è bisogno del sacrificio di alcuni personaggi chiave, in questo caso due gemelle. Tranquilli, non vi svelerò nient’altro di una storia che può essere considerata come una delle migliori mai viste fino ad ora, complessa e, al contrario di titoli come Silent Hill 2, mai narrata in maniera così esplicita da far diminuire il coinvolgimento del giocatore nell’avventura. Tuttavia (questo è un parere puramente personale e facilmente opinabile) mi sento di dire che il referente per quel che riguarda la trama resta ancora una volta la saga Resident Evil di Capcom. Nel primo Project Zero, almeno fino alla sua parte finale, la nostra presenza nella magione Himuro non implicava chissà quali cambiamenti nella trama, il che è sintomo di un’eccessiva linearità nella narrazione. Nel sequel si verifica una situazione simile, anche se grazie alla presenza della sorella di Mio (la protagonista principale), Miyu, la trama acquisisce un maggiore dinamismo nell’azione. Ciò nonostante sarebbe ingiusto attaccare il gioco sotto questo aspetto, dal momento che la sua impostazione gira intorno alle tipiche leggende e storie di fantasmi orientali e, se avete visto film di questo genere, vi accorgerete che il loro lento evolversi è simile a quello della saga Project Zero. Del resto i nuclei centrali sono più o meno gli stessi: un protagonista che possiede degli strani poteri sovrannaturali (di solito relazionati a macabri mondi infestati dalla presenza di fantasmi e morti viventi) che deve riuscire a trovare la risposta ai vari quesiti che girano intorno alla sua maledizione.
    Tornando a parlare dei personaggi, la nostra sorella gemella Miyu soffrirà la maggior parte delle paranoie e delle malvagità che avvengono nella città e inoltre, essendo ferita ad una gamba, aumenterà leggermente la difficoltà di gioco. Inoltre la ragazza ci parlerà e ci esprimerà i suoi sentimenti e le sue sensazioni direttamente in-game, anche se non sempre sotto forma di video o FMV. Partendo da questo presupposto, in molte occasioni la cara sorellina ci avviserà della presenza di fantasmi o altre creature diaboliche, il che contribuisce enormemente ad aumentare quella sensazione di paura di cui vi parlavo qualche riga dietro.
    Tutti questi dettagli potrebbero risultare insignificanti se analizzati singolarmente, ma nel collettivo danno un apporto fondamentale nella creazione di un’ambientazione senza paragoni nel genere. Non solo questo sequel è all’altezza del prequel, ma lo supera in quasi tutti i comparti: e allora analizziamoli uno per uno…


    Grafica
    L’evoluzione del comparto grafico rispetto al predecessore è notevole, di fatti difficilmente ho potuto ammirare una tale qualità e fluidità nelle textures sulla 128 bits di Sony. Personalmente sono sempre abbastanza critico nel giudicare la qualità delle texture su PS2, ma in questo caso non posso fare altro che togliermi il cappello ed applaudire. Il potenziale grafico del gioco, tuttavia, viene sfruttato a pieno attraverso la formula “della città aperta con scenari interni”, particolare ripreso dal terzo capitolo della saga Silent Hill. Rispetto a quest’ultimo, però, per quanto gli scenari possano essere grandi ed in 3D, non vi è la totale libertà nelle inquadrature, essendo le suddette posizionate in postazioni prefissate.
    Gli interni sono incredibilmente dettagliati, con grandi quantità di armadi, mobili ed altri oggetti, il tutto rappresentato nella maniera più oscura e angosciante possibile. Anche il sistema di illuminazione ha subito un netto restyling rispetto al predecessore, il quale ci offriva degli scenari illuminati da lanterne che invece di dare di aumentare la spettacolarità grafica davano l’impressione di rappresentare un’inclusione forzata per non rimanere indietro rispetto a Silent Hill o Alone in the Dark. In quest’occasione le cose sono migliorate, sopratutto per quanto riguarda le ombre che prendono vita dai raggi di luce provenienti dalla nostra lanterna.
    Tra i personaggi del gioco, coloro che hanno beneficiato in livello di dettaglio, animazioni e realismo sono senza dubbio i fantasmi. Grazie all’aumento dei poligoni che li compongono, questi ci stupiranno attraverso una modellatura e una “corporatura” 3D davvero realistica. Miglioramenti anche sotto l’aspetto delle animazioni facciali, anche se i livelli di SH3 sono ben altri. Insomma il comparto grafico si è evoluto alla grande, fattore apprezzabile vista la spietata concorrenza nel settore.


    Sonoro
    Sembrerebbe un paradosso, ma il reparto musicale di Project Zero 2 spicca proprio per l’assenza delle classiche melodie che accompagnano i giochi di questo genere. Il silenzio accompagnato dagli inquietanti rumori ed i vari effetti sonori è la migliore arma per dare quelle terribili sensazioni tipiche degli ultimi film horror. Le porte che si chiudono, le grida, i gemiti dei fantasmi con la loro distorsione sonora e tanti altri FX, contribuiscono a creare quell’ambientazione che difficilmente abbiamo riscontrato in altri giochi tuttora in circolazione. Se in altri titoli il reparto sonoro è un elemento puramente presenziale, in Project Zero 2 succede il contrario.


