Sentite, in questi ultimi anni di guerre in medio oriente ho sentito dire in tv che noi saremmo debitori verso gli stati uniti perchè loro ci hanno salvato dalla dittatura fascista ma non sapevo ancora queste cose che ho trovato da pochi giorni e se sono vere solo in parte dimostrano che gli stati uniti fanno solo i loro interessi e non importa loro di salvare le popolazioni dalla dittatura. Li hanno fatti nella seconda guerra mondiale e li fanno ancora adesso.
Ecco leggete questo articolo tratto da un sito davvero molto bello:
http://www.thule-italia.com/
Che affare quella guerra!
Gli USA e la Seconda Guerra Mondiale.
Un libro attacca frontalmente la tesi che gli Stati Uniti abbiano combattuto il secondo conflitto mondiale per motivi ideologici. Secondo l'autore, gli Usa fornirono alla Germania decine di carri armati e di armi e soprattutto entrarono nel combattimento solo costretti dall'attacco giapponese a Pearl Harbour. Fino a quel momento avevano sperato che le potenze europee si consumassero a vicenda, continuando ad acquistare mezzi e materie prime oltre oceano. E c'è anche chi accarezzò l'idea di allearsi con i tedeschi.
Che affare quella guerra!
Quest'opera di sintesi, prodotta usando come fonti ricerche e studi di storici americani, intende distruggere ciò che è oggi un assunto di carattere comune e generale: tra tutte le guerre combattute dagli Stati Uniti, la partecipazione alla seconda guerra mondiale fu dettata da nobili, buoni e giusti motivi. La tesi sostenuta è che l'intervento degli Stati Uniti nell'ultima guerra mondiale non fu dettato dall'altruismo, dall'amore per la libertà violata, dal disprezzo verso le dittature fascista e nazista, per porre fine alle discriminazioni razziali e alla persecuzione degli ebrei nell'Europa sotto il dominio nazista, per contrastare l'autoritarismo militarista giapponese che dilagava nel Pacifico, ma da specifiche ragioni legate a interessi economici e politici dell'elite dirigente americana.
Prima del conflitto l'establishment imprenditoriale americano e quello politico guardarono con interesse e simpatia all'avvento dei fascismi in Italia e in Germania, in quanto erano più anticomunisti che antifascisti. Politicamente quei regimi erano una riposta forte e positiva alla minaccia bolscevica, riportavano l'ordine padronale e imprenditoriale, erano un esempio, che agli imprenditori americani piaceva, di come si distruggevano gli intralci che i sindacati ponevano al libero sfruttamento e asservimento della manodopera. Molte imprese americane fecero buoni affari con questi regimi. Senza i veicoli a motore americani, afferma l'autore, il caucciù, il petrolio, la tecnologia delle telecomunicazioni e della gestione delle informazioni fornita dall'ltt e dall'lbm, la Germania hitleriana non avrebbe potuto nemmeno sognarsi i clamorosi e rapidi successi militari dei primi anni della guerra lampo tedesca. Ci fu un momento, scrive, nel quale General motors e Ford fabbricavano non meno della metà della produzione totale di carri armati tedeschi. E, quando la Germania fu sconfitta, le corporation americane non ebbero alcun disturbo per i servizi resi al nemico. La General motors e le altre corporation che avevano fatto affari coi nazisti non furono punite, anzi furono risarcite per i danni subiti dalle loro affiliate tedesche a causa della incursioni aeree angloamericane.
