In Inghilterra si sta propagando una strana influenza. Shaun è un giovane di 29 anni che abita nei sobborghi di Londra senza particolari aspirazioni nella vita: nel tempo libero è sempre al Pub, vive col suo scapestrato miglior amico Ed e se non fosse per la sua ragazza, la quale vuole spronarlo a cambiare in meglio la sua esistenza, non muoverebbe un passo vista la sua totale mancanza di ambizioni. Un giorno la ragazza lo pianta e la mattina seguente, quando si decide finalmente a scrollarsi di dosso quell'apatìa e a recuperare il suo amore perduto, si sveglia in una Londra invasa dai morti viventi. La prima sua importante svolta di vita sarà ora quella di sopravvivere a questo incubo, anche per dimostrare a sè stesso e alla sua ex che non è un uomo inutile.
In questi ultimi anni il tema zombesco è tornato alla ribalta, dopo 28 Giorni dopo, i Resident Evil, L’alba dei Morti Viventi, House of the Dead e altri ancora, non poteva mancare una parodia del genere e questo Shaun of the Dead, in Italia distribuito con il titolo di Shaun dei Morti, lo è a tutti gli effetti. Ma non solo: è anche un ottimo zombie-movie che si sposa alla perfezione con un umorismo ben congegnato e mai troppo demenziale. Il fulcro del plot è la storia d’amore tra il protagonista (Simon Pegg) e Liz (Kate Ashfield), e l’amicizia tra questo e lo stralunato Ed (Nick Frost), i quali si conoscono fin dall’asilo; un "triangolo" che va stretto a Liz. Gli zombi arrivano all’improvviso stravolgendo la vita estremamente abitudinaria dei due amici, i quali frequentano assiduamente il Pub Winchester, un punto fisso nel film.
Già dal titolo, "Shaun" al posto di "Dawn", si capisce chiaramente che l’omaggio è reso ai film di George Romero, il regista Edgar Wright apparirà come zombi in un cameo assieme al protagonista Simon Pegg. I morti viventi sono lenti, goffi ed estremamente pericolosi, soprattutto quando si trovano in gruppo (una caratteristica classica di queste creature). Prevalentemente all’inizio del film, vi sono delle sequenze che risultano in apparenza solo comiche, ma esse in realtà sono una chiara critica ad una società che si trascina inerte, come fossimo tutti dei morti che camminano, e quale miglior tributo al senso sociologico dei film di papà George? Lo stesso protagonista porta avanti la sua vita come se fosse un cadavere, estremamente abitudinario, tanto che stenterà addirittura a rendersi conto della presenza degli zombi, cominciando a vivere davvero solo quando molti intorno a lui saranno morti.
La critica sociologica viene ripresa anche nel finale, formidabile per arguzia ed ingegno: non lo voglio nemmeno accennare per non rovinarvi la sorpresa. Alcune sequenze splatter, una in particolare, sono dei chiari tributi a George Romero, e in alcuni casi raggiungono livelli davvero estremi (grazie anche alla qualità degli effetti speciali e al make-up), ma fondendosi perfettamente con lo humor creano insieme una strepitosa horror comedy.
La colonna sonora è formata da 22 pezzi abbastanza variegati, tra cui c'è da segnalare un brano che è in parte un remix del pezzo principale di Zombi, eseguito dai nostrani Goblin. Spiccano alcuni pezzi ska, tra cui la bellissima Ghost Town dei The Specials, già sentita in Assassini nati, anche se non inclusa nella colonna sonora del cult di Oliver Stone. La sceneggiatura è stata scritta dal regista Edgard Wright e dal protagonista Simon Pegg, due personaggi inediti dalle nostre parti, almeno fino ad ora. Produzione, cast, regia, tutto è Inglese come l’ambientazione, perfettamente Britannica, con le casette a schiera tutte uguali e le strade che avanzano a lunghe curve e numerosi sali-scendi. Anche il cast è pressoché sconosciuto se non in patria. Shaun of the Dead è un film tutt’altro che banale, ci sono parecchi colpi di scena e anche alcuni momenti drammatici che tengono lo spettatore di continuo sospeso tra l’orrore e la comicità. Shaun dei Morti non calpesta l’opera di Romero e nemmeno la rielabora: ne realizza semplicemente una parodia/tributo rispettosa dei suoi gloriosi predecessori. Questo film infatti insegna come si possa attingere dai classici senza stravolgerli o rubarne idee a caso, creando qualcosa di intelligente e valido che non cerca a tutti i costi la carta dell’innovazione (spesso giocata male da altre pellicole di questo filone).
"Zombies from hell"