    Giocabilità
    Se qualcosa funziona perchè cambiarla? Non sono pochi i sequel che per innovare troppo hanno finito per far decadere irreparabilmente la reputazione di tutta la saga. L’esempio classico è quello di Dino Crisis 2 che, con i vari cambiamenti nell’impostazione di gioco, ha gettato le basi per la creazione di un terzo capitolo che definire disastroso è dire poco. Partendo da questo presupposto, la principale virtù di Project Zero 2 è proprio quella di aver mantenuto quel sistema di gioco che tanto ha affascinato sia i giocatori che la critica specializzata. Sicuramente il nucleo principale di tanto successo è rappresentato dall’ormai famosa “paura psicologica”. A pensarci bene non c’è niente di più inquietante che visualizzare in prima persona un orrido fantasma con cattive intenzioni. Come è possibile regalare un tale effetto? Semplice, grazie all’ingegnosa idea di Tecmo di considerare la fotocamera come l’unica “arma” del gioco, una scelta da condividere in pieno viste le ultime tendenze nel genere Adventure. Avete notato che ogni gioco di “avventure di mostri” che si rispetta si presenta con quell’aria tipica da Devil May Cry? Tecmo, invece, ha deciso di lasciare da parte l’utilizzo di qualsiasi tipo di arma bianca o da fuoco, mantenendo intatta l’essenza della giocabilità del capitolo anteriore. Tuttavia, come già detto in precedenza, sono state effettuate delle operazioni di ottimizzazione per calibrare e regolare al meglio quei punti deboli che caratterizzavano Project Zero. Dal menu delle opzioni avremo la possibilità di scegliere la tipologia di controllo tra 2D e 3D, inoltre sono state migliorate numerose situazioni anomale che riguardavano il motore di collisione, sicuramente una delle lacune del primo episodio.
    In quanto alle diverse tipologie di azioni che sarà possibile espletare, spicca soprattutto l’utilizzo che sarà possibile fare della radio per ascoltare dei messaggi registrati attraverso alcuni oggetti che troveremo negli scenari.


    L’azione è aumentata?
    In questo paragrafo ci tengo a chiarire uno dei tanti rumors che sono apparsi sulla rete riguardante l’ampliamento delle fasi d’azione: quest’ultime non sono aumentate in maniera evidente rispetto al primo episodio, tuttavia i combattimenti implementati richiederanno un maggiore componente strategico per evitare di subire danni irreparabili durante gli scontri. A causa della presenza di Miyu per gran parte del gioco, non sarà sufficiente sperare che i fantasmi non si avvicinino alla camera, dal momento che queste creature attaccheranno sia Mio che Miyu, per cui dovremo occuparci di proteggere due personaggi e non uno soltanto. Viste le premesse, la sensazione è quella che vi siano molti più combattimenti contro i fantasmi, ma a mio parere sono soltanto stati resi più profondi, dando più spazio alle decisioni e alle impostazioni strategiche del giocatore. Ovviamente dovremo affrontare anche i classici enigmi che vanno dalla ricerca di una chiave, alla risoluzione di un puzzle, allo scatto di fotografie e via dicendo. Insomma niente di più rispetto a quanto visto nel primo Project Zero. Per concludere dobbiamo sottolineare che il gioco si divide ancora una volta in capitoli, 10 in totale, che ci regaleranno 8-10 ore di gioco, una longevità che possiamo considerare più che sufficiente facendo un paragone con gli standard della categoria (e comunque ampliata da una serie di extra da sbloccare).


    Commento finale
    Tecmo ha messo a disposizione dei suoi fans un sequel all’altezza del predecessore, cosa non da tutti i giorni visto i risultati ottenuti da titoli del calibro di Clock Tower 3 e Forbbiden Siren. Per il momento (almeno fino all’uscita di Silent Hill 4) Project Zero 2 è il miglior survival-horror (insieme a Silent Hill 3) presente nel catalogo della Playstation 2, assolutamente un gioco da non farsi sfuggire, un “must have” per gli amanti di film come “The Ring”, i libri del maestro Koji Sozuki e ovviamente per tutti gli appassionati dell’horror videoludico.


    Il meglio
    - La sublime ambientazione
    - La paura che è capace di trasmetterci
    - Graficamente è notevolmente migliorato
    - Conversione PAL perfetta
    - Il rivale da battere per il futuro Silent Hill 4


    Il peggio
    - Le animazione dei protagonisti quando corrono
    - Nonostante sia più longevo dell’originale è, come tutti i survival-horror, un tantino “corto”
    - E’ arrivato con ritardo
    - Alcuni potrebbero non gradirlo visto che la sensazione di paura è davvero elevata ;-)

  2. #2
    Bannato L'avatar di Zart
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    Bella. 5/5
    Completa e ben scritta. Forse la struttura è da rivedere, non credi?

  3. #3
    Utente
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    Di fatti ora il mio modo di impostare l'articolo è decisamente cambiato. Questa recensione è stata scritta un anno fa

  4. #4
    Bella, completa, leggibile e ben fatta: 5/5
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    "Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me"

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  5. #5
    Utente
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    Citazione Guglio2k4
    Bella, completa, leggibile e ben fatta: 5/5
    Grazie

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