Neppure l'ostentato e proclamato odio razziale dei nazisti offendeva più di tanto la sensibilità americana negli anni trenta. Negli anni venti e trenta esso era diffuso non solamente in Germania, ma in molti altri paesi, inclusi gli Stati Uniti. Il più conosciuto antisemita americano fu l'industriale Henry Ford, che ammirava Hitler e lo appoggiò economicamente e il cui libro antisemita, Internazionale ebraica, ispirò il futuro fuhrer. Lo scoppio della guerra in Europa aprì agli Stati Uniti opportunità interessanti per l'industria impantanata da quasi un decennio in una profonda crisi economica. Gli aiuti americani all'Inghilterra furono subordinati alla firma di un contratto che faceva promettere agli inglesi lo smantellamento, al termine della guerra, del sistema protezionista di tariffe che non proibiva, ma limitava seriamente le esportazioni americane verso la Gran Bretagna e le sue colonie. Lo scenario più vantaggioso per l'establishment americano era che la guerra fra Inghilterra e Germania non si concludesse subito, ma durasse a lungo, in modo da potere continuare a inviare rifornimenti al socio britannico. Grazie alla guerra dilagante in Europa agli Stati Uniti era data la possibilità di uscire dalla grande depressione che durava ormai da dieci anni, poiché i mercati della Gran Bretagna e dell'Urss si aprivano ai prodotti industriali americani. I piani Usa di trarre il massimo profitto economico e politico dalla guerra in corso, senza parteciparvi, subirono una modifica a causa dell'attacco giapponese a Pearl Harbour, nel dicembre del 1941. A proposito dell'entrata in guerra degli Stati Uniti va ribadita, con lo storico americano Howard Zinn, una verità che può sembrare banale e nota (ma ciò che è noto non necessariamente è conosciuto): «Non furono le persecuzioni di Hitler agli ebrei a portare gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. A farli partecipare pienamente al conflitto fu l'attacco giapponese di Pearl Harbour, un'enclave dell'impero americano nel Pacifico».
Per uno scherzo non previsto dalla storia, gli americani si trovarono così a combattere il nazifascismo a fianco di coloro che consideravano il nemico più pericoloso: il comunismo sovietico. La strategia americana, adottata in accordo con gl'inglesi, consistette nel lasciare che le armate tedesche e sovietiche si consumassero nelle grandi battaglie sul fronte orientale. A differenza di Roosevelt, disposto ad aprire al più presto un secondo fronte in Europa per alleggerire il peso della guerra che ricadeva tutto sull'Armata rossa, Churchil si opponeva. In merito, diversi analisti hanno sostenuto che già nell'estate del 1942 militarmente era possibile tentare di aprire un secondo fronte sulle coste francesi o da qualche altra parte delle coste occidentali. A favore di quest'ipotesi è stato ricordato che in quell'anno i tedeschi disponevano a occidente di sole 59 divisioni contro le 260 schierate sul fronte russo e che non erano ancora trincerati bene come lo furono nel 1944: l'ordine di costruire il Vallo atlantico fu dato da Hitler nell'agosto del 1942 e la costruzione iniziò nell'autunno e terminò nella primavera del 1944. Le cose cambiarono dopo la battaglia di Stalingrado: la riconquista dei territori russi e l'affacciarsi dell'Armata rossa ai confini dei paesi dell'Europa orientale non rendevano particolarmente felici gli angloamericani, in quanto consideravano perlomeno incresciosa la prospettiva di dovere spartire coi sovietici il ruolo di guardiani dell'Europa nel dopoguerra.
Quando fu chiaro che buona parte dei paesi orientali del vecchio continente sarebbe stata invasa dai sovietici, gli angloamericani si convinsero della necessità di aprire il secondo fronte per arrivare il più presto possibile, e possibilmente prima dei "rossi", nel cuore della Germania, visto anche il fallimento della cosiddetta via mediterranea al Terzo Reich intrapresa con lo sbarco in Sicilia del giugno 1943. Preoccupati del fatto che metà Europa cadesse sotto l'influenza comunista, gli alleati occidentali accarezzarono la seducente opportunità di un armistizio separato con la Germania, previa la destituzione di Hitler, come già era avvenuto per l'Italia quando, dopo il 25 luglio del 1943, Mussolini fu destituito e arrestato e si formò un nuovo governo presieduto dal maresciallo Badoglio. Le speranze di una sostituzione del governo nazista con una giunta militare con la quale fosse possibile raggiungere un accordo in funzione antisovietica, mantenendo così alla Germania le conquiste fatte da Hitler in Europa orientale, decaddero dopo che molti lea*der dell'opposizione tedesca furono liquidati dai nazisti in seguito al fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944. Molti però sono gl'indizi che fanno ritenere che questa prospettiva serpeggiasse: valga d'esempio il dialogo telefonico tra il generale Patton e il generale Joseph T. McNarney, riportato nel libro. Dice Patton: «Dovremo combattere contro i sovietici presto o tardi. Potremo farlo facilmente con l'aiuto delle truppe tedesche. Loro odiano quei bastardi. Potremo creare un po' d'incidenti e portarci in guerra con quei figli di *******». Il progetto fallì non solo a causa del mancato ricambio governativo in Germania, ma anche perché l'opinione pubblica negli Stati Uniti e nei paesi dell'Europa liberati non avrebbe tollerato una crociata antisovietica condotta insieme ai tedeschi.