La critica (quella giusta) serve a questo: capire - comprendere un'opera per poterla apprezzare/disprezzare al meglio. E la critica giusta è composta da gente che si è formata non vedendo centinaia/migliaia di film ma studiando, studiando e ancora studiando i fondamenti della tecnica cinematografica.
Così come in ambito artistico non si può parlare di oggettività è anche vero che la soggettività, il tanto decantato de gustibus ormai si è trasformato, grazie alla pubblicità e ad una parte di critica, quella sbagliata, che ritiene di poter scrivere di cinema solo perchè in possesso della filmografia di Tarantino e di un sito internet. Si perchè i nostri gusti si formano fin dalla nostra infanzia ma mutano nel tempo se si ha la costanza di conoscere ed approfondire l'arte (in questo caso cinematografica). Solo con una conoscenza del mezzo possiamo dare un parere non oggettivo non soggettivo ma il più obiettivo possibile.
Per questo non capisco l'astio di molti nei confronti dei critici ("del loro parere a me non frega nulla"), sbagliate. Perchè grazie a chi ha compreso l'opera (sia da un punto di vista artistico che tecnico) possiamo imparare ad apprezzare in un film tutti i significati che non siamo riusciti a cogliere o rivalutare in peggio una recitazione inadeguata per un dato ruolo.
Non è certo oro ciò che il critico (quello buono) dice, sta alla nostra sensibilità (ehi, non ho parlato di de gustibus!) e visione cinematografica rapportare quanto da lui detto/scritto al film.
Voi vi ritenete oltranzisti del giudizio soggettivo (inconsapevoli poi di quanto sia pilotato da un buon lancio pubblicitario) oppure accettate il parere della critica facendone un dogma assoluto (perchè se lo ha detto lui che ha studiato allora deve essere vero!!)? Oppure cercate come detto sopra di tenervi nel mezzo, di seguire ed ascoltare con interesse la critica (quella giusta mi raccomando! ) ma di usarla unicamente come supporto alla visione?